Padre Francesco Bamonte, icms per una corretta riflessione teologica circa il Covid-19
Come ci insegna la sana teologia, tutte le volte che si ci si interroga sul perché una cosa succede (e quindi ci si interroga sulle sue cause), ogni discorso, per essere corretto, deve partire dalla Causa prima, cioè da Dio, il Quale le cose o le vuole in sé, agendo perché avvengano, oppure le vuole per accidens, cioè le permette. Non sempre è dato di cogliere le ragioni che giustificano l'agire provvidente di Dio (i cosiddetti "motivi di convenienza"); anzi, alla luce della Rivelazione e dell'esperienza possiamo affermare che la maggior parte di esse Dio le mantiene celate fino al giorno del Giudizio, bastandoci per ora la certezza di fede che la Provvidenza di Dio si estende da un confine all'altro con forza e governa con bontà eccellente ogni cosa (cfr. Sap 8,1), che di cinque passeri, che si vendono per due soldi, nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio (cfr. Lc 12,6); che anche i capelli del nostro capo sono tutti contati e che noi valiamo più di molti passeri (cfr. Lc, 12,7); che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (cfr. Rm 8,28); e che Dio onnipotente, essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene (cfr. Catechismo Chiesa Cattolica n. 311).
Dopo Dio, Causa prima, nell'interrogarsi sul perché una cosa succede, occorre prendere in considerazione le cause seconde, ossia le creature che Lui ha fatto, tra le quali va ricercata la causa efficiente, cioè quella che ha prodotto l'effetto sul quale stiamo indagando.
Sappiamo, per fede, che alcune volte dietro determinati avvenimenti c'è, come causa efficiente, Satana, il quale, comunque, si muove sempre e soltanto per permissione divina e, quando da Dio gli è concesso di agire, pur desiderando compiere il male, di fatto opera a suo dispetto il bene. Un esempio molto pregnante ci è offerto nella vicenda di Giobbe, le cui sventure hanno come causa efficiente Satana.
Che le sofferenze di Giobbe abbiano come causa immediata il Maligno, noi lo sappiamo solo per rivelazione, perché non è affatto evidente, all'osservatore esterno, che sia stato Satana a provocarle. Neanche allo stesso Giobbe questo era, per sé, evidente. Comunque che dietro l'immenso dolore di Giobbe ci fosse o non ci fosse come causa efficiente Satana, alla fine questo è irrilevante. Per Giobbe, come per noi, oggi, di fronte al Coronavirus.
In ordine al Coronavirus non abbiamo, infatti, una evidenza che il demonio ne sia la causa efficiente, o agendo sulle forze della natura per produrlo e per diffonderlo, o ispirando degli uomini a realizzarlo (qualora fosse vero, come alcuni sostengono, che esso sia stato prodotto in laboratorio e poi diffuso di proposito). In ogni caso, anche se un giorno dovessimo avere questa evidenza, essa sarebbe sempre di secondaria importanza, in quanto riguarderebbe solo la causa seconda del Coronavirus e non darebbe elementi sufficienti per rispondere ai perché relativi alla Causa prima. La domanda più importante infatti resterebbe: "Perché Dio lo ha permesso?".
Se guardiamo a Giobbe, noi notiamo che egli non si interroga se uno spirito cattivo lo ha colpito e, se sì, perché lo abbia fatto. Questo a Giobbe non importa, mentre gli importa sapere perché Dio ha permesso tutto quel male nella sua vita. Tutto il dramma di Giobbe (la perdita dei beni, la morte dei figli, il mettersi contro di lui della moglie e dei suoi stessi amici e quella piaga che lo sconvolge nel corpo da cima a piedi) ruota attorno alla domanda: "Perché Dio ha permesso questo?". Ed è soltanto quando, con il soccorso di Dio, Giobbe trova una risposta adeguata a questo interrogativo lancinante che il suo dramma si risolve: la sua giustizia è confermata, la sua fede diventa maggiore rispetto a quella che aveva prima e il suo amore per Dio e il suo abbandono in Lui diventano veramente totali.
Di conseguenza, quando un esorcista (o chiunque altro) si scaglia sul demonio affermando, o anche solo ipotizzando, che sia lui la causa efficiente, immediata del Coronavirus, non centra l'obiettivo, anzi, sbaglia la mira, perché l'interrogativo più importante da porsi non è sulle cause seconde, ma sulla Causa prima: "Perché Dio lo ha voluto o lo ha permesso?" A cui segue necessariamente l'altra domanda: "In questa situazione, cosa vuole Dio da me?"
E la risposta è quella che ci viene data dalla Chiesa in maniera, diremmo, autorevole, attraverso il recente Decreto della Penitenzieria Apostolica circa la concessione di speciali Indulgenze ai fedeli nell'attuale situazione di pandemia, ove siamo esortati a considerare con spirito di fede l'epidemia attualmente in corso, per viverla in chiave di conversione personale.
E non può che essere così. Gesù stesso, basta leggere i primi nove versetti di Lc 13, ci fa capire di fronte a tutti i disastri causati da eventi naturali o dall'uomo, la cosa più importante da fare e convertirtici a Dio, tornare a Lui.
Tirare in ballo il diavolo in queste occasioni è sbagliare mira; è, soprattutto, mettersi e mettere in un atteggiamento spirituale molto pericoloso, perché provoca solo scoraggiamento e perdita di forze. Il diavolo esiste, certamente, ma è invisibile per natura e tende a nascondersi per scelta strategica. Abbiamo quindi a che fare con un nemico dal quale, umanamente parlando, non sappiamo difenderci, problema, tuttavia, risolto, se imparassimo a stare come bambini tra le braccia della Mamma, cioè della Madonna; come agnelli sulle spalle del Buon Pastore, cioè di Gesù; come figli, nel seno paterno di Dio. Quando stiamo lì, chi ci può toccare, chi ci può fare veramente del male? "Se il Signore è con noi, chi sarà contro di noi?" Non è forse vero che "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio"?
La strategia vincente è, in tutti i casi, intendere il Coronavirus come un appello che il Signore ci sta facendo perché torniamo veramente a Lui con tutto il cuore, convertendoci alla vita buona del Vangelo. Quanti accoglieranno questo appello non riceveranno alcun danno da questo morbo, anche quelli che, per sua causa, dovessero morire. Del resto, è Gesù che lo dice: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina sé stesso?" (cfr. Lc 9,25) "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (cfr. Mt 6,33).
Perciò, le interviste che abbiamo letto in questi giorni rilasciate da alcuni esorcisti sono, a nostro parere, veramente negative e come Associazione Internazionale Esorcisti non le facciamo nostre perché non aiutano a fissare lo sguardo dove Dio vuole che in questo momento lo fissiamo e cioè su di Lui, sul volto di Gesù, sulla sua Croce, sul suo Vangelo.
Valgano anche per la presente situazione le parole messe da Guareschi sulla bocca di don Camillo nella predica fatta durante l'alluvione: "Le acque escono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono: ma un giorno esse torneranno placate nel loro alveo e ritornerà a splendere il sole. E se, alla fine, voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede in Dio. Ma chi avrà dubitato della bontà e della giustizia di Dio sarà povero e miserabile anche se avrà salvato ogni sua cosa".
Nel salutarvi tutti e ciascuno con vero affetto fraterno e nell'affidarvi al Cuore Immacolato di Maria perché vi custodisca e vi difenda da ogni pericolo, colgo l'occasione per rinnovare l'invito a mettersi in preghiera con Papa Francesco mercoledì 25 marzo alle ore 12, nella Solennità dell'Annunciazione, recitando il Padre Nostro, e venerdì 27 marzo alle ore 18, nell'adorazione al SS. Sacramento, al termine della quale sarà impartita la benedizione "urbi et orbi" con annessa la possibilità di ottenere l'indulgenza plenaria.
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