Domenica XVI
Le ferie sono un momento favorevole per dare il primo posto a ciò che è effettivamente più importante nella formazione della coscienza cioè l'accoglienza fraterna e l'ascolto della Parola del Signore
Siamo ormai nel cuore dell'estate, almeno nell'emisfero boreale. E' questo il tempo in cui sono chiuse le scuole e si concentra la maggior parte delle ferie. Anche le attività pastorali delle parrocchie, delle comunità sono ridotte. E' dunque un momento favorevole per ospitare, per essere
ospitati e soprattutto ascoltare la parola del Signore cioè l'unico Dio attraverso il figlio del Padre che ha assunto un volto umano per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria.
Tra la prima lettura di questa domenica e il Vangelo c'è un rapporto evidente nella formazione di una coscienza originariamente aperta alla realtà in tutti gli ambiti cioè alla verità vale a dire all'ascolto della Parola del Signore. Abramo si mostra generoso nell'ospitalità verso tre uomini che vengono alla sua tenda. Gesù riceve ospitalità nella casa di Marta e di Maria.
Questo atteggiamento di Abramo fa impressione. Egli mostra una prontezza e una disponibilità straordinarie. Subito si preoccupa di lavare i piedi a questi tre personaggi, di preparare per loro cibo abbondante, facendo uccidere un vitello tenero e buono, fa cuocere da Sara delle focacce. Questa ospitalità è meravigliosa e il racconto ci rivela la coscienza di Abramo: accogliendo questi tre personaggi, in realtà ha accolto Dio, come sottolinea soprattutto la Chiesa orientale. C'è una famosa icona di Rublev che lo riproduce, dandone una interpretazione trinitaria. In effetti, accogliendo i tre personaggi, Abramo dice loro: "Mio Signore" (al singolare), come fossero uno solo. In questo particolare i padri della Chiesa hanno visto il segno della Trinità: tre persone, ma che sono nel loro essere divino, un solo Signore. Qui l'accoglienza, l'ospitalità viene elogiata e portata a un livello molto alto, perché il racconto ci suggerisce che, praticandola, entriamo in contatto con Dio, il Padre attraverso il Figlio nella loro unione lo Spirito Santo.
Marta e Maria sono due sorelle; hanno anche un fratello, Lazzaro: tre diversità, tre persone che sono una cosa sola nel loro essere fraterno. Gesù passa per il loro villaggio e – dice il testo – Marta lo ospitò (Lc 10,38). Questo particolare lascia intendere che, dopo che Gesù si è accomodato, Maria si mette a sedere ai suoi piedi e lo ascolta, mentre Marta è tutta presa dai molti servizi, dovuti certamente all'Ospite eccezionale. Marta sarà quella che alla morte del fratello Lazzaro, pur diversa da lui e dalla sorella Maria, rivela di essere un tutt'uno con loro rimproverando Gesù: "Se tu, fossi venuto alla mia domanda, mio fratello non sarebbe morto". Ci sembra di vedere la scena trinitaria di ogni famiglia: una sorella che si muove indaffarata per l'accoglienza, per l'ospitalità come Abramo, e l'altra come rapita dalla presenza del Maestro e dalle sue parole, accolte come Parola del Signore. Dopo un po' Marta, evidentemente risentita, non resiste più nel non avere la stessa possibilità e non resiste più e protesta, sentendosi anche in diritto di criticare Gesù: "Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Marta vorrebbe addirittura insegnare al Maestro, volto umano delle relazioni trinitarie! Invece Gesù, con grande calma, risponde: "Marta, Marta – e questo nome ripetuto esprime l'affetto -, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, per molte portate, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta" (10, 41-42), come ogni libera scelta personale. La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto alla relatività di ogni impegno temporale poiché l'unica cosa veramente necessaria è un'altra: ascoltare la Parola trinitaria del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nel volto umano della persona divina, trinitaria di Gesù! Tutto il resto relativo passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio, il Verbo del Padre nello Spirito Santo, è eterna e dà senso anche al nostro relativo agire quotidiano.
Anche le ferie, alla luce di questa pagina del Vangelo, sono intonate perché richiama il fatto che ogni persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche professionali, ma ha bisogno di Dio prima di tutto per una coscienza libera, che è luce interiore di Amore e Verità. Senza libertà non può accadere l'Amore, e senza il rapporto con Dio come il tutto non c'è libertà e quindi non può accadere l'amore, anche le attività più importanti perdono il valore, non danno gioia e non ci arricchiscono di ciò che unicamente possiamo portare con noi nella morte cioè l'amore. Senza il rapporto privato e pubblico con il Dio trinitario non matura il significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e come veramente è cioè nel giudizio particolare. E chi l'arricchisce di Verità e Amore per quando staccandosi dal corpo e da questo mondo si trova faccia a faccia con Dio, se non Gesù Cristo nel suo Corpo dove si fa sacramentalmente presente e opera? Impariamo dunque ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora ad innalzare continuamente mente e cuore a Gesù cioè a pregare, la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande che ci accompagnerà eternamente. Regina dell'amore, prega per noi.
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