Giuseppe Zenti: "Alla scoperta delle confessioni di Agostino"

Gesù Cristo il Rivelatore assoluto e definitivo del Padre, il Creatore con il Padre, per mezzo del quale ha fatto ogni cosa


La memoria rende presente i tanti avvenimenti del passato, soprattutto in questo momento eremitico nella Casa del Clero. Dopo la lettura dell'ultima pubblicazione del mio Vescovo, Giuseppe Zenti, Alla scoperta delle confessioni di Agostino sono divenuti presenti due anni come Direttore dello Studio teologico 1969 e 1972, dove l'ho avuto studente di teologia fino al 1971 con la classe più numerosa, 29, e vivace, con tanti gruppi, perfino il gruppo ombra di cui ero animatore!

Particolarmente significativo il 1969 con l'avvio, alla luce dell'Optatam totius, della Nuova Ratio studiorum Cristocentrica: momento biblico, patristico, dogmatico, liturgico, istituzionale con la regia del dogmatico. Era venuto a Verona, incontrando i numerosi studenti di teologia, il cardinale Garronne, prefetto della Congregazione dei Seminari. Mons. Giuseppe Carraro, anima del rinnovamento, per superare le ultime perplessità ha inviato noi insegnanti a Roma, alla Congregazione dei Seminari in un incontro con tutti i membri e con l'entusiasmo del giudizio: Maxima cum laude!

Dopo tre anni di esperienza ho constatato tutta la positività biblica ed esistenziale del Cristocentrismo, anche a livello pastorale ma con un rischio fideista date le carenze dell'insegnamento filosofico e la relativizzazione dogmatica. Nella ratio precedente gli studi teologici iniziavano con il De Deo creante ed elevante, cioè una metafisica cristiana nel connubio fede-ragione. Dio ha creato le cose dal nulla, quindi Egli è la Causa prima e il fine ultimo: l'umanesimo è per condurci a Dio, non come fine in se stesso! Con il peccato sia delle origini, sia con peccati attuali si diventa figli nel Figlio con la conversione, purificazione crescita mediante i sacramenti fin dal Battesimo illuminati dalla Parola. Ma, con condivisioni segrete e non pubbliche, sulla linea tracciata dal gesuita padre Teilhard de Chardin, non accettata dal Santo Uffizio, c'è un movimento di evoluzione dall'imperfetto al più perfetto e con il Surnaturelle di De Lubac Cristo è il punto omega di questa evoluzione. Non più la creazione da Dio ma Dio dall'evoluzione immanente del cosmo. Punto fondamentale, richiamato dall'Humani generis, della metafisica cristiana, la materia non produce lo spirito fino all'"ominizzazione". Per Teilhard, invece, nell'uomo la materia produce lo spirito: il famoso processo di "ominizzazione". L'uomo non viene da Dio tramite le cause seconde all'interno del processo di creazione-evoluzione, ma creato direttamente tramite il suo soffio di vita. Nella tensione fra biblisti e dogmatici si era arrivati a sostituire la regia del momento dogmatico con la teologia sistematica. Carraro aveva un rapporto particolare con Mons. Carlo Colombo, ponte fra il Cardinal Suenens e Montini prima, Paolo VI poi. Ma Suenens con il rifiuto dell'Humanae vitae nel 1968 si staccò e crebbe il rapporto fra Colombo e Carraro e dal Sinodo del 1974 con Wojtyla. Nel 1975 presi la laurea con la professoressa Vanni Rovighi su "La filosofia verso la religione in genere, la fede cattolica in specie in Amato Masnovo". Nel 1976, alla luce dell'Evangelii nuntiandi, l'avvio del Centro diocesano Giuseppe Toniolo partendo dall'esistenza di una cultura cristiana. M anche qui alcuni professori dello Studio teologico: non cultura cristiana divisiva ma cultura perché, come afferma Rahner, parlare dell'uomo è già parlare di Dio, di Cristo in un cristianesimo anonimo, in una fratellanza dell'uomo senza l'esplicita paternità di Dio. Devo riconoscere di non essere riuscito in tanti tentativi e nell'85 fui mandato parroco a Torri. Ma con la venuta di mons. Nicora nel 1997 mi propone parroco ai Santi Apostoli riprendendo la Teologia per laici e religiosi divenuta Scienze religiose, con l'accentuazione della metafisica dell'essere nell'esserci e della creazione. Questo all'inizio di settembre, ai primi di ottobre Nicora ritorna a Roma e tutto svanisce.

È una memoria di uno di 85 anni, con tanti limiti, ma il libro di Mons. Zenti mi ha fatto rivivere il problema e soprattutto un desiderio: tutto il suo libro, soprattutto dall'undicesimo capitolo sulla grande questione della creazione, mediante il Verbo per una metafisica cristiana con gli interrogativi che cosa è il tempo? Che cosa è il passato, il presente, il futuro? Mettendo tra parentesi tanti sviluppi teologici troppo ideologizzati, contrapposti, non più adatti alla contemplazione del dono della creazione oggi così a rischio, della vita in Cristo nell'attesa della risurrezione fare una lettura offrendo dei confronti. E questo anche tra sacerdoti anziani. Senza consapevolezza, al buio anche il vissuto è povero.


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