Preghiera 78
Quando la voce di Gesù Risorto ci scuote convenendo nella preghiera di
liberazione, allora anche gli occhi si aprono e possiamo dire con Maria di
Magdala, liberata dalla totalità dell’azione diabolica: “Ho visto il Signore”
Madonna della Salute Dossobuono lunedì 2 ottobre 2017 18,30 – 20,30
Canto di esposizione
(67). Hai nascosto in Croce la divinità sull’altar veli pur l’umanità; Uomo –
Dio la fede ti rivela a me, come al buon ladrone dammi un giorno il ciel.
Anche se le piaghe
non mi fai toccar grido con Tommaso: “Sei il mio Signor”; cresca in me la fede,
voglio in te sperar pace trovi il cuore solo nel tuo amor.
Sei ricordo eterno che morì il Signor pane
vivo, vita, tu
diventi in me. Fa che la mia mente luce attinga a te e della
manna porti il gusto in sé.
Come il pellicano
nutri noi di te; dal peccato grido: “Lavami, Signor”. Il tuo sangue è fuoco,
brucia il nostro error, una sola stilla, tutti può salvar.
Ora guardo l’Ostia,
che ti cela a me, ardo dalla sete di vedere te: quando questa carne si
dissolverà, il tuo viso, luce, si disvelerà. Amen
Paolo VI nel 1972 ci ha ricordato che “il demonio è
all’origine della prima disgrazia dell’umanità. E’ il nemico numero uno, è il
tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante
esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che
semina errori e sventure nella storia umana”.
Gesù risorto, qui dinnanzi a noi, ha vinto il Maligno e
continuando a vincerlo in noi ci libera, ci guarisce, ci sostiene incontrandolo
soprattutto insieme. Davanti a Lui qui convenuti mensilmente vorremmo rivivere
l’esperienza della liberata divenuta Apostola degli apostoli nel primo annuncio
della risurrezione, come l’ha chiamata fin dal 500 san Gregorio Magno, Maria di Magdala. Erano
usciti sette demoni, espressione che nel linguaggio biblico indicava un
gravissimo (il sette è il numero della pienezza) male fisico o morale con cui
il demonio aveva colpito la donna e da cui Gesù l’aveva liberata. Liberata,
guarita è stata riportata alla vita e che, come i Dodici, è divenuta una sua
discepola piena di amore. Lo segue, lo serve, ascolta il suo insegnamento, vive
con Lui. Nominarla all’inizio della vita pubblica e poi di nuovo con la madre
di Gesù sotto la croce mette in evidenza
come ella sia stata e rimanga partecipe con Maria dell’intera vicenda di Gesù
che nella preghiera libera, guarisce, consola: nel Vangelo di Luca le donne
sono la realizzazione del “perfetto discepolo” perché, come abbiamo bisogno
noi, camminano con Lui in Galilea, salgono con Lui a Gerusalemme, fino al
Calvario, per divenire poi le prime, lei la prima testimone della Sua
Risurrezione per cui sacramentalmente in questo momento siamo di fronte a Lui
che opera anche questa sera con loro quello che il Vangelo in questo momento ci
fa rivivere con il servizio e l’ascolto della sua Parola cioè con la preghiera
per il vissuto di questo mese di ottobre, il mese del Rosario in famiglia. E’
un discepolato cioè un lasciarsi assimilare a Lui fedele e radicale con cui veniamo continuamente liberati dall’azione del
Maligno: Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore (Gv 12,26).
Quando, nell’ora della Passione, tutti abbandonano Gesù (Mc
14,50), le uniche che continuano a seguirlo
sono quelle donne con Maria, la madre di Gesù e nostra. Sia Marco che
Matteo menzionano per prima la Maddalena tra le donne che osservano, da
lontano, quanto avviene sul Golgota e poi al luogo della sepoltura cogliendo
quello che non era stato fatto da Giuseppe e Nicodemo sul corpo di Gesù aspettando il momento per poterlo fare: Vi erano anche alcune donne, che
osservavano da lontano, tra le quali
Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le
quali quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che
erano salite con lui a Gerusalemme (Mc 15, 40-41; Mt 27,55-56). Maria di Magdala e Maria madre di Ioses
stavano a osservare dove veniva posto
(Mc 15,47; Mt 27,61). Le donne non hanno paura del Vangelo cioè dello stare
con Dio che ha assunto un volto umano, che porta fino alla croce. Costanza, fedeltà,
abbandono di certezze mondane, radicalità sono i tratti peculiari della sequela
e dell’assimilarsi all’altezza, portare ogni essere umano a figlio nel Figlio,
alla larghezza, non esclude nessuno, alla profondità, condivide fino in fondo
le nostre miserie, alla lunghezza, nessuna difficoltà lo vince, dell’amore del Crocefisso.
Ecco l’importanza dell’icona del Crocefisso nell’azione liberatrice.
(335) R) Ti saluto, o
Croce santa, che portasti il Redentor; gloria, lode, onor ti canta ogni lingua
e ogni cuor.
Tu nascesti tra
braccia amorose d’una Vergine Madre, o Gesù; tu moristi tra braccia pietose
d’una croce che data ti fu. R) Ti saluto…
Tutte quelle donne divengono immuni dal soccombere nella
tentazione cui va incontro Pietro e libere dall’azione del Maligno che travolge
Giuda dimostrando i tratti distintivi dell’autentico discepolo. Forse, in primo
luogo, proprio in quella libertà del “lasciare tutto” che dimostrano, al punto
da affrancarsi dalle regole sociali. Dimostrano anche un “andare fino in fondo”
che caratterizza il loro atteggiamento di amore nei giorni della Passione.
Questo “andare fino in fondo” è, in particolare, l’atteggiamento di una
resistenza incrollabile all’insuccesso, alla prova della morte cioè non avere
la debolezza dell’aver paura, la forza del Maligno.
Una “resistenza” che l’Evangelista Giovanni esprime con il
verbo “stare (stavano presso la croce di
Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di
Magdala (Gv 19,25), un verbo che significa anzitutto l’esserci di fronte a
tutte le reazioni, uno stare eretta, in piedi, salda Maria di Magdala in
quell’amore che non l’aveva fatta indietreggiare mai e che l’aveva condotta fin
sotto la croce, accanto alla Madre di Gesù che per prima stava. La Madre, Maria
di Cleopa e Maria di Magdala stanno vicino
non tanto alla croce, quanto al Crocefisso che rende sempre vittoriosi di
fronte ad ogni azione del Maligno che agisce provocando paura. Lo stare di Maria di Magdala evoca dunque
fedeltà nella prova, una fedeltà che si contrappone alla fuga di tutti gli
altri, di coloro che l’hanno tradito o rinnegato. Stare espressione di fedeltà messa alla prova, ma salda, dono della
continua preghiera. Nemmeno al sepolcro lei verrà meno, ma continuerà a
rimanere.
In tutti i passi evangelici che la nominano esplicitamente,
Maria di Magdala è posta per prima nel gruppo delle donne che seguono da vicino
e aiutano Gesù con gli apostoli; ed è certamente questa la ragione per cui le è
riservato l’onore di guida del corteo non solo delle più vicine ma anche di tutte
le altre donne che ascoltano l’insegnamento del Cristo.
Nel Vangelo di Giovanni, però, a differenza dei Sinottici,
il mattino di Pasqua ella è sola, protagonista, come riviviamo questa sera, di
un percorso di fede unico e intensissimo, scandito da una serie di verbi di
visione; ed è proprio l’incontro con Gesù Risorto nel Quarto Vangelo a
descrivere, a svelare l’identità profonda e autentica di Maria di Magdala. Sono
i dieci versetti giovannei a dirci chi ella sia:
Il primo giorno della
settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando ancora era
buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da
Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:
“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”
(Gv 20, 1-2).
I racconti dei Sinottici (Marco, Matteo, Luca) assegnano
alle donne il compito di portare gli
aromi (Lc 24,1) per completare la sepoltura del corpo di Gesù; in Giovanni,
invece, Maria viene al sepolcro senza un obiettivo specifico, essendo la
sepoltura già stata compiuta da Giuseppe di Arimatea e da Nicodemo. Dunque,
l’unica ragione che la spinge ad andare al sepolcro è lo slancio del cuore,
espressione di un amore profondo. Maria sa che Gesù è morto, eppure non riesce
a stargli lontana; è un gesto tipicamente femminile, questo cercare appassionatamente
la persona amata, andando anche aldi là della fisicità dell’incontro, per poter
comunque stare vicini a colui che si è perso. Ma, giunta lì, vede la
pietra rimossa. Nel Quarto Vangelo il vedere
gioca un ruolo particolarmente importante nel portare alla fede:
L’Evangelista utilizza tre diversi verbi, perché ciascuno di essi assume un
significato particolare e definisce un diverso orizzonte del vedere.
(209) 1. Le tue mani
son piene di fiori: dove li portavi, fratello mio? Li portavo alla tomba di Cristo,
ma l’ho trovata vuota, fratello mio! R) Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia!
2. I tuoi occhi
riflettono gioia: dimmi: cos’hai visto, fratello mio? Ho veduto morire la
morte: ecco cosa ho visto, fratello Mio! R)Alleluia …
Qui Maria scorge con
gli occhi, nota che la pietra è stata spostata dal sepolcro; si tratta di
un vedere fisico; di una pura percezione sensoriale. Da questa percezione
progressiva che porta alla fede deriva alla donna una conclusione altrettanto
sensoriale: il cadavere non c’è più, quindi è stato rubato, portato via. Maria
non è entrata nel sepolcro, eppure la prima deduzione che ella trae dal vedere
il sepolcro aperto non è la Risurrezione, bensì il furto della salma E’
mattino, sì, ma era ancora buio…A
un’indicazione cronologica l’Evangelista accosta un tempo dell’anima: è buio
nel cuore di Maddalena, oscurato dal dolore; c’è l’angoscia di una donna che
cercava il maestro tanto amato, di cui anelava almeno la tomba e che adesso ha
perso anche questo punto di riferimento. Non solo la vita di Gesù, ma anche il
suo misero corpo, le sono stati sottratti. Al dramma si aggiunge la cocente
delusione di non piangere vicino a quello che restava del suo amato Signore.
L’ha perso una seconda volta (così crede) ma non desiste e piangendo continua a
cercarlo.
E allora corre, sconvolta, a riferire quanto ha visto a
Pietro e al discepolo che Gesù amava. Non
è espresso chi abbia rimosso la pietra (il passivo teologico suggerisce al
lettore che il soggetto è Dio!), così non sono identificati coloro che hanno portato via Gesù, tuttavia nelle
parole di Maria ai discepoli si avverte un inconsapevole spiraglio di luce.
Ella non dice infatti: “Hanno portato via il
corpo di Gesù”, bensì hanno portato
via il Signore dal sepolcro. Senza
saperlo ancora, e senza volerlo, Maria parla del Signore come di un vivente. I due discepoli corrono al sepolcro a
Giovanni specifica che il Discepolo Amato capendo
vide e credette (20.8). Se nella tomba vuota e nelle bende piegate con cura
vede il segno che lo conduce a comprendere che il corpo non è stato rubato né
portato altrove, tuttavia i due discepoli se
ne tornano di nuovo a casa ( Gv 20,10). I discepoli vanno via – il sepolcro
sembra non avere più interesse per loro -, e nulla viene detto delle loro
reazioni, se e cosa abbiano annunciato agli altri; sembra quasi poterli
immaginare andare via restando in silenzio poiché il sepolcro vuoto non è sufficiente per
credere, occorrono insieme le apparizioni. Al sepolcro, come sotto la croce,
resta invece Maria.
Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e
piangeva (Gv.20,11). Il pianto esprime tutto il suo affetto e il suo
attaccamento a Gesù, ma anche il suo restare legate al passato anche biologico.
Il suo sguardo è di nostalgia per una assenza. Insieme, però, il pianto di Maria
è il pianto dell’”amata” in cerca del suo “amato”. Come la sposa del Cantico dei Cantici ella cerca, nella
notte, l’amato del suo cuore e non lo
trova: Sul mio letto, lungo la notte, ho
cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato e non l’ho trovato. Mi alzerò e
farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore
dell’anima mia (Ct 3,1-2; 5,6). Quanto, purtroppo al confronto, siamo
freddi nelle nostre preghiere!
Nel pianto compie lo stesso movimento che Pietro aveva
compiuto poco prima; si china all’interno del sepolcro e l’assenza comincia a
essere colmata da alcune “presenze”. Maria, infatti, vede due angeli in bianche vesti seduti a capo e a piedi del luogo dove giaceva il corpo di Gesù. Essi sono come i “custodi”
di un sepolcro inviolato, ma vuoto, sono come i cherubini che si fronteggiano
da ogni lato del Propiziatorio dell’Arca dell’Alleanza. Alla loro domanda, ella
risponde così come aveva annunciato ai discepoli il presunto furto, aggiungendo
una nota affettiva e personale: Hanno
portato via il mio Signore e non so
dove l’hanno posto (20, 13). Non si è mossa di un passo
dall’interpretazione data alla pietra rimossa. E’ rimasta bloccata, ferma al sepolcro
aperto. E’ invece necessario “voltare le spalle” al sepolcro - simbolo di morte,. E, difatti, quando ella
si volta indietro vede Gesù, in piedi; ma
non sapeva che fosse Gesù (v.14).
E’ uno sguardo diverso dal primo, da quello rivolto alla
pietra rotolata via dal sepolcro! Nel Quarto Vangelo il verbo è strettamente
connesso ai segni che Gesù opera (Gv 2,23; 6,1-2; 7,3) e diverse volte serve a
descrivere lo sguardo scrutatore del discepolo che è già consapevole del
mistero di Gesù. E’ un vedere che scatena in qualche modo una reazione – più o
meno immatura – di fede; è insieme visione e riconoscimento, mista però a un
senso di smarrimento; la conoscenza non è totale; la conoscenza non è profonda e immediata. Maria, infatti, non
riesce a riconoscerlo, i suoi occhi sono ancora appannati; è legata ancora alla
memoria, alla ricerca di un morto e non è ancora capace di riconoscere colui
che invece è vivo per ritornare sacramentalmente sempre vivo e operante. Ella,
che non lo ha riconosciuto nel vederlo attraverso
una immagine ancora biologica scambiandolo per il custode del giardino: dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo
(v.15), riconosce Gesù quando si sente chiamata per nome. E’ la voce
dell’Amato che chiama l’amata. Non si può riconoscere la sua presenza, la sua
voce senza la reciprocità dell’amore.
Nell’incontro di Gesù con Maria Maddalena avviene una cosa
eccezionale, che Egli non fa con nessun’altra donna nel Vangelo di Giovanni: la
chiama per nome. E così facendo la risveglia e, in un certo senso, la
risuscita. Gesù le disse: “Maria!”. Ella
si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” . “Maria!”: questa parola vale
tutto il Vangelo e vive un momento di “beatitudine”. Che però cade subito
nell’equivoco di poter riprendere con Gesù i rapporti di prima di morire e
risorgere. Rabbunì’ ‘(Maestro mio’)
non è infatti un titolo per Gesù risorto, ma quello che egli si dava durante la
sua vita pubblica prima di morire e Maria adopera d’istinto l’appellativo che
le era consueto. Non mi trattenere le
dice Gesù perché non sono ancora salito
al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro; non è più possibile la
stessa presenza di Gesù come prima della Passione con le caratteristiche
biologiche. Maria Maddalena vorrebbe
quasi afferrare Gesù per ristabilire con Lui le stesse relazioni di
prima. Di nuovo il suo affetto la spingerebbe, come la sposa del Cantico, ad
abbracciare l’amato. Gesù con questa proibizione vuole chiarire a Maria, a noi,
il cambiamento che si è operato in Lui, nel suo passaggio al Padre con la
morte-risurrezione; così l’ascensione comporterà un nuovo modo di esistenza e
di relazioni sacramentali come già accennato durante il suo ministero storico.
L’allontanarsi di Gesù dal mondo non è per lasciare orfani i discepoli (il pianto), ma perché egli va a
“preparare un posto, la meta per tutti rimanendo sacramentalmente presente e
operante attraverso il suo corpo, la Chiesa con i sacramenti e sacramentali
come questo convenire mensile con
l’unzione” (la gioia), per il momento
in cui verrà a prendere con sé tutti i
suoi fratelli e realizzare con essi l’unione perfetta contro il demonio che
non ha più nessuna possibilità.
(234) 1. Nei cieli un
grido risuonò: alleluia! Cristo Signore trionfò! Alleluia! R) Alleluia,
alleluia, alleluia!
2. Cristo ora è vivo
in mezzo a noi, alleluia! Ora al suo cielo risalì, alleluia! R) A…
3.Cristo ora ‘ vivo
in mezzo a noi, Alleluia! Noi risorgiamo insieme a lui, alleluia. R)
E’ la prima volta che nel Quarto Vangelo i discepoli sono
chiamati fratelli. E’ grazie alla Risurrezione che
si potrà instaurare quel rapporto di figliolanza tra Dio Padre e l’umanità
nella libertà, uguaglianza e fraternità contro cui lotta Satana. E di questo
annuncio è messaggera una donna: Maria di Magdala.
Maria di Magdala esegue il comando, si stacca per sempre da
una vita tentata, disturbata nella purezza e castità, si stacca dal sepolcro di
morte e annuncia ai discepoli: Ho visto
il Signore, non ho più problemi, sono giunta all’amore agapico, gratuito. L’itinerario
di fede di Maria e quindi libera, di vero amore si è completato; solo ora può
dire ho visto, che l’Evangelista
esprime con il verbo che rappresenta la forma più consapevole e profonda di
vedere nell’amore, un vedere perfettamente, contemplare il senso profondo di
ciò che si vede per noi sacramentalmente che coinvolge sensibilità, volontà,
spiritualità. Con questo verbo si descrive ciò che attraverso la mediazione
sacramentale (per lei la mediazione dell’immagine del custode del giardino per
noi la particola che abbiamo esposta davanti, che riceviamo sapendo e pensando,
adorando chi riceviamo) si scopre, si
conserva, si rivive nella memoria. In tutto lo sviluppo del Vangelo è presente
questo cammino. Maria è giunta non solo a vedere Gesù ma ha visto il Signore, la presenza sacramentale
del Risorto e ha compreso la pienezza della rivelazione pasquale. Tornata
alla comunità Maria, inizialmente liberata da sette demoni, non comunica più il
tormento del dubbio, e non chiama al sepolcro ma attesta che Gesù è vivo,
continua a interessarsi di ogni uomo per liberarlo, guarirlo, consolarlo.
Maria racconta quanto ha esperimentato e quanto il Signore
le ha detto, e non, come all’inizio, solo l’interpretazione erronea di una
fragile paura (20,2). Attraverso la trasformazione delle ambigue, deboli
percezioni e azioni di questa donna (i successivi modi di vedere, il doppio
voltarsi, la diversità degli annunci) è stata condotta e in questa preghiera di
liberazione, guarigione, consolazione riviviamo l’esperienza della conversione
come dono di uno sguardo d’amore a Lui eucaristicamente esposto in quella
bianca particola, uno sguardo di intelligenza profonda, di una confidenza,
libera per i propri problemi. Quando la voce di Gesù risorto, sacramentalmente
presente ci scuote nel convenire mensile, in ogni comunione in grazia di Dio e
sapendo e pensando, adorando chi riceviamo, allora anche i nostri occhi di fede
si aprono e possiamo dire con Maria di Magdala: “Ho visto il Signore” che ha vinto
il Demonio e continua a vincerlo in me, in noi continuamente: non abbandonarci
alla tentazione, liberaci dal male, dal Maligno.
Sotto la tua
protezione cerchiamo rifugio, Madonna della salute: non disprezzare le
suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine
gloriosa e benedetta.
Madre mia, fiducia
mia, sempre Vergine Madre di Dio, Maria, prega Gesù per me.
Gloriosa regina
dell’amore e del mondo, sempre vergine Maria, tu che hai generato Cristo,
Signore e Salvatore, intercedi per la pace e la nostra salvezza in questo
momento storico drammatico come hai promesso cent’anni fa a Fatima.
Benedizione
eucaristica
Benedizione dell’acqua
Unzione sacramentale
con l’olio benedetto
Celebrazione
eucaristica
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