Domenica XXVII

Tutti i testi della liturgia di questa prima domenica del mese missionario ci parlano della fede: senza la fede non c'è l'amore cristiano, senza la fede non c'è la speranza. Perciò l'enorme importanza per la nostra vita e per la vita di tutti

Gesù ha educato i suoi discepoli a essere convinti dell'importanza della fede, della fiducia in Lui, il Figlio del Padre che per opera dello Spirito Santo ha assunto nel grembo verginale di Maria un volto umano, ha vinto la morte morendo, la sofferenza soffrendo e Risorto alla destra del Padre si fa sacramentalmente presente nel suo corpo che è la Chiesa per la salvezza e la felicità di tutti quelli che
liberamente l'accolgono. La fede che fonda l'amore e la speranza cristiana ha un'importanza grande per tutta l'umanità. Per questo alla sua scuola i suoi primi discepoli gli chiedono: "Aumenta la nostra fede!". E' una bella domanda anche per noi in questo mese missionario di ottobre perché non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che è fondamentale, necessaria per tutta la vita: la grazia di cogliere la presenza di Dio che ha assunto un volto umano e di stare in relazione continua con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio nelle difficoltà e della speranza perfino in morte per l'al di là anche del corpo. Gesù risponde: "Se aveste fede in me quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato ed trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe".
La fede rende possibili le cose umanamente impossibili. Nel Vangelo, quando un ammalato si presenta a Gesù con un atteggiamento di fede, anche piccolo, e gli chiede la guarigione, Gesù lo guarisce e gli dice: "La tua fede ti ha salvato". La fede è sorgente di salvezza. Nel caso del malato guarito da Gesù si tratta della salute fisica, ma nello stesso tempo anche di quella più importante, della salvezza spirituale immediatamente dell'anima e del futuro del proprio corpo oltre la morte nell'unione con il Risorto.
 Questa prima domenica di ottobre ci offre due motivi di preghiera e di riflessione: la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario, che ricorre proprio oggi, e l'impegno missionario, a cui tutto il mese è dedicato in modo speciale. L'immagine tradizionale della Madonna del Rosario raffigura Maria che con un braccio sostiene Gesù Bambino e con l'altro porge la corona del rosario a san Domenico. Questa significativa iconografia mostra che il Rosario è un mezzo donato dalla Vergine per contemplare Gesù e, meditandone la vita, amarlo e seguirlo sempre più nella fede. E' la consegna che la Madonna ha lasciato anche in diverse sue apparizioni. Penso, in particolare, a quella di Fatima avvenuta 102 anni fa a Fatima con il miracolo del sole visto da 70 mila pellegrini. Ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, presentandosi come "la Madonna del Rosario", raccomandò con insistenza di recitare il rosario tutti i giorni, per ottenere nel 1917 la fine della prima guerra mondiale. Anche noi, con fiducia nella preghiera, vogliamo accogliere la richiesta della Vergine, impegnandoci a recitare con fede la corona del Rosario per la salvezza del matrimonio e della famiglia, della pace delle nazioni e nel mondo intero a rischio della terza guerra mondiale atomica.
Sappiamo, tuttavia, che la vera pace si diffonde là dove gli uomini e le istituzioni si aprono al Vangelo nell'attuale secolarizzazione anticristiana. Il mese di ottobre ci aiuta a ricordare questa fondamentale verità mediante una speciale animazione che tende a tener vivo l'anelito missionario di chi rafforza la propria fede donandola, sostenendo il lavoro di quanti a nome nostro – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – operano sulle frontiere della missione della Chiesa. Con speciale cura ci prepariamo a celebrare, il prossimo 20 ottobre, la Giornata Missionaria Mondiale, che avrà come tema Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Guai alla nostra fede se non annunciamo il Vangelo che la Chiesa deve all'umanità, per offrire la salvezza di Cristo a ogni uomo del nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano le trasformazioni culturali, sociale ed etiche che sono in atto nel mondo. Più di 150 or sono partirono per l'Africa, precisamente per l'attuale Sudan, cinque preti e un laico dell'Istituto di don Mazza di Verona. Tra loro vi era San Daniele Comboni, futuro Vescovo dell'Africa centrale e patrono di quelle popolazioni, la cui memoria liturgica ricorre il prossimo 10 ottobre. All'intercessione di questo pioniere missionario del Vangelo e dei numerosi altri Santi e beati missionari, particolarmente alla materna protezione della Regina del Santo Rosario affidiamo tutti i missionari e missionarie. Ci aiuti Maria a ricordarci che ogni cristiano salva e accresce la propria fede donandola. 

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