12° Domenica del tempo ordinario
Questo Vangelo viene preparato da un brano di Geremia, il quale esprime la propria intrepidezza. Il profeta è oggetto di un complotto: "Terrore all'intorno!", ma si mostra pieno di coraggio, perché consapevole di stare con il Signore, e il Signore sta con lui in attesa del suo amore: "Il Signore sta al mio fianco come un prode valoroso".
Geremia sa che i suoi persecutori, pur colpendolo non potranno prevalere, perché gli uomini, pur terribili con il loro libero arbitrio, non possono prevalere su Dio: "I miei persecutori cadranno e non potranno mai prevalere; saranno molto confusi, perché non riusciranno; la loro vergogna sarà eterna e incancellabile". Il profeta vive le reazioni in questo orizzonte di fede di essere preservato dalla morte, ed effettivamente avverrà così.
I martiri con la speranza della risurrezione hanno il coraggio di subire anche la morte con animo da vincitori: sanno che la morte del corpo è una via per la vittoria divina. La morte di Gesù, in tutto uguale a noi nella sua umanità, è stata l'occasione della più grande vittoria divina di tutta la storia, perché egli, affrontando con amore la sua orribile morte, l'ha vinta non solo per lui ma anche per noi, capovolgendone il senso: invece di essere un vento di rottura e di sconfitta, la morte, grazie alla forza dell'amore e della speranza, è diventata l'occasione per fondare la nuova alleanza, la nuova storia di amore. Nella sua presenza eucaristica, che abbiamo celebrato Domenica scorsa, nella Comunione con Lui avviene questa nuova storia di amore tra noi e Dio attraverso il sacrificio di Gesù. Nell'Ultima Cena infatti egli ha anticipato il calvario, l'offerta al padre dicendo: "Questo è il mio sangue dell'alleanza cioè della Nuova Storia di amore, versato per molti, in remissione dei peccati" (Mt26,28).
Il memoriale eucaristico della morte di Gesù è quindi per noi una vittoria sullaporte, che poi si manifesta completamente con la risurrezione". Cristo risorto dai morti, alla destra del Padre ed eucaristicamente con noi non muore più; la morte non ha più potere su di Lui. Con questa certezza di fede, di speranza i martiri affrontano la morte con la consapevolezza di partecipare alla passione di Cristo, certi che l'anima non muore e per aver parte anche alla risurrezione.
Gesù ci dice: "non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto chi ha il potere, mettendo in crisi fede e speranza, di far perire e l'anima e il copro nella Geenna, nell'Inferno". Gesù ci fa vincere l'eccessiva paura anche della coronavirus, di chi può provocarci l'uccisione del corpo, mettendo in crisi la fede, la speranza cristiana togliendoci la Messa con il popolo anche la domenica come il terzo Comandamento ci ricorda e che nessuno può dispensarci.
Ricordiamo i martiri che con il timore di Dio sono stati aiutati. San Giustino, quando fu processato e il giudice lo minacciò di tormenti, diceva di non temere i tormenti, ma solo di dimenticare la paternità di Dio con la presenza di Gesù e il dono dello Spirito santo. Il problema oggi, con l'attuale secolarizzazione, ci spinge a pregare per la liberazione dalla malattia senza pensare alla morte come giorno natalizio al cielo. Che la Regina del cielo e della terra, il sostegno non solo per una guarigione ma per arrivare alla meta in Paradiso.
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