L'intervista a Sandro Magister


L'intervista a Sandro Magister del saggio sul celibato dei sacerdoti

Maurizio Caverzan in "La Verità" 16 gennaio 2020

Che idea si è fatto del saggio Dal profondo dei nostri cuori (Cantagalli) scritto dal cardinale Robert Sarah e da Benedetto XVI?

"Il 2019 è stato un anno chiave per la convivenza che, banalizzando, chiamiamo dei due Papi. Perché in quest'ultimo anno il Papa emerito ha deciso di uscire allo scoperto su temi scottanti del magistero e della pastorale ecclesiastica. Nell'aprile, scorso ha affidato a un mensile tedesco gli Appunti sugli scandali degli abusi sessuali, nei quali delineava una causa della crisi della Chiesa diversa da quella prospettata da Francesco. Ora ha deciso di pubblicare una riflessione sul celibato sacerdotale prima che Francesco si pronunci con la sua Esortazione sul Sinodo dell'Amazzonia. Se ha scelto di rompere il silenzio che si era autoimposto all'atto della rinuncia è perché ritiene particolarmente grave la situazione della Chiesa di oggi".

Una situazione che rende "impossibile tacere", come hanno scritto gli autori del libro citando sant'Agostino?

"Esatto. È una scelta che richiama alla memoria quella dei grandi monaci antichi che, quando vedevano in pericolo la vita delle comunità, abbandonavano l'isolamento per soccorrerle. Così oggi, il Papa emerito lascia la sua posizione di ritiro e preghiera per accompagnare con la sua voce autorevole la Chiesa in un momento di grande incertezza".

La vicenda fa esplodere l'anomalia dei due Papi: è urgente regolamentare l'azione e la parola di Benedetto XVI?

"Effettivamente questi ultimi avvenimenti hanno messo in luce qualcosa di non risolto. La compresenza dei due Papi, uno regnante e uno emerito, è un primum assoluto. La figura del Papa emerito non ha codificazione canonica e viene inventata da colui che lo è per la prima volta. Il quale, all'atto della sua abdicazione, lasciò nel vago gli indirizzi relativi agli ambiti del suo agire, mostrando di potersi comportare in modo originale e creativo".

Aveva promesso una posizione ritirata e di preghiera mentre ha recuperato un protagonismo diverso?

"Per di più su argomenti cruciali. Non va trascurato il fatto che Benedetto XVI ha attribuito la causa degli abusi sessuali alla perdita della vicinanza a Dio di gran parte della Chiesa, mentre per Francesco la accusa va individuata nel clericalismo. Quanto al celibato dei sacerdoti, Ratzinger ne ritrova addirittura nell'antico testamento il fondamento teologico, per il quale la totale dedizione a Dio è incompatibile con un'altra dedizione assoluta com'è quella richiesta nel matrimonio".

C'è chi osserva che il celibato dei preti non è un dogma, ma una scelta recente della Chiesa.

"Non è il pensiero di Benedetto XVI. Egli ammonisce che toccare questo cardine non è semplice perché fonda lo stato ontologico (riguarda l'essere non semplicemente la funzione) del consacrato a Dio"

La pubblicazione di questo testo è una forma di pressione su papa Francesco che sta per promulgare l'Esortazione del Sinodo  dell'Amazzonia? Qualcuno ha parlato anche di interferenza sul suo magistero.

"Credo che vada inteso come un segnale di allarme levato da personalità di grande autorevolezza, Benedetto XVI in particolare, per richiamare attenzione sulla gravità della decisione che sta per essere presa. Se si apre uno spiraglio per l'Amazzonia, nel tempo potrà valere per tutta la Chiesa".

Dopo il ritiro della firma in copertina e la scelta di specificare che il libro viene pubblicato "con il contributo" di Benedetto XVI ci si chiede come il Papa emerito potesse non sapere di partecipare a una pubblicazione a doppia firma.

"Se anche potessimo ammettere che il papa emerito non avesse nozioni sulla veste editoriale della pubblicazione, tuttavia la sostanza del suo pensiero non lascia spazio a interpretazioni. E non lascia dubbi anche il fatto che abbia voluto essere parte di questo libro con un suo testo, e leggendo e approvando tutte le altre parti della pubblicazione, come dimostrano le sue lettere rese pubbliche dal cardinal Sarah".

Secondo lei che cosa scriverà papa Francesco nel documento sul Sinodo?

"Per quanto visto in questi sette anni di pontificato non mi sorprenderei se si aprisse ai preti sposati, magari in una nota a piè di pagina. Da un lato potrebbe confermare genericamente la dottrina attuale, dall'altro consentire eccezioni che verranno affrontate con prassi più o meno disinvolte. È ciò che è accaduto sulla dottrina del matrimonio dopo il Sinodo sulla famiglia".

Accadrà anche sul celibato ecclesiastico?

"Gli indizi non mancano. Al ritorno dal viaggio a Panama, parlando in aereo con i giornalisti, papa Bergoglio citò e condivise l'espressione di Paolo VI: "Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato sacerdotale". Ma dopo quella frase proseguì riferendosi a situazioni particolari nelle isole del Pacifico e citando come interessante un libro del teologo tedesco Fritz Lobinger, divenuto vescovo in Sudafrica, favorevole all'ordinazione sia di uomini e che di donne sposate, ai quali affidare il solo compito dell'amministrazione dei sacramenti, senza le altre due funzioni, di insegnamento e di governo, che indissolubilmente sono proprie del sacerdozio".

Perché dovremmo temere qualche eccezione?

"Perché un'eccezione consentita in Amazzonia o in un'isola del Pacifico diventerebbe presto la regola in una chiesa cattolica come quella di Germania, tra le più disastrate al mondo per il declino di fedeli e di fede eppure curiosamente guardata da papa Francesco come l'avanguardia del rinnovamento ecclesiale".

Nella Chiesa ortodossa ci sono da sempre preti coniugati.

"Intanto, nella Chiesa ortodossa i vescovi sono soltanto celibi. Inoltre, nel libro Ratzinger ricorda che la Chiesa universale dei primi secoli prevedeva sì ministri coniugati, ma chi veniva ordinato doveva cessare di avere rapporti con la propria moglie. Poi, all'ordinazione sacerdotale sono stati ammessi solo celibi".

La scarsità di vocazioni non è motivo sufficiente per ammettere "anziani" coniugati di provata fede?

"Anche nella Chiesa nascente scarseggiavano le vocazioni eppure la cristianità è fiorita ugualmente. Le comunità cattoliche del Giappone sono eroicamente sopravvissute 250 anni senza che ci fosse un solo sacerdote. Così è avvenuto per numerose comunità nascoste nel mondo. Esistono i modi per supplire all'assenza di sacerdoti.

Per esempio?

"La domenica, dove manca chi può celebrare l'eucaristia, i laici possono leggere le letture, recitare il credo e distribuire le ostie consacrate e conservate dall'ultima volta che il prete è venuto. È una prassi non così diversa da quello che si adotta portando la comunione agli ammalati".

I fautori dell'apertura ai preti sposati osservano che gli apostoli avevano tutti moglie e figli

"Tutti no. L'apostolo Paolo era celibe. E naturalmente lo era Gesù. Il lasciare la casa e famiglia per seguire Gesù non era una metafora ma la realtà. Gesù ammirava chi identificandosi pienamente in lui "si fa eunuco per il regno dei cieli".

Nelle lettere esibite dal cardinal Sarah, Benedetto approva la forma della pubblicazione prevista. Il ritiro della firma è dovuto a pressioni o a cos'altro?

"Le parole cantano. L'adesione di papa Benedetto al progetto è evidente. Non c'è stato niente di cui fosse all'oscuro. La polemica è nata dalla volontà dei sostenitori di papa Francesco di sminuire la portata del libro e forse di una certa fragilità dell'arcivescovo Georg Ganswein, segretario di papa Benedetto XVI e prefetto della Casa pontificia, nel resistere a tali pressioni".

Nel marzo 2018, quando fu chiara la strumentalizzazione di Ratzinger per sostenere la pubblicazione di alcuni testi di teologi bergogliani, il prefetto della Segreteria per le comunicazioni, monsignor Dario Viganò, si dimise. Stavolta che conseguenze ci saranno?

"Credo nessuna. Non c'è un capro che deve espiare. Il cardinal Sarah sarà magari destituito da prefetto della Congregazione per il culto divino al compimento dei suoi 75 anni. C'è un contrasto vistoso tra le sue posizioni e quelle di papa Francesco. Ma nella Chiesa questo non dovrebbe sorprendere perché le contrapposizioni ci sono sempre state, anche durante i pontificati di Benedetto XVI, di Giovanni Paolo II e di Paolo VI".

Secondo lei c'è relazione tra queste due vicende?

"La similitudine è nel vano tentativo di esibire una totale concordia tra Benedetto XVI e Francesco".

Come potrà proseguire la convivenza tra loro?

"Temo che sarà sempre più ridotta a delle formalità. Oggi le distanze risultano più evidenti di quanto si potesse prevedere subito dopo l'abdicazione di Benedetto XVI e l'elezione di Francesco. Un motivo in più dell'oggettiva difficoltà di convivenza tra due Papi, mai sperimentata prima".

Qual è la sua valutazione del pontificato di Bergoglio?

"È un pontificato che ha messo in moto dei processi, moltiplicando le opzioni, ma senza contemporaneamente orientarli. In più occasioni Francesco ha detto che il pastore non si pone davanti o in mezzo al gregge, ma dietro, perché il gregge sa già lui dove deve andare. Francamente, questo a me pare uno svilimento del ruolo di guida affidato in origine al successore di Pietro, a partire dal Nuovo testamento". 




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