Tutto il mio cuore si sottomette a Te, eucaristicamente con noi, perché nel contemplarTi tutto il resto vien meno.pages

Parte dell'intervista di Aldo Maria Valli a monsignor Carlo Maria Viganò sull'inginocchiarsi per adorare e ricevere l'Emmanuele, il Dio sacramentalmente con noi e non fermarsi alla presenza virtuale della trasmissione della Messa

In "Corrispondenza Romana", Aldo Maria Valli, 07-04-2020

In questa Pasqua segnata dalla pandemia stiamo vivendo i riti dalle nostre case, servendoci dei mass media. La creatività è venuta in soccorso e i fedeli, nonostante tutto, riescono a seguire le Messe, a pregare, a mantenere i contatti. Non voglio tornare sulla sospensione delle Messe con il concorso di pubblico. Le voglio invece chiedere: secondo Lei, che cosa ci sta dicendo il Signore con questa situazione del tutto inedita? 

Il Signore ci manda un messaggio molto chiaro: Sine me nihil potestis facere (Gv 15, 5). Se non ci persuadiamo che i nostri peccati – come ho spiegato recentemente – sono colpi di martello con cui crocifiggiamo ancora una volta Nostro Signore, sputi sul Suo adorabile Volto, non possiamo pentirci, chiedere perdono e riparare queste colpe. Lo dobbiamo capire noi, lo devono capire le Nazioni, lo deve capire la Gerarchia.

E dobbiamo anche capire che la privazione dei Sacramenti e della Messa in tutto il mondo è una punizione ulteriore per la nostra infedeltà, per i sacrilegi che vengono compiuti quotidianamente nelle nostre chiese dall'indifferenza di tanti Ministri di Dio, dalle profanazioni derivanti dalla Comunione in mano, dalla sciatteria delle celebrazioni. Alla voce composta e pura della Liturgia si è sostituito lo strepito volgare e profano: come possiamo sperare che la nostra preghiera sia gradita al Cielo?

Non sono pochi i fedeli i quali, anche alla luce di alcune rivelazioni pubbliche e private, ritengono che l'attuale pandemia sia solo l'inizio di una serie di prove che evocano le piaghe d'Egitto. Molti altri invece ritengono che ragionare così sia assurdo, perché Dio non può punire. Lei di recente ha esortato a prendere in considerazione la questione del peccato originale, che non può essere dimenticata. Come possiamo vivere questa prova nella consapevolezza del bisogno di conversione ma, nello stesso tempo, senza lasciarci schiacciare dall'angoscia?  

Come Cristiani sappiamo che le croci e le prove che il Signore ci manda non sono mai superiori alle nostre forze, soprattutto se lasciamo che sia Lui ad aiutarci, con la Sua grazia, a portarle. Dobbiamo quindi anzitutto riconoscere la prova come una punizione severa di un Padre giustamente offeso, ma che ci vuole spronare alla conversione; in secondo luogo dobbiamo adorare la volontà di Dio e la Sua divina Misericordia, che ci dà un'opportunità preziosa per darGli prova del nostro ravvedimento e che ci consente non solo di espiare le nostre colpe, ma anche quelle di quanti non sanno quello che fanno.

Sono giorni difficili, non solo a causa della pandemia, ma anche per questa sensazione di incertezza e di paura per un'incombente sciagura. Non lasciamoci sedurre da chi cerca di privarci della pace interiore: siamo il tempio dello Spirito Santo, e se siamo in grazia di Dio nella nostra anima abita la Santissima Trinità. Cerchiamo di rendere questa dimora meno indegna, con una preghiera più accorata e fiduciosa. Abbiamo un'Avvocata invincibile: la Vergine Santissima; chiediamo a Lei, Consolatrice degli afflitti, di intercedere per noi presso il Trono dell'Altissimo, a Lei che ha partecipato alla nostra Redenzione in virtù della Sua specialissima unione col Suo divin Figlio, e che presso di Lui è nostra Mediatrice.


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