Il perdono non sostituisce la giustizia

Il perdono non sostituisce la giustizia della verità: La Chiesa, nell’Anno Santo della misericordia, ha profondo bisogno quindi  di rimparare la penitenza, di accettare la purificazione dal peccato che esiste proprio al suo interno, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della verità cioè del simbolo, del dogma, del magistero

Benedetto XVI, nel corso del suo pellegrinaggio a Fatima nel maggio del 2010, affermò parole pregne di spiritualità che richiamano i credenti cattolici al vero senso dei moniti celesti delle rivelazioni chiamate “private”. Come preparazione all’Anno Santo della Misericordia penso utile un significativo
passaggio dell’intervista concessa l’11 maggio di quell’anno, sul volo che lo portava in Portogallo. Merita di essere riportato integralmente, poiché contiene una serie di utili spunti utili a guardare con maggiore serenità di fede, speranza, carità in questo Anno Santo anche a richiami da parte di rivelazioni chiamate “private” riconosciute o non escluse dalla Chiesa, una serenità che ogni credente trae dagli inviti alla preghiera comune in famiglia, in parrocchia, nei gruppi particolari nella totale fiducia nei disegni del Padre in Cristo nello Spirito Santo e del suo amore per tutta l’umanità nel passato, nel futuro, soprattutto per noi, nel presente:
“Lei presentò il testo del terzo segreto nella Sala stampa vaticana, nel giugno del 2000” domanda Padre Lombardi, segretario della Sala stampa vaticana. “Le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo MII, ad altre sofferenze dei Papi. E’ possibile, secondo Lei, inquadrare anche in quella visione di sofferenza della Chiesa di oggi (…)?”. 
“Nel 2000” risponde Benedetto XVI con giudizi che sono una profezia di fronte all’attuale persecuzione della Chiesa dall’esterno e dalla sofferenza proprio dall’interno nel rapporto tra verità e misericordia pastorale “avevo detto che un’apparizione, cioè un impulso soprannaturale, che non viene solo dall’immaginazione della persona, ma in realtà dalla Vergine Maria, dal soprannaturale, che un tale impulso entra in un soggetto e si esprime nelle possibilità del soggetto. Il soggetto è determinato dalle sue condizioni storiche, personali, temperamentali, e quindi traduce il grande impulso soprannaturale nelle sue possibilità di vedere, di immaginare, di esprimere, ma in queste espressioni, formate dal soggetto, si nasconde un contenuto che va oltre, più profondo, e solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era – diciamo – “vestita” in questa visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato, si parla, si vede la necessità di una passione  della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione. Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo dal di fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di rimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo rimparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”.

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