Domenica XXIII
Accogliamo Gesù, il Figlio del Padre nello Spirito Santo che ha assunto un volto umano e risorto si fa sacramentalmente presente e agisce nel suo corpo che è la Chiesa, amando con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente e solo così saremo pieni di vero amore per noi stessi e per gli altri: un amore purificato, disinteressato, generoso.
Nel Vangelo di oggi Gesù definisce la volontà di Dio in un modo che per noi è molto sconcertante per cui abbiamo bisogno dello Spirito Santo per comprenderla.
Questa non è l'unica volta in cui Gesù si esprime in modo sconcertante. Così, ad esempio, mentre in un brano del
Vangelo egli dice di essere venuto a portare la pace ("Vi lascio la pace, vi do la mia pace": Gv 14,27), in un altro brano dice di non essere venuto a portare la pace, ma la divisione (Lc 12,51).
Nel Vangelo Gesù insiste tanto sull'amore, tanto da darci il suo comandamento dell'amore cioè amarci non solo naturalmente ma in modo divino come Lui ci ama; ma nel brano che abbiamo ascoltato, poiché la fede non viene dalla nostra coscienza ma illuminata dall'ascolto, abbiamo sentito che parla di "odio": "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo".
Sembra una contraddizione. Gesù qui esprime un'esigenza tremenda: odiare le persone della propria famiglia, gli amici. Come può dire questo?
Nel Vangelo di Matteo, diversamente da Luca, l'espressione in esso usata da Gesù è meno forte, meno radicale. Egli dice: "Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio e la figlia più di me, non è degno di me" (Mt 10,37). Quindi non si tratta più di odio ma di un "amare di più", di un diverso grado nell'affetto. Gesù pretende un affetto superiore a tutti gli altri affetti. Luca ha mantenuto il termine "odio", per indicare più radicalmente questa esigenza di Gesù e nostra.
I nostri affetti naturali sono tutti inficiati di egoismo, di ricerca della nostra soddisfazione, di possedere; non sono affetti completamente generosi e ci fanno passare dall'entusiasmo alla sofferenza. Gesù ci chiede di togliere dal nostro cuore ciò che è limitato, imperfetto, per accogliere la perfezione come lui ci ama.
Il fatto, poi, che Gesù parla di odiare non soltanto le altre persone care, ma la propria stessa vita ("Su uno viene a me e non odia (…) la propria vita, non può essere mio discepolo") mostra che si tratta di eliminare dal nostro cuore tutti gli affetti che hanno qualcosa di egoistico com'è il modo naturale. L'amore a sé stessi è un amore interessato, egoistico che non può soddisfarci. Gesù ci chiede di rinunciare ad esso, per amare come lui ci ama senza limiti, fino al perdono. Gesù deve mostrarsi così esigente, per poter amare come Lui ci ama. Se si accontentasse di un affetto naturale, limitato – essere trattato da noi come un amico tra gli altri e non il Figlio di Dio in un volto umano – non potrebbe dare sé stesso a noi e farci amare in modo divino. Egli non è un amico tra gli altri, ma è il Figlio di Dio in un volto umano, la Verità da cui tutto proviene. In Croce, in ogni Messa che l'attualizza da risorto rivela la larghezza del suo amore (non esclude nessuno), la lunghezza (nessuna difficoltà lo vince), l'altezza (figli in Lui Figlio con il dono dello Spirito), la profondità (condivide le nostre miserie). Dobbiamo accogliere Gesù presente risorto nel volto dei suoi cioè nel suo corpo che è la Chiesa come accogliamo Dio stesso amandolo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente.
Se accogliamo Gesù risorto in questo modo disponibili a portare la nostra croce – un amore così radicale si manifesta nella rinuncia al proprio interesse e alla propria soddisfazione per cercare soltanto di accogliere l'amore che soddisfa -, allora Dio ci renderà partecipi del suo amore per tutte le persone, com'è il nostro bisogno originale cioè creati per amare in modo divino e non solo naturale.
Dio infatti ama nostro padre, nostra madre, i nostri fratelli e le nostre sorelle, il nostro sposo, la nostra sposa, gli amici, i cittadini, i poveri, i peccatori…Se siamo uniti a Lui nell'amore, arriveremo ad amare come Lui ci ama dal momento che siamo creati, redenti per amare in modo divino e non semplicemente naturale.
Regina dell'amore, donaci lo Spirito Santo cioè la Persona dell'Amore tra il Padre e il Figlio.
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