Domenica XVIII T.O.
Il Padre con il pane eucaristico domenicale cioè con Gesù Cristo ci dà un cibo che nutre in noi la capacità di amare, infondendo la gioia più profonda, perché non c’è gioia più grande di quella di non essere indifferenti di fronte a nessun bisogno
Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie (Mt 14,14). Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare queste persone, perché si arrangino e se la cavino da sé. La gente è venuta di propria iniziativa, adesso può anche andarsene e cercare nei villaggi il cibo necessario. Ma Gesù non è d’accordo con questo atteggiamento naturale e ha in mente qualcosa, qualcos’altro: “Voi stessi date loro da mangiare” (14,16). Essi, però non hanno “altro che cinque pani e due pesci”. Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucarestia: “Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla” (Mt 14,19). Gesù ringrazia il Padre per il poco che ha a disposizione e, nello stesso tempo, per il molto che riceverà dalla sua bontà. Egli infatti è convinto della generosità divina e, quando pronuncia la benedizione, prevede che il Padre verrà incontro a questa situazione di disagio e troverà una soluzione. Poi spezza i pani e li dà ai discepoli che li distribuiscano alla folla. Tutto avviene con molta discrezione: non c’è una moltiplicazione visibile dei pezzi di pani, ma tutti mangiano, sono saziati, e alla fine avanzano molti più pezzi dei cinque pani e due pesci che erano a disposizione all’inizio. Così alla fine diventa evidente la manifestazione della generosità divina. Tutta la folla, tutte le persone hanno potuto mangiare, grazie all’unione di Gesù con il Padre celeste, grazie alla sua preghiera, grazie alla compassione del suo cuore mai indifferente e alla sua generosità. Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica della Sua Chiesa: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita cioè a pensare e amare come Lui e del Sacramento dell’Eucarestia per la vita veramente vita che dura eternamente.
In questo segno prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio nella visibilità di un volto umano e l’opera della redenzione. Gesù, infatti,” scende” dalla barca con la quale cercava un po’ di tranquillità con gli apostoli dopo un’attività e un ministero stancanti e lo fa per incontrare gli uomini (Mt 14,14). San massimo il Confessore afferma che il verbo di Dio “si degnò, per amore nostro, di farsi presente nella carne, derivata da noi e conforme a noi tranne che nel peccato, e di esporci l’insegnamento con parole ed esempi a noi convenienti”. Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della sua compassione verso la gente, anche fisicamente stanco. Viene da pensare, in questo momento, ai tanti fratelli e sorelle che in questi giorni, forse per un progetto ideologico, patiscono da profughi drammatiche conseguenze. Cristo è attento al bisogno materiale, comunque provocato, ma vuole dare di più del pane materiale, perché ogni uomo è sempre affamato non solo nel corpo ma anche nella sua anima di qualcosa di più. Ha bisogno di qualcosa di più. Nell’elemento essenziale della Messa con il popolo cioè il pane transustanziato in eucaristia è presente l’amore di Dio cui aspira ogni cuore umano; nell’incontro con Lui ci nutriamo, per così dire, dello steso Dio vivente, mangiamo davvero “il pane del cielo”che è Amore.
Nell’Eucarestia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico soprattutto della Domenica il servizio della carità nei confronti del prossimo. Ce lo testimonia anche Sant’Ignazio di Loyola. Fondatore della Compagnia di Gesù, di cui venerdì la Chiesa ha fatto memoria. Ignazio scelse, infatti, di vivere “ricercando Dio in tutte le cose, amando Lui in tutte le creature”. Affidiamo alla Vergine Maria la nostra preghiera, perché apra il nostro cuore alla compassione verso il prossimo e alla condivisione fraterna così urgente nel prossimo ottobre.
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