Solennità di tutti i santi, memoria dei nostri caridefunti

Sul fondamento della Pasqua di Cristo, celebrata in aprile, della Pasqua di Maria in agosto, la celebrazione della nostra Pasqua nella solennità di tutti i Santi, nella memoria dei nostri cari in Paradiso o nel pre-paradiso cioè nel Purgatorio

Il primo novembre abbiamo la gioia di incontrarci nella solennità di Tutti i Santi e nel pomeriggio con tutti i nostri cari Defunti in Paradiso o nel pre-paradiso del Purgatorio:
è la nostra  Pasqua fondata su quella di Cristo celebrata in Aprile e avvenuta per prima in Maria sempre viva in anima e corpo, celebrata in Agosto. Si tratta di ravvivare la fede nella vita veramente vita avvenuta nel Battesimo come figli nel Figlio di Dio Padre con il dono dello Spirito e che raggiungerà la sua pienezza nel momento in cui l'anima si staccherà dal corpo con la morte, si coglierà com'è in rapporto a Dio veramente con il giudizio particolare, si purificherà con il pre-paradiso del Purgatorio per godere eternamente ogni bene senza più alcun male del Paradiso.
La celebrazione della nostra Pasqua ci fa riflettere sul duplice orizzonte della storia umana, che esprimiamo simbolicamente con le parole "terra" nella tensione per la libertà, l'uguaglianza, la fraternità e "cielo" eternamente con ogni bene senza più alcun male per l'anima e per il corpo trasfigurato come quello del Risorto e dell'Assunta: la terra quindi indica il cammino storico personale e umano, il cielo la meta della vita veramente vita in Dio. E così questa celebrazione ci fa pensare a noi come Chiesa in cammino nel tempo che in Occidente ha posto le radici della civiltà della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità e la meta della fede nella vita eterna, la Gerusalemme celeste. Queste due dimensioni del primo e del due novembre sono unite in ogni celebrazione eucaristica con noi dalla realtà della "comunione dei santi" e dalla "memoria di tutti i defunti": "comunione dei santi" una realtà che comincia quaggiù sulla terra e raggiunge il suo compimento in Cielo. Nel mondo terreno, la Chiesa alimenta questo mistero o civiltà divino-umana di comunione nella libertà di ogni persona, nell'uguaglianza solidale,  nella fraternità di tutti che unisce l'umanità, un mistero possibile solo in Gesù Cristo: è Lui che ha introdotto e  vivo nel suo corpo che è la Chiesa introduce nel genere umano questa dinamica nuova, un movimento che la conduce alla consapevolezza o  verità dell'essere dono di ogni persona e di tutto il cosmo del Donatore divino e quindi, pur tra tante tensioni, verso la pace profonda in ogni persona e nella società. Gesù Cristo – dice il Vangelo di Giovanni (11,52) – ha vinto la sofferenza soffrendo, ha vinto la morte morendo "per riunire insieme i figli di Dio dispersi" e risorto, alla destra del Padre, vivo, si fa sacramentalmente presente e opera nella e attraverso Chiesa che in continuità dinamica è inseparabilmente "una", "santa" e "cattolica". Essere cristiani fin dal battesimo, far parte della Chiesa significa tentare e ritentare di aprirsi a questa comunione fraterna, lasciandosi riconciliare in Cristo per mezzo dello Spirito del Padre, il cui amore è sempre più grande di ogni peccato personale, di ogni situazione storica difficile, come un seme, come una minoranza che si schiude continuamente sulla terra, germogliando morendo verso l'alto, verso il cielo.
I Santi. Quelli che la Chiesa proclama tali, ma anche la moltitudine di tutti i Santi e le Sante che Dio conosce, e che pure il primo e due novembre celebriamo – hanno tentato e ritentato di vivere questa dinamica. In ciascuno di loro, in modo personale e comunitario, si è reso presente Cristo, grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e i Sacramenti. Infatti l'essere uniti a Cristo, nella Chiesa, non annulla l'essere dono, perdono di ogni persona, ma la apre, la trasforma con la forza dell'amore fino al perdono, e le conferisce, già qui sulla terra, una dimensione eterna. In sostanza, significa diventare conformi all'immagine del Figlio di Dio che ha assunto nel grembo verginale di Maria un volto umano e che vivo conserva (Rm 8,29), realizzando il progetto del Padre che ha creato e crea ogni uomo a sua immagine e somiglianza. Ma questo inserimento battesimale in Cristo ci apre anche alla comunione fraterna con tutti gli altri membri del suo Corpo mistico che è la Chiesa, potenzialmente a tutti gli uomini, una comunione che è perfetta nel "cielo", dove non c'è alcun isolamento, alcuna concorrenza o separazione. Nella festa della nostra pasqua ravviviamo la consapevolezza e pregustiamo la bellezza di questa meta di totale apertura allo sguardo d'amore di Dio e dei fratelli, in cui siamo certi, maschi e femmine, di raggiungere Dio nell'altro e l'altro in Dio. Con questa fede nella vita eterna piena di speranza noi veneriamo tutti i santi il primo novembre e il due commemoriamo tutti i fedeli defunti anche con l'indulgenza della visita al cimitero nei primi otto gironi di novembre. Nei santi, nelle anime sante, vediamo la vittoria dell'amore sull'egoismo e sulla morte: vediamo che tentare e ritentare di seguire Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso al presente anche difficile, ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d'amore, di speranza, rende liberi da ogni schiavitù uguali, fratelli. Solo la fede nella vita eterna ci fa amare gratuitamente e non solo per motivo di sesso, di possesso, di successo e quindi amare la storia, il progresso, il presente, ma senza attaccamenti che schiavizzano, nella libertà del pellegrino e anche oggi con il rischio dell'annientamento nucleare ama la terra perché ha il cuore già in Cielo: è tanto il bene che mi aspetto che ogni pena mi diventa diletto.
La Vergine Maria ci ottenga la grazia di credere fortemente nella vita eterna che professiamo nel Credo e di sentirci in vera comunione con i nostri cari defunti.

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