Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Il primo atto di questa solennità è quello di radunarci alla presenza del Signore per celebrare il Salvatore morto, risorto, alla destra del Padre sacramentalmente con noi. Come abbiamo ascoltato dalle parole di san Paolo dalla Lettera ai Corinti che rimandano a quella ai Galati: "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, perché tutti siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28). "Tutti siete uno"! In queste parole si sente la verità e la forza della rivoluzione cristiana, la rivoluzione più profonda della storia umana, che si esperimenta consapevolmente proprio intorno all'Eucaristia: qui si radunano alla presenza del Signore persone diverse per età, sesso, condizione sociale, idee politiche. L'Eucaristia non può mai essere un fatto privato, riservato a persone che si sono scelte per affinità o amicizia. L'Eucaristia è un culto pubblico che non ha nulla di esoterico, di esclusivo. Siamo qui senza aver scelto noi con chi incontrarsi, siamo venuti e ci troviamo gli uni accanto agli altri, accomunati dalla fede e chiamati a diventare un unico corpo condividendo l'unico Pane che è Cristo sacramentalmente con noi. Siamo uniti al di là delle differenze, aperti gli uni agli altri. Questa fin dagli inizi è stata una caratteristica del Cristianesimo realizzata visibilmente intorno all'Eucaristia. Il Corpus Domini ci ricorda che essere cristiani vuol dire radunarsi da ogni parte per restare alla presenza dell'unico Signore e amarci per diventare una sola cosa.
Il secondo aspetto costitutivo è visibilmente il camminare con il Signore. È la realtà manifestata dalla processione, che vivremo insieme, protagonisti i bambini, dopo la Santa messa, quasi come un suo naturale prolungamento, muovendoci dietro Colui che è la Via, il Cammino. Con il dono di Sé stesso nell'Eucaristia, il Signore Gesù ci libera dalle nostre "paralisi" come il "coronavirus", ci fa rialzare e ci fa "procedere", ci fa fare cioè un passo avanti, e poi un altro passo, e così ci mette in cammino anche oltre questa vita, con la forza di questo Pane della vita. La processione del Corpus Domini ci insegna che l'Eucaristia ci vuole liberare da ogni abbattimento, da ogni sconforto e perfino dalla paura di morire nel Signore, ci vuol farci rialzare, perché possiamo riprendere il breve cammino di questa vita con la forza che Dio ci dà mediante Gesù Cristo. Senza il Dio con noi, il Dio vicino nel momento terminale, come possiamo sostenere il pellegrinaggio dell'esistenza, sia singolarmente che in quanto società e famiglia di popoli? Dio ci ha creati con il libero arbitrio per poter amare ed essere amati, ma non ci ha lasciati soli nel rischio anche del libero arbitrio: si è fatto Lui stesso "via" anche attraverso la morte e risorto, asceso al cielo iene sacramentalmente a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà abbia anche il criterio per discernere la strada giusta e percorrerla anche con il continuo perdono.
E a questo punto non si può non pensare all'inizio del "decalogo", i dieci comandamenti, dove sta scritto: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me" (Es 20,2-3). Troviamo qui il senso del terzo elemento costitutivo del Corpus Domini: Inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore. Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi, a cominciare dalla assolutizzazione della vita di questo corpo. Inginocchiarsi davanti all'Eucaristia è professione di libertà anche di fronte alla morte di questo corpo: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere o prospettiva temporale, per quanto forte. Se consapevolmente cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento a cominciare dalla Consacrazione della Messa, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l'unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si è chinato, si china verso ogni uomo, come Buon Samaritano, per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare più volte nella confessione i nostri piedi sporchi. Adorare il Corpo di Cristo alla destra del Padre vuol dire credere che lì sacramentalmente, in quel pezzo di pane non più pane dopo la consacrazione pur nelle apparenze di pane, c'è realmente, corporalmente, sostanzialmente Cristo, che dà vero senso ad ogni vita, all'immenso universo come alla più piccola creatura, all'intera storia umana come alla più breve esistenza, ai concepiti abortiti. L'adorazione, entrando spesso nella giornata in una chiesa, è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in ogni anima continua a nutrirci: ci nutre di amore, di verità, di pace; ci nutre di speranza anche di fronte ai rischi del Covid-19, perché Colui al quale ci prostriamo è passato attraverso la morte a quella vita verso la quale tutti puntiamo anche attraverso il perdono.
Ecco perché oggi radunarci, camminare, adorare ci riempie di gioia. Facedno nostro l'atteggiamento adorante di Maria, preghiamo per ogni persona che vive nella nostra parrocchia, nella nostra comunità perché possa conoscere Te, o Padre, e Colui che hai mandato e sempre sacramentalmente con noi per opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo. E così avere la consapevolezza per tutto il cammino della vita.
NB. Ho ricevuto alcune richieste, soprattutto due: 1. La Messa è l'ultima Cena? 2. Comunione sulla mano?
- L'Eucarestia è stata istituita anzitutto per essere ricevuta in cibo o per essere adorata? Viene prima il sacrificio o il banchetto? Da un corretto coordinamento delle due dimensioni, subordinando il momento conviviale a quello sacrificale e adorante, diventa anche il modo giusto, devoto e più degno di ricevere la Santa Comunione. Il fedele ha quindi ancora il diritto di ricevere la Santa Comunione secondo la legge universale della Chiesa, in ginocchio e in bocca (anche in tempi di pandemia), evitando che un permesso si trasformi di fatto in un'imposizione.
- È proprio vero che ciò che conta è la sostanza e non di ricevere la Santa Comunione in bocca o in mano? L'Eucarestia o pane di Dio è la carne eucaristica sacrificata sulla Croce e perciò anche il mio corpo deve assumere le fattezze del Corpo immolato del Signore per l'abbassamento del Verbo che si fa carne per farsi pane, carne eucaristica nelle apparenze di pane. Tutte le possibili obiezioni alla Comunione in bocca sono riassumibili in una idea teologica di fondo che equipara la S. Messa all'ultima Cena. Di qui l'autorizzazione, il permesso a prendere e mangiare. La S. Messa, in verità, non ripresenta l'Ultima Cena, ma il Sacrificio della Croce, istituito nella "notte in cui il Signore veniva tradito", quale sacrificio visibile dell'offerta che Cristo fa di Sé stesso sul Calvario una volta per tutte in modo cruento. Se l'Ultima Cena non è l'istituzione anticipata del memoriale incruento del Sacrificio dell'Agnello, La Croce è una mera esecuzione di un brigante condannato a morte di croce.
L'attuale problematica sulla distribuzione dell'Eucaristia non ci sarebbe se non ci fosse stato l'indulto di poter distribuire la Comunione sulla mano. Indulto cioè permesso che nasce per rimediare a un abuso liturgico diffusosi in diverse nazioni a partire dal 1965: dare l'Eucaristia in mano al fedele. Oggi tale indulto è diventato indiscutibile. Però il fedele ha ancora il diritto e nessun ministro glielo può negare di ricevere la Santa Comunione secondo la legge universale della Chiesa, in ginocchio e in bocca (anche in tempi di pandemia), evitando che un permesso consentito a tutti diventi un'imposizione.
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