Epifania

Epifania, il mistero della manifestazione di Gesù Cristo a tutte le genti, rappresentate dai Magi che vennero ad adorare il re dei Giudei appena nato a Betlemme
L’Epifania è la manifestazione del Creatore, che storicamente ha assunto un volto umano di creatura, non solo per il popolo eletto ma per i pagani cioè per tutti e per tutto: è la festa della fede nel Verbo incarnato, come lo chiama san Giovanni dicendo che “il senso di ogni esistenza
cioè il Verbo si è fatto carne”. Il senso della vita cui ogni essere umano è in ricerca non è un’idea, una legge ma l’incontro con una persona divinamente umana: il figlio del Dio vivente nato nella stalla di Betlemme e risorto  sempre presente e operante sacramentalmente tra o suoi, nella sua Chiesa per tutti e per tutto. Celebriamo con l’Epifania il mistero della Manifestazione del Signore a tutte le genti, rappresentate dai Magi, venuti dall’Oriente per adorare il Re dei Giudei. San Matteo, che racconta l’avvenimento, sottolinea come essi arrivarono fino a Gerusalemme seguendo una stella avvistata nel suo sorgere e interpretata quale segno della nascita del Re annunciato dai profeti, cioè del Messia. Giunti, però, a Gerusalemme, i Magi ebbero bisogno di completare la loro sapiente ricerca con le indicazioni dei sacerdoti e degli scribi per conoscere esattamente il luogo in cui recarsi, cioè Betlemme, la città di Davide (Mt 2,5-6; Mic 5,1). La stella cioè la ricerca sapienziale del senso della vita e le Sacre Scritture furono le due luci che guidarono il cammino dei Magi, i quali ci appaiono come modelli degli autentici cercatori della verità. C’è chi ha la semplicità dei pastori e arriva prima. Tuttavia ci conforta il fatto che in fondo anche i saggi che venivano dall’Oriente, esponenti di una civiltà raffinata e progredita che in certo qual modo rappresentano anche noi, hanno trovato la via  che porta alla mangiatoia. Vengono in mente le parole che Evelyn Waugh fa dire all’imperatrice Elena  nel momento in cui trova la croce di Cristo, va a quei saggi venuti dall’Oriente al culmine del loro itinerario di ricerca si trovarono davanti “il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11). Dice il vangelo che “prostratisi lo adorarono”. Avrebbero potuto rimanere delusi, anzi, scandalizzati. Invece, da veri sapienti che sanno che l’onnipotente può fare cose grandi anche attraverso piccole, sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente e con i loro doni simbolici dimostrano di riconoscere in Gesù il Re e il Figlio di Dio. Proprio in quel gesto si compiono gli oracoli messianici che abbiamo sentito nella prima lettura e che annunciano l’omaggio delle nazioni al Dio di Israele. “Siete arrivati tardi – sant’Elena – proprio come me. Prima di voi sono arrivati i pastori, e persino gli animali. Erano già radunati con il coro degli angeli quando voi non vi eravate messi in cammino. Per causa vostra persino le norme rigide che regolano il corso degli astri hanno dovuto essere un po’ modificate. Miei cari cugini, pregate per me, pregate per i grandi di questo mondo, pregate per tutti gli eruditi e i superbi, perché non siano dimenticati davanti al trono di Dio che è amore che giunge fino al perdono”.
Un particolare conferma, l’unità tra intelligenza e fede: è il fatto che “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” Mt 2,12). Sarebbe stato naturale ritornare a Gerusalemme, nel palazzo di Erode e nel Tempio, per dare risonanza alla loro scoperta. Invece, i Magi, che hanno scelto come loro sovrano il Dio nel Bambino, lo custodiscono nel nascondimento, secondo lo stile di Maria, o meglio, di Dio stesso e, così come erano apparsi, scompaiono nel silenzio, appagati, ma anche cambiati dell’incontro con la Verità che rende personalmente liberi di fronte a tutti e a tutto, senza paura. Avevano scoperto un nuovo  Dio nel piccolo in bracco alla mamma, una nuova regalità: quella dell’amore, della tenerezza. Ci aiuti la Vergine Maria, sede e modello della vera sapienza, ad essere autentici ricercatori della verità di Dio, capaci di vivere sempre la profonda sintonia che c’è tra ragione e fede, tra verità e amore, tra scienza e rivelazione. 

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