Ultima preghiera 69
14 giugno 2016, 69° preghiera,
ultima
Il cuore di Gesù e di Maria rivelano il cuore di Dio nell’agire in modo
sommesso nella storia e nel mondo
Liturgia della
solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù anno C
All’inizio: 86 –
Annunceremo il tuo Regno
Alla Comunione: 163 –
E’ giunta l’ora
All’esposizione: 193 –
Inni e canti
Omelia
In quest’ultima preghiera di liberazione, di guarigione, di
consolazione, da me condotta, vogliamo contemplare, attraverso il cuore del Dio che si è assunto un volto umano
nel grembo verginale, nel cuore immacolato di Maria, come Dio agisce nel mondo
anche di fronte alla seduzione, alla azione del Maligno.
La risurrezione di Gesù, il suo continuo farsi presente
sacramentalmente nello spazio e nel tempo mediante lo
Spirito santo dopo
l’ascensione al Padre fuori dello spazio e nel tempo, va al di là della storia
lasciando i suoi effetti di liberazione e di amore nella storia. Per questo la
risurrezione, l’ascensione, la sua continua presenza sacramentale per opera
dello Spirito Santo, può essere attestata a tutti fin dagli inizi da testimoni
del Risorto come un evento ecclesiale di
una qualità storica tutta nuova.
Di fatto, l’annuncio apostolico col suo entusiasmo e con la
sua audacia è impensabile senza un contatto reale dei testimoni con il fenomeno
totalmente nuovo e inaspettato che li toccava dall’esterno e consisteva nel
manifestarsi vivo e presente il Crocefisso trafitto e sepolto apparendo e nel
parlare risorto per quaranta giorni in
Galilea. Solo un avvenimento reale di una qualità radicalmente nuova era in
grado di rendere possibile l’annuncio apostolico, che non è conseguenza di
ragionamenti filosofici o esperienze spirituali interiori, mistiche. Nella sua
audacia e novità, esso prende vita dalla forza impetuosa di un avvenimento che
nessuno aveva ideato, poteva ideare e che andava al di là di ogni immaginazione
pur conforme all’esigenza di vita veramente vita dell’anima e del corpo, con
ogni bene senza più alcun male, esigenza che c’è originariamente in ogni io
umano, in ogni cuore che desidera incontrare Cristo e dall’incontro la fede, la speranza, l’amare
con il suo amore fino al perdono.
Alla fine, però, per tutti noi che lo incontriamo già
sacramentalmente nell’attualizzazione sacramentale del sacrificio della Croce della
Messa almeno di ogni Domenica e nella sua azione nei sacramenti soprattutto
nella Confessione mensile, contemplandolo nel volto dei suoi che aiutiamo, in
qualche modo di ogni uomo, rimane la domanda che Giuda Taddeo rivolse a Gesù
nel Cenacolo: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al
mondo?” (Gv 14,22). Sì, perché non ti sei opposto con potenza ai tuoi nemici
che, sedotti da Satana, ti hanno portato alla croce e al sepolcro cioè a darti
per amore fino alla fine?- così vorremmo domandare. Perché non hai con vigore
inconfutabile dimostrato loro, sedotti dal Serpente antico che oscura la
coscienza, che tu sei il Vivente, il Signore della vita e della morte? Perché
ti sei mostrato, pur il centro regale della storia, a un piccolo gruppo di
discepoli non certo adeguati alla missione ricevuta della cui testimonianza,
sempre sotto l’azione guida dello Spirito Santo, dobbiamo ora fidarci?
La domanda riguarda, però, non soltanto la risurrezione, ma
l’intero modo in cui il cuore di Dio si rivela fin da Abramo, agisce storicamente nel mondo
rapportandosi personalmente, attendendo una risposta libera cioè di amore, poiché
senza il rischio della libertà non c’è possibilità di amare. Perché solo ad
Abramo, avanzato in età e sterile – perché non ai potenti del mondo? Perché
solo a Israele e non in modo indiscutibile a tutti i popoli della terra?
E’ proprio del mistero di Dio agire nella storia in modo
sommesso. Solo pian piano Egli costruisce in ogni persona, in ciascuno di noi e
nella grande storia dell’umanità la Sua
storia, la storia del suo cuore, la storia della salvezza. Diventa uomo,
possiede un volto umano in Gesù ma in modo da poter essere ignorato dai suoi
contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce, muore ucciso come
un malfattore in croce e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto
attraverso la fede, la speranza, l’amore dei suoi ai quali si manifesta. Di
continuo Egli, il suo cuore com’è la presenza eucaristica, il cuore di Dio
bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente
ci rende capaci di “vedere”, di constatare elementi di liberazione, di
guarigione, di consolazione.
E tuttavia – non è forse proprio questo lo stile del cuore
divino e del cuore immacolato della nostra Madre che appare a ragazzi semplici
e poveri con un carisma che è per tutti? Non sopraffare con la potenza
esteriore che rende impossibile l’amore, ma dare libertà, donare e suscitare
liberamente cioè rendere possibile una risposta di amore. E ciò che apparentemente
è così piccolo non è forse – pensandoci bene e riflettendo anche sulle nostre
69 esperienze di preghiera - la cosa
veramente grande dell’amore? Non emana forse da Gesù un raggio di luce che cresce
lungo i secoli come nel cammino degli anni della nostra vita, una dimensione
nuova della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo che penetra
continuamente nel nostro mondo nonostante tutto il male, lo trasforma e lo
attira a sé. Tutto questo non poteva provenire da nessun semplice essere umano
continuamente tentato e condizionato dall’azione demoniaca, un raggio mediante
il quale entra veramente nel mondo lo splendore della luce di Dio il cui amore
è sempre più grande di ogni peccato e della morte? Avrebbe potuto l’annuncio
degli Apostoli e dei loro successori, trovar fede ed edificare una comunità
universale, se non avesse operato in esso l’Amore che nella vita trinitaria è
la terza persona, lo Spirito del Risorto e in esso la forza della verità e
dell’amore, del cuore del Padre?
Se ascoltiamo i testimoni con il cuore assimilato al cuore
di Gesù e della sua e nostra Madre ci apriamo ai segni continui della sua
presenza sacramentale: Egli è veramente risorto, è vivo, è presente, è il
Vivente che fa vivere nell’amore. A Lui ci affidiamo in vita e in morte e con
Tommaso allunghiamo le nostre mani nel suo costato trafitto e professiamo
soprattutto al momento della consacrazione. “Mio Signore e mio Dio!” (Gv
20,28), mio Tutto! E’ questo ad essere sconvolgente, allora come adesso, come
questa sera nella 69° Preghiera, l’ultima.
Il punto di partenza dei discepoli era questo fatto
incancellabile. La loro coscienza, viva fino al martirio, era formata, definita
dalla manifestazione di Gesù Cristo, dall’incontro vivo e continuo con il
Vivente presente sacramentalmente come questa sera davanti a noi. Ma proprio
questo fatto suscitava in loro la domanda: perché hai scelto noi? E questa
domanda li spalancava alla consapevolezza del metodo del cuore di Dio:
scegliere alcuni (elezione, preferenza) per arrivare a tutti, e del suo modo di
agire: uno stile semplice, sommesso. Lo stile divino è di non intervenire con
la potenza della forza, ma suscitare la libertà senza forzare in alcun modo,
puntando al gusto del cuore di Dio di essere amato da uomini liberi, liberamente.
Al termine di tante preghiere di liberazione, guarigione, consolazione posso
dirvi di aver sempre avuto questa consapevolezza.
Preghiera e catechesi
225 - 1. Madre santa, il Creatore da ogni macchia
ti serbò. Sei tutta bella nel tuo splendore: Immacolata, noi ti acclamiam! R)
Ave, ave, ave, Maria!
2. Tanto pura, Vergine, sei che il
Signor discese in te. Formasti il cuore al re dei re: Madre di Dio, noi ti
acclamiam! R) Ave,…
Questo metodo di Dio – la consapevolezza di questo metodo cioè
il dono della fede, della speranza e della carità– è particolarmente importante
in questo momento e ve lo ricordo, perché “oggi - come ha ricordato Papa
Francesco nel V Convegno nazionale a Firenze – non viviamo un’epoca di
cambiamento quanto un cambiamento d’epoca”. La nuova situazione, caratterizzata
dal crollo di tante antiche sicurezze, provoca in noi come ho riscontrato
ricevendo tante persone, come nei discepoli del Vangelo, lo sconcerto, la
paura, i dubbi su come stare davanti a quest’epoca nuova.
Benedetto XVI, in una recente strepitosa intervista, ha
messo in evidenza la chiave – la dimensione cruciale – di questo cambiamento
d’epoca: “Per l’uomo di oggi, rispetto al tempo di Lutero e alla prospettiva
tradizionale dominata dalla preoccupazione per la salvezza eterna, le cose si
sono in un certo senso capovolte (…) Non è più l’uomo che crede di aver bisogno
della giustificazione al cospetto di Dio, bensì egli è del parere che sia Dio che
debba giustificarsi davanti all’uomo a motivo di tutte le cose orrende presenti
storicamente oggi nel mondo e di fronte alla miseria dell’essere umano, tutte
cose che in ultima analisi dipenderebbero da Lui”.
Siamo davanti a un vero e proprio ribaltamento. Ora è Dio
che deve in qualche modo giustificarsi,
non più l’uomo: questa è la situazione in cui siamo, questa è “la tendenza di
fondo del nostro tempo”. In un certo senso, è Dio che deve giustificarsi
davanti all’uomo che ha creato libero e non viceversa, paradossalmente, che –
detto in termini positivi – deve mostrare di essere all’altezza dell’uomo,
della sua richiesta, del suo grido. “Le cose si sono in un certo senso
capovolte”.
Dio ha creato gli angeli e l’uomo libero per ricevere una
risposta di amore perché senza libertà non è possibile l’amore. Ma la libertà
in esseri finiti è rischiosa e anziché sì Padre può accadere il no in faccia a
Lui, cioè il peccato. Ma il Figlio del Padre ha assunto il volto umano
dell’uomo peccatore pur non avendo peccato e ha rivelato dove il Padre
manifesta la sua onnipotenza cioè nel perdono ricreando ciò che il peccato
mortale ha distrutto e il peccato veniale ha rovinato rivelando l’altezza, la
profondità, la larghezza, la lunghezza del suo amore cioè la misericordia, un
avvenimento che investe la vita e la cambia, investe la storia e la porta a
cieli nuovi e terra nuova.
Quale è la domanda di oggi, dell’uomo di oggi? “La percezione
che noi abbiamo bisogno della grazia del perdono”. Questa è la ragione che
porta Benedetto XVI ad affermare: “Per me è un “segno dei tempi” il fatto che
l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante” nel
rapporto tra l’uomo e Dio, anziché centrale il peccato. Già “papa Giovanni
Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso…A partire dalle
esperienze nelle quali fin dai primi anni di vita ebbe a constatare tutta la
crudeltà degli uomini, (sedotti da Satana), egli (illuminato dal carisma di
Santa Faustina) afferma che la misericordia è l’unica vera e ultima reazione
efficace contro la potenza del male, (del Maligno). Solo là dove c’è misericordia
finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza”. Anche perché il male
fatto nel passato solo Dio può perdonarlo, ricreando e quindi il perdono
sacramentale ha anche un grande valore terapeutico in rapporto al rischio di
nevrosi. Giovanni Paolo II non ha fatto altro che proporre la misericordia come
unica e vera risposta al male e alla violenza, anche perché solo un cuore
misericordioso può ottenere che Dio operi nella preghiera di liberazione, di
guarigione, di consolazione. “Papa Francesco si trova del tutto in accordo con
questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli
parla continuamente della misericordia di Dio per lasciarsi riconciliare. E’ la
misericordia quello che ci muove verso Dio (è la misericordia che ci attira e
ci spinge a riconoscere umilmente i propri peccati), mentre la giustizia ci
spaventa…” E acutamente Benedetto XVI osserva “ciò mette in risalto la patina
di sicurezza di sé e della propria giustizia dell’uomo d’oggi che nasconde una
profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio.
Egli è in attesa della misericordia. Non è certo un caso che la parabola del
buon samaritano sia particolarmente attraente per i contemporanei. E non solo
perché in essa è fortemente sottolineata la componente sociale dell’esistenza
cristiana”, ma anche perché dice come “gli uomini nel loro intimo aspettino che
(l’icona di Dio) nel samaritano venga in loro aiuto, che egli si curvi su di
essi, versi olio sulle loro ferite, si prenda cura di loro e porti al riparo.
In ultima analisi essi sanno di aver bisogno della misericordia di Dio e della sua delicatezza (mostrando
indirettamente di sentirsi peccatori). Nella durezza del mondo tecnicizzato nel
quale i sentimenti non contano più niente, aumenta però l’attesa di una amore
salvifico che venga donato gratuitamente. Mi pare che nel tema della misericordia
divina si esprima in un modo nuovo quello che significa diventare giusti per
fede. A partire dalla misericordia di Dio, che tutti cercano, è possibile oggi
interpretare daccapo il nucleo fondamentale della dottrina della
giustificazione e farlo apparire in tutta la sua rilevanza” come manifestazione
del cuore incarnato di Dio di cui Lei è Madre con il suo cuore immacolato.
224 – 3. Gran
prodigio Dio creò quando tu dicesti “Sì!. Il divin Verbo donasti a noi: Vergine
e Madre, noi ti acclamiam! R) Ave, …
4. Hai vissuto con il Signore in
amore e umiltà. Presso la croce fu il tuo dolore: o Mediatrice, noi ti
acclamiam! R) Ave, …
Questa argomentazione di Benedetto XVI è stata pienamente
accolta dal suo successore. Cogliendo profondamente questo bisogno che tutti
abbiamo della misericordia di Dio, la genialità di Papa Francesco è stata
quella di avere indetto un Anno Santo della Misericordia. C’è nel Papa (così
come in Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, condotti dall’azione guida dello
Spirito Santo) una profonda sensibilità per l’uomo contemporaneo, una intelligenza
della sua condizione, uno struggimento per le sue inquietudini e le sue ferite,
che spesso sorprende e spiazza, fuori e dentro la Chiesa, perché rompe le
misure solite, gli schemi consolidati, da una parte e dall’altra.
Alla domanda perché lei
(Papa Francesco) questo nostro tempo e questa nostra umanità che sembra aver
perso il senso del peccato hanno così bisogno di misericordia? , papa
Francesco risponde: “ “Perché è una umanità ferita, un’umanità che porta ferite
profonde. Non sa come curarle o crede che non sia proprio possibile curarle”.
Questo è il dramma diabolico che oggi si aggiunge: “Considerare il nostro male,
il nostro peccato, come incurabile, come qualcosa che non può essere guarito e
perdonato. Manca l’esperienza concreta della misericordia. La fragilità dei
tempi in cui viviamo è anche questa: credere che non esista, (per il male
compiuto nel passato) possibilità di riscatto, una mano che rialza, un abbraccio che ti salva, ti
perdona, ti risolleva, ti inonda di un amore infinito, paziente, indulgente; ti
rimette in careggiata”. C’è bisogno della Chiesa come un ospedale da campo!
Per intervenire
realmente nel travaglio umano provocato dal Demonio che divide, da
Satana che spinge all’odio, dal Serpente antico che oscura la coscienza, dal
Dragone che punta a dissolvere la
creazione, la natura, perfino quella originaria di uomo-donna, di papà e mamma,
per rispondere all’uomo concreto, con il
suo carico di fragilità, la Chiesa – perciò ognuno di noi convenuti tante volte
nel secondo martedì (69 volte) per la preghiera di liberazione – ha infatti
bisogno di sperimentare sacramentalmente nella Confessione almeno mensile e nelle
relazioni misericordiose l’abbraccio della misericordia di Dio, così da poterlo
comunicare a tutti i fratelli che si incontrano nel lungo cammino, di cui Lei è
Madre.
Nella nostra epoca di profondi cambiamenti, la Chiesa è
chiamata a mostrare Gesù, la Misericordia del Padre fatta carne nel Figlio per
opera dello Spirito santo nel grembo verginale della Madre della Misericordia..
Il Giubileo è un tempo per imparare a scegliere “ciò che a Dio piace di più”, senza cedere alla tentazione di
pensare che ci sia qualcos’altro che è più importante e prioritario. Niente è
più importante di scegliere “ciò che a
Dio, al suo cuore, al cuore immacolato di Maria, piace di più”, cioè la sua
misericordia, dove il Padre esercita la sua onnipotenza ricreando ciò che il
peccato ha rovinato, e facendo sentire il suo amore più grande di ogni peccato,
la sua tenerezza, il suo abbraccio, le sue carezze per cui fino al momento
terminale della vita nessuno è definito dal male che fa. Non c’è solo la
creazione, ma la ricreazione e questo giustifica il rischio di aver creato
esseri liberi. Il Padre in Gesù con il dono dello Spirito non guarda quante
volte cadiamo, ma quante volte ci lasciamo ricreare. E con questo sguardo
misericordioso di fiducia evangelica termino, dopo 14 anni, il mio ministero di
preghiera del secondo martedì del mese.
225 – 6. Nelle lotte,
nei timori, in continue avversità, della Chiesa Madre sei tu: Ausiliatrice, noi
ti invochiam! R) Ave, …
5. Nella gloria Assunta sei, dopo
tnto tuo patir. Serto di stelle splende per te: nostra Regina, noi t’invochiam!
R) Ave, …
Venite
processionalmente, incominciando da quelli in fondo alla Chiesa…
67. O Gesù ti adoro,
ostia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in Te il mio cuore si
abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo Te. Ora guardo l’Ostia che si
cela a me. Ardo dalla sete di vedere Te: Quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà.
Amen
Preghiamo. O Padre che manifesti la tua onnipotenza nel
perdono e nella compassione, raduna i popoli dispersi nella notte attuale che
avvolge il mondo, e ristorali al torrente della grazia che sgorga dal Cuore del
tuo Figlio attraverso il cuore immacolato della tua e nostra madre, dopo la
Croce madre, donna eucaristica. Per il nostro Signore….
Amen
Dio sia benedetto…
Ed ora il sacramentale
dell’acqua benedetta ed esorcizzata
Preghiamo. Signore Dio onnipotente, fonte e origine
dell’anima e del corpo, Benedici +
quest’acqua e fa che ce ne serviamo con fede per implorare il perdono dei nostri
peccati e la grazia di essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogni
insidia del nemico. La tua misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi
l’acqua viva della salvezza, perché possiamo accostarci a Te, con cuore puro, e
fuggire ogni pericolo dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Sabato 23 luglio
concludo il mio ministero qui a San Pietro Apostolo ma fiducioso per tutte le
possibilità che vi sono offerte nella nostra diocesi e che 14 anni fa non c’erano,
come l’elenco vi mostra.
224 Madonna di
Czestochova
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