Convegno esorcisti
L’ESORCISMO NELLA PASTORALE ORDINARIA DELLA CHIESA
Convegno AIE 2017, relazione del Card. Salvatore
De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo
1 - Un
cordiale e fraterno saluto a tutti nel Signore
Gesù.
Ho accolto ben volentieri l’invito a
partecipare a questo Convegno nazionale
degli esorcisti italiani sia per l’interesse pastorale che ho sempre avuto
per il ministero degli esorcismi sia per la gioia di stare con voi e
condividere le vostre esperienze e le vostre attese.
Ho accolto volentieri anche il tema
affidatomi, “L’esorcismo nella pastorale ordinaria della Chiesa”, perché pone il dito su una piaga ancora viva della
nostra pastorale ordinaria: non conoscere sufficientemente, non accogliere
doverosamente, non valorizzare adeguatamente il dono che Gesù ha dato alla sua Chiesa per il bene dei suoi
figli col ministero dell’esorcismo.
Non riconoscere, non accogliere, non
valorizzare i doni di Dio, soprattutto quando sono garantiti dal Magistero
della Chiesa, è una grave colpa di
orgoglio e di presunzione, a danno della stessa pastorale ordinaria. Se questa
consiste nel prolungamento- attualizzazione dell’unica e universale missione di
liberazione e di salvezza integrale e totale, di tutto l’uomo e di tutti gli
uomini, operata da Gesù e affidata alla sua Chiesa, la liberazione dal Maligno,
nemico della salvezza dell’uomo, è la prima e più necessaria liberazione, come
Gesù ci fa invocare il Padre nella sua preghiera: ”Liberaci dal Maligno”.
Il ministero degli esorcisti oggi è
necessario e urgente come non mai, se nella Presentazione del nuovo Rito degli Esorcismi la Conferenza
Episcopale Italiana (CEI), afferma di essere ”consapevole di offrire ai pastori d’anime e in particolare agli
esorcisti un libro liturgico che nell’attuale situazione del nostro Paese
risponde a un’avvertita esigenza” (CEI n.1).
2
- L’affermazione dei nostri
vescovi suggerisce alcune considerazioni preliminari al nostro tema.
La pastorale ordinaria fa sempre
riferimento alla situazione socio religiosa del tempo in un determinato Paese,
e ogni libro liturgico è garanzia e norma di un’azione liturgica approvata
dalla Chiesa. Ogni azione liturgica, a sua volta, è parte integrante della
missione della Chiesa e quindi della pastorale ordinaria nel suo triplice e
indissociabile aspetto di evangelizzazione, santificazione e carità, anche se
con riferimento a una sua particolare dimensione, com’è la pastorale della
liberazione, della consolazione e degli esorcismi.
Per questo il nuovo Rito è offerto a
tutti indistintamente i pastori d’anime, ossia vescovi e ai presbiteri, anche
se in particolare agli esorcisti, il cui
ministero straordinario è parte integrante della pastorale ordinaria.
E proprio la pastorale ordinaria,
infatti, è interpellata dalla situazione socio religiosa del nostro Paese, come
risulta dalla sintetica ma lucida analisi delle ragioni che motivano l’esigenza avvertita dai vescovi. È bene
richiamarle, perché col passare degli anni non si sono attenuate ma aggravate.
Sono ragioni anzitutto di ordine religioso ed etico, come “la carenza in molte persone di un'incisiva
esperienza di fede e di solide convinzioni religiose, la perdita di alcuni importanti valori
cristiani e
l'oscurarsi del senso profondo della vita”, che “concorrono a creare un clima di incertezza
e di precarietà, il quale a sua volta favorisce il ricorso a forme di
divinazione, a pratiche religiose venate di superstizione, a espressioni
rituali di magia e talora perfino a riti estremamente aberranti, come quelli
del culto a Satana”(n.2), che in Italia si sta diffondendo anche in forma
associativa con oltre 500 gruppi secondo il CESNUR.
Sono ragioni di ordine culturale e sociale, come
il fatto che
«in alcuni
ambienti, la superstizione e la magia convivono con il progresso scientifico e
tecnologico, incapace di dare risposte ai problemi ultimi dell'esistenza, non
essendo competenti sui fini, ma solo sui mezzi. Anzi non è escluso che
l'efficienza scientifica e tecnica, stimolando la bramosia di successo, possa
in certi casi predisporre l'animo alla ricerca dell’efficienza magica,
conferire alle pratiche superstiziose una patina di scientificità e di
rispettabilità, suggerendo collegamenti con la medicina, la psicologia, la
psichiatria, l'informatica; offrire infine alla magia il supporto per uno
sviluppo imprenditoriale di vaste dimensioni, con un movimento di cospicui
capitali» (n.3).
Si pensi al ricorso sempre più
frequente, numeroso e dispendioso a maghi, astrologi, cartomanti, falsi veggenti.
Le conseguenze
sono da una parte “un diffuso e
malsano interesse per la sfera del demoniaco al quale i mezzi di comunicazione
sociale contribuiscono a dare risonanza e supporto”, e dall'altra, «in ampi settori della cultura contemporanea
viene spesso sottovalutata o negata la presenza e l'azione di Satana nella
storia e nella vita personale. Spesso si prende pretesto dal linguaggio,
immaginoso e mitico, di cui a volte si servono la Scrittura, la Tradizione e la
predicazione popolare, per
rifiutare, senza il
necessario discernimento, insieme
all'involucro verbale anche il reale contenuto della
Rivelazione e della dottrina della Chiesa» (n.4).
Indubbiamente se si nega la presenza
reale e personale del demonio, la sua malefica azione ordinaria e
straordinaria, si negano o si trascurano di conseguenza tutti i mezzi
spirituali che il Signore ha dato alla sua Chiesa per combatterlo e vincerlo.
Purtroppo anche oggi fra cristiani e
perfino tra sacerdoti, non voglio
pensare tra vescovi, non mancano coloro che negano o mettono in dubbio
l’esistenza personale del Demonio, considerandolo solo come un simbolo del male
nel mondo, e perciò sono indifferenti o contrari ad ogni forma di esorcismo.
Eppure l’esistenza personale del
Diavolo e dei demoni è una verità della nostra fede, che pervade tutta la
Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, costantemente insegnata senza ambiguità
dal Magistero della Chiesa, e più recentemente nei Documenti del Concilio Vaticano II (in Lumen
Gentium, Gaudium et Spes, Sacrosanctum Concilium, Ad Gentes), nel Catechismo della Chiesa Cattolica e soprattutto nella Premessa dottrinale del Nuovo Rito degli
Esorcismi, particolarmente sottolineata da Padri, Dottori e Santi della
Chiesa in ogni tempo, anche e direi soprattutto nel nostro tempo.
3
- Basti pensare agli interventi
forti e chiari degli ultimi Pontefici.
Si tratta di un magistero costante,
progressivo e tanto più insistente, quanto costante, progressiva e più
insistente oggi è l’azione distruttrice di Satana.
Il Beato Paolo VI nella catechesi
del 17 novembre 1972, sull’ultima invocazione del Padre nostro “Liberaci dal
male”, dichiarava che «uno dei bisogni
maggiori della Chiesa di oggi è la
difesa da quel
male, che chiamiamo il Demonio, un essere vivo, spirituale, pervertito e
pervertitore».
Affermava con decisione, ed è importante
sottolinearlo, che
«esce dal quadro
dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo come
persona realmente esistente; o lo spiega come una pseudo-realtà, una
personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri
malanni».
Avvertiva lucidamente che «quello sul Demonio e sull’influsso, ch’egli
può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su
avvenimenti», è «un capitolo molto
importante della dottrina cattolica da ristudiare», sottolineo “da ristudiare”. E con amarezza
concludeva: «Ma oggi lo è poco». Sono
passati 45 anni e non possiamo dire che oggi “lo è molto”, nonostante gli
innegabili progressi, dovuti anche e soprattutto a voi, carissimi esorcisti.
San Giovanni Paolo II, che secondo P. Amorth è stato il primo papa esorcista, non solo ha
sottolineato che «una tipica attività (di
Gesù) è proprio quella dell' esorcista»,
ma in cinque catechesi ha denunciato l’azione nefasta di Satana confutando
quanti non ci credono o lo sottovalutano, e lamentando particolarmente «l'estendersi dell' ammirazione per Satana,
che sta conquistando vecchi e giovani in molte città dell' Occidente» (Catechesi
del 3,6,1998).
A lui siete certamente grati voi
esorcisti per aver approvato il Rito
rinnovato degli Esorcismi il 1 ottobre 1998.
Non meno deciso è stato Papa
Benedetto XVI, che nel corso del suo pontificato ha parlato più volte di
Satana soprattutto nelle catechesi sul Padre nostro e nei commenti sulle
tentazioni di Gesù,
confutando quanti negano la sua esistenza
personale come già da cardinale aveva fatto nei riguardi di Herbert Haag.
E anche a lui voi esorcisti siete
grati perché in una udienza del mercoledi vi ha incoraggiati a proseguire nel
vostro ministero sostenuti dalla vigile attenzione dei vostri vescovi e dalla incessante preghiera della comunità
cristiana.
Papa Francesco è il Papa che più frequentemente, fin dalla prima
omelia rivolta a noi Cardinali nella Cappella Sistina all’indomani della sua
elezione, sottolinea la presenza e l’azione nefasta del Demonio nella Chiesa e
nel mondo e la necessità dell’esorcismo.
Sono innumerevoli le citazioni in diverse
catechesi e omelie
.Mi limito a due significative confutazioni: a chi
ritiene anacronistico parlare oggi del demonio, ha precisato con forza: «Il Demonio c’è anche nel secolo XXI» (Catechesi
dell’11.4.2014); ad “alcuni preti”
che considerano le liberazioni degli ossessi da parte di Gesù narrate nel
Vangelo come semplici guarigioni da malattie psichiche, ha affermato con
altrettanta forza: « E’ facile dire
:tutti questi non erano indemoniati; erano malati psichici’. No!...Il Vangelo
di oggi incomincia col Demonio scacciato e finisce col Demonio che torna. E
queste non sono bugie. È la Parola del Signore» (Omelia dell’11 febbraio
2014).
E sulla necessità degli esorcismi ha fatto chiaro e significativo
riferimento nel discorso tenuto a conclusione del Corso annuale sul foro interno della Penitenzieria Apostolica di
quest’anno: «Laddove il confessore si
rendesse conto della presenza di veri e propri disturbi spirituali – che
possono essere in larga parte psichici e ciò deve essere verificato attraverso
una sana collaborazione con le scienze umane – non dovrà esitare a fare riferimento
a coloro che,nella
diocesi, sono incaricati
di
questo
necessario (sottolineo necessario) e delicato ministero,vale a dire agli esorcisti. Ma questi
devono essere scelti con molta cura e molta prudenza».
4
- Si comprende bene così
l’importanza della lotta contro il Maligno nella pastorale ordinaria della
Chiesa, con tutti i mezzi a sua disposizione, inclusi gli esorcismi. E si
comprende anche come in ogni diocesi il vescovo, per amore dei suoi fedeli,
dovrebbe assicurare la presenza dell’esorcista, tanto più che le richieste
diventanto più frequenti e insistenti.
Indubbiamente l’azione ordinaria di Satana è la
tentazione al
male.
E’ questo, come precisano i vescovi italiani nella
Presentazione, «il
pericolo più grave e dannoso in quanto si oppone direttamente al disegno
salvifico di Dio e all'edificazione del Regno. Satana riesce a impadronirsi davvero
dell'uomo in ciò che ha di più intimo e prezioso quando questi, con atto libero
e personale, si mette in suo potere con il peccato. Invece i fenomeni diabolici
straordinari della possessione, dell'ossessione, della vessazione e
dell'infestazione sono possibili, ma di fatto, a parere degli esperti, sono
rari. Provocano certo grandi sofferenze, ma di per sé non allontanano da Dio e
non hanno la gravità del peccato» (CEI,n.7).
Precisata questa chiara distinzione,
giustamente traggono una saggia raccomandazione: «Sarebbe quindi da stolti prestare tanta attenzione all'eventuale
presenza del Maligno in alcuni fenomeni insoliti e non preoccuparsi affatto
della realtà quotidiana della tentazione e del peccato, in cui Satana, ‘omicida
fin dal principio e ‘padre della menzogna’ (Gv 8,44), è sicuramente all'opera»
(CEI, ib.).
Alla lotta ordinaria contro Satana
siamo impegnati tutti noi sacerdoti. A quella straordinaria solo i sacerdoti
esorcisti legittimamente autorizzati dal proprio vescovo. Tutti, comunque,
abbiamo il dovere di conoscere e valorizzare le risorse spirituali che il
Signore mette a disposizione della sua Chiesa in modo che, sia nel ministero
ordinario sia in quello straordinario della lotta al Maligno, due aspetti
inscindibili e complementari della pastorale ordinaria affidata a ogni
sacerdote, possiamo essere per i nostri fedeli la presenza, la voce, le mani,
il cuore di Gesù, che guarisce, libera, salva, consola e santifica con la forza
del suo Amore, che è lo Spirito Santo, e con l’onnipotenza della sua
Misericordia, che non ha limiti.
5
– Il ministero della liberazione,
della consolazione e degli esorcismi risponde a una delle principali facoltà
proprie del carisma sacerdotale, e quindi a una delle esigenze fondamentali
della carità pastorale.
Con l’imposizione delle mani e la
preghiera del vescovo, lo Spirito Santo ci ha configurati ontologicamente a
Cristo unico sommo ed eterno Sacerdote della nuova Alleanza, capo, servo, sposo
e pastore della Chiesa, facendo di noi le icone sacramentali della sua presenza
di Buon Pastore e gli strumenti vivi della sua incessante missione di
liberazione e di salvezza, della sua opera
che “il Vangelo descrive come una
lotta contro Satana” secondo l’efficace precisazione dei nostri vescovi
(CEI, n.5), come liberazione dal Maligno sul quale ha riportato totale e definitiva vittoria (ib.,n.6), anche se
da parte nostra non deve mai venir meno l’impegno della preghiera e della
vigilanza (ib., n.7).
La carità
pastorale è derivazione, partecipazione e manifestazione dell’amore di
Cristo buon Pastore, che. durante la
sua vita terrena, non solo nel deserto ha vinto le
tentazioni di Satana (cf. Mt 4, 1-11; Mc 1, 12-13; Lc 4, 1-13),
e nel Getsemani il suo assalto finale (cf Lc 22), anticipando la vittoria
definitiva con la sua risurrezione; non
solo con la sua autorità ha scacciato Satana e gli altri demoni imponendo loro
la sua volontà come segno della sua messianicità (cf Mt 12, 27-29; Lc 11,
19-20); ma ha dato agli Apostoli e agli altri discepoli il potere di scacciare
gli spiriti immondi (cf Mt l0,
1. 8; Mc 3, 14-15; 6, 7.13; Lc 9,1;
l0, 17. 18-
20), come uno, anzi il primo, dei segni che avrebbero
accompagnato quanti credono in lui: “Nel
mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove”. (cf
Mc 16,17).
6
- Il ministero degli esorcismi,
pertanto, è un aspetto non secondario della missione sacerdotale e quindi della
pastorale ordinaria. Nel passato addirittura prima dell’Ordinazione
Presbiterale si riceveva l’Ordine minore (cosi si chiamava allora)
dell’Esorcistato, (l’ho ricevuto anch’io nel 1951), ma non lo si doveva
esercitare. Era comunque un segno dell’interesse della Chiesa per questo
ministero nella missione della pastorale
ordinaria affidata ai presbiteri.
In che cosa consiste tale missione e
come realizzarla fruttuosamente, lo ha precisato San Marco, che così racconta
la chiamata e la scelta degli Apostoli: “In
quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono
da lui. Ne costituì Dodici che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per
mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni”(Mc 3,13-15).
Marco pone come prima ragione
della vocazione apostolica: ”Perché stessero con lui”, ossia la
preminenza della vita interiore, della contemplazione, e il primato della
grazia.
Connessa, e in modo inscindibile, con
questa esigenza fondamentale, pone la seconda, anch’essa essenziale e
ineludibile: “per mandarli a predicare”,
ossia per esercitare la missione evangelizzatrice a tutto campo, considerata
nel senso amplissimo inteso dal B. Paolo VI nella Esortazione “Evangelii Nuntiandi, comprensivo cioè
di tutte le dimensioni dell’opera della salvezza e di conseguenza della
pastorale ordinaria che l’attualizza.
Di queste dimensioni Marco rimarca
particolarmente una: “con il potere di
scacciare i demoni”. E questo va sottolineato perché, se gli apostoli
dovranno prolungare nel tempo la presenza e l’azione sempre viva di Gesù,- e in
questo consiste la pastorale ordinaria - dovranno prolungare anche questa
dimensione non secondaria ma addirittura prioritaria della sua missione di
salvezza: scacciare i demoni.
E se è proprio della missione dei
vescovi come successori degli Apostoli il potere di scacciare i demoni, questo
potere non può non caratterizzare anche quella dei presbiteri, “necessari
collaboratori” dell’Ordine Episcopale (Praesbiterorum
Ordinis, n.7): solo i sacerdoti, infatti, possono essere esorcisti.
E’ una prospettiva vocazionale,
questa, che va tenuta presente nella formazione umana, spirituale,
intellettuale e pastorale sia dei futuri presbiteri nei seminari sia in quella
permanente dopo l’Ordinazione, in modo che il vescovo non abbia eccessive
difficoltà a trovare nella sua diocesi sacerdoti ai quali affidare il ministero
di esorcista, com’è suo dovere.
Non so in quanti seminari d’Italia si
faccia questo: ho l’impressione in pochi. Sono rimasto deluso nel sentire da
seminaristi di alcuni seminari e facoltà teologiche che non è stato presentato
loro neppure il nuovo Rito degli Esorcismi. Eppure esso fa riferimento
a diverse discipline,
Sacra Scrittura, Teologia
Dommatica, Morale, Diritto, Pastorale e
soprattutto Liturgia, e offre un innegabile contributo anche alla formazione
spirituale dei futuri sacerdoti, che dovranno combattere contro Satana.
In realtà tutti i sacerdoti vanno
considerati potenziali esorcisti, perché questo ministero è connesso con la
grazia e i poteri sacramentali dell’Ordinazione.
Le qualità richieste negli esorcisti, “provata pietà, scienza, prudenza e integrità
di vita” (Rito n.18), sono quelle che devono caratterizzare la vita di ogni
sacerdote, anche se per esercitare gli esorcismi devono essere di più alto
profilo.
E se occorre essere “specificamente preparati a questo ufficio”(ib.),
si comprende come occorra non solo programmare iniziative di formazione e di
aggiornamento, come questa, a livello diocesano o regionale o nazionale, ma
anche che esse siano seguite e partecipate con interesse da tutti i sacerdoti,
come momenti non secondari della doverosa formazione permanente.
In questo senso va letta anche la
raccomandazione dei vescovi italiani nei riguardi degli esorcisti: ”E’ conveniente che gli esorcisti della
stessa diocesi si incontrino qualche volta tra loro e con il vescovo, per
condividere le loro esperienze e riflettere insieme. Sembra opportuno che
incontri analoghi si svolgano anche a livello interdiocesano e nazionale” (CEI, n.14).
Genericamente, pertanto, devono essere
preparati tutti i sacerdoti perché, come precisa sempre il Nuovo Rito, - e
questo è un tratto fondamentale della pastorale ordinaria - “l'aiuto spirituale non si deve negare
neppure ai fedeli che, pur non toccati dal Maligno (cf 1 Gv 5, 18), soffrono
tuttavia per le sue tentazioni, decisi a restare fedeli al Signore Gesù e al
Vangelo. Ciò può essere fatto anche da
un sacerdote non esorcista, o anche da un diacono, utilizzando preghiere e suppliche
appropriate” (ib. n.15).
Queste sono contenute nel nuovo
Rituale, il quale, anche per tale ragione, deve essere conosciuto da tutti i
sacerdoti, dai diaconi e persino dai fedeli, specialmente se hanno ricevuto un
ministero istituito, per cui l’esorcista può convenientemente utilizzarlo.
7
– Luogo privilegiato della
pastorale ordinaria è la parrocchia.
Definita da San Giovanni Paolo II “ultima localizzazione della Chiesa e in un
certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle
sue figlie” (Christi Fideles Laici, n.26), è in essa che in concreto si
realizza la pastorale ordinaria della quale fa parte integrante quella degli
esorcismi, la quale perciò non può essere né ignorata né sottovalutata.
L’esorcismo, infatti, come
sacramentale, è sempre un’azione liturgica, ossia azione di Cristo e della
Chiesa; quindi non un fatto privato, solamente personale o familiare, ma un
evento di grazia che riguarda tutta la Chiesa e investe in particolare l’
attenzione, l’interesse e la responsabilità di ogni comunità parrocchiale, come
comunità di fede, di speranza e di carità.
8
– Nella parrocchia comunità di fede, i sacerdoti nella
predicazione, nella catechesi, nelle omelie, nei corsi di formazione dei
gruppi, dei movimenti, delle associazioni, hanno il dovere di annunciare il
Vangelo senza cesure arbitrarie e in totale sintonia col Magistero della Chiesa, per cui i fedeli
vanno illuminati anche sull’esistenza personale, la natura spirituale, e
l’azione sia ordinaria sia straordinaria del Maligno.
Mi pare di grande utilità al riguardo
richiamare quanto i Vescovi italiani hanno raccomandato sotto la voce di
“attenzioni pastorali: ”L'attuale
diffusione delle manifestazioni
superstiziose,
della magia e
del satanismo richiede una certa sollecitudine pastorale, a tener desta la
quale può contribuire la pubblicazione e l'uso adeguato del Rito stesso. A
questo riguardo è necessario da parte dei pastori d'anime:
-
richiamare, con sapienza e prudenza, i fedeli a non ricercare il
sensazionale e a evitare sia la stolta credulità che vede interventi diabolici
in ogni anomalia e difficoltà, sia il razionalismo preconcetto che esclude a
priori qualsiasi forma di intervento del Maligno nel mondo;
-
mettere in guardia i fedeli nei confronti di libri, programmi televisivi,
informazioni dei mezzi di comunicazione che a scopo di lucro sfruttano il
diffuso interesse per fenomeni insoliti
o malsani;
-
esortare i fedeli a non ricorrere mai a coloro che praticano la magia o si
professano detentori di poteri occulti o medianici o presumono di aver ricevuto
poteri particolari. Nel dubbio circa la presenza di un influsso diabolico è
necessario rivolgersi prima di tutto al discernimento dei sacerdoti esorcisti e ai sostegni di grazia offerti dalla
Chiesa soprattutto nei Sacramenti;
-
presentare il significato autentico del linguaggio usato dalla Sacra
Scrittura e dalla Tradizione e far maturare nei cristiani un atteggiamento
corretto riguardo alla presenza e all'azione di Satana nel mondo;
-
ricordare nella catechesi e nella predicazione che la superstizione, la
magia e, a maggior ragione, il satanismo sono contrari alla dignità e
razionalità dell'uomo e alla fede in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo
nostro Salvatore” (CEI,n.8).
Va esposta comunque e illustrata tutta
la ricca riflessione dottrinale contenuta nel Proemio e nelle Premesse
Generali del nuovo Rito.
I fedeli hanno il diritto di conoscere
il significato e il valore di sacramentali e la varietà degli esorcismi, come
anche che ne sono ministri solo i sacerdoti, sia per superare equivoci o errate
interpretazioni oggi ricorrenti come non mai attraverso i mass- media. sia per
farvi ricorso con fede, quando è necessario, come forza di Dio che supera
immensamente e vince sempre quella, comunque sottomessa, di Satana.
9 - La parrocchia, come comunità di
speranza, dell’unica Speranza che non delude, Gesù Cristo morto e risorto,
vincitore del peccato e della morte, del demonio e delle sue seduzioni, deve
esprimere la premura della Chiesa, che “nella
lotta contro Satana
–
come ci ricordano i nostri
Vescovi - accompagna i suoi fedeli con la
preghiera e l’invocazione della presenza efficace di Cristo.(CEI n.10). E’
importante notare che i nostri Vescovi affermino che “è questa del resto la tradizione pastorale ordinaria della Chiesa”(ib.)
Come ha promesso Gesù è sempre
presente nella sua Chiesa in molti segni, ma soprattutto attraverso i sacramenti.
Se questi hanno il loro vertice
nell’Eucaristia, massima presenza personale di Gesù Risorto e vivo e massima
forza debellatrice del Demonio, particolare disponibilità da parte dei
sacerdoti va riservata ai due sacramenti della guarigione, la Penitenza e
l’Unzione dei malati, anche per il loro particolare riferimento diretto o
indiretto alla terapia soprannaturale richiesta nell’esercizio specifico della
liberazione e della consolazione, come
sono gli esorcismi.
A tal riguardo i parrocchiani non devono
ignorare, come è precisato dalla
Congregazione del Culto nella Introduzione del nuovo Rito, che l’esorcismo,
soprattutto quello solenne, detto anche
“grande esorcismo”, è “una celebrazione
liturgica, che mira a scacciare i demoni o a liberare dall' influenza
diabolica mediante l'autorità spirituale
che Gesù Cristo ha affidato alla sua Chiesa”; è “una preghiera del genere dei sacramentali, ossia segno sacro per mezzo del quale sono
significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti
soprattutto spirituali” (n. 11).
Tra le azioni liturgiche non va
sottovalutata l’importanza del Rinnovamento
delle rinunce e promesse battesimali. Previsto nella Veglia Pasquale e
nella celebrazione di alcuni Sacramenti, sarebbe opportuno estenderlo ad altri
momenti significativi della vita dei fedeli e delle famiglie, spiegandone il
significato e richiamandone gli impegni concreti.
10
- Come comunità di amore, la parrocchia manifesta la sua attenzione verso
i poveri, i prediletti del Signore. Non può dimenticare, anzi “deve amare con amore preferenziale” chi
in essa “è in potere del Maligno” e che
per questo “è il più povero dei poveri,
bisognoso di aiuto, di comprensione e di consolazione” (CEI,n.16).
Attraverso la preparazione e la disponibilità
anzitutto dei sacerdoti preposti, ma anche dei laici che la compongono, la
Parrocchia dovrebbe essere in grado di conoscere, individuare, accogliere per
il necessario discernimento quanti sono tormentati o si ritengono tormentati
dal Demonio, in modo che si possano eventualmente indirizzare o, meglio,
presentare all’esorcista diocesano per ogni opportuno intervento, e li possa
seguire durante
il non facile cammino di
liberazione, anzitutto con la preghiera e
con l’azione.
Con la preghiera anzitutto. Non so in quante parrocchie in Italia si prega
per loro e per gli esorcisti che li servono e li curano nel nome, nella persona
e per mandato di Gesù, liberatore e salvatore, medico delle anime dei corpi.
Eppure proprio la preghiera ha particolarmente raccomandato il Signore per
scacciare i demoni. E tra le preghiere è ben non trascurare di ricorrere, come
d’altronde si fa durante l’esorcismo, all’intercessione della Vergine
Immacolata: e diversi esorcisti hanno testimoniato il terrore che la recita del
Santo Rosario esercita sul demonio.
La preghiera, a sua
volta, stimola, anima e sostiene l’azione.
Come vi sono in parrocchia lodevoli
operatori della carità verso coloro che soffrono nel corpo e nello spirito,
così non può mancare un servizio qualificato di autentica carità verso coloro
che soffrono più di altri nello spirito e nel corpo perché tormentati dal
Demonio. E non mancheranno, se tale servizio viene presentato come una
specifica vocazione e missione di amore, particolarmente gradito a Dio.
Sarà allora anche più facile trovare e
formare parrocchiani disposti a collaborare con gli esorcisti, specialmente
nella fase di accoglienza, ascolto, discernimento e accompagnamento,
soprattutto se competenti nel campo della medicina e delle scienze umane.
Tale collaborazione è richiesta in modo
particolare quando l’esorcista deve celebrare l’esorcismo maggiore nella forma
imperativa: deve essere allora “moralmente
certo che la persona da esorcizzare è
veramente posseduta dal demonio (Rito, n.16), e quindi “dopo attento esame e dopo aver consultato
per quanto è possibile, persone esperte
in questioni di
vita spirituale e, se
necessario, persone esperte in medicina e
psichiatria, competenti anche nelle realtà spirituali”(ib., n.17).
Non meno utile di questo generoso
servizio è, dopo la guarigione, l'aiuto della comunità all’ossesso, bisognoso
di essere perseverante nell’ascolto della parola di Dio, nella frequenza ai
Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, nella preghiera, nell’impegno
della vita cristiana e nelle opere di carità.
Né va trascurata la famiglia dei
tormentati dal Maligno, che ne subisce più direttamente le sofferenze e le
conseguenze, per cui non va lasciata sola, ma deve sentire la vicinanza, il
calore e la condivisione della comunità che apre il cuore e tende le braccia
col senso materno della Chiesa.
Papa Francesco nella catechesi del 3
settembre 2016 ha sottolineato l’impegno materno di tutta la Chiesa, che nella
sua missione di salvezza, e quindi nella pastorale ordinaria, “ha il coraggio di una madre che sa di dover
difendere i propri figli dai pericoli che derivano dalla presenza di Satana nel
mondo, per portarli all’incontro con Gesù”.
E segni concreti della maternità della
Chiesa sono i Centri di ascolto e i Centri diagnostici psico-spirituali, costituiti
da alcuni esorcisti, coinvolgendo le parrocchie più sensibili alle istanze
pastorali verso i fratelli e sorelle particolarmente tormentati dal Maligno
11
– Per tutte queste ragioni e perché
la pastorale degli esorcismi è parte integrante della pastorale ordinaria della
Chiesa nella sua espressione più immediata e concreta, la parrocchia, è
necessario ricuperare o costruire un rapporto reale parrocchia- esorcismi.
Molto dipende dal rapporto tra i
sacerdoti della parrocchia e gli esorcisti, un rapporto sacramentale fondato
sulla comune Ordinazione e Missione, da vivere e consolidare intensamente e
reciprocamene con la forza della carità fraterna, nello spirito della comunione
presbiterale che è come l’anima della comunione ecclesiale.
Se il Diavolo è colui che divide per
antonomasia, noi sacerdoti, tutti impegnati nel combatterlo, dobbiamo essere
gli uomini della comunione per antonomasia, amandoci, stimandoci, aiutandoci e
collaborando tra di noi, memori che i vincoli soprannaturali della comune
Ordinazione, sono più forti e duraturi di quelli della carne e del sangue.
12
- Termino con un augurio e una
speranza: che il ministero degli esorcismi sia più conosciuto, più valorizzato,
più integrato in tutta la pastorale ordinaria delle Diocesi e delle parrocchie,
non come un fatto marginale ed elitario riservato a pochi, ma come un grande
dono di Dio a tutta la comunità cristiana per la incessante liberazione di
ciascuno dei suoi membri dalle insidie incessanti del Maligno, condizione
preliminare e ineludibile per crescere in santità di vita e in fecondità apostolica,
E’ questa la finalità suprema della
missione sacerdotale e della pastorale ordinaria. E questo auguro di cuore a voi
e a me.
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