Quaresima, cammino di liberazione
Quaresima, cammino sacramentale di liberazione dal demonio, che è
“menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44)
Ancora una volta, come ogni anno,
ci viene incontro il dono della Pasqua del Signore per liberarci, guarirci e
consolarci! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno il
cammino della Quaresima, “segno sacramentale della nostra conversione”, che
annuncia e realizza con la Confessione e Comunione pasquale la possibilità di
tornare
al Signore con tutto il cuore, libero da ogni negatività e pieno di
amore convertendoci cioè cambiando vita e mentalità.
Papa Francesco con il messaggio
per la Quaresima 2018 desidera aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e
verità questo tempo di liberazione e di grazia e lo fa ispirandosi da un’espressione
di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Per il
dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà” (24,12). E dove non
c’è amore cresce il rischio dell’azione demoniaca perché, riferendoci ai nomi
del demoniaco nell’Apocalisse, come demonio
divide, come satana spinge all’odio,
come serpente antico oscura la
coscienza, come dragone dissolve la
creazione, soprattutto il rapporto di tenerezza e gioia tra uomo-donna immagine
delle relazioni trinitarie.
Questa frase di Gesù si trova nel
discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul
Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore, dove
avverrà il suo pianto sulla Città Sacra prossima alla distruzione: quante volte
ho cercato di raccogliere i tuoi figli come la chioccia i suoi pulcini di
fronte all’imminenza del temporale e tu, potendo volere, non hai voluto.
Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande
tribolazione e descrive la situazione in
cui potrebbe trovarsi anche la comunità dei credenti: di fronte a eventi
dolorosi, alcuni falsi profeti sedotti, ma non costretti da Satana inganneranno
molti, tanto da spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il
Vangelo, l’accadere del Regno di Dio cioè del suo amore che salva, libera,
guarisce, o almeno consola.
L’azione dei falsi profeti che contrabbandano come Parola del Signore
le parole del Maligno o le proprie parole
Quali forme assumono i falsi
profeti per sedurre anche se nessuno è sottratto alle sue responsabilità, sapendo
che il peccato è sempre una libera scelta umana e non del demonio:” è dal cuore
dell’uomo che escono pensieri maligni” e la preghiera di liberazione, gli
esorcismi non pongono al sicuro, ma nella condizione di scegliere
responsabilmente? I falsi profeti, sedotti dal serpente antico che oscura la
coscienza sono come “incantatori di
serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per render schiave le
persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio fin dall’innesto del
Battesimo sono suggestionati dai polloni bastardi del piacere di pochi istanti
senza pensare, senza rendersi conto scambiandolo per la felicità che ogni cuore
desidera e per cui siamo fatti e ricreati! Quanti uomini e donne vivono non
consapevoli della necessità ma come incantati dall’illusione del denaro , che
li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono
pensando di bastare a sé stessi, contro la verità del proprio e altrui essere
dono del Donatore divino, facendosi dono e cadono preda della solitudine,
anticipo dell’inferno!
Altri falsi profeti sono quei
“ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi
che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il
falso rimedio diabolico della droga, di relazioni “usa e getta” anche tra uomo
- donna che portano alla violenza, di guadagni facili ma disonesti! Quanti, con
il potere dei mezzi di comunicazione, sono irretiti in una vita completamente
virtuale e non reale, i cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per
rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori secolarizzati,
senza fede religiosa, cristiana, che offrono cose senza valore, tolgono invece
ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e quindi la capacità di sentirsi
amati e di amare. E’ l’inganno di un relativismo e dell’utilitarismo, con
l’esclusione di ogni principio morale che sia valido per se stesso, un taglio
radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma più in generale con le
tradizioni religiose e morali dell’umanità. E’ l’inganno della superficialità e
della vanità, che ci porta a fare diabolicamente la figura dei pavoni…per
cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo si rischia di non tornare più indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è “menzognero e padre
della menzogna” (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per
confondere il cuore dell’essere umano. Ognuno di noi, perciò, con l’esame
di coscienza di ogni sera alla luce della Parola di Dio è chiamato in questo
cammino quaresimale di liberazione a discernere nel suo cuore ed esaminare sé è
minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non
fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia
dentro di noi un’impronta buona e duratura, perché viene da Dio, che è Amore, e
vale veramente per il nostro bene e la nostra felicità.
Un cuore diabolicamente freddo
Dante Alighieri, nella sua
descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio;
egli ha vita nel gelo dell’amore soffocato. Nel cammino di liberazione
quaresimale alla luce della Parola di Dio e dei Sacramenti, dei Sacramentali
come la preghiera di liberazione e la carità, chiediamoci: come si
raffredda in noi la carità? Quali sono i
segnali che ci indicano che in noi l’amore rischia di raffreddarsi, addirittura
di spegnersi anche nella tenerezza e nella gioia del rapporto uomo-donna, da
fidanzati, da genitori, nell’amore totalmente casto, da figli, da fratelli, da
amici, da credenti? E fatti ad immagine di Dio che è amore che cos’è un vissuto
senza amore? E’ diabolico, è già infernale!
Ciò che spegne la carità –
ricorda Papa Francesco – è anzitutto l’avidità per il denaro, “radice di tutti
i mali” (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto o la dimenticanza con l’assenza
della preghiera continua, del proprio e altrui essere dono del Donatore divino,
come di tutto il mondo che ci circonda trovando consolazione in Lui in tutti i
limiti e tribolazioni, illudendoci e preferendo la nostra consolazione al
conforto della sua Parola e dei Sacramenti, soprattutto la Messa di ogni
Domenica. E tutto ciò si tramuta, come ogni giorno le notizie ci danno, in
violenze orribili che si volgono contro coloro che sono ritenuti una minaccia
alla nostre “false certezze”: il bambino non ancora nato, l’anziano ammalato,
l’ospite di passaggio, l’attrattiva uomo-donna. Lo straniero, ma ancora il
prossimo che ci ha attratto e che non corrisponde alle nostre attese: siamo
fatti per il tutto divino, per la grande speranza, per l’unica speranza
affidabile. Abbiamo bisogno anche delle speranze più piccole che ci mantengono
in cammino nella loro relatività. Ma trasformate in idoli ci deludono e ci
rendono inquieti, violenti, incapaci di godere del piccolo che rimanda al di
più che è solo Dio, non un dio qualsiasi, ma quel Dio che possiede un volto
umano che ci ha amati e ci ama fino al perdono, ogni singolo e l’umanità nel
suo insieme, che si fa continuamente presente nella e attraverso la Chiesa.
Oggi anche il creato che nel suo
essere dono rimanda al Creatore e che oggi incontriamo soprattutto la mediazione della scienza e della tecnica,
non più direttamente e rischia di divenire testimone silenzioso di questo
raffreddamento della vita e della carità: la terra è avvelenata da rifiuti
gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono purtroppo
ricoprire i resti di tanti naufraghi di migrazioni forzate; i cieli – che nel
disegno di Dio cantano la sua gloria, la sua potenza, il suo amore, la sua misericordia
– sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di distruzione e di
morte.
L’amore si raffredda anche nelle
nostre comunità familiari, diocesane, parrocchiali, civili, carismatiche, di
apparizioni: Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ha
cercato di descrivere i segni più evidenti di questo venir meno dell’amore: l’accidia
egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in
continue guerre fratricide col rischio della terza guerra mondiale, la
mentalità mondana che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come
universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita per il quale
valido è soltanto ciò che è esperimentabile e calcolabile, utile mentre sul
piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al
qual tutti gli altri dovrebbero sottostare. Così Dio rimane escluso dalla
cultura e dalla vita pubblica,, esclusa l’attesa del di più della vita
veramente vita, cui rimandano tutti i valori storici nella loro realtà, nella
loro verità. Anche la fede, l’ardore missionario con cui si rafforza, diventano
più difficili, anche perché, soprattutto in Occidente, viviamo in un mondo che
si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio, la
sua creazione, non compaiono più direttamente, sembra divenuto superfluo ed
estraneo.
Cosa fare per non soccombere nella tentazione più diabolica della
disperazione?
Se vediamo nel nostro intimo e
attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e
maestra anche attraverso il convenire alla preghiera di liberazione, di
guarigione, di consolazione, assieme alla medicina, a volte molto amara, della
verità, ci offre in questo tempo, in questo cammino quaresimale verso la Pasqua,
il dolce, sicuro e semplice rimedio della preghiera,
dell’elemosina e del digiuno.
Dedicando più tempo alle
preghiera e ravvivando la preghiera continua dell’innalzare mente e cuore a
Lui, permettiamo a Lui di intervenire e al nostro cuore di scoprire le menzogne
segrete con le quali inganniamo continuamente noi stessi, per cercare
finalmente con il cambiamento di mentalità e di vita cioè con la conversione la
consolazione non in un dio qualsiasi, ma in quel Dio che possiede un volto
umano che oggi vivo da risorto ci ama sino alla fine, ogni singolo e l’umanità
nel suo insieme. Il suo regno non è un al di là immaginario, posto in futuro
che non arriva mai; il suo regno è presente in ogni Pasqua, là dove Egli è
amato e dove il suo amore ci raggiunge come Padre facendoci figli nel Figlio
nello Spirito Santo con il Battesimo o facendoci ritornare figli dopo il
peccato con la Riconciliazione della Confessione e Comunione pasquale sotto lo
sguardo della Regina dell’Amore.
L’esercizio intelligente
dell’elemosina, del di più che ci è necessario ci libera dall’avidità e ci
aiuta a scoprire che l’altro è bisognoso ed è mio fratello verso il quale farmi
dono senza rimanere indifferente, realizzarmi e arricchirmi per la vita
veramente vita nel di più oltre la morte: ciò che io ho non è mai solo mio.
“Come vorrei – Papa Francesco – che l’elemosina del di più si tramutasse per
tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani,
seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di
condividere con gli altri i nostri bene una testimonianza concreta della
comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione
di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme:
“Si tratta di cosa vantaggiosa per voi” (2 Cor 8,10). Questo vale in modo
speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette
e favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei
nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi
pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione
per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli si
serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie
necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?”. E neanche un
bicchiere d’acqua dato per amore gratuitamente sarà dimenticato nel di più
della vita veramente vita.
Il digiuno, toglie forza alla nostra
violenza, fa crescere la forza della volontà, ci disarma, e costituisce
un’importante occasione di crescita liberando dall’abulia. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che
provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi
quotidiani della fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito,
affamato di bontà e assetato della vita di Dio, di figli nel Figlio e quindi
fratelli. Il digiuno ci sveglia, ci fa attenti a Dio e al prossimo, ridesta la
volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.
“Vorrei – Papa Francesco – che la
mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per aggiungere
tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come
noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il
gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venir meno il senso di comune
umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme donare quanto
potete per aiutare i fratelli!”.
Il Fuoco della Pasqua di liberazione, di
guarigione, di consolazione
“Invito – Papa Francesco –
soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della
Quaresima, sorretti dall’elemosina, dal digiuno e dalla preghiera. Se a
volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di
Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad
amare e quindi ad essere liberi (e vincitori con Cristo del Maligno): Lui ci
ama non solo quando e perché siamo buoni ma per farci diventarlo, non guarda
quante volte cadiamo ma quante volte ci lasciamo riconciliare.
Un’occasione propizia sarà anche
quest’anno l’iniziativa “24 ore per il Signore”, che invita a celebrare il
sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel
2018 essa si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo. Ispirandosi alle parole del
salmo 130,4: “Presso di te è il perdono”. In ogni diocesi, almeno una chiesa
rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera
di adorazione e della Confessione sacramentale.
Nella notte di pasqua rivivremo
il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco
nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarirà l’assemblea
liturgica. “La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del
cuore e dello spirito”, affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza del
discepolo di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane
eucaristico consentirà al nostro cuore di tronare ad ardere di fede, speranza e
carità”, liberi, guariti o almeno consolati perché solo il suo amore attraverso
la Regina dell’amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà
giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che,
non solo per sua natura, è imperfetto ma
freddo per il dilagare dell’iniquità. E il suo amore che si rivela in concrete
esperienze di amicizia, allo stesso tempo è per noi la garanzia che esiste ciò
che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo: il di più
della vita “veramente” vita.
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