Domenica XIX T.O.
La liturgia di Cristo che ci parla e transustanziandosi in pane eucaristico ci alimenta ci rende capaci di renderci conto del rovesciamento secolarizzante nel coinvolgerci in un nuovo umanesimo mondiale smentendo il Principio generatore di Cristo del perenne umanesimo cristiano attraverso la preghiera nella carità
Nel vangelo di questa domenica, incontriamo Gesù che, ritiratosi sul monte, prega per tutta la notte. Il Signore, in disparte sia dalla gente che dai discepoli, manifesta la sua intimità anche umana con il Padre per permettergli di agire in Lui come uomo libero e quindi di pregare in solitudine, al riparo dai tumulti del mondo. Così ci rivela che Dio non può intervenire in noi uomini, dotati di libero arbitrio, e nel mondo senza che ci apriamo a Lui nella preghiera personale. Questo allontanarsi, però, non deve essere inteso come un disinteresse verso la preghiera con le persone o come un abbandono degli Apostoli. Anzi – narra san Matteo – fece salire i discepoli sulla barca per “precederlo sull’altra riva” (Mt 14,22), per incontrarli di nuovo e pregare e agire nell’amore con loro. Nel frattempo, la barca “distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario” (v. 24), ed ecco che “sul finire della notte [Gesù] andò verso di loro camminando sul mare” (v. 25) mostrando così che pur vero uomo è una Persona divina; ma evidentemente i discepoli furono sconvolti e scambiandolo per un fantasma “gridarono dalla paura” (v. 2), non lo riconobbero, non capirono che si trattava del Signore, dell’Emmanuele, del Figlio del Padre di fronte a loro. Ma Gesù li rassicura: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (v. 27). È un episodio, del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande ricchezza di significato divino-umano dell’Incarnazione in Gesù. Il mare simboleggia la vita presente segnata dalle conseguenze del peccato d’origine e attuale e quindi l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione anche demoniaca, di continue difficoltà creaturali, storiche, che opprimono la vita umana. La barca, invece, rappresenta la Chiesa costruita da Cristo per la sua continua presenza e azione attraverso gli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con fede e coraggio le avversità della vita, confidando nel Padre come figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo, in Colui, unico Dio, che si è rivelato al profeta Elia sull’Oreb nel “sussurro di una brezza leggera” (1 Re 14,30). Il brano continua poi con il gesto dell’apostolo Pietro, il quale intuisce anticipando quella che sarà la sua professione di fede e di amore verso il Maestro, chiese di andargli incontro, camminando sulle acque: solo un Dio davanti a lui glielo poteva permettere. “Ma, vedendo che il vento rimaneva forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò” “Signore, salvami!” (Mt 14,30). Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’apostolo, commenta: il Signore “si è abbassato e t’ha preso per mano. Con le tue sole forze umane non puoi alzarti. Stringi con la preghiera la mano a colui che scende fino a Te” e dice questo non solo a Pietro ma oggi, in questo momento lo dice anche a noi. Pietro cammina sulle acque non per la sola forza naturale, ma per la grazia divina di quel volto divinamente umano, in cui crede, e quando viene sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù, ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola del Maestro, vuol dire che si sta interiormente allontanando da Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare della vita e così anche per noi: se guardiamo solo a noi stessi, diventiamo dipendenti dai venti e non possiamo più passare sulle tempeste, sulle acque della vita.
Al Vaticano II la Chiesa si è interrogata come evangelizzare il “mondo moderno” ateo nel vissuto occidentale e ad oriente nell’ideologia atea comunista violenta. Ma oggi a livello mondiale si punta a un rovesciamento secolarizzante che consiste nel mantenere le forme di un nuovo umanesimo tra tutte le religioni, con le sue uguaglianze di libertà e fraternità, con i suoi valori, ma trasformandoli in altro dall’umanesimo cristiano sino a smentirne l’unico Principio generatore, cioè Gesù Cristo. Si può cogliere il significato preciso di tale operazione in uno dei manifesti riassuntivi della secolarizzazione moderna, il famoso breve testo di B. Croce Perché non possiamo non dirci cristiani (1942): il meglio portato nel mondo dal cristianesimo con preghiera e carità al quale storicamente tutti siamo debitori con un nuovo umanesimo trascrivendo il contenuto cristiano in termini comuni di sapere e agire razionali, idealistici lasciando al cristianesimo il posto onorario di mito fondatore.
Invochiamo la Vergine Maria, preparandoci all’Assunta verso cui tutti siamo destinati in anima e corpo attraverso la morte, perché di fronte all’illusione edi poter vivere da cristiani senza ecclesialmente Cristo, senza la preghiera
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