Preghiera 52
10 giugno
Uniti con il Cuore Immacolato di Maria nel Cuore del Figlio
La preghiera
Libera e difende dal Maligno, consola in tutte le tribolazioni
Liturgia
della Solennità di Pentecoste
Canti:
All’inizio: 220 Lo Spirito di Dio…
All’offertorio: 276 O fonte
dell’amore
Alla
Comunione: 358 Soffio
di vita
Omelia
A Gerusalemme gli apostoli, rimasti in undici
per il tradimento di Giuda Iscariota, sono
riuniti in casa e noi qui convenuti per pregare, ed è proprio nella
preghiera che aspettano e aspettiamo il dono di Cristo risorto, lo Spirito
Santo che libera, guarisce, consola e difende gli esseri umani contro l’”Accusatore” , il nome che la Tradizione
attribuisce a Satana. E’
lui che punta a distruggere nell’io umano perfino il desiderio della verità e
dell’amore cioè di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo,, facendo
vivere
per l’odio e calpestando l’amore perché ogni io arrivi a non avere più
niente di rimediabile: è questo che si indica con la parola inferno: preservaci dal fuoco dell’inferno,
porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua
misericordia.
In questo contesto di attesa, tra l’Ascensione e la
Pentecoste, san Luca menziona per l’ultima volta Maria, la Madre di Gesù e
della Chiesa. A Maria Luca ha dedicato gli inizi del suo Vangelo di Gesù,
dall’annuncio dell’Angelo alla nascita e all’infanzia del Figlio di Dio fattosi
uomo. Con Maria inizia l’Incarnazione cioè Dio che assume un volto umano, inizia la vita
terrena di Gesù e con Maria iniziano, dopo la morte, risurrezione e ascensione
di Cristo, anche i primi passi della Chiesa e Luca con gli Atti ci offre anche,
dopo il Vangelo, la lieta notizia di Gesù, il Vangelo, la lieta notizia della Chiesa dove il Risorto, avendoci amati
sino alla fine ogni singolo e l’umanità nel suo insieme, si fa presente col
dono del suo Spirito nell’eucaristia e opera nei sacramenti e sacramentali; in
entrambi i momenti il clima è quello dell’ascolto di Dio, del raccoglimento per
congiungere all’udire l’ubbidire cioè pregare che è amore, perdono, liberazione,
salute, consolazione. Questa presenza orante della Vergine nel gruppo dei
discepoli che saranno la prima Chiesa gerarchica nascente, questa sera qui
Maria con noi dove concretamente la
Chiesa continua e con essa la presenza sacramentale del Risorto che
nell’unzione ci tocca, ci libera, ci guarisce, ci consola dandoci
l’atteggiamento di fede di fronte alle tribolazioni. Maria ha seguito con
discrezione tutto il cammino di suo Figlio durante la vita pubblica, anche
quando Gesù liberava dal Maligno, guariva, consolava, e fino ai piedi della
croce, e ora nella Chiesa, tra noi questa sera, continua a seguire, con una
preghiera silenziosa, il cammino, la presenza e l’azione sacramentale del Risorto
che libera, guarisce, consola e con l’unzione dell’olio benedetto ci tocca.
Per cogliere la presenza e l’azione di Maria
oggi nella Chiesa occorre memorizzare
quello che è avvenuto
allora durante il momento terreno dell’Incarnazione che continua oggi nella
Chiesa soprattutto nella preghiera liturgica a cominciare dalla Messa di ogni
Domenica. Nell’Annunciazione, nella casa di Nazareth, Maria riceve l’angelo di
Dio, è attenta alle sue parole, le accoglie e risponde al progetto divino,
manifestando la sua piena disponibilità: “Ecco
la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua volontà” (Lc 1,38). Maria,
proprio per l’atteggiamento interiore
di ascolto cioè di congiungere all’udire la disponibilità ad obbedire, è capace
di leggere la propria storia imprevedibile, riconoscendo con umiltà che è il
Signore ad agire con noi. In visita alla parente Elisabetta, ella prorompe in
una preghiera di lode e di gioia, di celebrazione della grazia, del dono
divino, che ha colmato il suo giovane cuore e la sua vita, rendendola Madre del
Signore (Lc 1.46 –55). Lode, ringraziamento, gioia: nel cantico danzante del Magnificat , Maria non guarda solo a ciò
che Dio ha operato in Lei, ma anche a
ciò che ha compiuto e continua a compiere nella storia. Come è importante in
questo momento far accadere in ciascuno di noi l’anima di Maria per magnificare
il Signore nei fatti, negli avvenimenti del nostro vissuto. Anche nel cenacolo,
a Gerusalemme, nella “stanza superiore,
dove erano soliti riunirsi” i discepoli di Gesù (At 1,13), in un clima di
ascolto e di preghiera come sta avvenendo tra noi in questo momento, ella è
presente, prima che si spalanchino le porte ed essi inizino ad annunciare con
sicurezza, senza soccombere nella tentazione e liberi dall’azione del Maligno,
la Presenza e l’incontro con Cristo Signore a tutti i popoli, insegnando ad
osservare tutto ciò che Egli aveva comandato ( Mt, 18 – 20).Le tappe del
cammino di Maria, dalla casa di Nazareth a quella di Gerusalemme, attraverso la
croce dove il Figlio le affida l’apostolo Giovanni e tutti noi, sono segnate
dalla capacità di mantenere un perseverante clima di raccoglimento, per
meditare ogni avvenimento nel silenzio del suo cuore immacolato, davanti a Dio
(Lc 2, 19 – 51) e nella meditazione davanti a Dio anche comprendere la volontà
di Dio e divenire capaci di accettarla interiormente impedendo al Maligno ogni
condizionamento. La presenza della Madre di Dio con gli undici, dopo
l’ascensione, non è allora una semplice annotazione storica di un fatto del
passato, ma assume un significato di grande valore che anche le apparizioni
attuali vogliono ricordare, perché con loro nel cenacolo e con noi questa sera
Ella condivide ciò che vi è di più prezioso per ogni vita umana: la memoria
viva di Gesù, Crocifisso risorto, presente nella preghiera: condivide in ogni
momento questa missione operante di Gesù Cristo: conservare la memoria di Gesù
e così aprirsi alla sua presenza di Risorto che continua a liberare, guarire,
consolare.
Venerare la Madre di Gesù nella Chiesa
significa allora imparare da Lei, pure viva, presente e operante, ad essere un
convenire, una comunità che prega e quindi ama e quindi perdona: è questa una
delle note essenziali della prima descrizione della comunità cristiana delineata
dal Vangelo della Chiesa secondo Luca negli Atti degli Apostoli, prima lettura
della cinquantina pasquale ((2,42). Spesso la preghiera è dettata da situazioni
di difficoltà, da problemi personali che portano a rivolgersi al Signore per
avere luce, conforto, liberazione, guarigione, consolazione, aiuto. Maria
invita ad aprire le dimensioni della preghiera del cuore,a rivolgersi a Dio non
solamente nel proprio bisogno ma in relazione ad esperienze concrete dell’amore
di Dio in relazioni fraterne, pregare insieme, in modo unanime, perseverante,
fedele, con un “cuore solo e un’anima sola” (At 4,32): è questa la preghiera
del cuore, vero respiro dell’anima.
La vita umana attraversa diverse fasi di
passaggio, spesso difficili e impegnative, che richiedono scelte inderogabili,
rinunce e sacrifici. La Madre di Gesù è stata posta dal Signore in momenti
decisivi della storia della salvezza e ha saputo e sa rispondere sempre con piena disponibilità,
frutto di un legame profondo con Dio maturato nella preghiera assidua e
intensa. Tra il venerdì della Passione e la domenica della Risurrezione, a Lei
con il cuore Immacolato è stato affidato il discepolo prediletto e con lui
tutta la comunità dei discepoli (Gv 19,26), anche noi qui convenuti questa
sera. Tra l’Ascensione e la Pentecoste, ella si trova con e nella Chiesa
in preghiera (At 1,14). Madre di Dio che ha assunto un volto umano, che ci ha
amato sino alla fine, fino all’esorcismo della croce e quindi Madre del suo
corpo di risorto cioè della Chiesa, di noi figli nel Figlio. E Maria, viva
anche con il suo corpo esercita questa sua maternità per l’umanità e per
ciascuno in particolare fino al compimento della storia.
Vogliamo ringraziarti, Vergine Madre di Dio e
Madre nostra amatisisma, per la tua intercessione in favore della Chiesa. Tu,
che abbracciando senza riserve la volontà divina, ti sei consacrata con ogni
tua energia alla persona e all’opera dle figlio tuo, insegnaci a serbare nel
cuore e a meditare in silenzio, come hai fatto Tu, i misterod ella vita di
Cristo.
Tu, che avanzasti sino al calvario, sempre
profondamente unita al Figlio tuo, che sulla croce ti donò come madre al
discepolo Giovanni, fa’ che ti sentiamo sempre anche noi vicina in ogni istante
dell’esistenza, soprattutto nei momenti di oscurità e di prova.
Tu, che
nella Pentecoste, insieme con gli Apostoli, in preghiera, implorasti il dono
dello Spirito Santo per la Chiesa nascente, aiutaci a perseverare nella fedele
sequela di Cristo senza soccombere nella tentazione e liberi dal Maligno. A Te
volgiamo fiduciosi lo sguardo, come a segno di sicura speranza e di
consolazione, fino a qunado non verrà il giorno dle Signore.
Alla fine della Messa
1. Madre santa,
il Creatore da ogni macchia ti serbò. Sei tutta bella nel tuo splendore:
Immacolata, noi ti acclamiam! R) Ave, ave, ave Maria!
2. Tanto pura, Vergine, sei che il Signor discese
in te. Formasti il cuore al re dei re: Madre di Dio, noi ti acclamiam! R) Ave…
3. Gran
prodigio Dio creò quando tu dicesti “Sì”. Il divin Verbo donasti a noi: Vergine
e Madre, noi ti acclamiam! Ave…
4. Hai vissuto
con il Signore in amore e umiltà. Presso la croce fu il tuo dolore: o
Mediatrice, noi ti acclamiam” Ave…
5. Nella gloria
Assunta sei, dopo tanto tuo patir. Serto di stelle splende per te: nostra
Regina, noi t’invochiam! Ave…
6. Nelle lotte,
nei timori, in continue avversità, della Chiesa Madre sei tu: Ausiliatrice, noi
t’invochiam! Ave…
Sono stato a Medjugorje ad accompagnare un
pellegrinaggio. Il magistero della Chiesa oggi non riconosce evidente il
carattere soprannaturale di quelle apparizioni, di quei messaggi né però lo
esclude. Compito dei pastori che non organizzano ma accompagnano in
pellegrinaggio i fedeli è cogliere i frutti di fede, di speranza, di carità che
maturano e proteggerli dai pericoli.
Nel messaggio del 2 giugno 2014 ero presente
vicino a Myriana: “Cari figli, invito ed
accolgo voi tutti come miei figli. Prego che voi mi accogliate ed amiate come
Madre. Ho unito tutti voi nel mio Cuore, sono scesa in mezzo a voi e vi
benedico. So che voi volete da me consolazione e speranza, perché vi amo e
intercedo per voi. Io vi chiedo di unirvi con me in mio Figlio e di essere miei
apostoli. Perché possiate farlo, vi invito di nuovo ad amare. Non c’è amore
senza preghiera, non c’è preghiera senza perdono, perché l’amore è preghiera,
il perdono è amore. Figli miei, Dio vi ha creati per amare, amate per poter
perdonare! Ogni preghiera che proviene dall’amore vi unisce a mio Figlio ed
allo Spirito Santo. Lo Spirito Santo vi illumina e vi rende apostoli: apostoli
che, tutto ciò che faranno, lo faranno nel nome del Signore. Essi pregheranno
con le opere e non soltanto con le parole, poiché amano mio Figlio e
comprendono la via della verità che conduce alla vita eterna. Pregate per i
vostri pastori, perché possano sempre guidarvi con cuore puro sulla via della
verità e dell’amore, la via di mio Figlio. Vi ringrazio”.
“Accolgo
voi tutti come miei figli. Prego che voi mi accogliate ed amiate come Madre”. Il
vangelo di Giovanni ci invita a contemplare il momento culminante della
Redenzione, l’esorcismo centrale della storia, quando Maria, unita al Figlio
nell’offerta del sacrificio, estese la sua maternità a tutti gli uomini e, in
particolare, ai discepoli di Gesù. Testimone privilegiato di tale evento di
amore a tutti è lo stesso autore del quarto vangelo, Giovanni, unico degli
apostoli e restare sul Golgota, testimone non solo della crocefissione ma della
transfissione cioè del costato aperto dalla lancia da cui uscì sangue ed acqua
simboli dell’eucaristia e del battesimo
dal cuore di Gesù, insieme alla Madre di Gesù e alle altre donne che l’avevano
seguito e aiutato fin dalla Galilea. La maternità di Maria, iniziata col fiat di Nazareth, si compie sotto la Croce
che rivela dell’amore di Dio, di cui la maternità di Maria è mediazione, la larghezza
(non esclude nessuno perché il Padre non definisce nessuno dal male che fa e
fino al momento terminale offre la possibilità di pentirsi e lasciarsi
perdonare con lo Spirito del Risorto), la lunghezza (non guarda quante volte
cadiamo ma quante volte col suo perdono sacramentale ci rialziamo) l’altezza (
si propone di riportare ogni uomo a divenire in Cristo, figlio nel Figlio, con
una destinazione eterna di vita nell’anima e nel corpo), la profondità
(condivide fino in fondo le miserie di ogni uomo per cui ci ama non solo quando
e perché siamo buoni ma per farci diventare suoi amici). Se è vero che dal
momento del fiat Maria cominciò a
portarci tutti nel suo seno, la vocazione e missione materna della Vergine nei
confronti dei credenti in Cristo iniziò effettivamente quando Gesù le disse
“Donna, ecco il tuo figlio!” (Gv 19,26). Vedendo dall’alto della croce la Madre
e lì accanto il discepolo amato, il Cristo morente riconobbe la primizia della
nuova Famiglia che era venuto a formare nel mondo, il germe della Chiesa e
della nuova umanità. Per questo si rivolse a Maria chiamandola “donna” e non
“madre”; termine ch invece utilizzò affidandola al discepolo: “Ecco
tua madre!” (Gv 19,27). Il Figlio di Dio compì così la sua
missione: nato dalla Vergine per condividere, eccetto il peccato, la nostra
condizione umana, al momento del ritorno al Padre lasciò nel mondo il
sacramento dell’unità del genere umano (Lumen gentium, 1): la Famiglia “adunata
dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, il cui nucleo
primordiale è proprio questo vincolo nuovo tra la Madre e il discepolo. In tal
modo rimangono saldate in maniera indissolubile la maternità divina e la maternità ecclesiale. Essere consapevoli e
pensare a questa maternità di Maria è partecipare alla vittoria di Cristo su
Satana e i suoi che hanno distrutto in se stessi perfino il desiderio della
verità cioè di Dio e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è
diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in
se stesse l’amore. E’ questa una prospettiva terribile, e alcune figure della
stessa nostra storia lasciano, pur non definendo nessuno fino al momento
terminale, discernere in modo spaventoso profili di tal genere. “Nel mondo
avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”; e di fronte
alle insidie diaboliche, la fiducia del cristiano resta radicata nella
maternità divina della grazia di Dio, che conferisce, alla libera volontà
dell’uomo, il potere di partecipare efficacemente al combattimento vittorioso
di Cristo: il Signore è fedele e ci custodirà attraverso la maternità divina,
dal Maligno. L’azione del Maligno, anche nella forma più grave della
possessione, non può toccare l’anima unita alla maternità divina, ma soltanto
il corpo. Pertanto il demonio, non potendo avere il dominio sull’anima unita
alla maternità divina, non può utilizzare la libertà umana, così come utilizza
gli organi del corpo sia per far soffrire e sia per farlo agire a suo modo. I
mezzi, che il demonio può utilizzare per condurre l’uomo a volere quello che
lui vuole, sono: la paura, il terrore e
il fascino, prodotto nella mente, mediante la potenza straordinaria che si
manifesta negli effetti prodotti nel corpo. Pertanto la perdita della libertà,
nell’uomo, può avvenire soltanto mediante il rifiuto volontario di essa staccandosi
dalla maternità divina. Dall’esercizio della libertà, che implica senso di
responsabilità e capacità di scegliere in unione con la maternità divina,
dipende tutta la vita di fede, di speranza, di carità. Da qui la necessità di
crescere nella libertà e di favorire, attraverso la maternità divina, il suo
sviluppo di noi e negli altri. Paolo difende con forza questo dono della
libertà che attraverso la maternità divina ci mette nell’abbraccio del Padre in
Cristo con il dono del suo Spirito: “Cristo ci ha liberati per la libertà!
State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”
(Gal 5,1).
1. Le squille
benedette ci chiamano a preghiera, già dall’alpestri vette vien l’ombra della
sera. R(Ave, ave Maria. Ave, ave Maria. Ave, ave, Maria.
2. Dall’alto
veglia ancora, o Madre, su di noi: o mistica Signore, proteggi i figli
tuoi! R) Ave…
“Io vi
chiedo di unirvi con me in mio Figlio e di essere miei apostoli. Perché
possiate farlo, vi invito di nuovo ad amare. Non c’è amore senza preghiera,
non c’è preghiera senza perdono, perché l’amore è preghiera, il perdono è
amore. Figli miei, Dio vi ha creati per amare, amate per poter perdonare! Ogni
preghiera che proviene dall’amore vi unisce a mio Figlio e allo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo vi illumina e vi rende miei apostoli: apostoli che, tutto ciò
che faranno, lo faranno nel nome del Signore. Essi pregheranno con le opere e
non soltanto con le parole, poiché amano mio Figlio e comprendono la via della
verità che conduce alla vita eterna”.
Gesù che ha assunto un volto umano in Maria e
che ci ha amati sino alla fine ogni singolo e l’umanità nel suo insieme
attraverso la maternità divina, uomo perfetto nel progetto di Dio e nuovo
Adamo, ci aiuta, offrendoci luce, forza e la sua parola viva attraverso la
testimonianza biblica nella Chiesa, efficace e verificatrice fino alle radici
dell’anima e dello spirito (Eb 4,12): è il dono permanente dello Spirito del
Figlio di Dio, reso comunicabile per la sua croce, dove il corpo di Cristo,
concepito e nato da Maria, fu rotto come quel vaso “di profumo di nardo, di
molto valore, con il quale Maria, sorella di Marta, unse i piedi di Gesù
durante l’ultima cena del Signore nella casa di Betania” (Gv 12,3). E per
comprendere questo dono della giustizia di Dio potrebbe essere utile riflettere
su quello che è iniquità: odiare satanicamente il fratello, ridurre l’uomo, la
donna in schiavitù, far violenza a chi non sa e non può difendersi, inquinare
gravemente l’ambiente provocando malattie e morte. All’opposto in Cristo nel
suo corpo che è la Chiesa attraverso la maternità divina è servire
gratuitamente ogni uomo, favorendolo nella sua dignità: “Vi do un comandamento
nuovo:amatevi hgli uni agli altri come io vi ho amato” (Gv 13,34; 15,12-13) “se
io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi
i piedi gli uni agli altri” (Gv 13,14).
Il cristiano, discepolo di Cristo, è colui
che riceve la forza dell’amore che si trova nella presenza sacramentale del
Risorto attraverso la maternità di Maria: “Noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore
che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio
rimane in lui” (1 Gv 4,16): ecco perché
la preghiera è amore, è perdono e l’amore, il perdono è preghiera. Chi si
lascia, attraverso la maternità divina, assimilare al Figlio “vive la vita, che
vive nel corpo, nella fede del Figlio di Dio, che lo ha amato e ha consegnato
se stesso per lui” (Gal 2,20). Quindi, attraverso la maternità divina, l’amore
del Figlio diventa carne in ogni suo discepolo e si rende palpabile nel farsi
dono. Per questo il vero sevizio all’uomo sgorga da una scelta di fede, che ci
pone sempre a favore di ogni uomo comunque ridotto. E questo ci garantisce anche
da ogni azione malefica. In conclusione, dobbiamo riconoscere, anche se sembra
paradossale, che convertirci a Dio significa convertirsi ad ogni uomo che Dio
ama, comunque ridotto.
Santa Maria,
Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio – Figlio di
Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei diventata
sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci
a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero
amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato.
Venire
processionalmente. Incominciando da quelli in fondo alla Chiesa, per l’Unzione
con l’olio benedetto ed esorcizzato: è il sacramentale cioè l’essere, anche
questa sera, raggiunti, toccati, attraverso il segno materiale, dalla presenza
invisibile del Risorto mentre abbiamo presenti quelle speranze di liberazione,
di guarigione, di consolazione per cui siamo qui convenuti in preghiera con
sempre, però, all’orizzonte la grande speranza, la grande e sicura meta che
giustifica anche la fatica del vivere, del cammino. Attendendo seduti possiamo
ritornare, attraverso i fogli, in qualche punto che lo Spirito Santo ci ha
fatto particolarmente snetire, comprendere, gustare e a cui convertirci in
rapportoa l vissuto personale, coniugale, verginale, comunitario, parrocchiale,
sociale e quindi cantare o ascoltare il canto come preghiera.
(67) O Gesù ti adoro, ostia candida, sotto un vel di
pane, nutri l’anima, solo in Te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è
vano se contemplo Te.
Ora guardo
l’Ostia, che si cela a me, ardo dalal sete di vedere Te: quando questa carne si
dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen.
Preghiamo. O Padre, che nel mistero della
Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai
confini della terra i doni dello Spirito Santo e continua oggi, nella comunità die
credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per Cristo nostro Signore.
Amen
Dio sia benedetto …
Ed ora il
sacramentale dell’acqua benedetta ed esorcizzata
Preghiamo. Signore Dio onnipotente fonte e
origine della vita dell’anima e del corpo, benedici + quest’acqua e fa che ce
ne serviamo con fede per implorare il perdono dei nostri peccati e la grazia di
essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogni insidia del nemico. La tua
misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi l’acqua vivaa della slavezza,
perché possiamo accostarci a Te, con cuore puro e fuggire ogni pericolo
dell’anima e dle corpo. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Prossimo incontro martedì 14 ottobre
(285) Regina coeli…
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