Il dono della Pace


In ogni incontro di preghiera con Gesù Cristo riceviamo il dono della pace vera.
Lui libera
dal Demonio che divide, da Satana che spinge all’odio, dal Serpente antico che inganna, dal Dragone che distrugge la grammatica, il benessere della creazione

Liberaci dalle divisioni cui il demonio spinge
  La beatitudine evangelica della pace, proclamata da Gesù, è una promessa di comunione, una buona notizia che fa accadere quello che dice, ossia un vangelo che culmina immediatamente in un dono che impegna dando la possibilità di riuscire. Tutte le beatitudini, anche quella della pace, non sono innanzitutto raccomandazioni morali, la cui osservanza prevede a tempo debito – tempo situato di solito nell’altra
vita – una ricompensa, ossia una situazione di futura felicità. Coloro che, soprattutto convenendo insieme nella preghiera di liberazione, si affidano a Dio e alle sue promesse, appaiono spesso agli occhi del mondo ingenui, creduloni, lontani dalla realtà. Ebbene ricordando questa sera quello che Gesù ha annunciato allora sul Monte delle beatitudini, Lui Risorto, presente qui e ora eucaristicamente dinnanzi a noi, dichiara  che non solo nell’altra vita, ma già in questa vita scopriamo con gioia di essere personalmente figli di Dio e comunitariamente fratelli, in comunione, in pace e che da sempre e per sempre Dio è del tutto solidale con noi nella salute e nella malattia, perfino nel peccato, se nella preghiera ci apriamo liberamente  a Lui che ci libera dalla azione anche diabolica della divisione tra sposi, in famiglia, nella Chiesa, nel lavoro, nella società provocando tante sofferenze soprattutto a livello psichico. Rafforziamo la certezza che non siamo mai soli, perché Egli è dalla parte di coloro che si impegnano per la verità, la giustizia e l’amore reciproco, con una attenzione particolare a chi necessita di aiuto. Gesù, rivelazione dell’amore del Padre per ogni uomo del suo compiacimento, non ha esitato ad offrirsi per ciascuno di noi in sacrificio per renderci da peccatori giusti e continua a farlo in ogni Messa e quindi nella confessione che è  sacramento di liberazione. Quando, convenendo anche nel sacramentale della  preghiera di liberazione, si incontra Gesù Cristo, Uomo –Dio, si vive l’esperienza gioiosa di un dono immenso, rendendo serena anche la psiche: la condivisione della vita stessa di Dio, cioè la vita della grazia, pegno di un’esistenza pienamente beata. Gesù Cristo ci dona la comunione non solo con Lui ma anche tra di noi nonostante tutte le spinte anche diaboliche alla divisione, ci dona la pace vera con Lui, con noi stessi, con gli altri a cominciare da chi ci è domestico nell’amore e perfino con chi ci fa del male, ci è nemico.
La beatitudine di Gesù dice che la pace è dono e opera umana ad un tempo, di fronte al Demonio che spinge alla divisione, alla tensione continua approfittando di caratteri diversi, di storie di vita opposte. La comunione, la pace è un umanesimo proprio di chi innalza continuamente mente e cuore a Dio cioè prega di non soccombere mai nella tentazione interna e nell’azione malefica esterna di divisione: non abbandonarci nella tentazione e liberaci dal Male - Maligno. E’ frutto del dono reciproco di fraternità che permette di vivere con gli altri e per gli altri senza alcuna paura o riserva. Aumenta l’azione diabolica di divisione quando i rapporti di convivenza vengono ispirati solo da criteri di potere o di profitto, di sesso o di possesso, di successo, i mezzi diventano fini e viceversa la cultura e l’educazione sono centrati solo sugli strumenti, sulla tecnica e sull’efficienza, sulla scienza psichica e psichiatrica. Per diventare autentici operatori di pace senza soccombere nella continua tentazione della divisione occorre il colloquio costante con Dio attraverso la Scrittura: riferendoci alle letture bibliche del giorno, la prima lettura come preghiera del mattino, il vangelo come preghiera della sera. Così l’uomo può vincere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che è il peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste, sesso disordinato e irresponsabile.

(133) 1. Di quale immenso amore Iddio ci ha amati, da darci il Figlio suo e far di noi suoi figli. R)Godiamo ed esultiamo: per noi il Cristo è nato, andiamo al Redentor.
2. Dall’albero di Iesse è germogliato il fiore, s’innalza tra le genti, vessillo di salvezza. R) Godiamo…
3. Il Re dell’universo in un presepe nasce: Colui che regna in cielo vagisce in una grotta. R) Godiamo…
4. I vigili pastori, dall’Angelo avvertitiaccorron al presepe, adorano il Bambino. R) Godiamo…
5. Il Sole di giustizia s’eleva sopra il mondo: la Luce dell’Eterno risplende sulla terra. R) Godiamo…

Liberaci dalla spinta di Satana all’odio
Quanto è urgente per evitare depressioni, scoraggiamenti e soprattutto panico, solitudine, vessazioni, ossessioni, malefici, una pedagogia di comunione, di pace. Essa richiede quella preghiera continua di innalzare spesso mente e cuore a Dio, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Pensieri, parole e gesti di comunione, di pace creano una mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e cordialità. Bisogna educare fin da bambini ad amarsi non permettendo mai sentimenti di odio, di rancore di vendetta e ad educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza. Incoraggiamento fondamentale è quello di di”dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare”, in modo che gli sbagli e le offese possano essere riconosciuti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Ciò richiede il diffondersi di una pedagogia del chiedere e donare perdono. Il male, infatti, si vince col bene, e la giustizia va ricercata imitando Dio Padre che non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte, chiedendo perdono, ci rialziamo, che non ci ama perché siamo buoni ma per farci diventare suoi amici. Si tratta di fare come Lui cioè di puntare alla santità. E’ un lavoro lento, di piccoli passi, perché suppone una evoluzione spirituale, una visione nuova di chi è l’uomo,di chi è la donna,le vere relazioni di amore, la storia umana. Occorre rinunciare alla falsa pace che rende le coscienze sempre più insensibili, che porta verso il ripiegamento su se stessi, verso un’esistenza atrofizzata vissuta nell’indifferenza, un anticipo infernale proprio di chi non si sente più amato e non ama più Dio e non è più disponibile al bene per cui, giunti al termine della vita ancora così, non c’è più nulla di rimediabile. Al contrario, la pedagogia della pace lasciandoci  assimilare  ai sentimenti di Cristo pregando ogni sera con il vangelo del giorno implica iniziativa, compassione, solidarietà, coraggio e perseveranza, vittoriosi su Satana, un anticipo di paradiso.

(136) 1.Dio si è fatto come noi, per  farci come Lui.  R)Vieni Gesù, resta con noi! Resta con noi!
2. Viene dal grembo di una donna, la Vergine Maria. R)Vieni…
3. Tutta la storia lo aspettava: il nostro salvatore. R) Vieni…
4. Egli era un uomo come noi e ci ha chiamato amici. R) Vieni…
5. Egli ci ha dato la sua vita, insieme a questo pane. R) Vieni…
6. Noi, che mangiamo questo pane, saremo tutti amici. R) Vieni…
7. Noi che crediamo nel suo amore, vedremo la sua gloria. R)Vieni…
8. Vieni Signore, in mezzo a noi: resta con noi  per sempre. R) Vieni …

Liberaci dal Serpente antico che oscura la coscienza con la sfiducia che sia possibile la comunione, la pace
Gesù, rivelandoci la verità  dell’essere dono  divino di ogni uomo e di ogni donna, nella sua esistenza terrena si realizza fino al dono totale di Sé, fino a “perdere la vita”, consumarla, spenderla per amore (Mt 10, 39; Lc 17,33; Gv 12,25). Egli promette ai suoi discepoli che, prima o poi, facendosi dono come sposi, come genitori, come apostoli faranno la straordinaria scoperta che nel mondo c’è il Donatore divino, c’è Dio, il Dio che possiede un volto umano, che ci ha amati sino alla fine, ognuno e tutti insieme, il Dio di Gesù, pienamente solidale con ogni uomo, con ogni donna del suo compiacimento. Che bella quella preghiera: Dio rendici strumenti della tua pace, fa che portiamo il tuo amore ove c’è odio, il tuo perdono dove c’è offesa, la vera fede ove c’è il dubbio. Con questa continua invocazione tutti possiamo essere, nonostante il rischio dell’oscuramento della coscienza da parte del Serpente antico, veri operatori e costruttori di pace, in modo che la città dell’uomo cresca in fraterna concordia, nella prosperità, nella comunione fraterna.
Ma il Serpente antico, coi potenti mezzi di comunicazione, sta dominando l’opinione pubblica insinuando che la crescita economica possa far a meno della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà civile, nonché dei diritti  e dei doveri sociali. Tra i diritti e doveri sociali oggi minacciati, soprattutto per i giovani, vi è il diritto al lavoro. Non basta pregare per promuovere la grande speranza, per vincere la tentazione ed essere liberati dal Male – Maligno, occorre agire, occorre lavorare. Ogni agire serio e retto dell’uomo è speranza in atto. Lo è innanzitutto  nel senso che studiando, lavorando, portiamo avanti le nostre speranze, più piccole o più grandi: risolvere questo o quell’altro compito, dare un contributo affinché il mondo diventi un po’ più luminoso e umano. La tentazione del Serpente antico per chi studia e per chi lavora è che l’impegno quotidiano per la prosecuzione ci stanca o si muta in fanatismo. Anche in situazioni difficili, nonostante tutti fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme, sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un’importanza.

Donaci di non perdere la fede, la fiducia di fronte al Dragone che punta a distruggere la grammatica della natura cioè della creazione.
Nel momento in cui san Giovanni scrisse l’Apocalisse, per lui il Dragone, uno dei quattro nomi del demoniaco (Demonio, Satana, Serpente antico), era realizzato dal potere degli imperatori anticristiani, da Nerone fino a Domiziano. Questo potere appariva illimitato; il potere militare, politico, propagandistico dell’impero romano era tale che davanti ad esso la fede, la Chiesa appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere con i suoi bambini, i battezzati. Chi poteva opporsi a questo potere onnipresente, che sembrava in grado di fare tutto? E tuttavia, sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme cioè la Chiesa, ha vinto non l’egoismo, non l’odio; ha vinto l’amore di Dio testimoniato da tanti martiri e l’impero romano 17 secoli fa nel 313, con Costantino e Licinio, si è aperto anche alla fede cristiana e il Dragone fu sconfitto.
Le parole della Sacra Scrittura sono anche per altri momenti storici. E così, questo Dragone indica la sua azione non soltanto con il potere anticristiano dei persecutori della Chiesa di quel tempo, ma le dittature anticristiane del nazismo  e della dittatura di Stalin, suoi satelliti: avevano tutto il potere, penetravano in ogni angolo, l’ultimo angolo. Appariva impossibile che, a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo Dragone così forte attraverso i suoi satelliti, che voleva divorare Dio fattosi bambino e la donna, la Chiesa.  Ma in realtà, anche in questo caso alla fine, l’amore dei credenti fu più forte dell’odio.
Anche oggi il Dragone sta operando, in modi diversi. Si propaganda che è assurdo pensare a Dio; assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato, che il demonio come la Bibbia e il Magistero lo presenta come essere personale, non esiste. Vale soltanto vivere la vita per sé stessi utilitaristicamente, senza più il problema del bene e del male, delle negatività e del maleficio. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il sesso, il possesso, il successo, l’utile. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere.  E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la forza mediatica, propagandistica. Non si consente al Papa neppure di  dire che coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria.. Che la fuga dalle responsabilità, che svilisce ogni persona umana e tanto più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre felicità, la tutela del diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri. C’entra anche il Dragone in quella strage dei venti bambini e delle sei insegnanti, dei quindici cristiani in Nigeria! Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente. Nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti e arbitri, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita. Il Dragone cerca di dissolvere la grammatica naturale del matrimonio, quale unione fra un uomo e una donna, tentando di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione equiparando matrimonio e altre forme di unione. In realtà la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Sembra oggi impossibile pensare a un Dio che ha creato l’uomo e la donna, a un Dio che si è fatto bambino, che risorto è presente e operante nella Chiesa nascondendo la sua divinità e umanità fino al suo ritorno, che è, senza costringere nessuno, attirando con l’amore, il vero dominatore del mondo, il centro della storia, e non il Dragone.
Anche adesso questo Dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del Dragone, che l’amore vince e non l’egoismo. E Maria, vestita di sole, cioè di Dio, totalmente ci aiuta a vincere. Maria ha lasciato dietro di sé la morte, come segno di consolazione e di sicura speranza per noi, ci dice nelle apparizioni: coraggio, alla fine vince la verità, la fede,l’amore. Abbiate fiducia, abbiate il coraggio di vivere come vi propone la Chiesa con il suo Catechismo e il suo Compendio, contro tutte le minacce dei satelliti del Dragone. A volte nel cammino e nella vita di fede possiamo avvertire la nostra povertà, la nostra debolezza, il prevalere del peccato. Ma Dio ha scelto proprio un’umile donna, in uno sconosciuto villaggio, in una delle province più lontane del grande impero romano. Sempre, anche in mezzo alle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua continua presenza e azione di liberazione dal male nella nostra storia personale e comunitaria, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio e la vittoria è di Cristo in noi e con noi! Con Lui la nostra esistenza cammina sempre su un terreno sicuro ed aperta ad un futuro di ferma speranza.

(239) 1.Madre santa, il Creatore da ogni macchia ti serbò. Sei tutta bella nel tuo splendore: Immacolata, noi ti acclamiam! R) Ave, ave, ave, Maria!
2. Tanto pura, Vergine sei che il Signor discese in te. Formasti il cuore al re dei re: Madre di Dio, noi ti acclamiam! R) Ave…
3. Gran prodigio Dio creò quando tu dicesti “Sì”. Il divin Verbo donasti a noi: Vergine e Madre, noi ti acclamiam! R) Ave…
4. Hai vissuto con il Signore in amore e umiltà. Presso la croce fu il tuo dolore: o Mediatrice, noi ti acclamiam! R) Ave…
5. Nella gloria Assunta sei, dopo tanto tuo patir. Serto di stelle splende per te: nostra Regina, noi t’invochiam! R) Ave…
6. Nelle lotte, nei timori, in continue avversità, della Chiesa Madre sei tu: Ausiliatrice, noi t’invochiam! R) Ave…

Venire processionalmente, incominciando da quelli in fondo alla Chiesa, per l’unzione con l’olio benedetto è il sacramentale cioè l’essere raggiunti, toccati dal Risorto mentre abbiamo presente quelle piccole speranze per cui siamo qui convenuti questa sera in preghiera, pur nell’orizzonte della grande speranza. Attendendo seduti possiamo tornare, attraverso i fogli, su qualche punto che lo Spirito Santo ci ha fatto particolarmente comprendere, gustare in rapporto al nostro vissuto personale, coniugale, comunitario e quindi cantare o ascoltare il canto proposto.

Per la benedizione eucaristica:

(398) 1. Venite, fedeli, l’Angelo c’invita, venite, venite, venite a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. R)Venite, adoriamo, venite, adoriamo, venite adoriamo il Signore Gesù.
2. Il Figlio di Dio, re dell’universo, si è fatto bambino a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. R) Venite,...
Hai dato un pane disceso dal cielo
Che porta in sé ogni dolcezza

Preghiamo. Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il santo Mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi, soprattutto in quest’Anno della fede, i benefici della Redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Amen

Dio sia benedetto, benedetto il suo santo Nome. Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Benedetto il nome di Gesù. Benedetto il suo sacratissimo Cuore. Benedetto il suo preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetta la sua santa e immacolata concezione. Benedetta la sua gloriosa Assunzione. Benedetto il nome di Maria, vergine e Madre. Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo. Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

Ed ora il sacramentale dell’acqua esorcizzata:

Preghiamo. O Dio, per salvare tutti gli uomini hai racchiuso nell’acqua i segni più grandi della tua grazia. Ascolta la nostra preghiera e infondi in quest’acqua la tua + benedizione perché assunta a servizio dei tuoi misteri, sia portatrice dell’efficacia della tua grazia per mettere in fuga i demoni e debellare le malattie. Tutto ciò che con essa verrà asperso sia liberato da ogni influsso del Maligno; nelle dimore dei tuoi fedeli non abiti più lo spirito del Male e sia allontanata ogni insidia. Grazie all’invocazione del tuo santo nome, possano i tuoi fedeli uscire illesi da ogni assalto del nemico. Per Cristo nostro Signore.

Amen

Prossimo incontro martedì 12 febbraio. Buon Anno!
(342) Tu scendi dalle stelle

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