Domenica XI C
La misericordia divina verso ogni uomo peccatore
Siamo nell’anno giubilare della misericordia, del rapporto tra la legge e il perdono. Nella prima lettura la Parola di Dio ci ha mostrato Davide che, reso cosciente dal profeta Natan, confessa il suo peccato e riceve il perdono. Nella seconda lettura la remissione die peccati per mezzo della fede, della fiducia nell’amore di Dio più grande di ogni peccato di cui la
legge ci rende coscienti. Il Vangelo ci ha fatto rivivere l’episodio bellissimo della peccatrice, della prostituta piena di amore per il perdono ricevuto.
Nell’episodio del Vangelo vediamo per un nostro esame di coscienza tre atteggiamenti di fronte al peccato, quello della peccatrice, quello del fariseo, e quello di Gesù da assimilare, da far tutti nostro.
La peccatrice mostra dolore e amore. È piena di dolore per la sua esistenza segnata dal peccato, e piange. Ma non rimane rinchiusa nel suo dolore: entra in sala di nascosto e furtivamente va verso Gesù, interessata solo di Lui. E mostra un grande amore, piena di fiducia nella misericordia che continuamente Gesù annuncia verso tutti. Questa fiducia le ispira gesti di affetto. Tutto le serve per manifestare il suo amore riconoscente per il perdono: gli bagna i piedi con le sue lacrime; glieli asciuga con i suoi cappelli; gli versa l’olio profumato che ha portato con sé. E’ un magnifico esempio di dolore, di amore, di proposito che coscienti del peccato dovremo sempre seguire.
Il fariseo non vede tutto ciò che di bello, di finalità buona c’è in queste intimità della donna. Dentro di lui giudica e critica innanzitutto la peccatrice, e poi anche Gesù che consente. Non pensa al cambiamento di finalità di questi gesti non intrinsecamente cattivi e quindi qualificabili moralmente dalla finalità. Simone definisce la donna dal male che ha fatto, quindi nella categoria di peccatori da cui egli si separa, rimane lontano, ritenendo così di essere più vicino a Dio di lei. Giudica anche Gesù. L’aveva invitato pensandolo un profeta da come la gente lo segue con tanto entusiasmo. Ma se fosse un profeta non si lascerebbe avvicinare con quelle intimità da una prostituta.
Gesù interviene alla fine e non dice, definendola “So bene che questa donna è peccatrice” confermando così Simone nel suo atteggiamento farisaico della sola legge senza misericordia. Gesù punta a incoraggiare la peccatrice nel cammino di conversione e spingere anche Simone alla conversione con un racconto. Un creditore con due debitori: uno gli deve 500 denari, l’altro una somma modesta 50. Il creditore condona il debito a tutti e due: “Chi lo amerà di più?” “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. “Hai risposto bene”.
Gesù insiste sulla generosità della donna e prima dei suoi peccati delle dimostrazioni di affetto nei suoi confronti. Simone invece è stato freddo nella sua accoglienza, non ha avuto nei confronti di Gesù quelle cortesie che di solito si hanno nei confronti di un ospite. Riferendosi alla donna, legittimando i suoi gesti: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato”.
Siamo nell’anno giubilare della misericordia ed è veramente un “segno dei tempi” che l’idea di misericordia di Dio diventi sempre centrale e dominante nel rapporto tra l’uomo e Dio, anziché centrale il peccato per lasciarsi riconciliare. L’uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite, del male che accade fino a ritenere che addirittura non ci sia possibilità di cambiamento. E’ in attesa della misericordia. Nella durezza del mondo tecnicizzato nel quale i sentimenti non contano più niente l’immagine samaritana di Dio che viene in aiuto, che si curva sui peccatori, che versi olio sulle loro ferite, si prenda cura di loro e porta di nuovo alla speranza è la più attesa. Senza misericordia c’è solo violenza. E Lei, anche con le sue attuali apparizioni, si presenta come la Madre della misericordia, nel rito sacramentale della confessione e in tutte le relazioni.
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