Preghiera 82 - San Michele

 San Michele è colui che combatte e sconfigge Satana anche  nella nostra preghiera di liberazione, guarigione e consolazione
Madonna della Salute di Dossobuono lunedì 29 gennaio 19,30 – 20,30
216. 1. Lodate Dio, schiere beate del cielo: lodate Dio, genti di tutta la terra: cantate a lui che l’universo creò con somma sapienza e splendore.
2. Lodate Dio, spirito e vita dei cuori; lodate Dio, fonte di grazia e salvezza: cantate a lui, che chiama tutti a virtù; nell’intimo insegna sapienza.
La Chiesa cattolica  festeggia l’arcangelo San Michele il 29 settembre insieme agli arcangeli Gabriele e Raffaele. Il suo nome in ebraico “Mi-ka-el” significa: “Chi come Dio?”. Nell’iconografia viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano e sotto i suoi piedi il dragone, uno dei tre nomi del demoniaco dell’Apocalisse: Demonio (colui che divide), Satana (colui che spinge all’odio), Serpente antico (colui che oscura la coscienza) Dragone (colui che spinge a dissolvere la creazione soprattutto il rapporto uomo-donna). Comprendete il male profondo cui tende il demoniaco anche oggi. E’ questa la massa sommersa dell’iceberg di cui preoccuparci più che delle possessioni  dei tormenti del corpo, delle vessazioni, delle ossessioni, pur drammatiche.
San Michele è il Santo più popolare. Di lui si parla nel capitolo XII del Libro ispirato dell’Apocalisse dove l’Arcangelo è presentato come avversario del demonio e vincitore dell’ultima battaglia contro Satana (Lucifero) e i suoi sostenitori: Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago  (…) Il grande Drago, il Serpente antico, colui che chiamavano il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Il testo più affascinante in cui compare nella Bibbia il nome di Michele è senza dubbio il capitolo dodicesimo dell’Apocalisse 12,7-9: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il Drago. Il Drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per loro in cielo. Il grande Drago, il Serpente antico, colui che chiamiamo Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”. La breve descrizione della battaglia in cielo è seguita da un inno di lode che rilegge alla luce di Cristo la battaglia avvenuta in alto cioè in cielo, fuori dello spazio e del tempo, presso i puri spiriti: “Infatti l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava giorno e notte presso Dio, è stato scacciato. Lo hanno vinto mediante il sangue dell’Agnello, in forza della loro testimonianza: hanno saputo disprezzare la loro vita sino alla morte” (Ap 12,10-11). Il trionfo di Michele sul male è stato possibile mediante il sangue di Cristo. La battaglia di Michele diventa la proiezione di quella di Gesù. Michele è quindi il paladino di Cristo perché si parla del dragone e dell’arcangelo all’interno di un discorso che vuole esaltare la vittoria di Cristo non solo per gli uomini ma anche per gli angeli. Michele, inoltre, è anche paladino di Maria perché egli sferra un attacco contro il Drago rosso (il colore del sangue versato dalla violenza) con sette teste coronate e dieci corna, simboli del potere oppressivo, e lo fa per difendere la Donna e il Figlio da lei appena partorito, immagine del popolo di Dio e della Chiesa nella quale il Risorto si fa sacramentalmente presente vittorioso sul maligno (la Tradizione vi vedrà Maria, la Madre di Gesù e del Cristo cioè della Chiesa). Sant’Agostino scrive: “Benché sia il principe della corte celeste, san Michele è il più sollecito nell’onorare Maria e nel farla onorare, sempre pronto in attesa di avere il privilegio di accorrere ad suo cenno, in aiuto di un suo servo”.
190 In te la nostra gloria, o croce del Signore. Per te salvezza e vita nel sangue redentor. R) La Croce di Cristo è nostra gloria salvezza e risurrezione.
Sulla terra si conosca la tua via, la tua salvezza in tutte le nazioni. R) La Croce…
Gesù ci invita, con la Preghiera del Padre nostro, a unirci ogni giorno all’arcangelo guerriero ”Liberaci dal Male, dal Maligno” perché il Maligno è un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa, paurosa che chiamiamo demonio…un agente oscuro e nemico di ogni uomo. Il demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero  e con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana (Paolo VI 1972). Ma Michele, capo degli angeli, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica di puri spiriti, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedeli a Lui consapevoli di essere suo dono, non auto creatori. Il Dragone e Michele rappresentano due modi differenti di porsi come esseri dono del Donatore divino davanti a Lui: l’uno – quello di Satana e degli uomini che soccombono nella tentazione –è l’atteggiamento di chi  si fa dio a se stessi, ponendo la libertà individuale a valore assoluto  (così il serpente nel racconto di Genesi 3,5), Michele è invece colui che consapevole della realtà, della verità che rende liberi cioè di essere dono di Dio, nel proprio e altrui essere come in tutto il creato, proclama che solo Dio è Dio Donatore di ogni essere: il nome di Michele significa “Chi è come Dio?”. Michele è quindi l’esatto contrario della figura di Satana, di ciò che è avvenuto tra i puri spiriti, gli angeli e che continua ad accadere tra gli uomini che soccombono nella tentazione. E il secolarismo che oggi predomina nell’Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente genera un nuovo costume di vita che diabolicamente esclude Dio dalla cultura e dalla vita pubblica.  Mentre Satana e le sue schiere precipitano negli inferi: Dio che è amore, ha creato liberi i puri spiriti (gli angeli) e gli spiriti corporei (gli uomini) con la possibilità di rapportarsi con il Donatore divino nel loro essere liberamente cioè per amore poiché senza libertà non c’è amore e Dio attende solo risposte di amore. Ma la libertà in esseri creati con la possibilità meravigliosa divina di amare comporta per Dio il rischio alla sua onnipotenza del rifiuto degli esseri creati come è avvenuto sia per gli angeli e sia dopo per  gli uomini. Ma l’amore divino, attraverso il Figlio che ha assunto il volto umano segnato dal peccato e dalla conseguente morte, ci ha liberati e ci libera anche con l’azione di Michele e si suoi angeli: lo può fare se glielo consentiamo con la preghiera. L’arcangelo Michele sa, come dicono numerosi santi e mistici cattolici, di essere il vittorioso angelo degli ultimi tempi. A noi uomini tocca scegliere liberamente con chi schierarci, chiedendo nella preghiera il suo aiuto.
86. R) Annunceremo il tuo Regno, Signor: il tuo Regno, Signor, il tuo Regno!
Regno di amore e di grazia, regno che è già nei nostri cuori. R) Annunceremo …
Regno che soffre violenza, regno che non è di quaggiù. R) Annunceremo …
Nella tradizione popolare, quindi è considerato il difensore del popolo di Dio e il vincitore nella lotta del bene contro il male. Non è senza una ragione che san Michele sia raffigurato in diverse chiese o in cima ai campanili anche se in questa attuale drammatica frattura tra Van gelo e cultura l’attenzione è troppo poca. In Oriente, è venerato con il titolo di “archi stratega”, che corrisponde al titolo latino di principe delle milizie celesti.
Per questa virtù guerriera e difensiva, San Michele è stato proclamato patrono e protettore della Polizia di Stato da papa Pio XII il 29 settembre 1949 in apertura alla “lotta” che il poliziotto combatte tutti i giorni al servizio dei cittadini e per tutelare e proteggere l’ordine pubblico, l’incolumità delle persone, un servizio oggi così necessario. Più di 60 località italiane lo venerano come Santo patrono, ma san Michele, oltre che della Polizia di Stato, è protettore di molte altre categorie di lavoratori: farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologici. Si affidano a lui anche i paracadutisti d’Italia e di Francia. C’è anche la preghiera del poliziotto che recitiamo insieme:
Oh! San Michele Arcangelo, nostro celeste Patrono, che hai vinto gli spiriti ribelli – nemici della Verità e della Giustizia – rendi forti e generosi, nella reverenza e nell’adesione alla Legge del Signore, quanti la Patria ha chiamato ad assicurare tra i suoi cittadini concordia, onestà e pace affinché nel - rispetto della legge  - sia alimentato lo spirito di umana fraternità. Per questo, imploriamo dal tuo Patrocinio rettitudine alle nostre menti, vigore ai nostri voleri, onestà agli affetti nostri, per la serenità delle nostre case, per la dignità della nostra terra! Amen
Ma cosa significa il titolo di “Arcangelo”? Oltre a San Michele, la Chiesa ricorda nello stesso giorno gli arcangeli Gabriele e Raffaele. La Bibbia rivela le specifiche missioni di ognuno:  Michele avversario di Satana, Gabriele annunciatore e Raffaele medicina di Dio. Prima della riforma del 1969 si celebrava in questo giorno 29 settembre solamente san Michele arcangelo in memoria della consacrazione del celebre santuario sul monte Gargano a lui dedicato e di cui, fino a questa sera, abbiamo l’immagine miracolosa. Il titolo di arcangelo deriva dalla  rivelazione di una corte celeste in cui gli angeli sono presenti secondo gradi e dignità differenti. Gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele occupano le sfere più elevate delle gerarchie angeliche. Queste hanno il compito di preservare la trascendenza e il mistero di Dio. Nello stesso tempo, rendono presente e percepibile la sua vicinanza salvifica e quindi rendono feconda la preghiera che permette a Dio di intervenire storicamente.  
Quali sono le loro funzioni? La Sacra Scrittura indica particolari missioni degli Arcangeli: giorno e notte essi servono Dio e, contemplano il suo volto di amore, lo glorificano incessantemente. In particolare Michele (“Chi è come Dio?”) è l’arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti (Gd 9;Ap 12,7; Zc 13,1-2), difensore degli amici di Dio (Dn 10,13.21), protettore del suo popolo (Dn 12,1). Gabriele (“Forza di Dio”) è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio (Lc 1,19), rivela a Daniele i segreti del piano di Dio (Dn 8,16; 9, 21-22), annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1,11-20) e a Maria quella di Gesù (Lc 1,26-38). Raffaele (“Dio ha guarito”, medicina di Dio), anch’egli fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio (Tb 12,15; Ap 8,2), accompagna e custodisce Tobia nelle peripezia del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco. La Chiesa pellegrina sulla terra, specialmente nella liturgia eucaristica, è associata, ritualmente nel santo, alle schiere degli angeli che nella Gerusalemme celeste cantano la gloria di Dio (Ap 5, 11-14; Sacrosanctum Concilium 8).
Perché si festeggia il 29 settembre? Il culto dell’arcangelo Michele è di origine orientale. L’imperatore Costantino I a partire dal 313 gli tributò una particolare devozione, fino a dedicargli il Micheleion, un imponente santuario fatto costruire a Costantinopoli. La prima basilica dedicata all’arcangelo in Occidente è quella che sorgeva su un’altura del VII miglio sulla Via Salaria, ritrovata dalla sovrintendenza archeologica di Roma nel 1996; il giorno della sua dedica, officiata con ogni probabilità da un papa prima del 450, ovvero il 29 settembre, è rimasto fino ad oggi quello in cui tutto il mondo cattolico festeggia “San Michele”. La basilica “in Septimo” fu meta di pellegrinaggi fino al IX secolo, quando il riferimento geografico della festa del 29 settembre risulta trasferito al santuario garganico, alla chiesa di Castel Sant’Angelo a Roma. In Oriente San Michele è venerato con il titolo di “archistratega”, che corrisponde al titolo latino di principe delle milizie celesti che compare nella preghiera a San Michele.
L’apparizione sul Gargano e la diffusione del culto in Europa. Alla fine del V secolo il culto si diffuse rapidamente in tutta Europa, anche in seguito all’apparizione dell’arcangelo sul Gargano in Puglia. Secondo la tradizione, l’arcangelo sarebbe apparso a san Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto l’8 maggio 490, ed indicatagli una grotta sul Gargano lo invitò a dedicarla al culto cristiano. In quel luogo sorge tutt’oggi il santuario di san Michele Arcangelo – Celeste Basilica (nel mezzo del nucleo cittadino di Monte Sant’Angelo), che nel Medioevo fu meta di ininterrotti flussi di pellegrini, i quali per giungervi percorrevano un percorso di purificazione lungo la Via Flancigena.
  A conclusione del suo libro Storia del Santuario di Pompei il beato Bartolo Longo sottolinea il meraviglioso disegno divino sotteso a tutta questa storia dell’apparizione di san Michele dall’antichità ai suoi giorni. Egli scrive: “Quella apparizione del secolo settimo indicò l’apparecchio del regno di Maria in questa Valle abbandonata, ignota, ch’era stata un tempo sotto l’impero del demonio e della colpa. Il portentoso Arcangelo venne a scacciare Satana dalla terra dei Gentili sulla quale doveva sorgere una novella era di grazie, un nuovo sole di misericordia”. E conclude con somma gratitudine fissando l’8 maggio, giorno dell’apparizione, uno dei due giorni della Supplica alla Madonna di Pompei: “Da allora in poi…da quel dì 8 maggio 1876 abbiamo invocato con fede il primo Angelo del cielo a festeggiare con noi la comune Regina”. In conclusione il beato Bartolo Longo era devotissimo dell’Arcangelo a cui consacrò il santuario e le opere di carità di Pompei: “Ed in ciascun anno, in quel giorno 8 maggio, noi ricordiamo due solenni epifanie. Il maggior Principe del cielo, che ha nome meraviglioso, si manifestava alla terra, scegliendo a spettacolo dei suoi prodigi la vetta di un monte. La più grande Regina che mai abbia avuto e cielo e terra, si manifestava anch’Essa ai gementi figli di Eva, scegliendo a centro dei suoi portenti un’umile Valle, la valle di una sepolta città pagana. Seguirà adunque per noi quel giorno due trionfi: il trionfo del più maestoso Angelo del cielo, di quel Principe grande, come lo chiama Daniele, il quale prima della creazione dell’uomo con l’invitta spada della sua fede, della sua umiltà e della sua mansuetudine, difese l’onore dell’Altissimo e dell’Immacolata Donna che doveva essere nel tempo la Madre del verbo di Dio fatto uomo. E insieme il trionfo di Colei che è la Regina della Misericordia cioè dell’amore divino fino al perdono, e che nell’epoca moderna doveva nella Valle di Pompei riportare su Satana nuove e stupende vittorie” (Beato Bartolo Longo).
231. Mira il tuo popolo, o bella Signora che pien di giubilo oggi ti onora. Anch’io festevole corro ai tuoi piè. O santa Vergine, prega per me.
In questa misera valle infelice tutti ti invocano soccorritrice. Questo bel titolo conviene a te. O santa Vergine, prega per me.
Santa Faustina Kowalska, l’apostolo della divina Misericordia, scrisse nel suo diario: “Il giorno della festa di San Michele Arcangelo, io vidi, vicino a me, questo capo che mi disse: il Signore mi ha raccomandato di avere particolarmente cura di te. Sappi che tu sei odiata dal Male, dal Maligno, soprattutto quelli che hanno apparizioni e carismi, ma non aver paura. Chi è come Dio? E scomparve. Ciò nonostante io sento in continuità la sua presenza e il suo aiuto”.
Tra i Papi, nel loro ministero petrino, fu particolarmente devoto all’arcangelo Leone XIII, che è certamente uno dei più grandi papi della storia moderna e che compose sia un esorcismo, che solo i sacerdoti con il mandato possono pregare, sia una invocazione per tutti i fedeli Michele all’arcangelo Michele che fino al 1966, era obbligatorio, per tutti i sacerdoti, recitare al termine della Messa. Il 20 febbraio 1878, al termine di un conclave durato solo 36 ore, il cardinale Gioacchino Pecci fu eletto papa e prese il nome di Leone XIII (1810-1903). Molte persone, oggi molto anziane come me, ricordano che, prima della Riforma Liturgica del Vaticano II, il celebrante e i fedeli si mettevano in ginocchio, alla fine di ogni Messa, per recitare una preghiera alla Madonna e una al Principe degli angeli, scritta dal papa Leone XIII, che diceva: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro le malvagità e le insidie del demonio, sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo a perdizione delle anime”.
Uno dei segretari di Leone XIII, il padre Domenico Penchenino, scrisse sull’origine di tale preghiera a san Michele: Non ricordo l’anno preciso. Un mattino il grande pontefice Leone XIII aveva celebrato al Santa messa e stava assistendone ad un’altra di ringraziamento, come al solito. Ad un tratto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fissare intensamente qualche cosa, al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza batter palpebre, ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colori e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente, come rinvenendo in sé, dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avviarsi verso il suo studio privato. I familiari lo seguono con premura e ansiosi gli dicono sommessamente: “Santo Padre, non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa?”. Risponde: “Niente, niente”. Dopo una mezz’ora fa chiamare il segretario della Congregazione dei Riti e, porgendogli un foglio, gli aggiunge di farlo stampare e di farlo avere a tutti gli Ordinari del mondo. Che cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della invocazione al Principe delle milizie celesti, implorando Dio che ricacci Satana all’inferno”.  Esorcismo invocativo che tutti possono pregare.
Il cardinale Nasalli Rocca, a tal riguardo testimoniò: “Leone XIII scrisse egli stesso quella preghiera. La frase “gli spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime” ha una spiegazione storica, a noi più volte riferita dal suo segretario particolare, mons. Rinaldo Angeli. Leone ebbe veramente la visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza venne la preghiera che volle far recitare in tutta la Chiesa. Non solo, ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo contenuto nel Rituale Romano. Questi esorcismi, egli raccomandava ai vescovi e ai sacerdoti di recitarli spesso nelle moro diocesi e parrocchie. Egli lo recitava spessissimo durante il giorno".
Dovrebbe scuoterci in questa preghiera constatare che proprio oggi, nel secondo decennio del terzo Millennio, in un tempo di rischio di guerra nucleare, secondo Papa Francesco, e in cui, dopo la pubblicazione della terza parte del Segreto di Fatima, è più che mai urgente fare appello all’arcangelo san Michele anche in difesa della Chiesa contro i nemici diabolici all’interno e all’esterno di essa, vi è un gande decadimento della devozione a san Michele.
Nel 1987 Giovanni Paolo II, in visita al santuario di san Michele arcangelo, sul monte Gargano, ebbe a dire: Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell’arcangelo san Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. In questa lotta, l’arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro le tentazioni del secolo per aiutare i credenti a resistere al demonio che come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”.
Nel 1994, il papa ebbe a dire a riguardo della famosa preghiera a san Michele: “Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”. Preghiamola con tanta consapevolezza e fede:
San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio. Capo supremo delle milizie celesti, fa sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen.
Benedizione eucaristica
Benedizione dell’acqua esorcizzata
Unzione sacramentale con l’olio benedetto
Celebrazione eucaristica 

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