Il Papa e l'eutanasia
Il Papa: l’eutanasia non è una scelta di civiltà
La «crescita della richiesta di
eutanasia» conseguente al «processo di secolarizzazione» ha «portato anche a
considerare la volontaria interruzione dell’esistenza umana come una scelta di
“civiltà”». Lo ha denunciato il Papa nell’udienza riservata questa
mattina all’assemblea plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede,
affermando
che «laddove la vita vale non
per la sua dignità, ma per la sua efficienza e per la sua produttività, tutto
ciò diventa possibile». Il Pontefice
latino-americano, che ha sottolineato come la missione del Dicastero abbia «un
volto eminentemente pastorale», ha rilevato con soddisfazione che esso sta
«portando a compimento» anche studi
circa «le implicazioni etiche di un’adeguata antropologia anche nel campo
economico-finanziario».
Durante
la sessione plenaria il Dicastero guidato da pochi mesi dal gesuita Luis
Francisco Ladaria ha approfondito tra l’altro «alcune questioni delicate circa
l’accompagnamento dei malati terminali.
Al riguardo – ha detto il Papa – il processo di secolarizzazione,
assolutizzando i concetti di autodeterminazione e di autonomia, ha comportato
in molti Paesi una crescita della richiesta di
eutanasia come affermazione ideologica della volontà di potenza dell’uomo sulla
vita. Ciò ha portato anche a considerare la volontaria
interruzione dell’esistenza umana come una scelta di “civiltà”. È chiaro che
laddove la vita vale non per la sua dignità, ma per la sua efficienza e per la
sua produttività, tutto ciò diventa possibile. In questo scenario occorre
ribadire che la vita umana, dal concepimento fino alla sua fine naturale,
possiede una dignità che la rende intangibile. Il dolore, la sofferenza, il
senso della vita e della morte sono realtà che la mentalità contemporanea
fatica ad affrontare con uno sguardo pieno di speranza. Eppure, senza una speranza affidabile che lo
aiuti ad affrontare anche il dolore e la morte, l’uomo non riesce a vivere bene
e a conservare una prospettiva fiduciosa davanti al suo futuro.
È questo uno dei servizi che la Chiesa è chiamata a rendere all’uomo
contemporaneo».
Francesco
ha ringraziato la Congregazione per la Dottrina della Fede per l’impegno su
«tutte le varie questioni che oggi richiedono un discernimento pastorale
importante, come nell’esame dei casi relativi ai graviora
delicta e delle domande di scioglimento del vincolo matrimoniale in favorem fidei», compito tanto più essenziale oggi che
l’uomo «non sa più chi è e, quindi, fatica a riconoscere come agire bene. In
questo senso, appare decisivo il compito della vostra Congregazione nel
richiamare la vocazione trascendente dell’uomo e l’inscindibile connessione
della sua ragione con la verità e il bene, a cui introduce la fede in Gesù
Cristo». Di conseguenza, «apprezzo», ha detto il Papa, «lo studio da voi
intrapreso circa alcuni aspetti della salvezza cristiana, allo scopo di
riaffermare il significato della redenzione, in riferimento alle odierne
tendenze neopelagiane e neo-gnostiche. Tali tendenze sono espressioni di un
individualismo che si affida alle proprie forze per salvarsi».
Il
Pontefice argentino ha poi menzionato «gli studi che state portando a
compimento circa le implicazioni etiche di un’adeguata antropologia anche nel
campo economico-finanziario. Solo una visione dell’uomo come persona, vale a
dire come soggetto essenzialmente relazionale e connotato da una peculiare ed
ampia razionalità, è in grado di agire in conformità con l’ordine oggettivo
della morale. Il Magistero della Chiesa ha sempre ribadito con chiarezza, a
questo riguardo, che “l’attività economica deve essere condotta secondo le
leggi e i metodi propri dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale”», ha
detto il Papa citando la «Gaudium et Spes».
La
missione dell’ex Santo Uffizio, ha concluso il Papa, «assume un volto
eminentemente pastorale. Autentici pastori sono coloro che non abbandonano
l’uomo a sé stesso, né lo lasciano in preda del suo disorientamento e dei suoi
errori, ma con verità e misericordia lo riportano a ritrovare il suo volto
autentico nel bene. Autenticamente pastorale è dunque ogni azione tesa a
prendere per mano l’uomo, quando questi ha smarrito il senso della sua dignità
e del suo destino, per condurlo con fiducia a riscoprire la paternità amorevole
di Dio, il suo destino buono e le vie per costruire un mondo più umano. Questo
è il grande compito che attende la vostra Congregazione ed ogni altra
istituzione pastorale nella Chiesa».
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