“I bambini non si comprano e le donne non sono cave di estrazione” (Caffarra)
di Andrea Zambrano 08-10-2016
“I bambini non si comprano e le donne non sono cave di estrazione. Non possiamo limitarci a denunciare, ma dobbiamo scendere in piazza perché è Gesù che ci ha detto di gridare sui tetti”. Non è una chiamata alle armi, ma un appello forte quello che il Cardinale Carlo Caffarra fa in questa intervista alla Nuova BQ commentando la decisione della Regione Emilia Romagna di acquistare da banche del seme estere gameti femminili e maschili per promuovere la
fecondazione eterologa. Caffarra dice di intervenire non come arcivescovo emerito di Bologna, ma come figlio di questa terra secondo “un diritto che mi è dato dall’essere io un emiliano”. Ma sull’iniziativa duplice dell’assessore regionale Sergio Venturi (acquisto di gameti all’estero e donazione gratuita di volontari “altruisti” italiani) ha deciso che non è più il momento di stare con le mani in mano.
Eminenza, la decisione della Regione porta a un punto di non ritorno?
E’ una cosa gravissima e aberrante. Non ci si rende conto che si sta sradicando la genealogia della persona dalla genealogia naturale. La persona umana nasce radicandosi in carne e sangue in una genealogia ed è incredibile che a dire questo debba essere un vescovo perché non sto facendo altro che richiamare la coscienza civile a una dimensione naturale e biologica della persona. Così si distrugge il tessuto delle relazioni dentro le quali la persona umana cresce armoniosamente.
Eppure l’iniziativa è benedetta con i crismi di legge, a quanto pare…
I nostri padri costituenti non vedevano un altro modo di essere famiglia se non quello del matrimonio tra uomo e donna. E non riconoscerlo significa essere accecati da un’ideologia che impedisce di vedere come stanno veramente le cose.
A poco serve dunque dire che i gameti verranno donati?
Se ho capito bene qui si parla di dono, in realtà questo si riferisce alla campagna di raccolta, ma la Regione ha già avviato anche un bando per trovare le banche dei gameti esteri da cui acquistare soprattutto ovociti femminili. Ma questo non è gratuito: la regione spenderà 650mila euro nel biennio! E per farlo ha indetto un bando con una manifestazione di interesse. Ci rendiamo conto che stiamo trattando cellule riproduttive come un appalto stradale? Non siamo in grado di comprendere che stiamo usando denari pubblici per comprare uomini?
Finché le istituzioni controllavano un mercato tra privati c’era sempre l’ipocrisia di potersi chiudere gli occhi...
Ma ormai la veterinaria è entrata pienamente nell’umano. Gli ordinamenti giuridici hanno sempre avuto un trattamento di favore verso il matrimonio tra uomo e donna. Era il cosiddetto privilegium juris, questo non significa che bisogna punire gli omosessuali o i celibi, ma l’autorità pubblica che è responsabile del bene comune sa che la pietra fondamentale dell’edificio sociale è il rapporto uomo e donna da cui derivano in ordine alla procreazione e alla educazione nuove persone umane. Questa scelta di agire e di non favorire il matrimonio è contro il bene comune.
Si ammanta il tutto con la giustificazione dell’inverno demografico…
…ma non si dice mai quanti embrioni vengono distrutti, né si dice mai quali sono le percentuali di insuccesso. E neppure si fa comprendere che la donna sarà sottoposta a dei trattamenti ormonali massacranti. E’ un grande inganno, compiuto con fondi pubblici. Non si può tacere.
Ancora una volta la sua Emilia, regione all’avanguardia dei nuovi diritti e della nuova antropologia dei desideri che si fanno diritti. Oltre che sazia disperata adesso è anche transumana?
E’ con grande dolore che constato ciò. Ma non vedo altra soluzione se non un grandissimo impegno educativo, non possiamo pensare di ricostruire il tessuto collettivo del sociale se non attraverso una vera svolta nell’ambito educativo. E’ un processo lungo, ma non vedo altre strade.
Ma come? Siamo in una terra governata da politici che si dicono cattolici…
Qui tocchiamo un tasto dolente. Noi vescovi dobbiamo pronunciare dei grandi mea culpa: abbiamo lasciato cadere nelle nostre comunità l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa, abbiamo smesso di educare a una fede che diventi criterio di giudizio su ciò che accade nella storia degli uomini e delle donne. Non abbiamo fornito criteri di valutazione, il risultato è che non vediamo più il legame tra ciò che celebriamo alla domenica e ciò che faremo al lunedì.
Provi a spiegarlo lei: perché disporre dei gameti è un atto contro natura?
Perché si producono le cose, non i bambini e questa è una produzione di bambini. Ma la logica della produzione deturpa la dignità della persona. Il bambino viene così deturpato nella sua dignità. In secondo luogo il corpo della donna non è una miniera, una cava da cui estrarre ciò che mi serve per compiere i miei desideri, perché un ovocita non è il tessuto della cornea di cui mi servo per dare la vista a un cieco. L’ovocita ha in sé la potenza di dare origine ad una nuova persona, non è una cellula qualsiasi.
Sembra un concetto semplice, ma ormai è diventato difficile da far capire…
E’ un problema culturale.
Perché la Chiesa si trova sempre a rincorrere queste tematiche?
In realtà la Chiesa che viene accusata di essere in ritardo, è sempre la prima a dire le cose. Solo che non viene ascoltata. Quando Benedetto XV definì la I Guerra Mondiale un’inutile strage, venne attaccato e lo apostrofarono come “Maledetto XV”. Oggi tutti gli storici sono concordi nel definire la Grande Guerra in questo modo.
Anche questa di disporre della vita umana come un oggetto è un’inutile strage?
Direi che ha in sé i crismi dell’ingiustizia contro il Creatore. Papa Francesco ha riferito una frase del Papa emerito Benedetto XVI che in una conversazione con lui ha detto che i peccati oggi sono peccati contro Dio Creatore, è Dio che si sta sfigurando.
Eppure, sempre a proposito di vescovi reticenti, non si ricorda mai che cosa rischia un’anima che li compie.
Certo, infatti proprio la prossima settimana presenterò il libro del cardinal Ruini che parla di Inferno e Paradiso. C’è un’eternità nella vita felice, ma c’è un’eternità anche nella dannazione.
Il mondo cattolico però è combattuto: è sufficiente denunciare questa deriva antiumana o bisogna fare qualcosa di più?
Il male va fermato. Papa Francesco ha parlato di una guerra mondiale che mira alla distruzione del matrimonio. Se ci troviamo di fronte ad una guerra non possiamo limitarci a dire “Io queste cose non le faccio, io non sono un soldato di questa guerra”. No, dobbiamo scendere in piazza e fare di tutto per fermare il male e rispettare il diritto alla vita e all’educazione libera.
E’ una posizione da Chiesa nelle catacombe?
Non siamo ancora nelle catacombe, ricordo che la Chiesa non ha mai scelto di andarci. Quando ce l’hanno mandata c’è stata, ma la Chiesa non sceglie mai le catacombe. Dobbiamo essere fedeli e saldi al dettato di Gesù, di cui spesso per il nostro torpore e i nostri peccati ci dimentichiamo: “Quello che vi dico nelle orecchie, gridatelo sui tetti”.
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