Vero amore è amare e lasciarsi amare
Il vero amore è amare e lasciarsi amare. E’ più difficile lasciarsi amare che amare. Dio possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi amare da Lui. Il vero amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci provoca una sorpresa.
“E’ una gioia per me stare oggi con voi. Saluto cordialmente
ciascuno di voi e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo
incontro. Nel corso della mia visita alle Filippine, ho voluto in modo
particolare incontrarmi con voi giovani, per ascoltarvi e parlare con voi.
Desidero esprimere l’amore e la speranza che la Chiesa ha per voi. E voglio
incoraggiarvi, come cittadini cristiani di questo Paese, a dedicarvi con
passione e con onestà al grande impegno di rinnovare la vostra società e di
contribuire a costruire un mondo migliore.
In modo speciale, ringrazio i giovani che mi hanno rivolto
parole di benvenuto: Jun, Leandro e Rikki. Grazie tante!
Un po’… sulla piccola rappresentazione delle donne. Troppo
poco! Le donne hanno molto da dirci nella società di oggi. A volte siamo troppo
maschilisti, e non lasciamo spazio alla donna. Ma la donna sa vedere le cose
con occhi diversi dagli uomini. La donna sa fare domande che noi uomini non
riusciamo a capire. Fate attenzione: lei [indica Jun] oggi ha fatto l’unica
domanda che non ha risposta. E non le venivano le parole, ha dovuto dirlo con
le lacrime. Così, quando verrà il prossimo Papa a Manila, che ci siano più
donne!
Ti ringrazio, Jun, che hai presentato con tanto coraggio la
tua esperienza. Come ho detto prima, il nucleo della tua domanda quasi non ha
risposta. Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che voi avete vissuto
possiamo capire qualcosa e rispondere qualcosa. La grande domanda per tutti:
perché i bambini soffrono? Perché i bambini soffrono? Proprio quando il cuore
riesce a porsi la domanda e a piangere, possiamo capire qualcosa. C’è una
compassione mondana che non serve a niente! Una compassione che tutt’al più ci
porta a mettere mano al borsellino e a dare una moneta. Se Cristo avesse avuto
questa compassione avrebbe passato, curato tre o quattro persone e sarebbe
tornato al Padre. Solamente quando Cristo ha pianto ed è stato capace di
piangere ha capito i nostri drammi.
Cari ragazzi e ragazze, al mondo di oggi manca il pianto!
Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i
disprezzati, ma quelli che facciamo una vita più meno senza necessità non
sappiamo piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi
puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a
piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un
bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino
usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange
perché vorrebbe avere qualcosa di più? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi:
impariamo a piangere, come lei [Jun] ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo
questa testimonianza. La grande domanda: perché i bambini soffrono?, l’ha fatta
piangendo e la grande risposta che possiamo dare tutti noi è imparare a
piangere.
Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l’amico morto. Ha
pianto nel suo cuore per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto
nel suo cuore quando ha visto quella povera madre vedova che portava al
cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto nel suo cuore quando ha visto la
folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni
cristiani. E questa è una sfida. Jun ci ha lanciato questa sfida. E quando ci
fanno la domanda: perché i bambini soffrono?, perché succede questo o
quest’altro di tragico nella vita?, che la nostra risposta sia il silenzio o la
parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di
piangere!
E poi è venuto Leandro Santos. Lui ha posto delle domande
sul mondo dell’informazione. Oggi con tanti media siamo superinformati: questo è un male? No.
Questo è bene e aiuta, però corriamo il pericolo di vivere accumulando
informazioni. E abbiamo tante informazioni, ma forse non sappiamo che farcene.
Corriamo il rischio di diventare “giovani-museo”, che hanno tutto ma non sanno
che farsene. Non abbiamo bisogno di giovani-museo, ma di giovani sapienti! Mi
potreste chiedere: Padre, come si arriva ad essere sapienti? E questa è un’altra
sfida, la sfida dell’amore. Qual è la materia più importante che bisogna
imparare all’università? Qual è la più importante da imparare nella vita?
Imparare ad amare! E questa è la sfida che la vita pone a voi oggi. Imparare ad
amare! Non solo accumulare informazioni e non sapere che farsene. E’ un museo.
Ma attraverso l’amore far sì che questa informazione sia feconda. Per questo
scopo il Vangelo ci propone un cammino sereno, tranquillo: usare i tre
linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio
delle mani. E questi tre linguaggi in modo armonioso: quello che pensi lo senti
e lo realizzi. La tua informazione scende al cuore, lo commuove e lo realizza.
E questo armoniosamente: pensare ciò che si sente e ciò che si fa. Sentire ciò
che penso e che faccio; fare ciò che penso e che sento. I tre linguaggi. Siete
capaci di ripetere i tre linguaggi a voce alta?
Il vero amore è amare e lasciarmi amare. E’ più difficile
lasciarsi amare che amare. Per questo è tanto difficile arrivare all’amore
perfetto di Dio, perché possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi
amare da Lui. Il vero amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci
provoca una sorpresa. Se voi avete solo tutta l’informazione siete chiusi alle
sorprese; l’amore ti apre alle sorprese, l’amore è sempre una sorpresa perché
presuppone un dialogo a due. Tra chi ama e chi è amato. E di Dio diciamo che è
il Dio delle sorprese perché Lui ci ha amati per primo e ci aspetta con una
sorpresa. Dio ci sorprende.. Lasciamoci sorprendere da Dio! E non abbiamo la
psicologia del computer di credere di
sapere tutto. Com’è questa cosa? Un attimo e il computer ti dà tutte le
risposte, nessuna sorpresa. Nella sfida dell’amore Dio si manifesta con delle
sorprese. Pensiamo a san Matteo: era un buon commerciante, in più tradiva la
sua patria perché prendeva le tasse dei giudei per darle ai romani, era pieno
di soldi e prendeva le tasse. Passa Gesù, lo guarda e gli dice: vieni! Quelli
che stavano con Lui dicono: Chiama questo che è un traditore, un infame? E lui
si attacca al denaro. Ma la sorpresa di essere amato lo vince e segue Gesù.
Quella mattina quando aveva salutato sua moglie non avrebbe mai pensato che
sarebbe tornato senza denaro e di fretta per dire a sua moglie di preparare un
banchetto. Il banchetto per colui che lo aveva amato per primo. Che lo aveva
sorpreso con qualcosa di più importante di tutti i soldi che aveva.
Lasciati sorprendere dall’amore di Dio! Non abbiate paura
delle sorprese, che ti scuotono, ti mettono in crisi, ma ci mettono in cammino.
Il vero amore ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani
vuote. Pensiamo a san Francesco: lasciò tutto, morì con le mani vuote ma con il
cuore pieno.
D’accordo? Non giovani da museo, ma giovani sapienti. Per essere
sapienti, usare i tre linguaggi: pensare bene, sentire bene e fare bene. E per
essere sapienti, lasciarsi sorprendere dall’amore di Dio, e vai, e spendi la
vita!
Grazie per il tuo contributo di oggi!
E quello che è venuto con un buon programma per aiutarci a
vedere come possiamo fare nella vita è stato Rikki! Ha raccontato tutte le
attività, tutto quello che fanno, tutto quello che vogliono fare. Grazie Rikki!
Grazie per quello che fate tu e i tuoi compagni. Però ti voglio fare una
domanda: tu e i tuoi amici vi impegnate a dare, date, date, date, aiutate… ma
lasci che ti diano?... Rispondi nel tuo cuore. Nel Vangelo che abbiamo
ascoltato poco fa, c’è una frase che per me è la più importante di tutte: dice
il Vangelo che Gesù, quel giovane, lo guardò e lo amò (cfr Mc 10,21). Quando uno
vede il gruppo di Rikki e i suoi compagni, li ama molto perché fanno cose molto
buone, però la frase più importante che dice Gesù è: «Una cosa sola ti manca» (Mc 10,21). Ognuno di
noi ascolti in silenzio questa parola di Gesù: «Una cosa sola ti manca».
Che cosa mi manca? A tutti quelli che Gesù ama tanto perché
danno tanto agli altri io domando: voi lasciate che gli altri vi diano di
quell’altra ricchezza che voi non avete? I sadducei, i dottori della legge
dell’epoca di Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non
hanno mai lasciato che il popolo desse loro qualcosa. E’ dovuto venire Gesù per
lasciarsi commuovere dal popolo. Quanti giovani come voi che sono qui sanno
dare però non sono altrettanto capaci di ricevere!
«Una cosa sola ti manca». Questo è ciò che ci manca:
imparare a mendicare da quelli a cui diamo. Questo non è facile da capire:
imparare a mendicare. Imparare a ricevere dall’umiltà di quelli che aiutiamo.
Imparare ad essere evangelizzati dai poveri. Le persone che aiutiamo, poveri,
malati, orfani, hanno molto da darci. Mi faccio mendicante e chiedo anche
questo? Oppure sono autosufficiente e so soltanto dare? Voi che vivete dando
sempre e credete che non avete bisogno di niente, sapete che siete veramente
poveri? Sapete che avete una grande povertà e bisogno di ricevere? Ti lasci
aiutare dai poveri, dai malati e da quelli che aiuti? Questo è ciò che aiuta a
maturare i giovani impegnati come Rikki nel lavoro di dare agli altri: imparare
a tendere la mano a partire dalla propria miseria.
Ci sono alcuni punti che avevo preparato. Il primo, che già
ho detto, imparare ad amare e a lasciarsi amare.
C’è un’altra sfida, che è la sfida dell’integrità morale.
Questo non soltanto a causa del fatto che il vostro Paese, più di altri,
rischia di essere seriamente colpito dal cambiamento climatico. E’ la sfida del
prendersi cura dell’ambiente.
E infine c’è la sfida per i poveri. Amare i poveri. I nostri
Vescovi vogliono che siate attenti ai poveri soprattutto in questo “Anno dei
poveri”. Voi pensate ai poveri? Sentite con i poveri? Fate qualcosa per i
poveri? E chiedete ai poveri di darvi quella sapienza che loro hanno? Questo è
ciò che volevo dirvi. Perdonatemi perché non ho letto quasi niente di ciò che avevo
preparato Ma c’è una espressione che mi consola un po’: “La realtà è superiore
all’idea”. E la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete è
superiore a tutte le risposte che io avevo preparato. Grazie!” (Papa Francesco,
Incontro con i giovani, 18 gennaio
2015).
Questo è il discorso a braccio e nel discorso preparato ha
“suggerito tre ambiti chiave nei quali voi potete offrire un contributo
significativo alla vita del vostro Paese. Il primo è la sfida dell’integrità
morale. Il termine “sfida” può essere inteso in due modi. Il primo in senso
negativo, come un tentativo di agire contro le vostre convinzioni morali,
contro quanto voi professate circa il vero, il buono e il giusto. La nostra
integrità morale può essere “sfidata” da interessi egoistici, dall’avidità, dalla
disonestà, o dall’intenzione di strumentalizzare gli altri. Ma l’espressione
“sfida” può essere anche compresa in senso positivo. Può essere vista come un
invito ad essere coraggiosi, a dare una
testimonianza profetica della propria fede e a quanto viene ritenuto sacro. In
questo senso, la sfida all’integrità morale è qualcosa con cui in questi tempi
e nella vostra vita è necessario confrontarsi. Non si tratta di qualcosa che è
possibile rimandare a quando sarete più anziani o avrete maggiore
responsabilità. Anche adesso siete sfidati ad agire con onestà e correttezza
nei vostri rapporti con gli altri, siano essi giovani o vecchi. Non fuggite da
questa sfida! Una delle più grandi sfide che i giovani hanno di fronte è quella
di imparare ad amare. Amare significa prendersi un rischio: il rischio del
rifiuto, il rischio di venire usati, o peggio di usare l’altro. Non abbiate
paura di amare! Ma, anche amando, preservate la vostra integrità morale! Anche
in questo siate onesti e leali!
Nella Lettura che abbiamo ascoltato, Paolo dice a Timoteo:
“Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare,
nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza” (1 Tm 4,12).
Siete dunque chiamati a dare buon esempio, esempio di
integrità morale. Naturalmente, nel farlo, dovrete affrontare opposizioni e
critiche, lo scoraggiamento e persino la derisione. Ma oi avete ricevuto un
dono che vi consente di superare quelle difficoltà. E’ il dono dello Spirito
santo. Se voi alimenterete questo dono con la preghiera quotidiana e trarrete
forza dalla partecipazione all’Eucarestia, sarete in grado di raggiungere
quella grandezza morale alla quale Gesù vi chiama. Diventerete anche una
bussola per quei vostri amici che sono in ricerca. Penso specialmente a quei
giovani che sono tentati di perdere la speranza, di abbandonare i loro ideali,
di lasciare la scuola o di vivere alla giornata per la strada.
Perciò è essenziale non perdere la vostra integrità morale!
Non compromettere i vostri ideali! Non cedere alle tentazioni contro al bontà,
la santità, il coraggio e la purezza” Raccogliete la sfida! Con Cristo voi
sarete – e veramente lo siete già – glia artefici di una cultura filippina
rinnovata e più giusta.
Un secondo ambito in cui siete chiamati a dare un contributo
è nell’avere cura dell’ambiente. Questo non soltanto a causa del fatto che il vostro
paese, più di altri, rischia di essere seriamente colpito dal cambiamento climatico.
Siete chiamati a prendervi cura del creato non solo come cittadini responsabili,
ma anche come seguaci di Cristo! Il rispetto dell’ambiente richiede di più che
semplicemente usare prodotti puliti o riciclati. Questi sono aspetti importanti
ma non sufficienti. Abbiamo bisogno di vedere, con gli occhi della fede, la
bellezza del piano di salvezza di Dio, il legame tra l’ambiente naturale e la
dignità della persona umana. L’uomo e la donna sono creati ad immagine e
somiglianza di Dio e a loro è stato dato il dominio della creazione (Gen
1,26-28). Come amministratori della creazione, siamo chiamati a fare della
Terra un bellissimo giardino per la famiglia umana. Quando distruggiamo le
nostre foreste, devastiamo il suolo e inquiniamo i mari, noi tradiamo quella
nobile chiamata…
Un altro ambito nel quale voi potete offrire un contributo è
particolarmente caro a tutti noi. E’ al cura per i poveri. Siamo cristiani,
membri della famiglia di Dio. Ognuno di noi, non importa il tanto o il poco che
possiede, è chiamato a tendere la mano personalmente e servire i fratelli e le
sorelle che hanno bisogno. C’è sempre qualcuno vicino a noi che si trova nella
necessità, materiale, psicologica, spirituale. Il più grande dono che possiamo
fare loro è la nostra amicizia, la nostra attenzione, la nostra tenerezza, il nostro
amore per Gesù. Ricevere Lui significa ricevere ogni cosa insieme con Lui,
donare Lui significa offrire il dono più grande di tutti.
Molti di voi sanno che cosa significa essere poveri. Ma
molti di voi hanno fatto anche l’esperienza di qualcosa della beatitudine che
Gesù ha promesso ai “poveri in spirito” (Mt 5,3). E qui vorrei dire una parola
di incoraggiamento e di gratitudine a quelli tar voi che hanno scelto di
seguire nostro Signore nella sua povertà, attraverso la vocazione al sacerdozio
e alla vita religiosa; attingendo a quella povertà arricchisce molti. Ma a tutti
voi, specialmente a quelli che possono fare e dare di più, io chiedo per
favore, fate di più! Per favore, date di più! Quando offrite qualcosa del
vostro tempo, dei vostri talenti e delle vostre risorse alle tante persone
bisognose che vivono ai margini, voi fate la differenza. E’ una differenza di
cui c’è una disperato bisogno e per la quale sarete abbondantemente
ricompensati dal Signore. Perché, come Lui disse, avrete un “tesoro in cielo”
(Mc 1021)”.
Credo che un orizzonte di formazione dei giovani così
completo possa essere non solo nella pastorale filippina ma anche a livello di
Chiesa universale. E ha concluso citando ciò che, nello stesso luogo, vent’anni
fa ha affermato San Giovanni Paolo II: il mondo ha bisogno di “un nuovo tipo di
giovane” – uno che sia impegnato con i più alti ideali e desideroso di costruire la civiltà
dell’amore.
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