Questa crisi non è stata Amoris laetitia a cominciarla
Pubblicato il 14/02/2017 in “sinodo2015”
«Determinare il significato preciso della guida pastorale di Amoris Laetitia per ricevere la Santa Comunione non è la vera crisi che la Chiesa deve affrontare», lo scrive su The Catholic Thing p. Timothy V. Vaverek, dottore in Teologia e parroco nella diocesi di Austin, nel Texas. Non intende minimizzare la questione, quanto piuttosto mostrare che la vera posta in gioco è il soggettivismo, «il quale pretende di
stabilire il primato dell’opinione personale come norma effettiva della vita cristiana». Per questo motivo «nessuna risposta ai dubiadei cardinali può risolvere questa crisi, perché non è stata AL a cominciarla». L’humus che ha permesso il disorientamento attuale è infatti quello del soggettivismo, penetrato nel XX secolo anche nel mondo cattolico e che ha dato origine a «interpretazioni disastrose del Vaticano II». Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno cercato di far fronte a questa invasione del pensiero soggettivista «con isolate denunce, e hanno preferito dichiarazione più attente, chiare e consistenti della fede per presentare lo spirito autentico del Vaticano II», cercando in questo modo di far uscire pian piano la Chiesa dalla confusione. Questo approccio è riuscito a penetrare nelle generazioni più giovani dei cattolici, ma certamente non tra «i maggiori aderenti al soggettivismo presenti tra i teologi, il clero e i vescovi».
Questo contesto è fondamentale per capire «come pochi passaggi non decisivi di una semplice esortazione papale siano stati considerati come giustificativi di cambiamenti fondamentali della fede e della pratica della Chiesa. Altrimenti questi passi sarebbero stati interpretati e i temi pastorali si sarebbero risolti in continuità con tutto quello che c’è stato prima».
Il radicato soggettivismo è stato perciò il terreno fertile per un’interpretazione di un documento papale in discontinuità con il Magistero precedente. In particolare il soggettivismo ha permesso che fossero praticamente dimenticate quattro verità fondamentali del patrimonio cattolico:
1. «Che il Vangelo che insegna la Chiesa è una norma di comportamento realista e non una semplice guida o un ideale;
2. che in ogni circostanza Dio dà la grazia di vivere la legge del Vangelo;
3. che un matrimonio valido è permanente, e
4. che il matrimonio, la coscienza, la recezione della Santa Comunione sono realtà cristologiche ed ecclesiastiche e non strettamente personali».
Quello che si prospetta dinanzi è molto inquietante, perché «una volta che si permettono o si impongono pubblicamente credenze e pratiche false, sarà quasi impossibile riportare di nuovo alla fedeltà i vescovi, i sacerdoti, i teologi e i fedeli confusi». Non solo, ma evidentemente si toglierà credito a quanti continueranno «ad affermare la verità, perché non si conformeranno alla credenza e alla pratica uniformi. Ci saranno sforzi per sostenere che le interpretazioni imprecise e false del Vangelo sono coerenti con il Magistero autentico… Per avere successo, questi sforzi dovranno mettere ai margini i critici, ricorrendo agli insulti (per esempio, “fariseo”, “nostalgico” e “rigido”) o etichettarli come una minoranza sleale».
Quanto accaduto nell’episcopato maltese è esemplare. Interpretando AL in modo autonomo, i vescovi sono andati molto al di là del testo, aprendo alla Comunione non soltanto dei divorziati risposati, ma di tutti coloro che sono in pace con la propria coscienza. Ovviamente questa interpretazione di AL rappresenterebbe, secondo tali vescovi, l’interpretazione autentica e pertanto coloro che vi si oppongono non sono più in comunione con il Papa.
«Per essere chiaro: ciò che si sta promuovendo ora… sono teologie o prassi che fin qui sono state respinte in quanto contrarie alla fede».
La situazione attuale non permette di riproporre la strategia che si adottò dopo la crisi seguita aHumanae Vitae, quando si tentò di giocare sul fattore tempo, per raddrizzare lentamente la barca. Oggi, lasciar passare del tempo «potrebbe essere catastrofico, a misura che le interpretazioni sbagliate del magistero si estenderanno. Essendoci in gioco il significato del Vangelo, i fedeli hanno bisogno da parte del Papa e dei vescovi molto più che una guida ambigua, di silenzi o dichiarazioni normative contrapposte. Abbiamo bisogno della chiarezza e dell’autorità di un degno testimone degli apostoli».
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