Domenica IV anno B
All’efficacia della parola, Gesù univa quella dei segni di guarigione e
di liberazione dal male con il dito di
Dio
Il Vangelo di questa domenica (Mc
1,21-28) ci presenta Gesù che, in giorno di sabato, per la prima volta predica
nella sinagoga del Cafarnao, la piccola città sul lago di Galilea dove
abitavano Pietro e suo fratello Andrea. Al suo insegnamento, che suscita la
meraviglia della gente, segue la liberazione di “un uomo posseduto da uno
spirito impuro” (v. 23), che riconosce in Gesù, nel suo
volto umano il “santo,
il dito di Dio”, cioè il Messia atteso
da ogni uomo, dal popolo di Dio in particolare come luce delle genti. In poco
tempo, la sua fama si diffonde in tutta la regione, che Egli percorre
annunciando il Regno di Dio cioè il suo amore per ogni uomo e guarendo i malati
di ogni genere: parola e azione mostrando che il Regno di Dio che annuncia non è un al di là immaginario, posto in un
futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e il
suo amore ci raggiunge concretamente. San Giovanni Crisostomo fa osservare come
il Signore “alterni il discorso a beneficio degli ascoltatori, procedendo dai
prodigi alle parole e passando di nuovo dall’insegnamento della sua dottrina ai
miracoli” di guarigione e di liberazione.
La parola che Gesù rivolge agli
uomini apre immediatamente l’accesso al volere del Padre e alla verità di se
stessi perché solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni
sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un
mondo che, per sua natura, è imperfetto. Non così, invece, accadeva agli scribi
cioè agli intellettuali, che dovevano sforzarsi di interpretare le Sacre
Scritture con innumerevoli riflessioni. Inoltre, all’efficacia della parola
immediata, Gesù univa quella della credibilità attraverso segni soprannaturali
di guarigione e di liberazione dal male.
Sant’Atanasio osserva che “comandare ai demoni e scacciarli non è opera umana ma
divina, dito di Dio”; infatti, il Signore “allontanava dagli uomini tutte le
malattie e ogni infermità. Chi vedendo, constatando il suo potere… avrebbe
ancora dubitato che Egli fosse il Figlio, la Sapienza e la potenza di Dio?”.
L’autorità divina non è una forza della natura. E’ il potere dell’amore di Dio
che crea l’universo e, incarnandosi in un volto umano del Figlio Unigenito del
Padre per opera dello Spirito Santo, scendendo attraverso il grembo verginale
di Maria nella nostra umanità e risorto rimanendovi e operando sacramentalmente,
risana il mondo corrotto dal peccato e libera dalla morte. Scrive Romano
Guardini: “L’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza divina in
umiltà …è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo”.
Spesso per l’uomo l’autorità
significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, l’autorità
significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che
si china a lavare i piedi dei discepoli, che cerca il vero bene di ogni uomo
del suo amore, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande, da
innamorato da dare la vita anche non meritandolo, perché è Amore. In una delle
sue Lettere, santa Caterina scrive: “E’ necessario che noi vediamo e
conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed
eterno, e non può volere altro che il nostro bene”.
Venerdì prossimo 2 febbraio, è festa della
Presentazione del Signore al tempio, Giornata Mondiale della Vita Consacrata,
una testimonianza del sentirsi amati da Dio. Invochiamo con fiducia Maria
Santissima, affinché guidi i nostri cuori ad attingere sempre dalla
misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità, ricolmandola di
ogni grazia e benevolenza, con la potenza dell’amore.
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