Il rituale Tradizionale degli esorcismi

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di Mons. Gino Oliosi, esorcista
Nel Convegno esorcisti del 2007 Benedetto XVI ha fatto sapere, su richiesta di esorcisti anziani, la possibilità di utilizzare anche il Rituale tradizionale degli esorcismi. Normale il Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari della Conferenza episcopale italiana
Ritengo utile pubblicare il primo capitolo del Rituale tradizionale degli esorcismi, in italiano pubblicato con il testo latino da Fede& Cultura.

Il Sacerdote, conformemente al particolare e chiaro permesso del Vescovo, che si accinge ad esorcizzare persone afflitte dal demonio, deve essere dedito alla pietà, la prudenza e all’integrità di vita.  Egli, alieno dalla cupidigia verso tutte le cose umane, esegua con carità, costanza e umiltà questa opera tanto pia, senza basarsi sulle sue capacità, ma affidandosi alla potenza divina. Conviene inoltre che egli sia di età matura, e riverito non solo per gli uffici a lui attribuiti, ma soprattutto per l’elevatezza della sua moralità.

2. Quindi affinché adempia rettamente al proprio ufficio, si impegni a studiare molti altri documenti di autori approvati (dalla Chiesa), a lui utili per praticare l’esorcismo; i quali per amor di brevità non sono riportati in questo rituale. Inoltre osserverà diligentemente queste poche, ma necessarie regole.

3. In primo luogo, non creda che sia comune che qualcuno sia posseduto dal demonio, in quanto deve avere quei segni noti, per i quali l’impossessato è distinto da quelli che sono affetti solo da cattivo umore o da altre malattie. I segni che indicano una possessione sono: il parlare o capire lingue a lui ignote con molteplici vocaboli; mostrare di conoscere cose occulte o distanti; dimostrare la forza fisica di uomini di età o condizione superiore rispetto alla sua. Queste cose, insieme a molte altre di questo genere, costituiscono gli indizi più grandi.

4. Poi per acquisire una certezza maggiore, dopo uno o due esorcismi, interroghi il posseduto, per sapere come egli si sente spiritualmente e fisicamente. Indaghi, inoltre, su quali parole abbiano turbato di più lo spirito maligno, in modo da ripeterle e produrre maggiori effetti.

5. Si presti attenzione a quali arti e inganni fanno ricorso gli spiriti maligni per ingannare l’esorcista. Sono soliti infatti rispondere per lo più con inganni, e difficilmente si manifestano, nella speranza che l’esorcista si stanchi e desista; oppure creda che l’infermo non sia affatto posseduto dal demonio.


6. Talvolta, gli spiriti maligni, dopo essersi manifestati, si nascondono e lasciano il corpo dell’indemoniato quasi libero da ogni molestia, in modo che l’infermo creda di essere stato completamente liberato. Ma l’Esorcista non deve interrompere il rito, fintanto che non vedrà i segni della liberazione.

7. A volte, anzi, i demòni pongono ogni impedimento che possono, affinché l’infermo non sia sottoposto all’esorcismo, oppure tentando di convincere l’Esorcista che l’infermità dipenda da qualche causa naturale. Qualche volta, durante l’esorcismo, fanno in modo che l’infermo dorma, omettendo loro stessi, per far credere che l’infermo sia stato liberato.

8. Alcuni spiriti maligni parlano affermando la presenza di malefìci, indicandone il responsabile e il modo per liberarsene. L’Esorcista si guardi bene dal ricorrere a maghi, o indovine o altri che non siano i ministri della Chiesa. Così come non deve ricorrere ad alcune superstizioni o a qualsiasi altro modo illecito.

9. Qualche volta il Diavolo, per dare l’impressione di essersene andato, permette che l’infermo stia tranquillo e riceva la Santissima Eucaristia. Ma essendo innumerevoli le arti e le frodi del Diavolo per ingannare l’uomo, l’Esorcista deve essere cauto affinché non ci cada.

10. Perciò, memore di quanto disse nostro Signore, ossia che esistono specie di demòni che non si scacciano se non con la preghiera e il digiuno (Mt 17, 20). L’Esorcista deve quindi impegnarsi in questi due principali rimedi per ottenere l’aiuto divino, e scacciare i demoni, sull’esempio dei santi Padri.


11. Il posseduto, dopo essere stato portato in Chiesa, se è possibile, o in un altro luogo religioso e rispettabile, separatamente dalla gente, sia esorcizzato. Ma qualora il soggetto sia malato, oppure ci siano altre buone ragioni, potrà essere esorcizzato in casa privata.

12. Sia avvertito il posseduto che, qualora stia in salute nel corpo e nella mente, preghi per se stesso Dio, digiuni, e si fortifichi il più frequentemente possibile con la sacra Confessione e la Santa Comunione secondo il giudizio del Sacerdote; e finché è sottoposto al rito, tutto si raccolga, e si rivolga a Dio, con ferma fede, domandando a Lui la salvezza, in tutta umiltà. E, se fosse tormentato con più veemenza, sopporti pazientemente, senza diffidare dell’aiuto di Dio.

13. Il posseduto deve avere il Crocifisso fra le mani, oppure davanti a sé. Anche le reliquie dei Santi, qualora sia possibile averle, decentemente e con sicurezza legate e coperte, siano applicate sul capo o sul corpo dei posseduti con riverenza. Ma l’Esorcista stia attento che le cose sacre non siano trattate indegnamente, o che su di esse venga fatto un vilipendio dal Demonio. In particolare la Santissima Eucaristia non deve mai essere posta sul capo dei posseduti, oppure su altre parti del corpo, per il pericolo che venga trattata in modo irriverente.

14. L’esorcista non divaghi nella retorica, o in superflue e curiose domande, specialmente su cose future od occulte, non pertinenti alla sua potestà; ma ordini allo spirito immondo di tacere, e di rispondere solo alle domande a lui poste; e non gli creda se il Demònio finge di essere l’anima di qualche santo, o defunto, o angelo buono.

15. Invece le domande che è opportuno porre sono, per esempio, quelle sul numero e il nome degli spiriti occupanti, da quanto tempo sono entrati, sul motivo, e altre simili. L’ Esorcista contenga o trascuri, invece, altre futilità del demonio, il riso, e sciocchezze varie. Inoltre ammonisca i presenti (che devono essere pochi) affinché non si curino di queste cose, e non interroghino essi stessi il posseduto, ma piuttosto preghino per lui Dio con umiltà e con fervore.

16. Poi faccia e legga gli esorcismi con ordine e con fermezza, con grande fede, con umiltà e grande fervore. Quando avrà visto lo spirito contorcersi molto, allora tanto più insista e incalzi. E ogni qual volta vede il posseduto scuotersi in qualche parte del corpo, la comparsa di una ferita o una tumefazione da qualche parte, lì faccia il segno della croce, asperga l’acqua benedetta, che già deve aver pronta.

17. Osservi anche verso quali parole i demòni mostrano più paura, e quelle le ripeta il più possibile. Quando sarà giunto alla intimazione di espulsione, la proferisca più e più volte, sempre aumentando il castigo nelle minacce.  Se gli sembra di far progressi in queste stesse cose perseveri per due, tre, quattro ore e in quanto può, nell’attesa che sia ottenuta la vittoria finale.

18. In più l’Esorcista stia attento perché non offra o suggerisca alcun tipo di medicina all’infermo posseduto. Ma lo lasci alla cura di un medico.

19. Se deve esorcizzare una persona di sesso femminile, abbia sempre con sé donne rispettabili, che mantengano la posseduta mentre è agitata dal demonio. Queste donne devono essere pazienti, e nel caso sia possibile, essere parenti prossimi. Inoltre l’Esorcista, memore dell’onestà, stia attento affinché ciò che dica o faccia non possa essere occasione per lui e per gli altri di scandalo.

20. Quindi prosegua l’esorcismo, usando le parole della Sacra Scrittura piuttosto che le sue o di altri. E ordini allo spirito maligno di dire se la sua presenza in quel corpo sia dovuta per qualsivoglia opera magica, o segni malefici, o documenti occulti. Se il posseduto ha inghiottito qualcosa del genere, lo vomiti. Qualora tali cose siano in un altro luogo fuori dal corpo, lo sveli e, una volta ritrovate, siano bruciate. Inoltre sia ammonito il posseduto, perché riveli all’Esorcista le sue tentazioni.

21. Se davvero il posseduto sarà stato liberato, sia esortato affinché diligentemente si astenga dai peccati, non dia occasione al demonio di rientrare in lui, perché in tal caso si troverà in una situazione peggiore della precedente.

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