Giovani e rapidi cambiamenti di mentalità
Se i giovani non sperassero e non progredissero più, se non inserissero nelle dinamiche storiche la loro energia, la loro vitalità, la loro capacità di anticipare il futuro, ci ritroveremmo un’umanità ripiegata su se stessa, priva di fiducia e di uno sguardo positivo verso il domani
“La realtà giovanile è complessa e articolata, che non può più essere compresa all’interno di un universo culturale omogeneo, bensì in un orizzonte che può definirsi “multi universo”, determinato da una pluralità di visioni, di prospettive, di strategie. Per questo è opportuno parlare di “culture giovanili”, atteso che gli elementi che distinguono e differenziano i fenomeni e gli ambiti culturali
prevalgono su quelli, pur presenti, che invece li accumunano. Numerosi fattori concorrono, infatti, a disegnare un panorama culturale sempre più frammentato e in continua, velocissima evoluzione, a cui non sono certo estranei i social media, i nuovi strumenti di comunicazione che favoriscono e, talvolta, provocano essi stessi continui e rapidi cambiamenti di mentalità, di costume, di comportamento.
Si riscontra, così, un clima diffuso di instabilità che tocca l’ambito culturale, come quello politico ed economico – quest’ultimo segnato anche dalle difficoltà dei giovani a trovare un lavoro – per incidere soprattutto a livello psicologico e relazionale. L’incertezza e la fragilità che connotano tanti giovani, non di rado li spingono alla marginalità, li rendono quasi invisibili e assenti nei processi storici e culturali delle società. E sempre più frequentemente fragilità e marginalità sfociano in fenomeni di dipendenza dalle droghe, di devianza, di violenza. La sfera affettiva ed emotiva, l’ambito dei sentimenti, come quello della corporeità, sono fortemente interessati da questo clima e dalla temperie culturale che ne segue, espressa, ad esempio, da fenomeni apparentemente contraddittori, come la spettacolarizzazione della vita intima e personale e la chiusura individualistica e narcisistica sui propri bisogni ed interessi. Anche la dimensione religiosa, l’esperienza di fede e l’appartenenza alla Chiesa sono spesso vissute in una prospettiva privatistica ed emotiva.
Non mancano, però, fenomeni decisamente positivi. Gli slanci generosi e coraggiosi di tanti giovani volontari che dedicano ai fratelli più bisognosi le loro migliori energie; le esperienze di fede sincera e profonda di tanti ragazzi e ragazze che con gioia testimoniano la loro appartenenza alla Chiesa; gli sforzi compiuti per costruire, in tante parti del mondo, società capaci di rispettare la libertà e la dignità di tutti, cominciando dai più piccoli e deboli. Tutto questo ci conforta e ci aiuta a tracciare un quadro più preciso ed obiettivo delle culture giovanili. Non ci si può, dunque, accontentare di leggere i fenomeni culturali giovanili secondo paradigmi consolidati, ma divenuti ormai dei luoghi comuni, o di analizzarli con metodi non più utili, partendo da categorie culturali superate e non adeguate.
Ci troviamo, in definitiva, di fronte ad una realtà quanto mai complessa ma anche affascinante, che va compresa in maniera approfondita e amata con grande spirito di empatia, una realtà di cui bisogna saper cogliere con attenzione le linee di fondo e gli sviluppi. Guardando, ad esempio, i giovani di tanti paesi del così detto “Terzo mondo”, ci rendiamo conto che essi rappresentano, con le loro culture e con i loro bisogni, una sfida alla società del consumismo globalizzato, alla cultura dei privilegi consolidati, di cui beneficia una ristretta cerchia della popolazione del mondo occidentale. Le culture giovanili, di conseguenza, diventano “emergenti” anche nel senso che manifestano un bisogno profondo, una richiesta di aiuto o addirittura una “provocazione”, che non può essere ignorata o trascurata, sia dalla società civile sia dalla Comunità ecclesiale. Più volte ha manifestato, ad esempio, la preoccupazione mia e di tutta la Chiesa per la così detta “emergenza educativa”, a cui vanno sicuramente affiancate altre “emergenze”, che toccano le diverse dimensioni della persona e le sue relazioni fondamentali e a cui non si può rispondere in modo evasivo e banale. Penso, ad esempio, alla crescente difficoltà nel campo del lavoro o alla fatica di essere fedeli nel tempo alle responsabilità assunte. Ne deriverebbe, per il futuro del mondo e di tutta l’umanità, un impoverimento non solo economico e sociale ma soprattutto umano e spirituale: se i giovani non sperassero e non progredissero più, se non inserissero nelle dinamiche storiche la loro energia, la loro vitalità, la loro capacità di anticipare il futuro, ci ritroveremmo un’umanità ripiegata su se stessa, priva di fiducia e di uno sguardo positivo verso il domani.
Pur consapevole delle tante situazioni problematiche, che toccano anche l’ambito della fede e dell’appartenenza alla Chiesa, vogliamo rinnovare la nostra fiducia nei giovani, riaffermare che la Chiesa guarda alla loro condizione, alle loro culture, come ad un punto di riferimento essenziale e ineludibile per la sua azione pastorale… la Chiesa ha fiducia nei giovani, spera in essi e nelle loro energie, ha bisogno di loro e della loro vitalità, per continuare a vivere con rinnovato slancio la missione affidatele da Cristo. Auspico vivamente, dunque, che l’Anno della fede sia, anche per le giovani generazioni, un’occasione preziosa per ritrovare e rafforzare l’amicizia con Cristo, da cui far scaturire la gioia e l’entusiasmo per trasformare profondamente le culture e le società” (Benedetto XVI, Ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 7 febbraio 2013).
Nella premessa di Benedetto XVI al Yucat, dopo aver spiegato come a partire da molte voci si è potuto arrivare “come al spartito della fede, che la Chiesa ci ha tramandato dagli apostoli attraverso i secoli fino ad oggi” cioè al Catechismo della Chiesa Cattolica e al suo Compendio, si è posto la domanda: come tradurlo nella lingua dei giovani e far penetrare le sue parole nel mondo dei giovani?
E Benedetto XVI non nasconde l’attuale drammatica crisi di fede: “sapete tutti in che modo la comunità dei credenti è stata negli ultimi tempi ferita dagli attacchi del male, della penetrazione del peccato all’interno, anzi nel cuore della Chiesa. Non prendete questo a pretesto per fuggire davanti a Dio; voi stessi siete il corpo di Cristo, la Chiesa! Portate il fuoco non consumato del vostro amore in questa Chiesa ogni volta che gli uomini ne oscurano il volto…Quando Israele era nel punto più basso della sua storia, Dio chiamò in soccorso non i grandi e le persone stimate, ma un giovane di nome Geremia; Geremia si sentì investito di una missione troppo grande: “Ah, mio Signore e mio Dio, non riesco neppure a parlare, sono ancora così giovane! (Ger 1,6). Ma Dio non si lasciò fuorviare: “Non dire: “Sono ancora così giovane”. Dove ti mando, là tu devi andare, e quello che io ti comando, quello devi annunciare” (Ger 1,7).
Attraverso Yucat il Papa dice: “Per questo vi invito: studiate il catechismo! Questo è il mio augurio di cuore. Questo catechismo non è accomodante; non offre facili soluzioni; esige una nuova vita da parte vostra; vi presenta il messaggio del Vangelo come la “perla preziosa” (Mt 13,46) per la quale bisogna dare ogni cosa. Per questo vi prego: studiate il catechismo con passione e perseveranza!Sacrificate per esso il vostro tempo! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici,formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede”.
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