Salvezza delle anime e benessere sociale
Il vero “progresso”: aumento della fede, della speranza e dell’amore
Bozza di discorso per la CX congregazione generale del 27 ottobre 1964 sullo Schema XIII in Joseph Ratzinger Opera Omnia L’insegnamento del Concilio Vaticano II pp.271-277.
Nel secondo e terzo capitolo del nostro schema senza dubbio si dicono molte cose buone e utili. Ciò nonostante, permangono difficoltà di non poco conto, in particolare modo
relative all’enucleazione dei principi sulla base dei quali affrontare tutte le nuove questioni del nostro tempo.
1. Concordo pienamente con coloro che, contro il pericolo di un falso platonismo, hanno richiamato alla memoria la verità dell’incarnazione e ci hanno ricordato che la religione cristiana non parla solo di cose spirituali, ma chiama nella sua totalità l’uomo, che nel corpo e in comunione con gli altri uomini, è destinato alla Risurrezione, e deve attendere non solo un nuovo cielo, ma anche una nuova terra.
2. Tuttavia mi sta a cuore denunziare anche un altro pericolo, che si nasconde nella teologia dell’incarnazione come oggi è da molti recepita. L’incarnazione infatti non è un principio assoluto, sussistente di per sé, ma tende alla croce e alla Risurrezione, dopo la croce e la morte. Per questo i progressi di questo mondo in nessun modo sono ascrivibili automaticamente al regno di Dio e nel lavoro di questo mondo non si prepara mai direttamente una terra nuova. I progressi definitivi del genere umano sono solamente progressi di fede, di speranza e di carità. Qualunque altra cosa, in ultima analisi, ha nome di progresso solo in quanto è al servizio di questa vera salvezza. Perciò le parole “mondo”, “salvezza”, “progresso” e simili devono essere adoperate con maggiore cautela di quanto lo si faccia in questo attuale schema ( e tali espressioni debbono essere nuovamente esaminate).
3. Altra conseguenza di questa osservazione è la seguente: poiché la scena di questo mondo passa, la Chiesa ancora peregrinante non è in sé il regno di Dio, ma piuttosto una tenda nel deserto. Perciò la Chiesa e il mondo, che nel futuro Regno di Dio saranno una cosa sola, in questo tempo di pellegrinaggio restano distinte. La Chiesa non può risolversi nel mondo né il mondo nella Chiesa, poiché ciò è proprio soltanto di Cristo che viene. Pertanto, come la Chiesa giustamente chiede allo Stato che la sua struttura e la sua vita non siano violate in alcun modo, così anche il diritto proprio e le strutture proprie delle cose del mondo devono essere rispettate dai cristiani. Ne consegue che un criterio di azione veramente cristiano non è quello di lavorare, nelle cose mondane, con lo scopo di favorire gli interessi ecclesiastici, ma veramente cristiano è, in mezzo agli uomini, che spesso agiscono solo a favore delle parti e delle fazioni a cui appartengono, agire sinceramente e senza inganno, secondo l’esigenza dettata dalle cose, per il bene di tutti gli uomini senza fare alcuna distinzione.
4. Nel frattempo il mondo resta mondo; la sua consacrazione non avviene per mezzo di una riduzione del mondo alla Chiesa, le cui forme terrene passano anch’esse, ma nella sincerità e nella giustizia dei cristiani, che sono la vera preparazione del Regno di Dio, in cui verità e giustizia regneranno. Così, dalla fede della Croce e della Risurrezione proviene quella libertà cha ama le cose del mondo come opera del Creatore e tuttavia non si aspetta da esse una salvezza (questa fede libera gli uomini dalla schiavitù del mondo, per porli al servizio di Dio nelle cose del mondo). Tre principi pertanto devono sempre essere rispettati. 1. Creazione 2. Incarnazione 3 Croce e Risurrezione, ad cui proviene la libertà della fede rispetto a questo mondo. Per queste ragioni, secondo il mio umile parere, sarebbe meglio che lo schema si intitolasse: “I cristiani nel mondo contemporaneo” piuttosto che la “Chiesa nel mondo contemporaneo”, poiché si tratta dei compiti dei fedeli, che non agiscono solo per ordine della Chiesa, emergerebbe in qualche modo già dal titolo). Riassumendo: si esaminano le nozioni di “progresso”, “salvezza”, “mondo”, e vengono esaminati principi più adatti per far emergere le urgenti questioni trattate nello schema”.
Si parla della sincera cooperazione della Chiesa col genere umano, per realizzare ina migliore fraternità in termini che esprimono l’intima missione di Cristo, cioè la salvezza escatologica dell’uomo. “Qui è presente una pericolosissima confusione tar il progresso umano, con il quale si apre un dialogo, e la salvezza divina che si ottiene nell’obbedienza della fede”.
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