Dove c'è accoglienza, lì c'è Dio e la gioia che viene da Lui

Dove c’è accoglienza reciproca, ascolto, il far spazio all’altro, lì  c’è Dio e la gioia  che viene da Lui nella Confessione e Comunione natalizia

In questa IV domenica di Avvento, che precede di poco il Natale del Signore, il Vangelo narra la visita di Maria alla parente Elisabetta. Questo episodio non rappresenta un
semplice gesto di cortesia, ma raffigura con grande semplicità l’incontro dell’Antico con il Nuovo Testamento. Le due donne, entrambe incinte, incarnano infatti l’attesa e l’Atteso e indicano  la Via dell’attesa dell’Atteso cioè della Verità, dell’Amore e della Vita anche per noi. L’anziana Elisabetta simboleggia Israele che attende il Messia, mentre la giovane Maria porta in sé l’adempimento di tale attesa cioè l’Atteso, Dio che possiede un volto umano, il volto di un bambino, come oggi  in una assoluzione e in  una particola del Risorto  che ci ha amato e ci ama sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Nelle due donne si incontrano e riconoscono prima di tutto i frutti del loro grembo, Giovanni il precursore e Cristo, l’Atteso. Commenta il poeta cristiano Prudenzio: “Il bambino contenuto nel grembo senile saluta, attraverso la bocca di sua madre, Il Signore concepito, figlio della Vergine”, nuova e definitiva creazione, tutto il progetto creativo e ricreativo di Dio, centro della storia. L’esultanza di Giovanni nel grembo di Elisabetta è il segno del compimento dell’attesa: Dio, la Verità, l’Amore, la Vita, sta per visitare il suo popolo abbassandoci in un volto umano. Nell’Annunciazione l’arcangelo Gabriele aveva parlato a Maria della gravidanza di Elisabetta (Lc 1,36) come prova della potenza di Dio: la sterilità, nonostante l’età avanzata, si era trasformata in fertilità e in ragionevolezza per Maria nell’aver creduto per fede e constato con la ragione nella verifica di quello che Gabriele le aveva detto.
Elisabetta, accogliendo Maria, riconosce che si sta realizzando la promessa, il progetto di Dio all’umanità ed esclama: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (Lc 1,42-43). L’espressione “benedetta tu fra le donne” è riferita nell’Antico Testamento a Giaele (Gdc 5,24) e a Giuditta (Gdt 13,1), due donne guerriere che si adoprano per salvare Israele. Ora invece è rivolta a  Maria, giovinetta pacifica che sta per generare il Salvatore del mondo, il Centro della storia. Così anche il sussulto di gioia di Giovanni (Lc 1,44) richiama la danza che il re Davide fece quando accompagnò l’ingresso dell’Arca dell’Alleanza in Gerusalemme ( 1 Cr 15,29). L’Arca, che conteneva le tavole della Legge, la manna e lo scettro di Aronne (Eb 9,4), era il  segno della presenza, della vicinanza di Dio in mezzo al suo popolo. Il nascituro Giovanni, purificato dalla colpa originale, esulta di gioia davanti a Maria, Arca della Nuova Alleanza, che porta in grembo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, che  offre al concepito Giovanni gli effetti del battesimo prima di nascere.
La scena della Visitazione esprime anche la bellezza dell’accoglienza, icona del Natale: dove c’è accoglienza reciproca tra familiari, tra fratelli, tra amici, dove c’è ascolto, il fare spazio all’altro, lì c’è Dio e la gioia che viene da Lui, confessati e comunicati. Imitiamo Maria nel tempo di Natale, facendo visita a quanti vivono nel disagio, nell’incomprensione, nella solitudine, in particolare gli ammalati, i carcerati, gli anziani e i bambini. E imitiamo Elisabetta che accoglie l’ospite come Dio stesso: senza desiderarlo, (uno degli atteggiamenti necessari per la comunione eucaristica, accanto ad essere in grazia di Dio, a sapere e pensare chi è Colui che riceviamo, al digiuno di un’ora) senza desiderarlo non conosceremo mai il Signore, senza attenderlo non lo incontreremo sacramentalmente in qualche volto, in qualche preferenza, senza cercarlo non lo troveremo. Con la stessa gioia di Maria che va in fretta da Elisabetta (Lc 1,39), anche noi andiamo incontro al Signore che viene. Preghiamo perché tutti gli uomini cerchino Dio che nel loro intimo inquieto attendono, scoprendo che è Dio stesso per primo a visitarci. A Maria, Arca della Nuova Alleanza, affidiamo il nostro cuore, perché lo renda pulito nei sentimenti, perché lo renda degno di accogliere la visita di Dio nel mistero del suo continuo Natale.

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