I Domenica di Avvento

Dio ha tempo per noi, storicamente ci ha donato la sua Parola, il Figlio del Padre nello Spirito Santo ha assunto un volto umano, sacramentalmente da risorto viene e verrà glorioso al compimento della storia

Iniziamo oggi, con la prima Domenica di Avvento, un nuovo Anno liturgico, una nuova attualizzazione sacramentale dell'incarnazione, passione, morte, risurrezione, ascensione, invio dello Spirito. Questo fatto ci invita a riflettere sulla dimensione del tempo, che esercita su di noi un grande fascino. Sull'esempio di quanto amava fare Gesù, desidererei tuttavia partire da una constatazione molto concreta e continua: tutti diciamo che "ci manca il tempo", perché il ritmo della vita quotidiana, anche anziani, è diventato per tutti frenetico. Anche a tale riguardo la Chiesa ha una "buona notizia", un annuncio evangelico: Dio ci dona il suo tempo. Noi abbiamo sempre poco tempo; specialmente per innalzare mente e cuore a Lui attraverso la Madonna cioè pregando in continuità. Ebbene chi è fuori dello spazio e del tempo, Dio che ci ama ha tempo per noi, per ciascuno di noi! Questa è la prima cosa che l'inizio di un nuovo anno liturgico ci fa riscoprire con meraviglia sempre nuova. Sì: Dio uno e trino ci dona il suo tempo, perché è entrato, entra e entrerà nella storia con la sua parola le sue opere di salvezza, per aprire la storia all'eterno fuori dello spazio e del tempo, per farla diventare storia di alleanza, storia di amore. In questa prospettiva, il tempo è già in sé stesso un segno fondamentale dell'amore di Dio: un dono che ogni uomo, come ogni altra cosa, è in grado di valorizzare o, al contrario, di sciupare; di cogliere e accogliere nel suo significato di dono o, al contrario, di sciupare, di cogliere nel suo significato, o di trascurare con ottusa superficialità.

Tre poi sono i grandi "cardini" del tempo, che scandiscono la storia della salvezza: all'inizio la creazione, al centro l'incarnazione-redenzione e al termine la "parusia", la venuta finale che comprende anche il giudizio universale. Questi tre momenti però non sono da intendersi semplicemente in successione cronologica. Infatti, la creazione è sì all'origine di tutto, ma è anche continua e si attua lungo l'intero arco del divenire cosmico, fino alla fine dei tempi. Così pure l'incarnazione-redenzione, se è avvenuta in un determinato momento storico, il passaggio di Gesù sulla terra, tuttavia estende il suo raggio di azione a tutto il tempo precedente e a tutto quello seguente. E a loro volta l'ultima venuta e il giudizio finale, che nella Croce di Cristo hanno avuto un decisivo anticipo, esercitano il loro influsso sulla condotta degli uomini di ogni epoca.

Il tempo liturgico dell'Avvento celebra la venuta di Dio, nei suoi due momenti: dapprima ci invita a risvegliare l'attesa del ritorno glorioso di Cristo nelle prime tre settimane; quindi nella novena, avvicinandosi il Natale, ci chiama ad accogliere il Verbo del Padre fatto uomo nel grembo verginale di Maria per la nostra salvezza. Ma il Signore viene continuamente nella nostra vita. Quanto mai opportuno è quindi l'appello di Gesù, che in questa prima domenica ci viene proposto con forza: "Vegliate" (Mc 13,33.35.37). È rivolto ai discepoli, ma anche "a tutti", perché ciascuno, nell'ora che solo Dio conosce, sarà chiamato a render conto della propria esistenza. Questo comporta un giusto distacco dai beni terreni che rende liberi e capaci di amare, un sincero pentimento dei propri errori, dei propri peccati una carità operosa verso il prossimo e soprattutto un umile e fiducioso affidamento nelle mani di Dio, nostro Padre tenero e misericordioso. Icona dell'Avvento è la Vergine Maria, la Madre di Gesù, l'Immacolata: siamo nella novena e la celebreremo domenica prossima. Invochiamola perché aiuti anche noi a diventare un prolungamento di umanità per il Signore che viene.

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