Castità , anticipo terreno del paradiso, che dono grande per tutte le vocazioni, anche nel vissuto proprio del matrimonio

Rosalina Ravasio, in questo articolo, memorizza un periodo pastorale fecondo di educazione cristiana. E io a 86 anni, 60 di sacerdozio, pur perdonato per tante debolezze anche di castità, ma la tensione indiscutibile per essa mi ha fatto esperimentare il dono di aver accompagnato 30 sacerdoti e oggi due chierici, 42 consacrate. Che disastro per la castità e quindi per ogni vocazione le conseguenze della rivoluzione sessuale del '68, attutite ecclesialmente  dalla profetica Enciclica Humanae vitae di san Paolo VI

Rosalina Ravasio in "La Nuova Bussola" 24 agosto 2020

Il senso del peccato e della responsabilità individuale oggi, non tocca più il mondo dei cristiani e quello ecclesiale? La castità non è forse la grande sconosciuta dei nostri giorni, come anticipo per tutti, anche per gli sposati, dell'amore verginale da risorti? L'incredibilmente extraterrestre anche nei nostri ambienti cattolici? Ma il pesce puzza dalla testa: se i Pastori non "sentono più l'odore" delle loro pecore come possono cogliere quel lancinante bisogno di Dio e di amore gratuito, verginale per tutti anche in modalità diverse,che c'è nel loro cuore? 

Da ragazza, con l'oratorio strapieno di giovani, ebbi la fortuna (o Benedizione?... Gioia…?) di incontrare don Pietro Zambelli come curato del mio paese! Tuttora vivente (ultranovantenne) e, soprattutto, lucidissimo, oltre che, frequentatore assiduo della Comunità Shalom in occasione di eventi particolari. E in queste occasioni, i sacerdoti presenti per la celebrazione della Santa Messa, forse per rispetto alla sua età, invitano, don Pietro, a tenere l'omelia: un piacere sentirlo, quel che dice alimenta l'anima… è pane che nutre e dà sollievo a chi ascolta, il tutto condito dalla sua profonda e lucida spiritualità!

Ebbene, nel periodo di permanenza di don Pietro nel mio paese natio, si consacrarono, naturalmente spalmati nel corso di circa 10/12 anni, circa 81 ragazze (compresa la sottoscritta) e 50 giovani maschi, appartenenti ad ogni ceto sociale. E così, chi in Clausura, chi in Seminario, chi Missionario, chi sparso in varie Congregazioni Religiose… ad oggi è, questo plotone, ancora fermamente deciso a seguire Gesù.

Certo, qualcuno è già in Cielo… ma noi, robustosamente cresciuti alla scuola di don Pietro, con quella stura spirituale che non ti fa mai sottovalutare la responsabilità personale del tuo agire anche quando nessuno ti vede, certamente lo dobbiamo ringraziare per la ricchezza di fede che ha riversato nei nostri cuori e nella nostra vita!

Perché, vi chiederete, comunico questa esperienza?

Conosco molti Seminari, conosco molti Sacerdoti, conosco molti anche di fuoriusciti dalla vita consacrata: bravissimi e molto forbiti nel parlare ma… accidenti… che fatica a scorgere in loro lo Spirito…! È incredibile la leggerezza con cui, molti di loro, relazionano con gli altri, l'assenza di spiritualità e di pudore…! Comportamenti così disinvolti nel rapporto con gli altri da essere, talvolta, considerati al limite della stessa igiene mentale. Eppure, punto dolente, graniticamente si tace, ancora tabù!

Chiaro, domandarsi il perché: dipende dalla cultura di oggi? Dalla formazione data nei Seminari? Dal lassismo sociale che ha contagiato pure noi?

Ricordo, quando dissi a don Pietro che volevo consacrarmi, pur essendo una ragazza cresciuta all'oratorio del mio paese dedicato a don Bosco, quindi: animatrice dell'Azione Cattolica, allenatrice di palla-volo, volontaria nel gruppo dei giovani di "Mani Tese" che, una sera sì una sera no, lavoravano per sostenere i poveri del Terzo Mondo, catechista… e impegnata, in un altro gruppo di giovani nella pulizia settimanale della Chiesa parrocchiale… attiva nella compagnia teatrale dell'Oratorio… Praticamente, avrete capito tutti, ero sempre lì e non mancava l'attrattiva maschile-femminile…!

Eppure, nonostante questo "curriculum"... la bruciante e immediata risposta di don Pietro fu: "Tu sei troppo vivace per il Convento, questo non fa per te… ma se vuoi un discernimento ti devi presentare ogni quindici giorni"! Ok. Fatto!

Ma il suo discernimento, lo capii dopo, consisteva nel portarmi piano-piano, anche con modalità verbali brusche, attraverso la confessione, alla consapevolezza dell'origine dei miei pensieri e delle mie azioni.

Il male, diceva, non parte mai dall'azione esterna, questa è solo la "manifestazione" di uno "sporco che c'è dentro il nostro cuore". Il male, come il bene, è l'espressione di un mondo interiore e di uno stile di vita deciso dentro di te nel tuo cuore! Quindi, insisteva, è il cuore che va "ammansito" nelle mani di Gesù! E ripeteva, oltremisura, che quando tu ti "pulisci" dentro e, piano-piano diventi "sincero…" un pezzo di mondo si pulisce e diventa sincero con te.

Ecco, don Pietro, mi ha educata così: accentuando in me un senso di responsabilità personale, ormai parte della mia coscienza, che nel bene e nel male, può coinvolgere tutti. Come diceva, mi pare, S. Agostino: "non ci si salva da soli e non ci si danna mai da soli…"!

Ma, questa tematica, è nuova? Il senso del peccato e della responsabilità individuale oggi, non tocca più il mondo dei cristiani e quello ecclesiale? Certo che sì, anche se oggi è cambiato l'involucro o, diciamo, la "confezione" con cui ci viene presentata!

Perciò, come primo interrogativo, mi pongo una domanda semplice, semplice:

Ma la CASTITA' è forse la grande SCONOSCIUTA dei nostri giorni? (e parlo delle e alle persone consacrate, senza escludere la diffusa cultura di amplificare sempre più sessualmente, il perimetro del costume sociale)! Talvolta mi pare sia, la CASTITA', incredibilmente EXTRATERRESTRE anche nei nostri ambienti "CATTOLICI"! Più che virtù oggi, la castità, sembra essere vista, proprio anche nel nostro mondo cattolico-religioso, come espressione di una visione di Chiesa, ormai superata e oscurantista!

Si dice, che non si possa più pretendere che le persone, anche consacrate, facciano delle rinunce a livello sessuale. È così apertamente CONTRO NATURA!!!

Per non dire della futilità, così di moda oggi, sulla disputa: preti sposati sì, preti sposati no! E, per le suore, altra grande disputa: possono accedere al sacerdozio o al diaconato? Per me problema inutile! La risposta che viene data, di fronte a comportamenti palesemente equivoci, è banalissima: anche il prete… (o la suora) scoprono e incontrano "l'Amore" !!! Del resto, anche loro sono umani!!!

Il secondo interrogativo, lo pongo a chi legge e vuole aiutarmi a chiarire meglio le idee: un tempo, il mondo e le cose del mondo, compreso il nostro stesso corpo, era considerato certamente tutto buono, in quanto creato da Dio…! Tuttavia nella vita consacrata, questa era la proposta: il tutto era da SUPERARE, per raggiungere così, quella dimensione spirituale "unica" e così ben descritta nel "Castello Interiore" di S. Teresa d'Avila, che, nel dono della propria vita, attraverso un po' di ascetica e di mistica, ci faceva sentire nella gioia e nelle battaglie, "SPOSATI ALLA CHIESA" "SPOSATE A CRISTO"!

Lo so… lo so che questo è, ormai, un linguaggio quasi DESUETO…

Mi chiedo: ma che AMORE è, il nostro, visto quanto accade attualmente alla nostra Religione Cristiana?

Pensate: l'abbandono della Religione Cattolica da parte di molti suoi "figli"… lo svuotamento delle Chiese da parte dei fedeli… E molte Chiese lasciate, proprio anche dal punto di vista materiale, chiuse e nell'incuria più totale costruite col sudore, la rinuncia, la fatica dei nostri avi… (che impressione da brividi partecipare, in queste settimane, alle S. Messe celebrate per ricordare i morti del Coronavirus e vedere che in Chiesa ci sono pochissime persone, forse nemmeno i parenti…). Che dire poi della fortissima diminuzione di giovani desiderosi di consacrare la propria vita a Dio e ai fratelli… la costante ESPULSIONE, dal tessuto sociale, di quei valori che da sempre hanno caratterizzato la vita dei cristiani.

È forse colpa nostra? È colpa dei fedeli, o di tutto il gregge? È colpa magari anche di alcuni Pastori distratti, molto distratti nella cura del gregge a loro affidato?

Cosa ci dice la Parola di Dio in merito? I Pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Ez. 34, 2-4. "Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge… Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete lasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse…"

È inimmaginabile la fatica di molti credenti nel cercare un confessore… una guida, e non una guida qualsiasi, ma "quella Guida" che li possa incamminare sulle orme del Padre Celeste!

Mi chiedo: se l'Amore CRISTIANO È QUELLO VERO, come può allontanare così tanti cristiani dal seguire Gesù? Così, di pari passo, lasciar dissolvere quei valori fondamentali relativi alla vita, alla famiglia, alla naturale identità della persona?

E questo modo di vivere, non porta, in modo inconsapevole e quasi impercettibile, la stessa vita cristiana ad essere inquinata? Ma se inquina… come può essere CHIAMATA, LA VITA CRISTIANA, VERO AMORE LA VITA CRISTIANA?

E se i Pastori, e lo dico col cuore in mano, non "sentono più l'odore" delle loro pecore… diventando così incapaci di comprenderne le angosce, le paure e i drammi che il gregge quotidianamente vive, come possono cogliere quel lancinante bisogno di Dio che c'è nel loro cuore?

Da chi prenderemo gli anticorpi spirituali per lottare contro le tossine del male nascosto nelle pieghe delle nostre anime e nelle nebbie della nostra società?

Oggi c'è molto disorientamento e la sensazione, è quella di voler RESPIRARE "l'aria di oggi…" forse buonista, ma senza anima e senza Dio!

La saggezza popolare, afferma che: "il pesce puzza dalla testa". Quale rimedio possiamo porre in essere, quale antidoto, per far fronte a questo sottile e impercettibile avvelenamento?

Accettiamo da tutti suggerimenti e indicazioni pratiche!

Io don Gino ti propongo una domanda: l'attrattiva sessuale è un bene temporale per la fecondità e quindi per il futuro temporale dell'umanità. Ma come ogni bene temporale è relativo e per il libero arbitrio con il rischio di farne un assoluto  fuori della intrinseca finalità della fecondità, soprattutto senza la speranza di fede dell'oltre la morte, da risorti quando questa attrattiva non ci sarà più ma con la gioia eterna dell'amore verginale, gratuito anche tra uomo e donna. Non farne un assoluto maturando la virtù della castità ci rende liberi per ogni vocazione di amore totalmente gratuito, anche per il matrimonio dove la virtù della castità puntando all'atto sessuale solo nella prospettiva della fecondità fa crescere quel modo verginale, gratuito anche tra sposi che è l'esperienza più bella, che mi dicono tanti da me diretti che hanno vissuto tutte le conseguenze terribili della sessualità per la sessualità. Le debolezze, le mancanze consapevoli e perdonate non dissolvono la tensione per la virtù della castità che oltre la lotta per un lungo periodo richiedono tanta preghiera, sincerità, spiritualità e attesa dell'oltre morte. 


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