Dio ci giudicherà secondo le buone opere
Dio ci giudicherà secondo le nostre opere in rapporto ai suoi doni, è lì, nei comportamenti concreti con cui ascoltiamo la Parola di Dio, che seguiamo la sua volontà
Il Vangelo di questa terza Domenica di Avvento presenta nuovamente la figura di Giovanni Battista, e lo ritrae mentre parla alla gente che si reca da lui al fiume Giordano per farsi battezzare. Poiché Giovanni, con parole sferzanti, esorta tutti a prepararsi alla venuta del Messia, di Dio in un volto umano,
alcuni gli domandano: “Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10.12.14). Questi dialoghi sono molto interessanti anche per noi perché Dio memorizzando la Parola del profeta allora parla a noi oggi per preparaci ad accoglierlo risorto nella confessione e nella comunione natalizia e si rivelano di grande attualità anche nell’attuale momento storico.
La prima risposta è rivolta alla folla in generale. Il Battista dice: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto(v. 11). Qui possiamo vedere un criterio di giustizia, animato dalla carità cioè dall’amare come Dio ama tutti. La Giustizia chiede di superare lo squilibrio a livello globale tra il 17 per cento con l’ottanta per cento della ricchezza e chi manca del necessario; la carità spinge ad essere attenti anche nella globalizzazione oltre che nei rapporti interpersonali e a non essere indifferenti, ad andare incontro ai bisogni, invece di trovare giustificazioni per difendere solo i propri interessi. Giustizia e carità non si oppongono, ma sono entrambe necessarie e si completano a vicenda. “L’amore sarà sempre necessario, anche nella società più giusta”, perché “sempre ci saranno situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo” (Deus caritas est, 28).
E poi vediamo la seconda risposta, che è diretta ad alcuni “pubblicani”, cioè esattori delle tasse per conto dei Romani. Già per questo i pubblicani erano disprezzati, e anche perché spesso approfittavano della loro posizione per rubare. Ad essi il Battista non dice, come dicevano i rivoluzionari ideologi violenti, di cambiare mestiere, ma di non esigere nulla di più di quanto è stato fissato (v. 13). Il profeta cioè colui che fa risuonare non la propria parola ma Dio che parla, non chiede gesti eccezionali, ma anzitutto il compimento onesto del proprio dovere. Il primo passo nel cammino verso la globalità, verso la vita eterna è sempre il tentare e ritentare di osservare tutti i comandamenti e con Gesù gli atteggiamenti delle beatitudini; in questo caso il settimo comandamento: “Non rubare” (Es 20,15).
La terza risposta riguarda i soldati, un’altra categoria dotata, soprattutto allora, di un certo potere, e quindi tentata di abusarne. Ai soldati Giovanni dice: “Non maltrattare e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe” (v. 14), diremmo oggi aggiornate sindacalmente. Anche qui, la conversione comincia dall’onestà e dal rispetto degli altri che Dio ama: un’indicazione che, soprattutto a Natale, vale per tutti, specialmente per chi ha maggiori responsabilità.
Considerando nell’insieme questi dialoghi, compisce la grande concretezza ed equilibrio delle parole di Giovanni: dal momento che Dio ci giudicherà, ci renderà giusti secondo le opere con cui rispondiamo al suo amore, è lì, nei comportamenti, che occorre mostrare di seguire la sua volontà. E proprio per questo le indicazioni del Battista nell’attesa, in queste prime tre settimane di Avvento, del Giudice, sono sempre attuali anche nel nostro mondo così complesso, le cose andrebbero meglio se ciascuno osservasse queste regole di condotta: da giovedì 17 dicembre la seconda parte dell’Avvento in preparazione della confessione e comunione natalizia cioè la novena del Natale. Preghiamo allora il Signore, per intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti a prepararci al Natale portando frutti di conversione (Lc 3,8) anche partecipando oggi all’apertura della prima porta diocesana della misericordia nella Cattedrale.
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