La rinuncia di Benedetto XVI e le riforme di Papa Francesco
Papa Francesco fornisce ai vescovi “un modello di prossimità pastorale, di ricerca di una presenza pastorale che sia calorosa, che sia misericordiosa, che porti consolazione e che doni una nuova speranza”: questo il giudizio positivo del prefetto della Congregazione dei Vescovi. Legittimo anche l’apporto particolare di chi ne mette in luce i rischi, senza però sottacere le possibilità anche per il rimando sacramentale a Cristo del successore di Pietro
Il cardinale Marc Ouellet, recentemente confermato da papa Francesco come Prefetto della Congregazione dei Vescovi, è stato intervistato dalla Radio Vaticana, intervista riportata da Zenit.org del 27 Dicembre 2013. Il porporato canadese, uno dei teologi collaboratori di Ratzinger, De Lubac e Balthasar nella rivista Communio, ha dichiarato che le dimissioni di papa Ratzinger “hanno aperto delle grandi possibilità”. Si è trattato non solo di un “Gesto veramente nuovo” ma della
“più grande novità nella storia della Chiesa, che ha testimoniato una grande umiltà e, allo stesso tempo, una grande fiducia nello Spirito Santo per il futuro delle cose”.
Il 2013 è stato un anno straordinario proprio a partire dalla rinuncia al ministero petrino da parte di Benedetto XVI. Bisogna essere “molto riconoscenti” a Benedetto XVI il cui magistero resta un riferimento continuo, per aver aperto “questo orizzonte” e per aver reso possibile l’elezione del suo successore Francesco.
Vi è inoltre, ha affermato Ouellet, “una continuità tra la prima novità e tutte quelle che Papa Francesco ha poi inaugurato”. Secondo il Prefetto della Congregazione dei Vescovi, la vera “riforma” incoraggiata dal pontefice argentino con il suo ”carisma” particolare è nella volontà di “stabilire un contatto nuovo, più vicino al Popolo di Dio” nella situazione critica in cui si trova oggi a livello di fede, andando “al di là di tutte le forme, di tutti i protocolli per stabilire un contatto immediato”. Come tutte le novità pastorali porta i suoi rischi e positivi chi li richiama senza negare le possibilità.
Papa Francesco fornisce, così significativamente afferma il Prefetto della Congregazione dei Vescovi, ai vescovi “un modello di prossimità pastorale, di ricerca di una presenza pastorale che sia calorosa, che sia misericordiosa, che porti consolazione e che doni una nuova speranza”. Nell’atteggiamento e nei gesti diBergoglio si riscontrano “una novità e una promessa”.
Un altro fattore “molto importante” imprevisto e imprevedibile, ad avviso del cardinale Ouellet è “la percezione di papa Francesco nell’opinione pubblica mondiale”, da lui definita, “un evento straordinario di evangelizzazione”.
Anche la proclamazione del Santo Padre come personaggio dell’anno, da parte della rivista americanaTime è, secondo Ouellet, il segno di un “bisogno di speranza che c’è nell’umanità e che ha trovato nella figura di Papa Francesco il suo punto di riferimento”. Tale menzione è una “buona novella” e “tutti noi dobbiamo rallegrarcene”.
Constatare la grande popolarità del Papa suscita “una grande gioia”, ha proseguito Ouellet. Si tratta, ha puntualizzato di una “buona popolarità, che non è basata semplicemente su cose superficiali” ma che, al contrario, ci interroga e ci obbliga anche a cambiamenti di comportamento”.
In ambito curiale, il Santo Padre intende contrastare “una certa mentalità clericale” assieme al“carrierismo” delle “ambizioni ecclesiastiche” o “mondane”, ha aggiunto il Prefetto della Congregazione dei Vescovi.
Siamo veramente in un momento di grazia – ha proseguito – e spero che lo Spirito Santo gli dia salute e la collaborazione di cui ha bisogno per portare avanti la riforma della Chiesa e la nuova evangelizzazione”.
Sul piano personale, il porporato canadese ha dichiarato la sua amicizia con Bergoglio – precedente l’elezione di quest’ultimo al Soglio Pontificio – ha reso la loro collaborazione “straordinariamente semplice” e gioiosa.
“L’umanità ha bisogno di una figura paterna, una figura vicina; una figura che sia – al tempo stesso – riferimento morale sicuro, ma anche calorosa e che risveglia speranza!”, ha quindi concluso Ouellet.
Ho conosciuto Ouellet dai suoi articoli su Communio e ho sempre apprezzato il suo contributo teologico. Godo di questo giudizio positivo. Apprezzo anche chi richiama i rischi che inevitabilmente un carisma pastorale porta con sé. Soffro di amici che si sono battuti sempre per l’ortodossia e che oggi ritrovo totalmente critici. Mi auguro che accanto all’apporto particolare su inevitabili rischi ci sia il riconoscimento e di fede e di ragione.
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