Solennità di Cristo Re
In Cristo Gesù, Signore e Re dell’universo, il Padre ha scelto, pensato e voluto ciascuno di noi prima della creazione del mondo predestinandoci a divenire figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo
In quest’ultima domenica dell’anno liturgico celebriamo la solennità di Cristo Re dell’Universo. E lo facciamo celebrando nel sacramento dell’Eucarestia l’attualizzazione
sacramentale di tutti i momenti dell’incarnazione per assimilarci a Lui, soprattutto del sacrificio pasquale, la meraviglia di tutte le meraviglie. Incarnatosi nel grembo verginale di Maria, morto, risorto, asceso al cielo, continua sacramentalmente ad offrirsi nella Messa come sorgente di vita divina. L’Eucarestia almeno della Domenica è il centro di tutta la vita cristiana e ogni persona umana realizza interamente se stessa quando vive nel Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Quando il Padre ha pensato e voluto che l’Unigenito generato nell’identica natura divina nello Spirito Santo assumesse il volto umano della nostra natura ha pensato e voluto per amore ciascuno di noi a sua immagine e somiglianza. Consapevoli di questo aprirsi a Lui nell’incontro sacramentale e in volti esistenziali come il Tutto è libertà, capacità di amare con il suo amore, di perdonare come il Padre di cui Lui è icona della sua misericordia. Incontro significa ingresso del Centro della storia, del Re dell’universo in noi tale per cui siamo trasformati regalmente in Lui, viviamo in Lui e di Lui come la vite e i tralci, come comunione sponsale.
Il Vangelo di san Luca ci ha presentato, attualizzato, come in un grande quadro, la regalità di Gesù nel momento della crocifissione. I capi del popolo e i saldati deridono “il primogenito di tutta la creazione” (Col 1,15) e lo mettono alla prova per vedere se Egli ha il potere di salvare se stesso dalla morte (Lc 23,35-37). Eppure, proprio “sulla croce Gesù è all’altezza” di Dio, che è Amore, Misericordia regale che ricrea in modo onnipotente ciò che il peccato ha distrutto o ferito. Lì si può “conoscerlo”, conoscere il suo modo di essere Re. Gesù ci dà la “vita veramente vita” perché ci dà Dio. Ce lo può dare perché è Egli stesso nella sua natura umana una cosa sola con Dio. Infatti, mentre il Signore sembra confondersi tra due malfattori, uno di essi, consapevole dei propri peccati, si apre alla verità, giunge, con l’azione dello Spirito, alla fede di poter essere perdonato e prega “il re dei Giudei”: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Da Colui che “prima di tutte le cose e tutte in Lui sussistono” (Col 1,17) il cosi detto “buon ladrone” riceve immediatamente il perdono e la gioia di entrare nel Regno dei Cieli. “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Con queste parole, Gesù, dal trono della croce che rivela tutta l’altezza, la profondità la larghezza, la lunghezza dell’amore divino, accoglie ogni uomo con regale misericordia cioè la lieta notizia, il vangelo per cui nessun peccato è imperdonabile, nessun male irrimediabile. Sant’Ambrogio commenta che questo fatto regale “è un bell’esempio della conversione a cui bisogna aspirare: ben presto al ladrone viene concesso il perdono, e la grazia più abbondante della richiesta; il Signore, infatti accorda accorda sempre di più di quello che si chiede (…) La vita è stare con la regalità di Cristo, perché dove c’è Cristo là c’è il Regno”.
Alla Regina chiediamo di diventare capaci di riconoscere nel cuore trafitto del Crocefisso il mistero regale di Dio.
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