Il cardinal Schuster capì e fece comprendere pastoralmente il rapporto fra liturgia e fede
Il beato Ildefonso Schuster, amico di San Giovanni Calabria, dedicò allo studio le sue energie migliori: la sua opera "Liber Sacramentorum" fa capire quanto anche pastoralmente un'adeguata liturgia sia necessaria ad alimentare la fede del popolo. Essa è una scuola di preghiera in cui impariamo ad incontrare la presenza sacramentale di Cristo
Aurelio Porfiri in "La Nuova Bussola" 30 agosto 2020
La festa del beato Ildefonso cardinal Schuster (1880-1954), che la Chiesa celebra il 30 agosto, ci richiama al cuore della nostra fede, la partecipazione alla vita sacramentale che la Chiesa ci propone non come vuoto rituale, ma come cammino di salvezza.
Egli nasceva a Roma, suo padre era uno zuavo pontificio, e in giovane età fu avviato alla vita monastica. Fu monaco esemplare, e anche studioso di grande profondità. Durante la sua vita monastica imparò l'amore per l'archeologia cristiana, la spiritualità e soprattutto per la liturgia, a cui dedicherà opere importanti che ancora oggi vengono considerate come dei punti fermi della letteratura liturgica, come i tre volumi del "Liber Sacramenctorum". In questi volumi, oltre a raccogliere saggi di storia e teologia della liturgia, raccoglie anche i commenti alle messe per le domeniche ordinarie e per quelle festive. Uno strumento certamente importante per la formazione dei sacerdoti in quella che oggi chiamiamo la forma straordinaria del rito romano.
Nel 1929 fu creato Cardinale da Pio XI e Arcivescovo di Milano, un incarico che porterà avanti anche negli anni difficili della guerra. Gli storici spesso ricordano del suo incontro, nella fase declinante del fascismo, con Benito Mussolini. Ebbe un ruolo quindi anche in questo periodo così travagliato della storia del nostro paese.
Alla liturgia e al suo studio dedico le sue energie migliori, ben capendo come essa fosse al cuore del rinnovamento della vita dei fedeli. Come ho detto leggere la sua opera in tre volumi, il Liber Sacramenctorum, è certamente ancora di grande beneficio per tutti per poter apprezzare la profondità della conoscenza di questo cardinale, monaco benedettino.
C'è un libro che la Piemme ha pubblicato nel 1996 a cura di Inos Biffi, che raccoglie saggi liturgici di Ildefonso Schuster e titolato "La sacra liturgia. Il cuore della Chiesa orante". In esso c'è molto per farci riflettere. In esso troviamo scritto: "La Chiesa nondimeno nella sua Liturgia ci inizia ad un vero ed efficace metodo di orazione, sia vocale, sia mentale". Dovremmo certamente tornare a considerare la liturgia come scuola di preghiera, come luogo dello spirito in cui impariamo a rivolgerci a Dio come a Lui è dovuto, ricordando della distanza incommensurabile che ci divide che pure Lui ha voluto colmare in un certo qual modo con l'incarnazione del Figlio. Questa dinamica di distanza-presenza dobbiamo viverla nella liturgia, rifuggendo dai toni troppo familiari come dalle astrazioni pseudo-misticheggianti.
Vogliamo ripensare alla liturgia proprio come a una scuola di preghiera, al momento in cui impariamo a varcare la soglia fra l'ordine naturale e quello soprannaturale, a metterci alla presenza di Dio, con l'aiuto di parole adeguate, musiche spirituali, immagini edificanti, odori soavi, gesti degni della circostanza mirabile in cui ci troviamo a vivere.
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