Convegno nazionale esorcisti 2013‏


Non possiamo nasconderci che il tema delle  potenze infernali si trovi ad essere talvolta piuttosto marginalizzato nella predicazione e nella catechesi, facendo diminuire l’intensità della preghiera insegnataci da Gesù: Non abbandonarci nella tentazione, liberaci dal Male. Il telegramma del Papa e il messaggio del Prefetto della Congregazione per il Clero possono esserci dia aiuto.
                                                                                                                                       Don Gino

Reverendo Padre
P. Francesco Baamonte
Presidente Associazione Internazionale Esorcisti


“In occasione del Convegno nazionale degli Esorcisti Italiani, il Sommo Pontefice Francesco rivolge il Suo cordiale e beneaugurante pensiero, esprimendo apprezzamento per il servizio ecclesiale offerto da quanti con il ministero dell’esorcismo esercitano una forma di carità a beneficio di persone che soffrono e sono bisognose di liberazione e di consolazioneSua Santità, mentre chiede una preghiera per Lui e per il suo servizio alla Chiesa, invoca i doni del divino Spirito per un rinnovato fervore di vita spirituale e, per intercessione della Vergine Maria, ben volentieri invia a Lei, agli organizzatori e relatori e a tutti i presbiteri presenti l’implorata benedizione apostolica.
                                                                                   Cardinale Tarcisio Bertone
                                                                               Segretario di Stato di Sua Santità


Messaggio di S.E.Rev.ma
Il Card. Mauro Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero

Sacrofano (Roma), 9-13 settembre 2013-09-15

Carissimi sacerdoti,
saluto cordialmente in Cristo tutti voi, riuniti oggi per celebrare quetso convegno promosso dall’Associazione Italiana Esorcisti.

Come ha ben messo in evidenza nella sua lettera circolare P. Baamonte, Presidente di questa Associazione, il Santo Padre Francesco, fin dai suoi primissimi interventi, ha più volte fatto cenno all’insidiosa e divisiva opera del demonio. Anche Cristo assume il confronto con le potenze del male come punto prioritario per portare a compimento il piano di salvezza del Padre (Mt 4,1): “Fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”; Mc 3,14-15: “Ne scelse dodici perché stessero con Lui e per mandarli a
predicare con il potere di scacciare i demoni”; Gv 17,15: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno”; Ef 6,11-12: “Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo”. La nostra battaglia infatti non è contro la carne  e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti”).
Non si può nascondere che il tema delle potenze infernali si trovi talvolta piuttosto marginalizzato nella predicazione e nella catechesi, considerato come residuo di un certodevozionismo ormai “di nicchia”. Può essere questo fenomeno una specie di riflesso condizionato generato da un clima culturale antimetafisico e antireligioso che intende imporre una reinterpretazione in chiave allegorica. Da quanto invece affermano la Scrittura e il Magistero della Chiesa, l’argomento è invece di fondamentale importanza per capire pienamente il senso dell’Incarnazione, ed evitare che lo scopo della venuta di Cristo sia ridotto ad un mero “buon esempio”, seppur concedendo volentieri l’ausilio della grazia divina. Centrale, quindi, e nient’affatto marginale, è il tema della lotta tra il Figlio di Dio e il “Principe di questo mondo” (Gv 12,31). Lo insegna egli stesso, rispondendo a coloro che lo accusano di operare in virtù del “capo dei demoni”, attraverso la parabola dell’uomo forte vinto da un altro più forte di lui (Lc 11,14s). Ovviamente, ciò non riduce il motivo della discesa di Cristo espresso dal Credo, “per noi uomini e per la nostra salvezza”: i due temi sono infattivicendevolmente connessi. A causa del peccato, l’uomo si trova sotto la schiavitù delle passioni, ma anche in una condizione di estrema vulnerabilità verso le creature demoniache. Adamo, con la sua disobbedienza, ha estromesso l’uomo dalla comunione con Dio e lo ha resoipso facto schiavo del peccato e di coloro che dell’uomo sono per natura più forti e che per odio di Dio ne desiderano la rovina. Di conseguenza, la liberazione operata da Cristo non poteva non coincidere anche con l’annientamento delle potenze infernali. Da qui si capisce bene perché la storia personale di Cristo, costellata di azioni prodigiose, è storia di guarigione dal peccato, ma anche del suo continuo confronto – scontro con il “potere delle tenebre” (Lc22,53).
I fenomeni straordinari di attività demoniaca – di cui voi siete talora testimoni – sono, pur nella loro drammatica serietà, elementi in verità secondari rispetto ad un più ampio e nefasto piano di opposizione al Regno di Dio, piano che si dispiega lungo l’intero corso della storia umana; anch’esso, in analogia a quello divino, evolve verso il suo pieno compimento, preludio della vittoria finale di Cristo, culminante nell’apparizione dell’anticristo che, come afferma Giovanni, “viene, anzi è già nel mondo” (1 Gv 4,3). L’esorcismo più grande e necessario – e che fa da sfondo agli esorcismi particolari propriamente detti – sarà perciò quello di colui che lotta nel quotidiano, affinché Dio regni nel cuore di ogni uomo. In quest’ottica, il ministero dell’esorcismo è veramente un aspetto particolare della più grande missione di collaborazione alla redenzione, che ha nel sacerdozio ministeriale la sua punta di diamante. Una certa cultura atea, relativistica ed edonistica contemporanea, sul fondamento di una equivoca esaltazione della libertà, intende convincere l’uomo che la liberazione dal male passa attraverso la comodità, la facilità, la piacevolezza, l’irrisione di ciò di cui si ha paura, in primo luogo la morte. Un vero e proprio culto dell’orrido e del demoniaco è presentato come benefica pratica psicologica per “esorcizzare” – è proprio questo il termine usato – il male. Non di rado alcuni spettacoli, taluni generi di festività, sono occasione per abituare l’uomo allo “schock” di ciò che è malvagio, per insegnargli a non avere più paura. Si ritiene che una riproposizione in chiave “simpatica” di ciò verso cui istintivamente si prova repulsione sia la via giusta per liberare l’uomo dalle paure che gli impediscono di vivere appieno la sua vita. E così, la liberazione dalla presenza del male viene trasformata in liberazione dalla percezione del male, e dall’assenza di percezione all’assenza di coscienza il passo è breve. Una così coltivata familiarità con ciò che è detestabile non può che condurre a diventare insensibili e repulsivi di ciò che ci rivela il volto buono e misericordioso del Padre.
Cari sacerdoti, chi più di noi deve essere consapevole di quanto sia necessario portare la bellezza del volto di Cristo al mondo, a cominciare dalla nostra stessa pèrsona? IL Codice di Diritto canonico, al can. 1172§2 ricorda le quattro qualità che devono ornare colui a cui è affidato il ministero di esorcista: pietà, scienza, prudenza, integrità di vita. L’uso del verbo “ornare” non è casuale. Un ornamento è qualcosa di non strettamente essenziale per l’efficacia di qualcosa, ma è comunque importante per sottolineare la dignità. Allo stesso modo, l’efficacia del servizio sacerdotale dipende solo dalla potenza di Cristo; tuttavia le virtù che devono risplendere nel sacerdote servono a considerare con rispetto ogni atto sacro (che è di Cristo); a ricordare la grandezza del ministero ordinato; ad agire, non per vanità e ricerca di  consenso , ma, come Cristo, per compassione e misericordia verso chi soffre nel corpo e nell’anima; infine, a far innamorare di Lui attraverso l’agire della nostra persona.
Il mio invito, dunque, non può che essere una esortazione ad impegnarvi, ornati di questi sentimenti e di queste virtù, a servizio dei fratelli, per la cui salvezza siamo stati consacrati ministri della grazia divina. Riponiamo i frutti del nostro apostolato nelle mani di Colei che è sintesi di ogni virtù, l’Immacolata, Colei che schiaccia il capo del Nemico, non con la violenza né con discorsi persuasivi, bensì con la sua santità, con il suo essere tutta – di – Dio. Anche per voi, se saprete vivere in perfetta comunione con Dio e con i fratelli, “Il Dio della pace schiaccerà ben presto Satana sotto i vostri piedi” (Rm 16,20). Buona missione sempre in comunione affettiva ed effettiva con la Chiesa!

6 agosto 2013
Trasfigurazione del Signore
                                                                                 Mauro Card. Piacenza

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