Rivelazioni private
Rivelazione pubblica e rivelazioni chiamate “private” come aiuto a comprendere i segni del tempo e a trovare per essi la giusta risposta nella fede, nella speranza, nella carità
Il demonio da sempre
cerca di contrastare la “Rivelazione pubblica cioè biblico ecclesiastica”, lo
straordinario e unico evento in cui Dio ha parlato per il bene di tutta
l’umanità e di ogni persona, evento che si è espresso fino alla morte
dell’ultimo apostolo e si esprime letterariamente in continuità sacramentale
come Parola del Signore nella Sacre Scritture. Da allora, come dice il
Catechismo della
Chiesa Cattolica, “lungo i secoli ci sono state delle
rivelazioni chiamate ‘private’, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità
della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro
ruolo non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva
di Cristo ma di aiutare a viverla più
pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal magistero della Chiesa,
il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni
costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa” (CCC,
n. 67), prima fra tutti la Sua e nostra Madre.
Quando la Chiesa le
approva, ha spiegato Papa Benedetto XIV, “non ci obbliga a crederle ma solo permette che siano pubblicate a
istruzione e edificazione dei fedeli; onde l’assenso che vi si deve prestare
non è atto di fede cattolica, ma atto di fede umana fondato sull’essere queste
rivelazioni probabili e piamente credibili”.
Dunque, le rivelazioni chiamate “private” riconosciute o non escluse dalla
Chiesa ci aiutano a comprendere i segni
del tempo e a trovare per essi la giusta risposta nella fede.
Dalle apparizioni
riconosciute o non escluse dalla Chiesa quali i segni del tempo e la giusta
risposta nella fede?
Anche oggi il mondo è
amato dal Padre in Cristo con il dono dello Spirito, ma questo amore passa
attraverso la responsabilità umana e la decadenza è senza ombra di dubbio, come
la Madonna nelle apparizioni richiama, la conseguenza della mancanza dello
spirito di preghiera che permette l’intervento storico di Dio. Di fronte alla
crisi della preghiera, la Beata Vergine insiste nel richiamo continuo alla
preghiera, raccomanda soprattutto il Rosario in famiglia con insistenza. E
poiché il Rosario soprattutto in famiglia è la preghiera più adatta a
preservare la fede in ogni persona e in ogni famiglia, dopo la liturgia della
Santa Eucaristia di almeno ogni Domenica, in questo mese di ottobre con il
Sinodo ordinario sull’Evangelizzazione della famiglia promoviamolo con tutte le
forze.
Paolo VI il 2 febbraio
1974, sollecitato anche da Lucia dos Santos incontrata a Fatima nel 1972,
pubblicò l’Esortazione apostolica Marialis
Cultus spiegando in modo coinvolgente l’importanza della pratica di questa
antica orazione: “Preghiera evangelica,
incentrata nel mistero dell’Incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque,
preghiera di orientamento nettamente cristologico. (…) la ripetizione dell’Ave
Maria costituisce l’ordine sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri:
il Gesù che ogni Ave Maria richiama è quello stesso che la successione dei
misteri ci propone, di volta in volta, Figlio di Dio e della Vergine, nato in
una grotta di Betlemme; presentato dalla madre al tempio; giovinetto pieno di
zelo per le cose del Padre suo; Redentore agonizzante nell’orto; flagellato e
coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario; risorto da morte
e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito” (n.26).
Papa Montini insistette
sugli effetti benefici del Rosario recitato in famiglia, com’era stato chiesto
dalla Madonna a Fatima e in questo momento dalla prossimità al Sinodo ordinario
sull’Evangelizzazione della Famiglia.
“Vogliamo ora, in continuità di intendimenti con i Nostri Predecessori,
raccomandare vivamente la recita del Rosario in famiglia. Il Concilio Vaticano
II ha messo in luce come la famiglia, cellula prima e vitale della società,
grazie all’amore scambievole dei suoi membri e alla preghiera a Dio elevata in
comune, si riveli come il santuario domestico della Chiesa. La famiglia
cristiana, quindi, si presenta come una Chiesa domestica, se i suoi membri,
ciascuno nell’ambito e nei compiti che gli sono propri, tutti insieme
promuovono la giustizia, praticano le opere di misericordia, si dedicano al
servizio dei fratelli, prendono parte all’apostolato della più vasta comunità
locale e si inseriscono nel suo culto liturgico; e ancora, se innalzano in
comune supplici preghiere a Dio: che, se non ci fosse questo elemento, le
verrebbe a mancare il carattere stesso di famiglia cristiana. Perciò, al recupero
della nozione teologica della famiglia come Chiesa domestica, deve
coerentemente seguire un concreto sforzo per instaurare nella vita familiare la
preghiera comune” (Marialis Cultus, n.52).
E’ proprio la necessità
di questo “recupero”, per contrastare la forza disgregatrice e degradante della
società contemporanea, che spinse il pontefice a “rivalutare” il Rosario. Paolo
VI non vi vedeva un solo esercizio mnemonico di litanie, ma una vera preghiera
sublime che, attraverso la contemplazione, contribuisce a elevare le anime e a
portarle in comunione con Dio, spingendole a riflettere sugli eventi principali
della nostra salvezza, quindi di nuovo innalza l’umanità e ogni singolo in
compagnia con Maria.
La Madonna – come scrisse
suor Lucia dos Santos – più volte è intervenuta “in persona, con le sue
numerose apparizioni, le sue lacrime, i messaggi dei veggenti sparsi in tutte
le parti del mondo”, offrendo Se stessa,
il suo amore materno, quale ancora di salvezza fornita da Dio all’umanità, non
solo per non cadere in tante crisi materiali, ma per non pregiudicare la vita
veramente vita che raggiungerà il suo compimento oltre alla morte e a cui poco
ci si pensa con la tentazione più terribile, quella della mondanità, come
ricorda Papa Francesco.
L’importanza del Rosario
nella lotta contro il male è stata ribadita più volte anche da San Giovanni
Paolo II e da Benedetto XVI, il cui successore, Papa Francesco, parlando ai
fedeli riuniti in San Pietro il 17 novembre, l’ha paragonato significativamente
a una “medicina spirituale per la nostra anima”: senza la “medicina” del
Rosario l’anima non sta bene e non è completamente difesa dagli attacchi del
Maligno.
Annalisa Colzi,
consacrata nella comunità dei Figli di Dio fondata dal mistico don Divo
Barsotti, in un’intervista del 2011 ha richiamato l’attenzione sulle insidie
diaboliche di cui a volte anche “i sacerdoti non parlano più e i pochi che ne
parlano vengono derisi”, spesso trascurate anche nei seminari e nelle facoltà
teologiche. Questo non è certo in sintonia con il messaggio evangelico lasciatoci
da Giovanni, l’apostolo prediletto: “Ora il Figlio di Dio è apparso per
distruggere le opere del diavolo” (1 Gv 3,8), quelle secondarie (vessazioni,
ossessioni, infestazioni, possessioni) verso le quali oggi c’è un’esagerata
attenzione, e quelle primarie delle tentazioni verso le quali i richiami sono
pochi e l’attenzione ancora meno. La Colzi ha poi insistito sulla necessità di
informare in modo giusto i giovani sia su quelle secondarie ma soprattutto su
quelle primarie. ”La Misericordia di Dio va di pari passo con l’azione del
Maligno. Altrimenti (…) che senso avrebbe parlare di misericordia? Che senso
avrebbe parlare di Sacrificio della Croce? La Madonna non teme di far vedere
l’inferno a tre bambini a Fatima e non dice loro che l’inferno è vuoto, ma che
“molti vanno all’inferno perché non c’è chi si sacrifichi per loro”. (…) I
genitori che invece vogliono preservare i loro figli dal discorso del demonio e
dell’inferno sono poi quelli che l’inferno glielo fanno vivere su questa Terra,
lasciandoli scorazzare tra i vari pericoli mediatici. Io credo che in quest’ora
grave in cui versa l’umanità, solo la bontà materna di Maria possa salvarci.
San Luigi Maria Grignon De Monfort scriveva nel 1700: “…il demonio teme Maria,
perché Satana, che è superbo, soffre infinitamente d’esser vinto e punito da
una piccola e umile serva di Dio, e l’umiltà della Vergine lo umilia più che la
divina onnipotenza”. Questi soni i tempi di Maria. Da più di trent’anni la
Regina della Pace ci esorta a riprendere il cammino della Salvezza e a saperci
difendere dagli assalti del Maligno con il Rosario, il digiuno, la Santa Messa,
la confessione, la lettura della Sacra Scrittura”.
Anche nell’esempio
lasciatoci dai santi il Rosario risulta essere, dopo la Santa Messa almeno
della Domenica, la preghiera di liberazione più efficace, quella più valida per
vincere il Diavolo, il mezzo misterioso per ottenere grazie particolari, tutto ciò
che in questo momento storico di dominio assoluto dalle tecnica, come richiama
Papa Francesco nella ‘Laudato sì’”, può apparire impossibile.
Il Diavolo lavora per
allontanarci dal culto di Dio, dall’attesa del compimento della risurrezione
della carne attraverso la tentazione della mondanità, e cerca di assolutizzare
il proprio io, il denaro, il potere, il piacere. Noi possiamo, con la nostra
libertà, modulare le nostre scelte o guardando all’esempio di Maria, l’icona
più perfetta di Cristo, o lasciandoci travolgere dalle tentazioni diaboliche
che operano sulle nostre umane debolezze. Chi asseconda la malizia del Diavolo,
non avvertirà mai spinte interiori a fare il bene, la sua vita piomba in un
progressivo degrado morale. Il Rosario, la preghiera degli umili che oggi molte
televisioni, radio aiutano, è anche sociologicamente la migliore protezione
contro questo rischio.
San Giovanni Paolo II a
Manila il 25 gennaio si rivolse ai coniugi cattolici:
“Per essere “buona notizia per il terzo millennio”, cari sposi
cristiani, non dimenticate che la preghiera in famiglia è garanzia di unità in
uno stile di vita coerente con la volontà di Dio. Proclamando (…) l’Anno del
Rosario, ho raccomandato questa devozione mariana come preghiera della famiglia
e per la famiglia (…) “La famiglia che recita insieme il rosario riproduce un
po’ il clima della casa di Nazareth, si pone Gesù al centro, si condividono con
Lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono
da Lui la speranza e la forza per il cammino”. Assieme a Maria viviamo con Lui,
amiamo con Lui, pensiamo con Lui, percorriamo le strade e le piazze con Lui,
cambiamo il mondo con Lui”.
Se il Diavolo intende, in
questo momento storico, sferrare un potente attacco contro la Chiesa del
Cristo, Dio replica inviando Maria, la sua Creatura prediletta segno di
speranza e di consolazione, per fare da baluardo con la sua umiltà
all’arroganza devastante dei demoni, angeli decaduti per via della loro
superbia. Ed è questo che scatena la collera del Diavolo: essere sconfitto da
una creatura umana già giunta al
compimento della vita veramente vita, inferiore a lui per natura, ma superiore
per grazia, perché Madre di Dio, del Dio che possiede un volto umano risorto.
Il Diavolo vuole
distruggere la Chiesa, ma la Madonna è Madre della Chiesa e non permetterà la
sua sconfitta. Il trionfo del Diavolo può essere solo apparente o effimero
perché Gesù, morendo in croce cioè nel compimento della sua missione, ha
affidato la Chiesa e tutti noi a sua Madre. Non a caso, nel suo addio al
papato, Benedetto XVI l’ha affidata alla vergine Maria.
Ho attinto questi
contenuti da Il Diavolo di padre
Raffaele Talmelli e Luciano Regolo, editore Mondadori 2014.
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