Regalità di Gesù

L’anno della fede, voluto da Benedetto XVI, per riscoprire la bellezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del nostro Battesimo, che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa. Un cammino che ha come meta finale l’incontro pieno con Dio, e durante il quale lo Spirito Santo ci purifica, ci eleva, ci santifica, per farci entrare nella felicità a cui anela il nostro cuore: un tutt’uno con Cristo, centro della storia e re dell’universo

“…Le Letture bibliche che sono state proclamate hanno come filo conduttore la centralità di CristoCristo è al centro, Cristo è il centro. Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia.
1. L’Apostolo Paolo ci offre una visione molto profonda della centralità di Gesù. Ce lo presenta come il Primogenito di tutta la creazione: in Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui furono create  tutte le cose. Egli è il centro di tutte le cose, è il principio: Gesù Cristo, il Signore. Dio ha dato a Lui la pienezza, la totalità, perché in Lui siano riconciliate tutte le
cose (1,12 -20). Signore della creazione, Signore della riconciliazione.
Questa immagine ci fa capire che Gesù è il centro della creazione; e pertanto l’atteggiamento richiesto al credente, se vuole essere tale, è quello di riconoscere e di accogliere nella vita questa centralità di Gesù Cristo, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. E così i nostri pensieri saranno pensieri cristiani, pensieri di Cristo. Le nostre opere saranno opere cristiane, opere di Cristo, le nostre parole saranno parole cristiane, parole di Cristo. Invece, quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso.

2. Oltre ad essere centro della creazione e della riconciliazione, Cristo è centro del popolo di Dio. E proprio oggi è qui, al centro di noi. Adesso è qui nella Parola, e sarà qui sull’altare, vivo, presente, in mezzo a noi, il suo popolo. E’ quanto ci viene mostrato nella prima Lettura, dove si racconta del giorno in cui le tribù d’Israele vennero a cercare Davide e davanti al Signore lo unsero re sopra Israele ( 2 Sam 5, 1-3). Attraverso la ricerca della figura ideale del re, quegli uomini cercavano Dio stesso: un Dio che si facesse vicino, che accettasse di accompagnarsi al cammino dell’uomo, che si facesse loro fratello.
Cristo, discendente del re Davide, è proprio il “fratello” intorno al quale si costituisce il popolo, che si prende cura del suo popolo, di tutti noi, a costo della sua vita. In Lui siamo uno; un solo popolo uniti a Lui, condividiamo un solo cammino, un solo destino. Solamente in Lui, in Lui come centro, abbiamo l’identità come popolo.

3. E, infine, Cristo è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. A lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi.
Mentre tutti gli altri si rivolgono a Gesù con disprezzo – “Se tu sei il Cristo, il Re Messia, salva te stesso scendendo dal patibolo!” – quell’uomo, che ha sbagliato nella vita, alla fine si aggrappa pentito a Gesù crocifisso implorando: “Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). E Gesù gli promette: “Oggi con me sarai nel paradiso” (v. 43): il suo Regno. Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non  lascia mai cadere una simile richiesta. Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui. Ci farà bene, in questa giornata, pensare alla nostra storia, e guardare Gesù, e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: “Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! Gesù ricordati di me, perché io ho voglia di diventare buono, ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore. Ma ricordati di me, Gesù! Tu puoi ricordarti di me, perché Tu sei al centro, Tu sei proprio nel tuo Regno!”. Che  bello” Facciamolo oggi, tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte: “Ricordati di me, Signore, Tu che sei al centro, Tu che sei nel tuo Regno!”.
La promessa di Gesù al buon ladrone ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata. Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso, dona sempre di più di quanti gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno! Gesù è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. Andiamo tutti insieme su questa strada!” (Papa Francesco, A conclusione dell’Anno della Fede, nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, 24 novembre 2013).

La Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è stata istituita nel 1925 daPio XI e portata all’ultima Domenica dell’anno liturgico nella riforma di Paolo VI. Nella Dichiarazione pastorale della Gaudium et spes  manca una formulazione della regalità di Cristo sulle realtà temporali. Possiamo trovare qua e là qualche espressione che riconduce a questo fondamentale principio, senza il quale il rapporto della Chiesa con il mondo non risulta ben chiarito. La regalità di Cristo è però affermata in altri documenti conciliari e nel Catechismo. La risurrezione è storicamente la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo.  Papa Francesco ha sviluppato la regalità alla luce della Lettera agli Efesini: In Cristo il Padre “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,4-5). Siamo condotti da queste divine parole all’origine del nostro esserci: alla sua radice eterna. “Ci ha scelti”: ciascuno di noi è stato pensato e voluto fra tante possibili persone umane. Lo sguardo del Padre si è posato su di te, a preferenza di tanti altri: sei stato scelto. Quando è accaduto questo “…prima della creazione del mondo”: il mondo, questo universo immenso entro cui ti senti come un granello di polvere, non esisteva ancora e il Padre ti ha pensato e voluto liberamente cioè per amore, ha scelte te. Se dunque esisti come dono unico e irripetibile nel tuo essere, cioè persona, non è un caso, senza ragione. Ma ci ha scelti e voluti in Cristo cioè quando il Padre ha pensato e voluto Gesù Cristo, il Dio che possiede un volto umano, rivelandoci con l’incarnazione, passione, morte e risurrezione tutto il suo amore fino al perdono. Con lo stesso atto di pensiero e colla stessa decisione di volontà con cui ha pensato e voluto Cristo, ha pensato e voluto ciascuno di noi, singolarmente presi, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi. Ogni persona umana realizza se stessa solamente in Cristo: ecco la centralità la regalità. E qui Papa Francesco ha sottolineato che mente e desiderio sono stati forgiati in funzione di Lui: per conoscere Cristo abbiamo ricevuto il pensiero; per correre verso di Lui li desiderio, e la memoria per portarlo in noi. Questa è la regalità di Cristo, re dell’universo.

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