Come Papa Francesco guarda oggi al tema del Sinodo dei Vescovi
Inno alla magnificenza
del disegno divino sul matrimonio e puntuale riflessione di Papa Francesco
sull’odierna crisi della famiglia
Cari
fratelli e sorelle buongiorno!
La nostra
riflessione circa il disegno originario di Dio sulla coppia uomo-donna,
dopo aver considerato le due narrazioni del Libro della Genesi, si rivolge ora
direttamente a Gesù.
L’evangelista
Giovanni, all’inizio del suo Vangelo, narra l’episodio delle nozze di Cana, a
cui erano presenti la Vergine Maria e Gesù, con i suoi primi discepoli
(cfr Gv 2,1-11). Gesù non solo partecipò a quel matrimonio, ma
“salvò la
festa” con il miracolo del vino! Dunque, il primo dei suoi segni
prodigiosi, con cui Egli rivela la sua gloria, lo compì nel contesto di un
matrimonio, e fu un gesto di grande simpatia per quella nascente famiglia,
sollecitato dalla premura materna di Maria. Questo ci fa ricordare il libro
della Genesi, quando Dio finisce l’opera della creazione e fa il suo
capolavoro; il capolavoro è l’uomo e la donna. E qui Gesù incomincia proprio i
suoi miracoli con questo capolavoro, in un matrimonio, in una festa di nozze:
un uomo e una donna. Così Gesù ci insegna che il capolavoro della società è la
famiglia: l’uomo e la donna che si amano! Questo è il capolavoro!
Dai tempi
delle nozze di Cana, tante cose sono cambiate, ma quel “segno” di Cristo
contiene un messaggio sempre valido.
Oggi
sembra non facile parlare del matrimonio come di una festa che si rinnova nel
tempo, nelle diverse stagioni dell’intera vita dei coniugi. E’ un fatto che le persone
che si sposano sono sempre di meno; questo è un fatto: i giovani non vogliono
sposarsi. In molti Paesi aumenta invece il numero delle separazioni, mentre
diminuisce il numero dei figli. La difficoltà a restare assieme – sia come
coppia, sia come famiglia – porta a rompere i legami con sempre maggiore
frequenza e rapidità, e proprio i figli sono i primi a portarne le conseguenze.
Ma pensiamo che le prime vittime, le vittime più importanti, le vittime che
soffrono di più in una separazione sono i figli. Se sperimenti fin da piccolo
che il matrimonio è un legame “a tempo determinato”, inconsciamente per te sarà
così. In effetti, molti giovani sono portati a rinunciare al progetto stesso di
un legame irrevocabile e di una famiglia duratura. Credo che dobbiamo
riflettere con grande serietà sul perché tanti giovani “non se la sentono” di
sposarsi. C’è questa cultura del provvisorio … tutto è provvisorio, sembra che
non ci sia qualcosa di definitivo.
Questa dei
giovani che non vogliono sposarsi è una delle preoccupazioni che emergono al
giorno d’oggi: perché i giovani non si sposano?; perché spesso preferiscono una
convivenza, e tante volte “a responsabilità limitata”?; perché molti – anche
fra i battezzati – hanno poca fiducia nel matrimonio e nella famiglia? E’
importante cercare di capire, se vogliamo che i giovani possano trovare la
strada giusta da percorrere. Perché non hanno fiducia nella famiglia?
Le
difficoltà non sono solo di carattere economico, sebbene queste siano davvero
serie. Molti ritengono che il cambiamento avvenuto in questi ultimi decenni sia
stato messo in moto dall’emancipazione della donna. Ma nemmeno questo argomento
è valido, è una falsità, non è vero! E’ una forma di maschilismo, che sempre
vuole dominare la donna. Facciamo la brutta figura che ha fatto Adamo, quando
Dio gli ha detto: “Ma perché hai mangiato il frutto dell’albero?”, e lui: “La
donna me l’ha dato”. E la colpa è della donna. Povera donna! Dobbiamo difendere
le donne! In realtà, quasi tutti gli uomini e le donne vorrebbero una sicurezza
affettiva stabile, un matrimonio solido e una famiglia felice. La famiglia è in
cima a tutti gli indici di gradimento fra i giovani; ma, per paura di
sbagliare, molti non vogliono neppure pensarci; pur essendo cristiani, non
pensano al matrimonio sacramentale, segno unico e irripetibile dell’alleanza,
che diventa testimonianza della fede. Forse proprio questa paura di fallire è
il più grande ostacolo ad accogliere la parola di Cristo, che promette la sua
grazia all’unione coniugale e alla famiglia.
La
testimonianza più persuasiva della benedizione del matrimonio cristiano è la
vita buona degli sposi cristiani e della famiglia. Non c’è modo migliore per
dire la bellezza del sacramento! Il matrimonio consacrato da Dio custodisce
quel legame tra l’uomo e la donna che Dio ha benedetto fin dalla creazione del
mondo; ed è fonte di pace e di bene per l’intera vita coniugale e familiare.
Per esempio, nei primi tempi del Cristianesimo, questa grande dignità del
legame tra l’uomo e la donna sconfisse un abuso ritenuto allora del tutto
normale, ossia il diritto dei mariti di ripudiare le mogli, anche con i motivi
più pretestuosi e umilianti. Il Vangelo della famiglia, il Vangelo che annuncia
proprio questo Sacramento ha sconfitto questa cultura di ripudio abituale.
Il seme
cristiano della radicale uguaglianza tra i coniugi deve oggi portare nuovi
frutti. La testimonianza della dignità sociale del matrimonio diventerà
persuasiva proprio per questa via, la via della testimonianza che attrae, la
via della reciprocità fra loro, della complementarietà fra loro.
Per
questo, come cristiani, dobbiamo diventare più esigenti a tale riguardo. Per
esempio: sostenere con decisione il diritto all’uguale retribuzione per uguale
lavoro; perché si dà per scontato che le donne devono guadagnare meno degli
uomini? No! Hanno gli stessi diritti. La disparità è un puro scandalo! Nello
stesso tempo, riconoscere come ricchezza sempre valida la maternità delle donne
e la paternità degli uomini, a beneficio soprattutto dei bambini. Ugualmente,
la virtù dell’ospitalità delle famiglie cristiane riveste oggi un’importanza
cruciale, specialmente nelle situazioni di povertà, di degrado, di violenza
familiare.
Cari
fratelli e sorelle, non abbiamo paura di invitare Gesù alla festa di nozze, di
invitarlo a casa nostra, perché sia con noi e custodisca la famiglia. E non
abbiamo paura di invitare anche la sua Madre Maria! I cristiani, quando si
sposano “nel Signore”, vengono trasformati in un segno efficace dell’amore di
Dio. I cristiani non si sposano solo per sé stessi: si sposano nel Signore in
favore di tutta la comunità, dell’intera società.
Di questa
bella vocazione del matrimonio cristiano, parlerò anche nella prossima
catechesi” (Papa Francesco. Udienza, 29
aprile 2015).
Vedo la continuità tra Papa Francesco e Benedetto XVI di come la
Chiesa comprende la missione divina che deve realizzare nel già del Regno di
Cristo, nel mondo. E’ proprio nel compito della nuova evangelizzazione che la
comunità ecclesiale ha percepito, con rinnovata forza, che la famiglia
cristiana è una testimonianza cristiana insostituibile in virtù della profonda
realtà che racchiude di fronte “alle sfide pastorali – Papa Francesco – della
famiglia”. Già Benedetto XVI: “Fa parte degli sviluppi dell’amore verso livelli
più alti, verso le sue intime purificazioni, che esso cerchi ora la definitività,
e ciò in duplice senso: nel senso dell’esclusività – “solo quest’unica persona”
– e nel senso del “per sempre” (Deus caritas est, n.6).
L’introduzione del matrimonio come realtà incisa nella verità
della creazione, assunta da Dio per mostrare la sua alleanza storica con gli
uomini e definitivamente consacrata come sacramento della Nuova Alleanza di
Cristo, le conferisce un valore unico per comprendere l’uomo come “immagine e somiglianza
di Dio” (Gn 1,26) nonché il valore sacramentale del suo amore e della sua
corporeità. E’ quello che San Giovanni Paolo II, il “Papa della famiglia”
chiamò “antropologia adeguata” per mostrare il suo valore come dimensione
fondamentale per la nuova evangelizzazione.
“Cari fidanzati!
Sono lieto di concludere questa itensa giornata,
culmine del Congresso Eucaristico Nazionale, incontrando voi, quasi a voler
affidare l’eredità di questo evento di grazia alle vostre giovani vite. Del
resto, l’Eucaristia, dono di Cristo per la salvezza del mondo, indica e
contiene l’orizzonte più vero dell’esperienza che state vivendo: l’amore di
Cristo quale pienezza dell’amore umano. Ringrazio l’Arcivescovo di
Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli, per il suo cordiale e profondo saluto,
e tutti voi per questa vivace partecipazione; grazie anche per le domande che
mi avete rivolto e che io accolgo confidando nella presenza in mezzo a noi del
Signore Gesù: Lui solo ha parole di vita eterna, parole di vita per voi e per
il vostro futuro!
Quelli che ponete sono interrogativi che, nell’attuale
contesto sociale, assumono un peso ancora maggiore. Vorrei offrirvi solo
qualche orientamento per una risposta. Per certi aspetti, il nostro è un tempo
non facile, soprattutto per voi giovani. La tavola è imbandita di tante cose
prelibate, ma, come nell’episodio evangelico delle nozze di Cana, sembra che
sia venuto a mancare il vino della festa. Soprattutto la difficoltà di trovare
un lavoro stabile stende un velo di incertezza sull’avvenire. Questa condizione
contribuisce a rimandare l’assunzione di decisioni definitive, e incide in modo
negativo sulla crescita della società, che non riesce a valorizzare appieno la
ricchezza di energie, di competenze e di creatività della vostra generazione.
Manca il vino della festa anche a una cultura che
tende a prescindere da chiari criteri morali: nel disorientamento, ciascuno è
spinto a muoversi in maniera individuale e autonoma, spesso nel solo perimetro
del presente. La frammentazione del tessuto comunitario si riflette in un
relativismo che intacca i valori essenziali; la consonanza di sensazioni, di
stati d’animo e di emozioni sembra più importante della condivisione di un
progetto di vita. Anche le scelte di fondo allora diventano fragili, esposte ad
una perenne revocabilità, che spesso viene ritenuta espressione di libertà,
mentre ne segnala piuttosto la carenza. Appartiene a una cultura priva del vino
della festa anche l’apparente esaltazione del corpo, che in realtà banalizza la
sessualità e tende a farla vivere al di fuori di un contesto di comunione di
vita e d’amore.
Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste
sfide! Non perdete mai la speranza. Abbiate coraggio, anche nelle difficoltà,
rimanendo saldi nella fede. Siate certi che, in ogni circostanza, siete amati e
custoditi dall’amore di Dio, che è la nostra forza. Dio è buono. Per questo è
importante che l’incontro con Dio, soprattutto nella preghiera personale e
comunitaria, sia costante, fedele, proprio come è il cammino del vostro amore:
amare Dio e sentire che Lui mi ama. Nulla ci può separare dall’amore di Dio!
Siate certi, poi, che anche la Chiesa vi è vicina, vi sostiene, non cessa di
guardare a voi con grande fiducia. Essa sa che avete sete di valori, quelli
veri, su cui vale la pena di costruire la vostra casa! Il valore della fede,
della persona, della famiglia, delle relazioni umane, della giustizia. Non
scoraggiatevi davanti alle carenze che sembrano spegnere la gioia sulla mensa
della vita. Alle nozze di Cana, quando venne a mancare il vino, Maria invitò i
servi a rivolgersi a Gesù e diede loro un’indicazione precisa: “Qualsiasi cosa
vi dica, fatela” (Gv 2,5). Fate tesoro di queste parole, le ultime di Maria
riportate nei Vangeli, quasi un suo testamento spirituale, e avrete sempre la
gioia della festa: Gesù è il vino della festa!
Come fidanzati vi trovate a vivere una stagione unica,
che apre alla meraviglia dell’incontro e fa scoprire la bellezza di esistere e
di essere preziosi per qualcuno, di potervi dire reciprocamente: tu sei
importante per me. Vivete con intensità, gradualità e verità questo cammino.
Non rinunciate a perseguire un ideale alto di amore, riflesso e testimonianza
dell’amore di Dio! Ma come vivere questa fase della vostra vita, testimoniare
l’amore nella comunità? Vorrei dirvi anzitutto di evitare di chiudervi in
rapporti intimistici, falsamente rassicuranti; fate piuttosto che la vostra
relazione diventi lievito di una presenza attiva e responsabile nella comunità.
Non dimenticate, poi, che, per essere autentico, anche l’amore richiede un
cammino di maturazione: a partire dall’attrazione iniziale e dal “sentirsi
bene” con l’altro, educatevi a “volere bene” all’altro, a “volere il bene”
dell’altro. L’amore vive di gratuità, di sacrificio di sé, di perdono e di
rispetto dell’altro.
Cari amici, ogni amore umano è segno dell’Amore eterno
che ci ha creati, e la cui grazia santifica la scelta di un uomo e di una donna
di consegnarsi reciprocamente la vita nel matrimonio. Vivete questo tempo del
fidanzamento nell’attesa fiduciosa di tale dono, che va accolto percorrendo una
strada di conoscenza, di rispetto, di attenzioni che non dovete mai smarrire:
solo a questa condizione il linguaggio dell’amore rimarrà significativo anche
nello scorrere degli anni. Educatevi, poi, sin da ora alla libertà della
fedeltà, che porta a custodirsi reciprocamente, fino a vivere l’uno per
l’altro. Preparatevi a scegliere con convinzione il “per sempre” che connota
l’amore: l’indissolubilità, prima che una condizione, è un dono che va
desiderato, chiesto e vissuto, oltre ogni mutevole situazione umana. E non
pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il
futuro. Bruciare le tappe finisce per “bruciare” l’amore, che invece ha bisogno
di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare
spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e
indissolubile. La fedeltà e la continuità del vostro volervi bene vi renderanno
capaci anche di essere aperti alla vita, di essere genitori: la stabilità della
vostra unione nel Sacramento del Matrimonio permetterà ai figli che Dio vorrà
donarvi di crescere fiduciosi nella bontà della vita. Fedeltà, indissolubilità
e trasmissione della vita sono i pilastri di ogni famiglia, vero bene comune,
patrimonio prezioso per l’intera società. Fin d’ora, fondate su di essi il
vostro cammino verso il matrimonio e testimoniatelo anche ai vostri coetanei: è
un servizio prezioso! Siate grati a quanti con impegno, competenza e
disponibilità vi accompagnano nella formazione: sono segno dell’attenzione e
della cura che la comunità cristiana vi riserva. Non siete soli: ricercate e
accogliete per primi la compagnia della Chiesa.
Vorrei tornare ancora su un punto essenziale:
l’esperienza dell’amore ha al suo interno la tensione verso Dio. Il vero amore
promette l’infinito! Fate, dunque, di questo vostro tempo di preparazione al
matrimonio un itinerario di fede: riscoprite per la vostra vita di coppia la
centralità di Gesù Cristo e del camminare nella Chiesa. Maria ci insegna che il
bene di ciascuno dipende dall’ascoltare con docilità la parola del Figlio. In
chi si fida di Lui, l’acqua della vita quotidiana si muta nel vino di un amore
che rende buona, bella e feconda la vita. Cana, infatti, è annuncio e
anticipazione del dono del vino nuovo dell’Eucaristia, sacrificio e banchetto
nel quale il Signore ci raggiunge, ci rinnova e trasforma. Non smarrite
l’importanza vitale di questo incontro: l’assemblea liturgica domenicale vi
trovi pienamente partecipi: dall’Eucaristia scaturisce il senso cristiano
dell’esistenza e un nuovo modo di vivere (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 72-73). E non avrete, allora, paura
nell’assumere l’impegnativa responsabilità della scelta coniugale; non temerete
di entrare in questo “grande mistero”, nel quale due persone diventano una sola
carne (cfr Ef 5,31-32).
Carissimi giovani, vi affido alla protezione di San
Giuseppe e di Maria Santissima; seguendo l’invito della Vergine Madre –
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela” – non vi mancherà il gusto della vera festa e
saprete portare il “vino” migliore, quello che Cristo dona per la Chiesa e per
il mondo. Vorrei dirvi che anch’io sono vicino a voi e a tutti coloro che, come
voi, vivono questo meraviglioso cammino di amore. Vi benedico con tutto il
cuore!” (Benedetto XVI, Incontro con i
Giovani fidanzati, Ancona 11 settembre 2012).
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