Preghiera 71
MISERICORDIA,
INDULGENZA GIUBILARE
NELLA PREGHIERA
DI LIBERAZIONE, GUARIGIONE, CONSOLAZIONE
Madonna della Salute
Dossobuono 7 novembre 2016 18,30 – 20
Canto di
esposizione(67) – O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di pane nutri
l’anima. Solo in te il mio cuore si abbandonerà perché tutto è vano se
contemplo te.
L’occhio, il tatto,
il gusto non arriva a te, ma la tua parola resta salda in me: Figlio sei di
Dio, nostra verità; nulla di
più vero se ci parli tu.
Hai nascosto in Croce
la divinità sull’altare veli pur l’umanità; Uomo – Dio la fede ti rivela a me,
come al buon ladrone dammi un giorno il ciel.
Anche se le piaghe
non mi fai toccar grido con Tommaso: “Sei il mio Signor”; cresca in me la fede,
voglio in te sperar pace trovi il cuore solo nel tuo amor.
Sei ricordo eterno
che morì il Signor pane vivo, vita, tu diventi in me. Fa che la mia mente luce
attinga a te e della tua manna porti il gusto in sé.
Come il pellicano
nutri noi di te; dal peccato grido: “Lavami, Signor”. Il tuo sangue è fuoco,
brucia il nostro error, una sola stilla, tutti può salvar.
Ora guardo l’Ostia,
che ti cela a me, ardo dalla sete di vedere
te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso, luce, si disvelerà.
Amen.
Preghiera di liberazione, di guarigione, di consolazione è
lo stesso convenire in questo Santuario della Madonna della Salute dove il
Vescovo aprirà solennemente la PORTA SANTA perché ogni persona possa
esperimentare la misericordia del Padre cioè la certezza del suo perdono di
ogni peccato riconosciuto e quindi liberata da ogni influsso maligno, guarita e
consolata. Il Santo Padre ha aperto il Giubileo straordinario l’8 dicembre 2015
e lo concluderà la prossima Domenica 20 novembre Solennità di NOSTRO SIGNORE
GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO, che abbiamo qui dinnanzi nel sacramento
solennemente esposto e che insieme adoriamo.
Venendo qui in pellegrinaggio ravviviamo la consapevolezza
del cammino di tutta la nostra esistenza verso la meta della vita veramente
vita con ogni bene senza più alcun male che la festa di tutti i Santi e il
ricordo di tutti i defunti, la nostra Pasqua ha richiamato. La vita è veramente
un pellegrinaggio verso la Porta del Cielo cioè della partecipazione alla vita
trinitaria come Figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo. Prima di ogni
scelta importante dovremmo chiederci “mi assimila a Cristo e quindi mi porta
alla vita veramente vita, alla meta?” La moralità cristiana è fraternamente
vivere, scegliere nella luce di questa attesa non anteponendo nessuno e niente
a Lui, costi quello che costi: questa è la moralità cristiana. Quante volte
soccombiamo alla tentazione del Maligno di ritenere tutto cioè idoli i beni di
questo mondo. La salute fisica è un bene ma se la trasformiamo in idolo nemmeno
Lui ce la può donare e così tanti altri beni. Venire in pellegrinaggio qui alla
Madonna di Dossobuono, soprattutto quando si aprirà la PORTA GIUBILARE, ma
anche per la preghiera di liberazione, di guarigione, di consolazione, come in
altre occasioni è stimolo alla conversione cioè a un cambiamento di mentalità e
di vita lasciandoci abbracciare dalla misericordia divina di cui Lei è Madre con
il desiderio di divenire misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con ciascuno
di noi. Misericordiosi significa non definire nessuno da suoi eventuali
comportamenti peccaminosi: questi li possiamo, a volte per la correzione
fraterna li dobbiamo giudicare, ma non definire chi li compie, perché ci sfugge
la piena avvertenza e il deliberato consenso e soprattutto Gesù ci rivela che
il Padre non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte, pentiti, ci lasciamo
riconciliare con il sacramento della Confessione, il più necessario esorcismo o
preghiera di liberazione e questo fino al termine della vita. Ci sono due conseguenze
da questa evangelizzazione o consapevolezza:
-
I peccati sacramentalmente perdonati nella
confessione, poiché l’onnipotenza divina ricrea ciò che il peccato mortale ha
rovinato e il peccato veniale ha ferito, Dio non li ricorda e chiede a noi che
non ha senso ricordare il male del passato perdonato e confessato. Non lasciamo
passare il mese senza confessarci, come suggerisce la Madonna nelle sue
apparizioni riconosciute o presunte cioè non escluse: avremo anche un beneficio
di serenità, di pace, di consolazione anche a livello psicologico come medicina
e soprattutto forza per non soccombere nella tentazione del Maligno e per
liberarci da eventuali sue azioni
straordinarie di vessazione, di ossessione, infestazione, possessione. L’azione
peccaminosa, il bene e il male si vedono ed è dono vederli, ma il peccato lo
può confessare solo chi lo commette consapevole della piena avvertenza e del
deliberato consenso nel commettere una azione peccaminosa. La moralità
cristiana è un tentare e ritentare con fiducia e speranza, un cammino e quindi
si deve giudicare il bene e il male, mai nessuna persona né in bene e né in
male. E se non escludiamo anche chi ci esclude abbiamo la certezza di non
essere esclusi nel momento terminale dal Padre pur necessitando di quella purificazione
ultraterrena del Purgatorio. Quanto sono importanti gesti di carità per le anime
sante del purgatorio. Ma cos’è la liberazione dalle conseguenze temporali del
peccato per se stessi in vita e per le
anime nella purificazione ultraterrena del purgatorio? E’ l’impronta, lo stato
negativo che i peccati anche perdonati nella confessione lasciano nelle nostre
tendenze, nei nostri pensieri. E l’indulgenza è appunto l’atto con cui Dio dal
volto umano che ci ha amato sino alla fine, crocefisso per i vivi e i defunti
nella attualizzazione sacramentale del
suo Sacrificio in ogni Messa, come ricorda la Lettera di Paolo ai Corinti,
attraverso la Chiesa, soprattutto nell’Anno giubilare, raggiunge il peccatore
perdonato nella confessione e lo libera da ogni residuo della conseguenza degli
atti di peccato. L’indulgenza è la remissione dinnanzi a Dio della pena
temporale per i peccati, remissione che il fedele, debitamente disposto e a
determinate condizioni, acquista per intervento della comunità ecclesiale. E
per “pena temporale” si intende l’effetto che ogni peccato, sempre un atto di
ribellione a Dio, anche dopo che è stato perdonato come il no buttato in faccia
al Padre e alla Sua volontà, lascia nell’effetto prodotto in chi l’ha commesso:
un attaccamento malsano alle creature e quindi bisognoso di purificazione, sia
quaggiù con tante sofferenze, sia dopo la morte, nello stato di purificazione
del purgatorio. E’ da questa pena temporale di “idolatria” dei beni temporali
che l’indulgenza libera, guarisce la persona che la riceve in se stessa o per
le anime nel dono della purificazione ultra terrena. E’ sempre Cristo
crocefisso e risorto attraverso il suo corpo che è la Chiesa che con il dono
dell’indulgenza libera. E la Chiesa dispensa tale indulgenza attingendo all’incommensurabile
tesoro di grazia accumulato dall’umanità di Gesù, soprattutto crocefisso, da
Maria, dai Santi, da tante sofferenze innocenti offerte con il Sacrificio della
Messa e dalle opere di carità. Pur richiamando il dono dell’indulgenza Papa Francesco
ha insistito sull’essere misericordiosi come il Padre che ne è la condizione
insistendo che nei nostri rapporti con Dio al centro della Rivelazione che
Cristo ci ha fatto non c’è il peccato, la giustizia, ma la misericordia, la
certezza di poter essere perdonati con il coraggio di riconoscere i propri
peccati, il male del passato dal quale solo Dio può liberarci. E l’evangelista
della misericordia, come lo chiama Dante, è san
Luca.
(311)
R) Signore ascolta Padre perdona! Fa che vediamo il tuo amore.
1. A
te guardiamo Redentore nostro, da te speriamo gioia di salvezza: fa che
troviamo grazia di perdono. R) Signore…
2.
Ti confessiamo ogni nostro colpa, riconosciamo ogni nostro errore e ti
preghiamo: dona il tuo perdono. R) Signore…
3. O
buon pastore, tu che dai la vita; Parola certa, roccia che non muta: perdona
ancora, con pietà infinita. R) Signore…
-
L’evangelista
Luca mi è particolarmente caro perché è l’evangelista della Madonna. Solo da
lui ci sono state tramandate e il Risorto ce le rende sacramentalmente attuali
l’annunciazione, la visitazione, la maggior parte delle scene del Natale, la
presentazione al tempio di Gesù. E ne faremo tema lunedì 5 dicembre nella
liturgia mariana di Avvento. Ma si può anche dire, come l’ha cantato Dante,
l’evangelista del cuore di Gesù cioè di Dio Padre attraverso il Figlio che ha
assunto per opera dello Spirito Santo un volto umano amandoci fino alla fine,
fino a lasciarsi crocefiggere per liberarci da ogni male, icona quindi della
misericordia del Padre: è l’evangelista della parabola del figliol prodigo o
meglio del padre misericordioso – un tesoro che troviamo soltanto nel suo
Vangelo, nella lieta notizia che in Gesù nello Spirito Santo per il Padre
nessun peccato è imperdonabile fino al termine della vita e nessun male è
irrimediabile sia a livello personale e sia a livello storico: il Maligno vuole
farci soccombere in questa fiducia -, della festa per la dramma perduta e
ritrovata. E’ l’evangelista della carità o modo divino di amare nelle sette
opere materiali e spirituali che sono come uno scudo verso l’azione malefica:
lui solo ci racconta la parabola del buon samaritano cioè di chi ci diviene
prossimo da amare come noi stessi
insieme a non anteporre a Dio nessuno e niente cioè chiunque incontriamo bisognoso
con la possibilità di aiutare fidandoci della Provvidenza che vede e provvede e
parla dell’amore di Gesù per i peccatori, per i poveri, per i piccoli con
accenti più teneri degli altri; ci presenta il Signore che si commuove davanti
al dolore della vedova di Naim e con tenerezza gli ridona in vita il figlio;
accoglie i gesti affettuosi della peccatrice in casa del freddo Simone il
fariseo che idolatra il bene della legge e Gesù lo fa con tanta delicatezza, le
assicura il perdono di Dio distinguendo ciò che è intrinsecamente male come
l’atto genitale fra uomo-donna fuori del matrimonio o disgiunto nel matrimonio
artificialmente dall’apertura alla fecondità, non così le affettuosità motivate
da vero amore gratuito; accoglie Zaccheo con tanta bontà da cambiare il suo
esoso cuore di pubblicano qualificato pubblicamente come peccatore in un cuore
pentito e generoso: restituisco quattro volte tanto a chi ho derubato e metà
dei miei beni ai bisognosi. La centralità della misericordia in questo anno
giubilare per Papa Francesco, per Benedetto XVI con la sua enciclica sociale punta a far sì che
nella globalizzazione aumenti nei ricchi il farsi dono: Gesù non condanna chi è
ricco ma chi ricco non solidarizza, non dona, una terribile tentazione in cui è
facile soccombere al Maligno.
San Luca è dunque l’evangelista della
misericordia del Padre il cui amore è sempre più grande di ogni peccato
riconosciuto di fronte al suo perdono e quindi della fiducia per cui nessuna
colpa è imperdonabile se disposti a perdonare e quindi dei doni dello Spirito
cioè la fiducia, la pace, la gioia; in una parola possiamo dire che è
‘evangelista dello Spirito Santo, che nella essenza trinitaria di Dio è l’Amore
in persona, come Gesù è il Verbo in persona. Negli Atti degli Apostoli, il Vangelo
della Chiesa in Luca, è lui che ha trovato la formula tanto cara alle comunità
cristiane originarie: “formare un cuor solo e un’anima sola” come, ripresa
dall’orazione di colletta nella festa di san Luca il 18 ottobre (preghiamo
insieme):
“Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca
per rivelare al mondo il mistero della
tua predilezione per i poveri, fa che i cristiani (altri Cristi, Vangeli
viventi), formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli (attraverso di
loro) vedano la tua salvezza (la tua misericordia per la civiltà dell’amore,
della solidarietà in difesa del Dragone che punta a distruggere il creato a
cominciare dal rapporto-uomo donna)”.
E’ la comunità cristiana, anche piccola per
i molti, fondata sull’amore fraterno di Gesù, sul distacco o non idolatria dei
beni temporali che può formare un
cuor solo e un’anima sola di uomini liberi, uguali, fratelli cioè la civiltà
dell’amore. Come può essere vocazione al matrimonio chi idolatra l’essere del
proprio io in un individualismo autoreferenziale? Chi può essere libero di
progettare la vita in una vocazione celibataria sacerdotale o in una
consacrazione verginale nell’attuale cultura secolarizzata che tende ad essere
globale che idolatra il bene dell’io, del successo, del possesso, del sesso che
schiavizza chi ne è travolto rendendola incapace di amare, di essere amato e
quindi beato già in questo mondo? Il Maligno, attore, oggi attrae per le sue
eventuali azioni straordinarie della vessazione, dell’ossessione,
dell’infestazione, perfino raramente della possessione per nascondere la sua
azione ordinaria della tentazione con cui sta distruggendo la civiltà cristiana
avvenuta in Europa, l’unico vero umanesimo storico.
(117) R) Cieli e terra nuova il Signore darà, in
cui la giustizia sempre abiterà.
1.
Tu sei Figlio di Dio e dai la libertà: il tuo giudizio finale sarà la carità.
R) Cieli e terra nuova…
2.
Vinta sarà la morte: in Cristo risorgerem e nella gloria di Dio per sempre noi
vivrem. R) Cieli e terra nuova…
3Il
suo regno di vita, di amore e di verità, di pace e di giustizia, di gloria e
santità. R) Cieli e terra nuova…
Il Vangelo di san Luca lo rivela pieno di
zelo, la più grande urgenza pastorale di oggi. Soltanto lui riporta l’invio in
missione dei settantadue discepoli (gli esegeti pensano che questo sia un numero
simbolico e rappresenti le settantadue nazioni dell’universo) ma
l’interpretazione del magistero afferma: “Il Signore designa altri settantadue
discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per
recarsi”. San Gregorio spiega come non si evangelizza da soli ma in relazione
di amore fraterno in famiglia, in parrocchia, con la comunità, con l’amicizia:
“Bisogna che i discepoli siano messaggeri della carità di Cristo. Se non sono
almeno due in relazione fraterna la carità non è possibile, perché essa non si
realizza da se stessi, ma è sempre amore per l’altro”. Il paradiso è compimento
di comunione fuori della spazio e del tempo e inizia nel tempo e nello spazio
concretamente in relazioni gratuite, così la solitudine infernale nella quale
il Maligno tenta di farci soccombere.
Ci sono dunque molti tesori nell’opera di
san Luca e avendolo, ascoltando personalmente e insieme il Signore attraverso
lo scritto ispirato (come mi ha impressionato una inchiesta che afferma che
l’80 per cento dei cattolici italiani non posseggono il Vangelo e gli Atti
degli Apostoli) possiamo attingervi con riconoscenza il cuore del Vangelo cioè
la misericordia, non dimenticando che l’evangelista che memorizza tutta la vita
pubblica di Gesù come un viaggio verso Gerusalemme, verso la croce ci invita a
darci tutti al Signore, essere suoi discepoli lasciandoci assimilare a Lui,
pronti a portare la croce ogni giorno
con lui, perché senza questa disponibilità è impossibile amare ed essere amati
cioè felici cui tenta di farci soccombere Satana. Allora nel nostro intimo, con
la buona volontà nonostante pensieri e sentimenti contrari, non escludiamo
nessuno anche chi ci escludesse con la sicurezza così di non essere esclusi da
Lui, magari bisognosi della purificazione ultraterrena del purgatorio
perché non ancora liberati dalla sofferenza
e dalle indulgenze dalle conseguenze temporali dei nostri peccati perdonati
nella confessione.
Tutti insieme: Vieni
Spirito santo, vieni attraverso la Madonna della salute, toglici ogni paura del
Maligno, e donaci la pace, la serenità, la gioia, la benevolenza.
(226)
Nelle lotte, nei timori, in continue avversità, della Chiesa Madre sei tu:
Ausiliatrice, noi t’invochiam! R) Ave,
ave, ave.
Maria! Beata Vergine, Madonna della salute,
con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna uniamo la nostra voce a
quella di tutte le generazioni che ti dicono beata.
Cerchiamo
in te le grandi opere di Dio, che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull’umanità,
afflitta dal male e ferita dal peccato, per guarirla e per salvarla. Accogli
con benevolenza di Madre l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia,
dinnanzi a questa tua immagine a noi
tanto cara, affinché con la tua potente intercessione tu possa liberare da ogni
oppressione malefica, guarire da ogni male del corpo e dello spirito e
consolare nelle nostre afflizioni.
Siamo
certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi e che nulla ti è estraneo di
ciò che abita nei nostri cuori. Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo
sguardo e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso. Custodisci la nostra
vita fra le tue braccia: benedici e afforza ogni desiderio di bene; ravviva e
alimenta la fede; sostieni e illumina la speranza; suscita e anima la carità;
guida tutti noi nel cammino della santità. Insegnaci il tuo stesso amore di
predilezione per i piccoli e per i poveri, per gli esclusi e i sofferenti, per
i peccatori e gli smarriti di cuore: raduna tutti sotto la tua protezione di
fronte all’azione ordinaria e straordinaria del Maligno e tutti consegna al tuo
diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo che vive e regna nei secoli dei
secoli. Amen,
Benedizione
eucaristica
Benedizione
dell’acqua
Unzione
con l’Olio benedetto
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