Alcuni ricordi di Mons. Giuseppe Carraro, cui mi lega tanta riconoscenza
Mi è utile rivivere e far rivivere, in questa pasqua, quando il Concilio Vaticano II lo accolsi come "una primavera", una "pentecoste"
Dal 2016 mi trovo nella Casa del Clero di Negrar e, nonostante tanti limiti, soprattutto di memoria, ho ancora la possibilità di leggere e anche di scrivere tramite il computer. La lettura del libro Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta del prof. Roberto de Mattei mi ha fatto rivivere gli anni più belli di sacerdote consacrato nel 1960. Il Concilio fu aperto da san Giovanni XXIII l'11 ottobre del 1962. Come Patriarca di Venezia era venuto a Verona per concludere il Congresso eucaristico nella primavera del 1958. Facevo II teologia e fui incaricato di servirlo in Seminario come ospite. La sera prima della conclusione su Corso Porta Nuova mi disse: "Hai fatto sacramentaria? Non ho preparato l'omelia. Me la scrivi tu, due paginette. Non chiedere aiuto e non dirlo però a nessuno". Ce la misi tutta. Nel luglio del 1960 mons. Carraro ci portò a Castelgandolfo in visita dal Papa. Come primi sacerdoti veronesi da lui consacrati eravamo in dodici. Facendosi incontro: "Bella quell'omelia! Ma l'hai copiata tutta dal Signore di Guardini. Guardate che quello è lo stile del prossimo Concilio che ho proposto. Fedeli alla Tradizione ma pastoralmente aggiornati per la pastorale di oggi. Sono già in preparazione i documenti sotto la guida di mons. Felici e in tre mesi tutto si concluderà". Meravigliati i miei compagni per l'omelia e anche il Vescovo perché non l'avevo mai detto a nessuno. Fui mandato per la licenza a Venegono nel 1963 perché mons. Carraro, originariamente nella linea di Ottaviani e del cardinal Siri, dopo la prima sessione del Concilio fu attirato da mons. Carlo Colombo, teologo del cardinal Montini e che aveva rapportato Suenens con l'Arcivescovo di Milano. Suenens, alla destra di Paolo VI dopo l'elezione, fu il primo tra i quattro moderatori del Concilio. Alla conclusione del Concilio l'8 dicembre del 1965 Carraro tornò a Verona alle 22 e mi chiamò in episcopio: "Domenica dovremo presentare i 16 documenti conciliari, votati tutti a grande maggioranza. Prepara brevi commenti con mons. Colombo". C'era tanta attesa come fosse una "primavera", per me una "pentecoste", vissuta in una cattedrale strapiena. Ero curato a Santa Maria in organo e al mattino di Natale Carraro mi chiamò: "Per le 13 ti aspetto a pranzo". E ricevendomi: "Sai le reazioni, soprattutto di mons. Corrà opposto alla Teologie Nouvelle di Henrie de Lubac. Ti chiedo un sacrificio. Il rettore Fantoni, colpito da infarto, ha lasciato il Santuario della Corona. Accetta fin da questa sera che così mi aiuti in questo momento non facile per far accogliere il Concilio sul quale forse hai esagerato". Nel 1966 venne alla Corona: "Sai, nello Studio Teologico avviato, c'è tensione nel rapporto fra padre Bonetti, insegnante di dogmatica e padre Fedrizi, insegnante di Sacra Scrittura sull'interpretazione della fonte biblica alla luce del Dei Verbum. Va a chiedere aiuto dal tuo Carlo Colombo". Giunto a Venegono mons. Colombo, dopo la richiesta del Vescovo: "Sai, c'è qui il prof Ratzinger, che ha collaborato per la terza stesura della Dei Verbum approvata alla fine di novembre del 1965". Intimidito penso che siano state le due ore più belle nella mia vita e le riporto come le ricordo. "La Rivelazione non è un meteorite caduto nel libro ispirato ma è avvenuto nella storia di tutto un popolo dove ci sono stati anche coloro che hanno avuto il carisma di porre in scritto ispirato quello che è avvenuto in tutto il popolo dell'Antica Alleanza in preparazione a Cristo. Così nella Nuova Alleanza, nella Nuova Storia di Amore avviata da Cristo e dalla Sua presenza sacramentale con il dono del Suo Spirito nel popolo gerarchicamente strutturato della Chiesa. Il biblista dà il suo contributo nell'analisi storica ma è tutta la Chiesa con i vescovi con il papa che interpretano. Prendi il n. 12 della terza proposta votata. La prima, della del contributo di Karl Rhaner, non ha ottenuto il voto, nemmeno la seconda". Con questo cristocentrismo nel momento biblico, dogmatico, sistematico, liturgico, giuridico, pastorale è maturata quella ratio studiorum nello Studio teologico san Zeno dove divenni Direttore ricevendo l'approvazione del Cardinale Garronne nel 1969, allora prefetto della Congregazione dei Seminari.
Ma nel 1968 Suenens si oppose pubblicamente all'Humanae vitae, rivelando un struttura, uno spirito conciliare quasi dogmatico in cui la storia giudica la Chiesa mentre Paolo VI apertamente nella continuità dinamica della Tradizione dove è la Chiesa che giudica la storia pur ricevendo contributi. Nella settimana dell'uscita dell'enciclica Carraro concesse al dott. Pretto, presidente dell'Associazione Medici Cattolici dell'Azione Cattolica, di organizzare un Convegno a Spiazzi, dove io ero parroco, un incontro sulla pillola contraccettiva Pincus invitando l'Arcivescovo di Monaco Doefner, presidente della Commissione pontificia sui contraccettivi, il Vescovo Luciani, incaricato dalla Conferenza episcopale triveneta per i teologi, tutti e due favorevoli, il moralista Valsecchi, favorevole, mons. Guzzetti contrario. L'incarico di assistere l'incontro a nome del Vescovo mons. Salvetti e il sottoscritto. Al venerdì sera i vescovi erano ritornati in diocesi, così mons. Salvetti in Cattedrale. Uscita al sabato la lessi in tutta la notte, più volte. Al mattino telefonai al Vescovo: "Don Gino, chi la rifiuta non può qualificarsi Medico cattolico". Così ho introdotto la Messa conclusiva. E da allora con Mons. Salvetti abbiamo portato avanti il contributo alla pastorale familiare diocesana: è male disgiungere artificialmente, anche nel sacramento del matrimonio, la genitalità all'apertura alla fecondità unita però alla comprensione misericordiosa di chi tenta e ritenta senza riuscirvi nemmeno con i metodi naturali. Il 28 giugno 1978 Paolo VI ha invitato mons. Salvetti e il sottoscritto alla concelebrazione con l'Omelia testamentaria Fidem servavi nel suo magistero proprio per come a Verona era stato accolto: "E per l'Humanae vitae – Omelia -, per la quale ho dovuto tanto soffrire da parte di cardinali fino a come è stata presentata agli sposi, ringrazierete Dio e me".
Nel 1974 avevano imposto un Sinodo su fede e cultura con l'intervento introduttivo e conclusivo del cardinal Vojtyula. Paolo VI ha voluto partecipe al Sinodo Carraro e io l'ho accompagnato. Puntavano non ad un documento post-sinodale ma sinodale con l'aiuto del gesuita Padre Grasso. La frattura era partire dall'uomo come i primi otto capitoli antropocentrici della Gaudium et spes o da Gesù Cristo vero Dio che diventa uomo, centro teologico della storia. Arrivati alla notte del 28 ottobre senza una conclusione decisero di offrire il materiale a Paolo VI, che non era mai intervenuto, per un documento post-sinodale. Paolo VI interpellò Carraro su chi poteva aiutarlo. Carraro entusiasta di Vojtyla glielo indicò. Paolo VI glielo chiese chiedendo il contributo fra due o tre mesi. Ma Vojtyula, preoccupato della possibilità in Polonia: "se avessi la possibilità di rimanere a Roma una settimana, gliela butterei giù". Carraro gli procurò la possibilità presso le suore orsoline e diede il contributo per l'Evangeli nuntiandi, pubblica l'8 dicembre del 1975, il documento post-sinodale più profondo dove i primi cinque punti sono cristologici. Nel 1976 Paolo VI gli domandò gli esercizi spirituali che pubblicò "Segno di contraddizione" e, a settembre, Carraro mi chiese di dirigere il Centro diocesano Giuseppe Toniolo: "Esiste una cultura cristiana". Non fu facile ma con Radio tele pace nacquero parecchie iniziative. Il 6 agosto 1978 Paolo VI morì e fu indetto il Conclave. Carraro pensò di invitare Vojtyla proprio sul tema della cultura cristiana, il venerdì prima del conclave che iniziava la domenica. Purtroppo in quel venerdì scoppiò uno sciopero degli aerei. Io proposi di andare a Roma a prenderlo in macchina, ma Carraro gli chiese di venire dopo il conclave. "Volentieri se mi permettete di portare Viscinscki che non ha mai visto Venezia e sarebbe contento di vederla". Al Toniolo avevo invitato più volte la Wanda Poultascka così vicina a san Giovanni Paolo II e quindi si stabilì un bellissimo rapporto. Nel 1979, di ritorno dal Messico sul Sinodo, andai con mons. Giussani, padre Macchi, Buttiglione a incontralo e gli battemmo le mani: "E voi in Italia che cosa fate per la Dottrina Sociale?". Giussani ci inviò per tre anni in tante città per presentarla non ideologicamente come una mediazione tra marxismo e liberalismo ma come fede cattolica a livello sociale, come l'aveva originata Leone XIII, portata avanti dai Papi. Nel 1981 il referendum sull'aborto e a Verona, diversamente del 32% a livello nazionale, il 78%a livello provinciale. Ci fu impedito un impegno politico e ci buttammo sulla Dottrina Sociale con più di novecento partecipanti in vari centri. Al Convegno di Loreto Giovanni Paolo II rilanciò per l'Italia anche l'impegno unitario dei cattolici ma il taglio antropocentrico egemone spinse il vescovo Amari a mandarmi parroco a Torri del Benaco.
Di Carraro vorrei ricordare un avvenimento in rapporto alla posizione mariologica di Papa Francesco del 12 dicembre 2019 e del 3 aprile 2020. Ha riproposto un momento conciliare parlando di Maria come meticciato nell'apparizione a Guadalupe, quando invece l'immagine è india e di conseguenza il meticciato si estenderebbe alla cristologia, quando Gesù è vero Dio diventato vero uomo. Carraro mi descrisse il dibattito sul capitolo VIII della Lumen gentium con due minoranze, una massimalista per cui l'Immacolata con il concepimento, la nascita verginale, l'offerta al Padre del Figlio inchiodato sulla Croce e il dono della maternità di ogni uomo lei è corredentrice, mediatrice tra Cristo e la Chiesa, e una minimalista per cui è cristiana come tutti i discepoli nella Chiesa, pur esemplare. Documento a parte o capitolo della Lumen gentium? Per pochi numeri di mille e mille vinse di porla come numero VIII sulla Chiesa ma Paolo VI, però, la dichiarò Madre tra Cristo e la Chiesa. Più di quattrocento padri, con Carraro, chiesero la proclamazione del quinto dogma mariano cioè Corredentrice, mediatrice dopo quelli di immacolata, vergine prima, nel e dopo il parto, assunta. La mariologia influisce sulla cristologia e sulla ecclesiologia.
Sulla vivace discussione ermeneutica teologica del Concilio è stata provvidenziale l'autorevole voce di papa Benedetto XVI che nel 2005 ha invitato a leggere i testi del Concilio in continuità con la Tradizione della Chiesa.
Roberto de Mattei offre un contributo non del teologo, ma dello storico, attraverso una rigorosa ricostruzione dell'evento, delle sue radici e delle sue conseguenze, basata soprattutto su documenti e non strutturalmente sul presunto spirito del Concilio nella priorità della storia sulla Chiesa. E da anziani l'informazione alla coscienza è molto aiutata a ricordare, soprattutto a comprendere non solo le vicende di ieri ma anche i problemi della Chiesa di oggi, potendo contribuire con la preghiera e l'offerta, piena di speranza, di tanti limiti e sacrifici che l'anzianità provoca.
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