Creatore del cielo e della terra, dell'essere umano‏


È Dio l’origine di tutte le cose e nella bellezza della creazione si dispiega l’onnipotenza di Padre che ama
Il Credo, che inizia qualificano Dio come “Padre onnipotente” aggiunge poi che  Egli è il “Creatore del cielo e della terra”, e riprende così l’affermazione con cui inizia la Bibbia. Nel primo versetto della Sacra Scrittura, infatti, si legge: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gn 1,1): è Dio l’origine di tutte le cose e nella bellezza della creazione si dispiega la sua onnipotenza di Padre che ama.
Dio si manifesta come Padre nella creazione, in quanto origine della vita, e, nel
creare, mostra la sua onnipotenza. Le immagini usate dalla Sacra Scrittura al riguardo sono molto suggestive (Is 40,12; 45, 18;Sal 104,2.5; 135,7; Pr 8,2729; Gb 38-39). Egli, come un Padre buono e potente, si prende cura di ciò che ha creato con un amore e una fedeltà che non vengono mai meno, dicono ripetutamente i salmi (Sal 57,11; 108,5; 36,6). Così, la creazione diventa luogo in cui conoscere e riconoscere l’onnipotenza del Signore e la sua bontà, e diventa appello alla fede di noi credenti perché proclamiamo Dio come Creatore. “Per fede, - scrive l’autore della Lettera agli Ebrei – noi sappiamo che i mondi furono formati da Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile” (11,3). La fede implica dunque di saper riconoscere l’invisibile individuandone la traccia nel mondo visibile. Il credente può leggere il grande libro della natura e intenderne il linguaggio (Sal 19,2-5); ma è necessaria la Parola di rivelazione, che suscita la fede, perché l’uomo possa giungere alla piena consapevolezza della realtà di Dio come Creatore e Padre. E’ nel libro della Sacra Scrittura che l’intelligenza umana può trovare, alla luce della fede, la chiave di interpretazione per comprendere il mondo. In particolare, occupa un posto speciale il primo capitolo della Genesi, con la solenne presentazione dell’opera creatrice divina che si dispiega lungo sette gironi: in sei giorni Dio porta a compimento la creazione e il settimo giorno, il sabato, cessa da ogni attività e si riposa. Giorno della libertà per tutti, giorno della comunione con Dio. E così, con questa immagine, il libro della Genesi ci indica che il primo pensiero di Dio era trovare un amore che risponda al suo amore. Il secondo pensiero è poi creare un mondo materiale dove collocare questo amore, queste creature che in libertà gli rispondano. Tale struttura, quindi, fa sì che il testo sia scandito da alcune ripetizioni significative. Per sei volte, ad esempio, viene ripetuta la frase: “Dio vide che era cosa buona” (vv. 4.10.12.18.21.25), per concludere, la settima volta, dopo la creazione dell’uomo: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (v. 31).Tutto ciò che Dio crea è bello e buono, intriso di sapienza e di amore; l’azione creatrice di Dio porta ordine, immette armonia, dona bellezza. Nel racconto della Genesi poi emerge che il Signore crea con la sua parola: per dieci volte si legge nel testo l’espressione “Dio disse” (vv.3.6.9.14.20.24.26.28.29). E’ la parola, il Logos di Dio che è l’origine della realtà del mondo e dicendo:”Dio disse”, fu così, sottolinea la potenza efficace della Parola divina. Così canta il salmista: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera…perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto” (33,6.9). La vita sorge, il mondo esiste, perché tutto obbedisce alla Parola divina.
Ma la nostra domanda oggi è: nell’epoca della scienza e della tecnica, ha ancora senso parlare di creazione? Come dobbiamo comprendere le narrazioni della Genesi? La Bibbia non vuole essere un manuale di scienze naturali; vuole invece comprendere la verità autentica e profonda delle cose. La verità fondamentale che i racconti della Genesi ci svelano è che il mondo non è un insieme di forze tra loro contrastanti, ma ha la sua origine e la sua stabilità nel Logos, nella Ragione eterna di Dio, che continua a sorreggere l’universo. C’è un disegno sul mondo che nasce da questa Ragione, dallo Spirito creatore. Credere che alla base di tutto ci sia questo, illumina ogni aspetto dell’esistenza e dà il coraggio di affrontare con fiducia e speranza l’avventura della vita. Quindi, la scrittura ci dice che l’origine dell’essere, del mondo, la nostra origine non è l’ irrazionale e la necessità, ma la ragione e l’amore e la libertà. Da questo l’alternativa: o priorità dell’irrazionale, della necessità, o priorità della ragione, della libertà, dell’amore. Noi crediamo in quest’ultima posizione.
Ma vorrei dire una parola anche su quello che è il vertice dell’intera creazione: l’uomo e la donna, l’essere umano, l’unico “capace di conoscere e di amare il suo Creatore” (Gs 12). Il Salmista guardando i cieli si chiede: “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” (8, 4-5). L’essere umano, creato con amore da Dio, è ben piccola cosa davanti all’immensità dell’universo; a volte, guardando affascinati leenorme distese del firmamento, anche noi abbiamo percepito la nostra limitatezza. L’essere umano è abitato da questo paradosso: la nostra piccolezza e la nostra caducità convivono con la grandezza di ciò che l’amore eterno di Dio ha voluto per lui.
I racconti della creazione nel Libro della Genesi ci introducono anche in questo misterioso ambito, aiutandoci a conoscere il progetto di Dio sull’uomo. Anzitutto affermano che Dio formò l’uomo con la polvere della terra (Gn 2,7). Questo significa che non siamo Dio, non ci siamo fatti da soli, siamo terra; ma significa anche che veniamo dalla terra buona, per opera del Creatore buono. A Questo si aggiunge un’altra realtà fondamentale: tutti gli esseri umani sono polvere, al di là delle distinzioni operate dalla cultura e dalla storia, al di là di ogni differenza sociale; siamo un’unica umanità plasmata con l’unica terra di Dio. Vi è poi un secondo elemento: l’essere umano ha origine perché Dio soffia l’alito di vita nel corpo modellato dalla terra (Gn 2,7). L’essere umano è fatto a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26-27). Tutti allora portiamo in noi l’alito vitale di Dio e ogni vita umana – ci dice la Bibbia – sta sotto la particolare protezione di Dio. Questa è la ragione più profonda dell’inviolabilità della dignità umana contro ogni tentazione di valutare la persona secondo criteri utilitaristici e di potere. L’essere ad immagine e somiglianza di Dio indica poi che l’uomo non è chiuso in se stesso, ha un riferimento essenziale in Dio.
Nei primi capitoli del Libro della Genesi troviamo immagini significative: il giardino con l’albero della conoscenza del bene e del male e il serpente (2,15-17; 3,1-5). Il giardino ci dice che la realtà in cui Dio ha posto l’essere umano non è una foresta selvaggia, ma luogo che protegge, nutre e sostiene; e l’uomo riconosce il mondo non come proprietà da saccheggiare e da sfruttare, ma come dono del Creatore, segno della sua volontà salvifica, dono da coltivare e custodire, fa far crescere e sviluppare nel rispetto, nell’armonia, seguendo i ritmi e la logica, secondo il disegno di Dio (Gn 2,8-15). Poi, il serpente è una figura che deriva dai culti orientali della fecondità, che affascinavano Israele e costituivano una costante tentazione di abbandonare la misteriosa alleanza con Dio. Alla luce di questo, la Sacra Scrittura presenta la tentazione che subiscono Adamo ed Eva come il nocciolo della tentazione e del peccato. Che cosa diceinfatti il serpente? Non nega Dio, ma insinua una domanda subdola: “E’ vero che Dio ha detto “Non dovete mangiate di alcun albero del giardino?” (Gn 3,1). In questo modo il serpente suscita il sospetto che l’alleanza con Dio sia come una catena che lega, che priva della libertà e delle cose più belle e preziose della vita. La tentazione diventa quella di costruirsi da soli il mondo in cui vivere, di non accettare i limiti dell’essere creatura, i limiti del bene e del male, della moralità; la dipendenza dall’amore creatore di Dio è vista come un peso di cui liberarsi. Questo è sempre il nocciolo della tentazione. Ma quando si falsa il rapporto con Dio, con una menzogna, mettendosi al suo posto, tutti gli altri rapporti vengono alterati. Allora l’altro diventa un rivale, una minaccia: Adamo, dopo aver ceduto alla tentazione, accusa immediatamente Eva (Gn 3,12); i due si nascondono dalla vista di quel Dio con cui conversavano in amicizia (Gen 3, 8-10); il mondo non è più il giardino in cui vivere in armonia, ma un luogo da sfruttare e nel quale si celano insidie (3,14-19); l’invidia e l’odio verso l’altro entrano nel cuore dell’uomo: esemplare è Caino che uccide il proprio fratello Abele (4,3-9). Andando contro il suo Creatore, in realtà l’uomo va contro se stesso, rinnega la sua origine e dunque la sua verità; e il male entra nel mondo, con la sua penosa catena di dolore e di morte. E così quanto Dio aveva creato buono, anzi molto buono, dopo questa decisione dell’uomo per la menzogna contro la verità, il male entra nel mondo.
Dei racconti della creazione, vorrei evidenziare un ultimo insegnamento: il peccato genera peccato e tutti i peccati della storia sono legati tra di loro. Questo aspetto ci spinge a parlare di quello che è chiamato il “peccato originale”. Qual è il significato di questa realtà, difficile da comprendere? Vorrei dare soltanto qualche elemento. Anzitutto dobbiamo considerare che nessun uomo è chiuso in se stesso, nessuno può vivere solo di sé e per sé; noi riceviamo la vita dall’altro e non solo al momento della nascita, ma ogni giorno. L’essere umano è relazione: io sono me stesso solo nel tu e attraverso il tu, nella relazione dell’amore con il Tu di Dio e il tu degli altri. Ebbene, il peccato è turbare o distruggere la relazione con Dio, questa la sua essenza: distruggere la relazione con Dio, la relazione fondamentale, mettersi al posto d i Dio. Il catechismo della Chiesa Cattolica afferma che con il primo peccato l’uomo “ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione creaturale e conseguentemente contro il proprio bene” (n. 398) Turbata la relazione fondamentale, sono compromessi o distrutti anche gli altri poli della relazione, il peccato rovina le relazioni, così rovina tutto, perché noi siamo relazione. Ora, se la struttura relazionale dell’umanità è turbata fin dall’inizio, ogni uomo entra in un mondo segnato da questo turbamento delle relazioni, entra in un mondo turbato dal peccato, da cui viene segnato personalmente; il peccato iniziale intacca e ferisce la natura umana (CCC 404-406). E l’uomo da solo, uno solo non può uscire da questa situazione, non può redimersi da solo; solamente il creatore stesso può ripristinare le giuste relazioni. Solo se Colui dal quale ci siamo allontanati viene a noi e ci tende la mano con amore, le giuste relazioni possono essere riannodate. Questo avviene in Gesù Cristo, che compie esattamente il percorso inverso di quello di Adamo, come descrive l’inno nel secondo capitolo della Lettera di San Paolo ai Filippesi (2,5-11): mentre Adamo non riconosce il suo essere creatura e vuole porsi al posto di Dio, Gesù, il Figlio di Dio, è in una relazione filiale perfetta con il Padre, si abbassa, diventa servo, percorre la via dell’amore umiliandosi fino alla morte di croce, per rimettere in ordine le relazioni con Dio. La Croce di Cristo diventa così il nuovo albero della vita.
Cari fratelli e sorelle, vivere di fede vuol dire riconoscere la grandezza di Dio e accettare la nostra piccolezza, la nostra condizione di creature lasciando che il Signore la ricolmi del suo amore e così cresca la nostra vera grandezza. Il male, con il suo carico di dolore e di sofferenza, è un mistero che viene illuminato dalla luce della fede, che ci dà la certezza di poterne essere liberati: la certezza che è bene essere uomo” (Benedetto XVI,Udienza Generale, 6 febbraio 2013).

Benedetto XVI porta avanti il discorso che se l’universo è strutturato in maniera intelligente in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva (La matematica, creazione della nostra intelligenza, rende possibile tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici) e la ragione oggettivata della natura, diventa allora inevitabile chiedersi se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia comune fonte dell’una e dell’altra. Così proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il Logos creatore. Viene capovolta la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità, a ricondurre ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su queste basi diventa anche di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità e coniugare teologia, filosofia e scienze. E nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme, in questo caso l’intelligenza della creazione. Dio solo, che è al di là del tempo e dello spazio, ha creato il mondo dal nulla e chiamato tutte le cose all’essere. Tutto ciò che esiste dipende da Dio e sussiste perché Dio vuole che esista. La Rivelazione mi dice chela creazione del mondo è in certa misura un’opera collettiva del Dio uno e trino. Il Padre è il creatore, l’onnipotente per amore; il Figlio è il senso e il cuore del mondo: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di luiEgli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col 1,16-17). Infatti, quando scopriamo Cristo scopriamo il senso del mondo e comprendiamo che il mondo si muove verso un fine: la verità, la bontà e la bellezza del Signore. Scopriamo di essere stati creati per una relazione di amore, lode e amicizia con il Dio uno e trino. Lo Spirito Santo mantiene insieme ogni cosa; è lui che “dà la vita” (Gv  6,63).
La fede nell’atto creatore di Dio per il quale il mondo è venuto all’esistenza è centrale e determinante. Si tratta di una creazione per mezzo della parola, come ci indicano il Libro della Genesi (Gen 1,3) e il quarto Vangelo (Gv1,3). La fede nella creazione attraverso la parola rende chiara la metafisica, la trascendenza di Dio e il segno della contingenza e della libertà come caratteristiche dell’essere umano. La creazione è una chiamata alla libertà come caratteristiche dell’essere umano. La creazione è una chiamata alla libertà e a esercitare la propria vocazione di cooperatori della creazione. Fin dalle origini il no a riconoscersi creature ha ferito l’essere umano cioè il peccato originale, ferita redenta da Cristo. I risultati della ricerca scientifica, e la divulgazione di questi presso strati sempre più ampi della popolazione, sembrano porre in questione la ragionevolezza della fede nella creazione divina. Consideriamo alcune questioni cruciali.
La scienza naturale rende il creatore superfluo? No. La frase Dio ha creato il mondo non è un’affermazione scientifica superata. Si tratta di una affermazione teologica e, pertanto, riguarda il senso e l’origine divina delle cose.
Si può essere convinti della teoria opinabile dell’evoluzione e credere lo stesso al Creatore? Sì. La teologia non ha competenze in campo scientifico, e la scienza non ha competenze in campo teologico. Un cristiano può accettare la teoria evoluzionistica come un utile modello di spiegazione purché non cada nella falsa opinione dell’evoluzionismo che considera gli uomini un prodotto casuale di processi biologici. L’evoluzione presuppone che esista qualcosa che può essere soggetto di uno sviluppo, ma circa la provenienza di questo “qualcosa” non si dice nulla. Anche le domande relative all’essere, all’essenza, alla dignità, al compito, al senso e al perché del mondo e degli uomini non possono risolversi in una risposta solo di tipo biologico come un semplice prodotto della natura e da trattarsi al pari di ogni animale.  

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