IV Domenica di Quaresima
La Croce di Cristo è il vertice dell’amore che ci dona la gioia del perdono nel Sacramento pasquale della riconciliazione con Lui e tra noi
Nel nostro itinerario
verso la Pasqua di risurrezione nel
Sacramento della Penitenza, siamo giunti alla quarta domenica di Quaresima, la
Domenica della gioia della riconciliazione con Lui e tra noi. E’ un cammino con
Gesù attraverso il “deserto”, cioè un tempo in cui vivendo in sobrietà
ascoltare maggiormente la voce di Dio e anche smascherare, come abbiamo fatto
martedì nella preghiera di liberazione, le tentazioni che parlano dentro di
noi, anche
quella della irreligione. All’orizzonte di questo deserto si profila
la Croce. Gesù sa che essa è il culmine della sua missione: in effetti, la Croce
di Cristo è il vertice dell’amore per dare all’uomo la capacità di amare con lo
stesso amore di Dio cioè con quattro dimensioni, come ricorda san Paolo “siate
in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza. La lunghezza,
l’altezza e la profondità” (Ef 3,18):
·
L’ampiezza…non esclude nessuno;
·
la lunghezza…è perseverante e nessuna difficoltà
lo vince;
·
l’altezza…si propone un fine altissimo, riportare
ogni uomo, comunque ridotto ad essere in Cristo, personalmente figlio nel
Figlio e comunitariamente fratello;
·
la profondità…condivide fino in fondo le miserie
di ogni uomo.
Che
l’icona della Croce sia il vertice dell’amore lo dice Lui stesso nel Vangelo di
oggi: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia
innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita
eterna”, (Gv 3,14-15) cioè la vita
veramente vita. Il riferimento è all’episodio in cui, durante l’Esodo dall’Egitto,
gli ebrei furono attaccati da serpenti velenosi, e molti morirono; allora Dio
comandò a Mosè di fare un serpente di bronzo e metterlo sopra un’asta: se uno
veniva morso dai serpenti, guardando il serpente di bronzo, veniva guarito (Nm
21,4-9). Anche Gesù sarà innalzato sulla Croce, perché chiunque è in pericolo
di morte a causa del peccato cui induce il serpente antico, rivolgendosi, affidandosi
con fede a Lui, che è morto per noi vincendo il Maligno, il peccato, la morte,
sia salvato, liberato, perdonato, ricreato. “Dio infatti – scrive san Giovanni
– non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il
mondo si slavi per mezzo di lui” (Gv 3,17), Dio che possiede un volto umano,
che ci ha amato sino alla fine, l’umanità nel suo insieme, ogni singola
persona.
Commenta
sant’Agostino: “IL medico, per quanto dipende da lui, viene per guarire il malato.
Se uno non sta alle prescrizioni del medico, si rovina da solo” (PL 35,1190).
Il Salvatore è venuto nel mondo perché nessuno sia definito dal male che fa e
fino al momento terminale possa rendersi conto, pentirsi, lasciarsi perdonare
nella confessione e ricominciare. Dunque, se infinito è l’amore misericordioso
di Dio, che è arrivato al punto di dare il suo unico Figlio in riscatto della nostra
vita, per cui non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte con il suo perdono
sacramentale ci rialziamo, grande è anche la nostra responsabilità: ciascuno,
infatti, deve riconoscere di essere ammalato, per poter essere guarito; ciascuno
deve confessare il proprio peccato, perché il perdono di Dio, già donato sulla
Croce, possa avere effetto nel suo cuore e nella sua vita, dandogli gioia..
Scrive ancora sant’Agostino: “Dio condanna i tuoi peccati; se anche tu li
condanni tutti con sincerità, ti unisci a Dio…Quando comincia a dispiacerti ciò
che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue
opere cattive. Le opere buone cominciano con il riconoscimento delle opere
cattive” (PL 35,1191). A volte l’uomo ama più le tenebre del pessimismo che la
luce del perdono, della speranza, dell’amore perché è attaccato ai suoi peccati
o non li vuol riconoscere, confessare in queste tre settimane verso la Pasqua.
Ma solo aprendosi alla luce del perdono, solo confessando sinceramente le proprie
colpe a Dio attraverso il confessore, che si trova la vera pace e la gioia che
oggi celebriamo con il rosaceo. Ma è importante accostarsi con regolarità
magari mensile al sacramento della Penitenza
per ricevere il perdono del Signore e intensificare il nostro cammino di
conversione. La Madre della Divina Misericordia ci accompagni.
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