La nascita della nuova famiglia: la Chiesa
“Il Cenacolo
ci ricorda la nascita della nuova
famiglia, la Chiesa, la nostra santa madre Chiesa gerarchica, costruita da
Gesù risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria. Le famiglie
cristiane appartengono a questa grande famiglia, e in essa trovano luce e forza
per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita” (Papa
Francesco)
“ E’ un grande dono che il Signore ci fa, di riunirci
qui, nel Cenacolo, per celebrare l’Eucaristia …
Qui, dove
Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli; dove, risorto, apparve in mezzo a
loro; dove lo Spirito Santo
scese con potenza su Maria e i discepoli, qui è nata la Chiesa, ed è nata in
uscita. Di qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le
piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel cuore.
Gesù
risorto, inviato dal Padre, nel Cenacolo comunicò agli Apostoli il suo stesso
Spirito e con la sua forza li inviò a rinnovare la faccia della terra (Sal
104,30).
Uscire,
partire, non vuol dire dimenticare. La Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che è accaduto; Lo Spirito Paraclito le ricorda ogni
parola, ogni gesto, e ne rivela il senso.
Il Cenacolo
ci ricorda il servizio, la lavanda
dei piedi che Gesù ha compiuto, come esempio per i suoi discepoli. Lavarsi i
piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a
vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello che mi è
antipatico, quello che mi dà fastidio.
Il Cenacolo
ci ricorda con l’Eucaristia, il sacrificio.
In ogni celebrazione eucaristica Gesù si offre per noi al Padre, perché
anche noi possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro
lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori …., offrire tutto in sacrificio
spirituale.
E il
cenacolo ci ricorda anche l’amicizia. “Non
vi chiamo più servi – disse Gesù ai Dodici -…. Ma vi ho chiamato amici” (Gv
15,15). Il Signore ci rende suoi amici, ci confida la volontà del Padre e ci
dona Sé stesso. E’ questa l’esperienza più bella del cristiano, e in modo
particolare del sacerdote: diventare amico del Signore e scoprire nel suo cuore
che Lui è amico.
Il Cenacolo
ci ricorda il congedo del Maestro e
la promessa di ritrovarsi con i suoi
amici: “Quando sarò andato, … verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove
sono io siate anche voi” (Gv 14,3). Gesù non ci lascia, non ci abbandona mai,
ci precede nella casa del Padre e là ci vuole portare con Sé.
Ma il
cenacolo ci ricorda la condivisione, la
fraternità, l’armonia, la pace tra di
noi. Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita
da qui, come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si
allarga e diventa grande … Tutti i santi
hanno attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende
origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo
Spirito santo.
Il cenacolo
infine ci ricorda la nascita della nuova
famiglia, la Chiesa, la nostra santa madre Chiesa gerarchica, costituita
da Gesù risorto. Una famiglia che ha una Madre, la Vergine Maria, Le
famiglie appartengono a questa grande famiglia, e in essa trovano luce e forza
per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita. A
questa grande famiglia sono invitati tutti i figli di Dio di ogni popolo e di
ogni lingua, tutti fratelli e figli dell’unico Padre che è nei cieli.
Questo è
l’orizzonte del Cenacolo: l’orizzonte del Risorto e della Chiesa.
Da qui parte
la Chiesa, in uscita, animata dal soffio dello Spirito. Raccolta in preghiera
con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l’attesa di una rinnovata effusione
dello Spirito Santo: Scenda il tuo
Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra (Salmo 104,30). “Papa Francesco, Omelia nella Sala del Cenacolo, lunedì
26 maggio 2014).
Come sempre, in ogni Omelie di Papa Francesco, emerge
nella sua essenzialità l’evangelizzazione. Ma in questa c’è
l’essenzialità del Vangelo ricordando “dove
Gesù consumò l’Ultima Cena con gli Apostoli; dove, risorto, apparve in mezzo a
loro; dove lo Spirito Santo discese con potenza su Maria e i discepoli, qui è
nata la Chiesa, ed è nata in uscita. Da qui è partita, con il pane spezzato tra
le mani, le piaghe di Gesù negli occhi e lo Spirito d’amore nel cuore”.
Papa Francesco con i Patriarchi Orientali Cattolici
che hanno preso parte e tutti fedeli sacerdoti, religiosi e laici ha fatto
rivivere lo sfondo temporale ed emozionale del convito in cui Gesù si congeda dagli
amici alla vigilia del donare la propria
vita lasciandosi uccidere, senza soccombere definitivamente alla morte: in
concreto nell’Ultima Cena egli ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce,
trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci
salva. E nello stesso tempo istituendo quella celebrazione eucaristica, quel
sacrificio con cui Gesù Cristo in ogni tempo e luogo si offre al Padre affinché
tutti si possano unirsi a Lui, offrendo a dio la porpri avita, il proprio
lavoro, le proprie gioie e i propri dolori, tutto in sacrificio spirituale. E
lì nel Cenacolo il Risorto che appare è
come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del
peccato e della morte. In quella prima Domenica, proprio nel Cenacolo è
iniziata nella storia una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla
quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma
e lo attira a sé. Tutto questo avviene concretamente attraverso la vita e la
testimonianza della “Chiesa gerarchia
costituita da Gesù risorto” presente
ed operante sacramentalmente in continuità o Tradizione, Chiesa “nostra santa madre gerarchica … qui è nata
dove scese con potenza su Maria e i
discepoli lo Spirito Santo, ed è nata in uscita … è partita, con il pane
spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel
cuore”.
“Lo Spirito
Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso … il
servizio … Lavarsi i piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi,
amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso,
quello che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio”. Di qui
eucaristicamente è iniziata la forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei
primi secoli tra una prassi di vita all’interno
e missionariamente: l’amore reciproco e l’attenzione premurosa ai poveri e ai
sofferenti rendendo possibile la prima grande espansione missionaria del
cristianesimo nel mondo ellenistico – romano. Ma nell’indirizzo conciliare di
pastoralità di Papa Francesco questa
rimane la strada dell’evangelizzazione
vivendo questa unità tra verità e amore nelle condizioni de nostro
tempo.
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