Domenica XX anno B
Chi almeno ogni Domenica riceve, sapendo e pensando, l’Eucarestia, il suo vivere diviene Cristo, ama e coraggiosamente perdona come Lui
Il Vangelo di questa domenica (Gv 6,51-58) è la parte finale e culminante del discorso eucaristico fatto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, dopo che il giorno precedente aveva dato da mangiare a Migliaia di persone con soli cinque pani e due pesci. Gesù svela il senso di quel miracolo, e cioè che il tempo delle promesse di vita veramente vita, come il cuore di
ogni uomo attende sempre inquieto, è compiuto: Dio Padre, che con la sua manna aveva sfamato gli Israeliti nel deserto, ora ha mandato Lui, il Figlio in un volto umano che crocefisso risorto è sacramentalmente il vero Pane di vitaveramente vita di amore, e questo pane è la sua carne, la sua vita divina-umana, offerta in sacrificio per noi, per me. Si tratta dunque di accoglierlo con fede, non scandalizzandosi della sua umanità in tutto uguale alla nostra; e si tratta con un sacramento di “mangiare la sua carne e bere il suo sangue” (Gv 6,54) per poter giungere a dire: “Per me vivere è Cristo” (Fil 1,21) cioè la vita veramente vita di amore, con il coraggio di perdonare. E’ evidente che questo discorso non è fatto per attirare immediatamente consensi. Gesù lo sa e lo pronuncia intenzionalmente; e infatti quello fu un momento critico, una svolta nella sua missione pubblica. La gente, e gli stessi discepoli, erano entusiasti di Lui quando compiva segni prodigiosi; e anche la moltiplicazione dei pani e dei pesci era una chiara rivelazione che Egli era il Messia, il Dio che possiede un volto umano, tant’è che subito dopo la folla avrebbe voluto portare Gesù in trionfo e proclamarlo re d’Israele. Ma non era questa la volontà di Gesù, che proprio con quel lungo discorso smorza gli entusiasmi e provoca molti dissensi. Egli, infatti, spiegando l’immagine, il segno del pane, afferma di essere stato mandato ad offrire la propria vita , e chi vuole divenire come Lui, seguirlo deve unirsi a Lui, in una relazione intima con Lui, in una interiorità reciproca, in modo personale e profondo, partecipando al suo sacrificio di amore. Per questo Gesù istituirà nell’ultima Cena il Sacramento dell’Eucaristia: perché in continuità di tempo e di luogo i suoi discepoli possano avere in se stessi la sua carità – questo è decisivo – e, come un unico corpo unito a Lui, per prolungare nel mondo il suo misero di salvezza.
Ascoltando questo discorso la gente capì che Gesù non era un Messia come lo volevano, che aspirasse ad un trono terreno. Non cercava consensi immediati per conquistare Gerusalemme; anzi, alla Città santa voleva andarci per condividere la sorte dei profeti: dare la vita per Dio e per il popolo. Quei pani, spezzati per miglia di persone, non volevano provocare una marcia trionfale, ma preannunciare il sacrificio della Croce, in cui Gesù diventa Pane, Corpo e Sangue offerti in espiazione.Gesù dunque fece quel discorso per disilludere le folle e, soprattutto provocare una decisione radicale nei suoi discepoli. Infatti, inevitabilmente molti tra questi, da allora, non lo seguo o più. Una volta Gesù ha esultato nello Spirito e ha ringraziato il Padre, dicendo: ”Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e gli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25). Queste parole possono essere applicate all’Eucarestia, in cui Gesù ci offre il pane della sua sapienza e il vino del suo amore, del suo perdono. Questa sapienza non è accolta da chi si crede sapiente e intelligente, da chi è orgoglioso, ma soltanto dai piccoli, da chi accetta la sapienza del Signore, la sapienza della croce.
Cari amici, lasciamoci anche noi nuovamente stupire delle parole di Cristo: Egli, chicco di grano gettato nei solchi della storia, è la primizia dell’umanità nuova, liberata dalla corruzione del peccato e della morte. E riscopriamo la bellezza del Sacramento dell’Eucarestia, che esprime tutta l’umiltà e la santità di Dio: il suo farsipiccolo, Dio si fa piccolo, frammento dell’universo per riconciliare tutti nell’amore che perdona. La Vergine Maria, la Regina dell’amore, che ha dato al mondo il Pane della vita, ci insegni a vivere sempre in profonda unione con Lui, ricevendolo nella Comunione in atteggiamento di adorazione, genuflettendo o inchinandoci, rispondendo amen a ciò che ci credo, mi fido, mi affido.
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