II Domenica di Quaresima 2017
Due prime Domeniche di Quaresima, tentazione e trasfigurazione,
pilastri dell’edificio della Quaresima, anzi del dinamismo battesimale della
vita cristiana: dalla morte alla vita
Quest’oggi, seconda domenica di Quaresima, proseguendo il
cammino battesimale, penitenziale di
conversione, la liturgia dopo averci fatto rivivere domenica scorsa il Vangelo
delle tentazioni di Gesù nel deserto, ci invita a riflettere sull’evento
straordinario della Trasfigurazione sul monte. Non è Gesù ad avere la rivelazione
di Dio come in Mosè ed in
Elia, bensì è in Lui che Dio si rivela, che rivela il
suo volto e il volto dell’uomo agli apostoli che sono saliti sul monte con
Gesù. Chi vuole conoscere non un dio qualsiasi ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha
amati sino alla fine, ogni singolo e l’umanità nel suo insieme , il vero Dio deve
incontrare, conoscere Gesù. Gesù non riceve la rivelazione della sua missione,
perché già la conosce; ma sono gli apostoli a ricevere la rivelazione della
volontà di Dio, del Padre: “Ascoltatelo”. Ormai la volontà di Dio non si
manifesta con una serie di comandamenti scritti su tavole di pietra, ma si
rivela pienamente nella persona di Gesù. Chi vuol vivere secondo la volontà di
Dio, deve seguire Gesù, lasciarsi assimilare a Lui, accoglierne le parole e,
con l’aiuto dello Spirito Santo approfondirle insieme nella sua Chiesa. Così si
trova la perfetta rivelazione della volontà di Dio. Questo momento prepara gli
apostoli, i tre testimoni alla preghiera di Gesù al Getsemani e tutti ad affrontare
la passione di Gesù, a superarne gli aspetti tremendi, penosi e umilianti.
Allora gli apostoli sapranno che colui che soffre è il Figlio di Dio Padre,
l’Amato e interpreteranno la passione come un mistero che è allo stesso tempo
oscuro e luminoso.
Considerati insieme, entrambi gli episodi attualizzati nella
prima e nella seconda domenica di quaresima anticipano il mistero pasquale che
rivivremo nel triduo: la lotta di Gesù
col tentatore prelude al grande duello finale della Passione, mentre la luce
del suo Corpo trasfigurato anticipa la gloria della Risurrezione. Da una parte
vediamo Gesù pienamente uomo come noi, che condivide con noi persino ogni tipo
di tentazione; dall’altra lo contempliamo Figlio di Dio, che divinizza la
nostra umanità, il nostro corpo. In tal modo, potremmo dire che queste due
domeniche fungono da pilastri sui cui poggia tutto l’edificio battesimale della
quaresima fino alla Pasqua, ed anzi l’intera struttura battesimale della vita
cristiana, che consiste essenzialmente nel dinamismo pasquale: dalla morte alla
vita.
La montagna – il Tabor come il Sinai – è il luogo della
vicinanza con Dio. E’ lo spazio elevato, rispetto all’esistenza quotidiana,
dove respirare l’aria pura della creazione. E’ il luogo della preghiera, dove
stare alla presenza del Signore, come Mosè e come Elia, che appaiono accanto a
Gesù trasfigurato anche nel suo corpo e
parlano con Lui dell’”esodo” dalla morte alla vita che lo attende a Gerusalemme,
cioè della sua e nostra Pasqua. La Trasfigurazione è un avvenimento di
preghiera: pregando Gesù si immerge con la sua umanità di Dio, si unisce
intimamente a Lui, aderisce con la propria volontà umana alla volontà di amore
del Padre, e così la luce lo invade e appare visibilmente la verità del suo
essere divino-umano: Egli è Dio che possiede un volto umano, Luce da Luce.
Anche la veste di Gesù diventa candida e sfolgorante. Questo fa pensare al
battesimo, alla veste bianca che indossano i neofiti. Chi rinasce nel Battesimo
come figlio nel Figlio viene rivestito di luce anticipando l’esistenza celeste,
che l’Apocalisse rappresenta con il simbolo delle vesti candide (Ap 7,9.13).
Qui è il punto cruciale: la trasformazione anche di qualche minuto è anticipo
della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli Apostoli
la sua gloria, quello che maturerà, perché abbiano la forza di affrontare con
fiducia e speranza lo scandalo della croce, e comprendano che occorre passare
attraverso molte tribolazioni per il Regno di Dio, che non è un al di là
immaginario, posto in futuro che non arriva mai; il regno si fa presente là dove
attraverso la sofferenza Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge
concretamente. La voce del Padre, che risuona dall’alto, proclama Gesù suo
Figlio, l’Amato, come nel Battesimo nel Giordano, aggiungendo: “Ascoltatelo” (Mt
17,5). Per giungere alla vita veramente vita bisogna ascoltare Gesù, lasciarsi
assimilare a Lui, seguirlo sulla via della croce, portando nel cuore come Lui
la speranza della risurrezione, trasfigurati nella speranza.
Rivolgendoci ora in preghiera a Maria, riconosciamo in Lei
la creatura umana trasfigurata interiormente dalla grazia di Cristo, e
affidiamoci alla sua guida per percorrere con fede e generosità l’itinerario
della Quaresima.
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