Uscire dall'alienazione esistenziale del dono della vita

Ci prepariamo alla Quaresima di questo Anno Giubilare, tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale di ritenersi ricchi pur essendo spiritualmente poveri grazie all’ascolto della Parola e delle opere di misericordia corporali e spirituali

Il Vangelo ci presenta Gesù che sta predicando sulla riva del lago e che, per non essere oppresso dalla folla, decide di salire su una barca, quella di Simone. Alla fine della predica Gesù dice a Simone. “Prendi il largo e calate le reti per la
pesca”. “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”.
Possiamo immaginare i sentimenti di questi pescatori, che per tutta la notte avevano percorso in lungo e in largo il lago di Genesaret senza prendere nulla. Sono certamente sentimenti di sfiducia, di delusione come può accadere per noi invitati, in questa Domenica a celebrare la vita come il dono più grande del Donatore divino e vivendo con tante prove.
Ma subito dopo Simone accoglie una ispirazione dall’ascolto della Parola del Signore,  di “prendere il largo”, di andare a fondo e dice con una ispirazione di fiducia, di speranza, di amore che spinge all’azione: “Sulla tua parola, getterò le reti”. “E avendo gettato le reti, presero una quantità enorme di pesci…”. Con Gesù morto, risorto, presente tra noi abbiamo il Figlio di Dio, Dio con un volto umano, partecipe della potenza creatrice di Dio e redentrice di misericordia. Unendoci in Quaresima in modo particolare a Lui la vita, comunque ridotta, la viviamo come un dono dal concepimento al termine naturale, anche tra tutte le tribolazioni.
Papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima di quest’Anno Giubilare ci invita ad uscire dalla propria stanchezza, alienazione di vita grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, quelle spirituali –consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare  - toccano il nostro essere peccatori anziché giudicare peccatori gli altri per i loro comportamenti sbagliati: possiamo vedere atteggiamenti peccaminosi ma non il peccato che richiede piena avvertenza e deliberato consenso accanto alla materia grave: il peccato lo confessa solo chi lo commette. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno mai separate. E’ infatti toccando nel misero, in chi ci ha deluso per i suoi atteggiamenti, la carne di Gesù crocifisso che ogni peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante, come speriamo sia l’atteggiamento di tutti noi. Attraverso questa strada anche i “superbi”, i “possessori” e gli “egoisti” di cui parla il Magnificat hanno, ricevono la possibilità di accorgersi di essere immeritatamente amati dal Crocefisso, morto e risorto per loro, con un amore sempre più grande di ogni peccato. Solo nell’esperienza di questo amore c’è la risposta a quella sete di felicità e di amore  che ogni uomo si illude di poter colmare mediante gli  idoli del sapere, del dominare, dell’avere, del raggiungere. E’ sempre in agguato quell’indifferenza a Cristo, che nel povero e nel peccatore continua a bussare alla porta del cuore fino al momento terminale della vita: se non ci convertiamo possiamo sprofondare il quell’eterna di solitudine che è l’inferno che può iniziare già in questa vita.
Prepariamoci a questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione! Lo chiediamo per l’intercessione materna di Maria, che per prima di fronte alla grandezza della misericordia divina a lei donata gratuitamente, ha riconosciuto la propria piccolezza e non ha disprezzato e non disprezza nessuno chiedendoci di fare altrettanto.

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