Il cristiano non può mancare di gioia Paolo VI e Francesco
Un cristiano può mancare di tutto; ma se è il cristiano unito a Dio che possiede un volto umano, Gesù, e si lascia da Lui risorto ecclesialmente presente, amare nella fede e nella carità, non può mai mancare di gioia (Paolo VI e Papa Francesco)
Nella modalità dell’esercizio del ministero petrino si constata una sintonia esistenziale, pastorale tra Papa Francesco e il servo di Dio Paolo VI che il 19 ottobre beatificherà. Tra il dono sacramentale del lasciarsi amare cioè tra la
contemplazione dell’essere e il dover essere, c’è distinzione ma mai separabilità: Paolo VI accentua il dover essere, Papa Francesco nell’Evangelii gaudium l’essere, il dono. Nella raccolta di parole di Leonardo Sapienza in PAOLO VI Maestro della Parola abbiamo scelto l’espressione Cristiano che lo documenta.
“La vita d’un cristiano, che veramente sia animato dalla fede e dalla grazia, non può non essere meravigliosa” (13 ottobre 1963)
“Nessuno deve essere estraneo alla vita della Chiesa. Ogni cristiano può e deve avere conoscenza dei suoi grandi problemi” (6 novembre 1963)
“Nel cristiano si inizia un’arte strana e stupenda: quella di “saper soffrire”, quella di far servire il proprio dolore alla propria e altrui redenzione” (27 marzo 1964).
“Chi più è cristiano più è felice; chi ha dato tutto ha riconquistato tutto, chi si è consacrato a Cristo è nella gioia” (19 aprile 1964).
“Noi desideriamo, noi speriamo, noi preghiamo che voi sappiate portare nella vostra vita personale, familiare, professionale, sociale, degnamente il nome cattolico, il nome cristiano” (3 gennaio 1965).
“Può un cristiano vero essere debole, pauroso, vile, traditore del proprio nome, della propria coscienza, del proprio dovere? No, affatto. L’autentico cristiano è forte, coraggioso, leale, coerente, eroico, se occorre: il cristiano – lo sappiamo dalla nostra Cresima – è militante: soldato di Cristo” ( 7 marzo 1965).
“Un cristiano può mancare di tutto; ma se è il cristiano unito a Dio nella fede e nella carità, non può mancare di gioia” ( 19 marzo 1965).
“Bisogna che il cristiano in certe manifestazioni della vita profana si astragga, si difenda, si immunizzi. E’ un esercizio, se volete, un po’ faticoso; ma è un esercizio che fa diventare vigilante e militante il cristiano” ( 22 settembre 1965).
“Ogni ristiano deve diventare attivo, interessato al bene altrui, sostenitore della missione spirituale della Chiesa. Ogni coscienza deve animarsi di un senso intimo di responsabilità, ascoltando la voce interiore della chiamata cristiana; tocca a me, tocca anche a me fare qualche cosa per il regno di Dio. La mentalità neghittosa del cristiano che non vuole fastidi, non vuole occuparsi del bene altrui, non vuole apparire zelante, dovrebbe scomparire” ( 23 marzo 1966).
“Un cristiano inerte, capriccioso, assente, non è il cristiano nuovo che la Chiesa vuole. Essa esige cristiani militanti, sempre vigili, disposti ogni giorno a compiere il bene” (27 marzo 1966).
“Cristiano è colui ch’è battezzato; e il battezzato è un essere umano reso partecipe d’un nuovo principio, reale e morale, di vita, la vita stessa di Cristo; è un uomo nato di nuovo” (13 aprile 1966).
Ogni figlio della Chiesa è invitato a marciare con lei. Con lei comprendere la vocazione alla salvezza; con lei credere, sperare ed amare; con lei soffrire e godere; con lei dare testimonianza, nell’unione, nell’apostolato” (14 settembre 1966).
“Un cristiano si deve vedere che è tale, ancor prima che ascoltarlo, dal suo tenore di vita” (14 dicembre 1966).
“Ogni cristiano è un soldato dello spirito, è un aspirante alla santità, è un impegnato alla testimonianza” ( 5 aprile 1967).
“Quando, dal sapere, si passa alla preghiera e all’azione, non si è forse fatto il vero cristiano, il vero uomo?” ( 8 luglio 1967).
“Scelgo e credo. Sono sicuro che fondandomi sulla Parola di Cristo, della quale la Chiesa è garante e maestra, non mi sbaglio. Sono sicuro che dando a Cristo la mia adesione, io non l’affido a un capitano di ventura o ad uno che sarà sconfitto: la offro a colui che è stato e sarà sempre il vincitore della vita e della morte” (3 settembre 1967).
“Ogni cristiano deve essere apostolo; ogni fedele deve essere membro attivo della Chiesa; ogni laico cattolico è investito del dovere – diritto di operare per la testimonianza e la dilatazione del Regno di Dio. Nessuno può oggi contestare questo criterio di vita cristiana” (31 gennaio 1968)
“Il cristiano è fortunato. Il cristiano sa trovare le ragioni della bontà di Dio in ogni avvenimento, in ogni quadro della storia e dell’esperienza” (27 aprile 1968).
“Il cristiano, se tale veramente è, è l’uomo vero, è l’uomo che realizza pienamente e liberamente se stesso” (17 luglio 1968).
“Il cristiano e l’uomo moderno presentano caratteri di singolare somiglianza. Ma la ricerca dell’uomo ideale, dell’uomo perfetto, differisce assai fra le due concezioni, la cristiana e la profana” (7 agosto 1968).
“Vi è una differenza esistenziale fra il cristiano ed uno che non lo è? Certamente. Vi è una differenza che lo caratterizza profondamente; ed è appunto il “carattere” cristiano, quell’impronta spirituale, che, in vario grado, tre sacramenti stampano indelebilmente nell’anima che li riceve” (14 agosto 1968).
“Dal cristiano si attende, più che dagli altri, la premura di far bene ciò a cui per dovere si è obbligati” (10 giugno 1969).
“Ascoltatemi: un cristiano deve essere vile? Deve avere paura? Deve tradire la propria fede? No! I cristiani devono essere coraggiosi, devono essere forti, devono essere “forti nella fede”” (2 agosto 1969).
“Abbi coscienza, o cristiano, della tua dignità, sei stato elevato al consorzio della natura divina, non voler decadere nella bassezza della vecchia condotta. Ricordati di quale capo e di quale mistico corpo tu sia membro. E pensa al fatto della tua liberazione dalla potenza delle tenebre e del tuo trasferimento nella luce e nel Regno di Dio” (1 ottobre 1969).
“L’uomo giusto, il cristiano autentico, deriva la norma, lo stile, la forza delal sua vita dalla fede. Non vive solo con la fede, ma secondo la fede” (7 gennaio 1970).
“Il cristiano deve ricomporre la sua unità spirituale e morale, non basta chiamarsi cristiani, bisogna vivere da cristiani” (7 gennaio 1970).
“Essere con Cristo: ecco il cristiano” (29 marzo 1970).
“Il cristiano è un fedele, è un credente” (8 aprile 1970).
“Il cristiano è un uomo della speranza, e non conosce disperazione” (27 maggio 1970).
“Il cristiano pensa, il cristiano prega” (23 giugno 1970).
“Un uomo religioso sarebbe un reazionario, un ingenuo fuori moda, un essere infelice, non ancora emancipato dai ceppi di una mentalità superata” (5 agosto 1970).
“Un cristiano è un uomo che agisce in conformità di questo suo essere, che ha un suo stile, che ha un suo disegno di vita e, per di più, se veramente fedele alla sua vocazione cristiana, ha anche la forza, la grazia per attuarlo” (7 ottobre 1970).
“Un cristiano è cristiano, e sa di dover vivere in una certa maniera, con un certo stile, che lo distingue, che lo qualifica” (4 aprile 1971).
“L’essere cristiano non è un peso insopportabile. Vivere cristianamente non è impossibile, né del tutto difficile. Rimane certo programma grande, che porta al vertice il segno eroico della croce, il segno del supremo amore” (14 aprile 1971).
“Il cristiano, l’apostolo, specialmente è obbligato ad essere forte e coraggioso, ad essere franco e libero, come si addice a persona seguace di Cristo” (24 maggio 1972).
“Se sono cristiano, ciascuno deve dire, io, debitamente onorando in me questo titolo, possiedo la chiave interpretativa della vita vera, la somma fortuna, il bene superiore, il primo grado della vera esistenza, la mia intangibile libertà. La mia collocazione in ordine a Dio è la cosa più preziosa e più importante. La gerarchia dei miei doveri conserva a Dio il primo livello” (26 luglio 1972).
“Il cristiano è un uomo in cui è stata accesa la fede, se egli è credente, egli è perciò stesso diffusore della sua propria luce, della sua propria fede” (18 ottobre 1972).
“Un cristiano, se davvero cattolico, deve essere oggi un apostolo: con la preghiera, con l’esempio, con l’oblazione, con la sofferenza, con l’attività, con la disciplina, con l’organizzazione” (18 ottobre 1972).
“Il cristiano dev’essere militante; deve essere vigilante e forte; e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche” 15 novembre 1972).
“Come può e deve vivere il cristiano fedele, il figlio sincero della Chiesa, oggi nel mondo circostante? In altre parole: come si può essere cristiani, oggi, vivendo nella società che ci condiziona e ci assorbe con irresistibile fascino, o con prepotente sopraffazione?” (21 novembre 1973).
“Noi vogliamo pensare che nessun cristiano cosciente voglia tradire il suo impegno battesimale, che nessun fedele voglia essere infedele alla croce di Cristo” (3 luglio 1974).
“Cristiano è detto un uomo, un fatto, un sistema filosofico, che si riferisce a certi principi originali del Vangelo e del costume da esso ispirato, generato, imbevuto” (15 agosto 1974): è la fede pienamente accolta, pienamente vissuta, pienamente pensata divenuta cultura cristiana.
“Cristiano si riferisce a certi valori che danno alla vita una pienezza, una dignità, una inviolabilità, degna di essere considerata sacra” (15 agosto 1974).
“Cristiano è titolo così pieno di esigenze da costituire la fonte dell’evoluzione progressiva dei più ampli e incontestabili diritti; ed è insieme così grave e così interiore da giustificare l’impegno ai doveri maggiori della vita” (15 agosto 1974).
“Cristiano è nome così personale da distinguere un essere per sé semplicemente umano assurto al livello di figlio di Dio” (15 agosto 1974).
“Cristiano” è definizione morale e religiosa per eccellenza” (15 agosto 1974).
“Non può figurare come un’opinione, un’ideologia, un’ipotesi; la sua equazione è la vita, e quale vita! Non può lasciare indifferente, o incoerente chi lo porta; esso è destinato a imprimere un sigillo, uno stile, una forma dell’esistenza umana, e una qualche stupenda caratteristica anche alle cose e alle attività, insignite di tale nome” (15 agosto 1974).
“Il nome cristiano, in virtù d’una sua stimolante coerenza, e d’un flusso di energia divina, la grazia che reca con sé, il nome cristiano educa alla fede, ne fa gustare la trasparenza e la sapienza” (15 agosto 1974).
“Un cristiano dev’essere, per definizione, specialmente segnato dal sacramento della Confermazione, un uomo forte”!” (18 settembre 1974).
“Ogni fedele deve essere diffusore della fede, testimonio, del Vangelo. Tutto, si direbbe, dipende dal buon volere del cristiano, d’ogni singolo cristiano!” (13 ottobre 1974).
“Il cristiano è un essere nuovo, un essere originale, un essere felice. Dice bene Pascal: “nessuno è felice come un vero cristiano né (come lui) ragionevole, né virtuoso, né amabile” (15 gennaio 1975).
“Cristiano, sii cosciente; cristiano, sii coerente; cristiano, sii fedele; cristiano, sii forte; in una parola: cristiano, sii cristiano” (15 gennaio 1975).
“Egli è investito da un dovere di testimonianza, che lo affranca dalla timidezza e dall’opportunismo, e che gli suggerisce contegno e parola, al momento opportuno, provenienti da una sorgente interiore, di cui forse egli, prima della prova, ignorava l’esistenza” (28 maggio 1975).
“Può essere inerte un cristiano autentico e rinnovato? Può essere indifferente, abulico e epatico? Può forse separare il campo della sua fede da quello della sua attività?” (2 luglio 1975).
“Il cristiano sa tutto ciò che gli è indispensabile sapere per avere una visione sufficiente (anche se tutt’ora limitata e provvisoria) sul mondo, sulla vita, sul destino dell’uomo, e, in pratica, su ciò che è bene e ciò che è male” (12 maggio 1976).
“Il cristiano, pellegrino verso il Cristo oltre il tempo, e perciò libero ed agile, disancorato nel cuore dalla scena effimera di questo mondo, proprio in virtù del suo insonne amore al Cristo glorioso dell’al di là, sa scoprire il Cristo bisognoso dell’al di qua” (27 maggio 1976).
“Il cristiano è un soldato” (25 agosto 1976).
“Tu sei cristiano, lo sai? È la tua fortuna, è la tua sorte; non mai devi arrossire di ciò che tu sei nel Regno di Cristo; un sacramento nuovo, la Confermazione, deve fortificare te, cristiano, a questa sincerità dinnanzi a te stesso e agli altri, che ormai circondano e premono sulla tua inesperienza; “conosci, o cristiano, la tua dignità”; sii forte, sii sicuro, sii buono non solo per te, ma per gli altri” (15 novembre 1976).
“Il cristiano è eletto ad una felicità, che non ha altra sorgente più autentica” (4 gennaio 1978).
“Un cristiano, invincibilmente triste, non è autenticamente cristiano” ( 4 gennaio 1978).
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